Archivio mensile per gennaio, 2013

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La sportività non è morta

“La storia dello sport è piena di successi mancati per eccessiva sicurezza, di atleti che rallentano in prossimità del traguardo convinti di avere la vittoria in pugno. Per essere poi beffati da chi sopraggiunge alle spalle. Poteva succedere anche ad Abel Mutai, medaglia di bronzo a Londra 2012 nei 3000m siepi, in una gara di corsa campestre disputata un mese fa a Burlada, in Spagna. L’atleta keniano è in testa ma a pochi passi dall’arrivo commette l’errore di rallentare per guardare il suo tempo sull’orologio, convinto di non avere nessuno alle calcagna. E invece è vicinissimo, praticamente attaccato, lo spagnolo Iván Fernández Anaya. Quest’ultimo, con grande sportività, rinuncia a un facile sorpasso e invita Mutai a tagliare il traguardo per primo. “Non meritavo di vincere – ha poi dichiarato Fernandez – Era lui il giusto vincitore, aveva creato un divario che non avrei mai potuto colmare se non avesse commesso quell’errore”. La splendida storia, riportata dai media spagnoli lo scorso dicembre, ha raggiunto la visibilità che merita (anche nel resto del mondo) grazie alla sua diffusione sui social network nelle ultime ore”.

E’ la storia vera di quanto è presentato nel video: Sportsmanship: Pass It On

(da http://video.repubblica.it/sport/spagna-l-esempio-di-iv-aacuten-lascia-la-vittoria-all-avversario/117111/115568)

Purosangue o criceti: contro il doping

Continua il lavoro di Massimiliano Monteforte  per realizzare il progetto PUROSANGUE che sta nascendo tra Kenia – Montepulciano e Guidonia (Roma).  E’ una storia in cui la corsa, la fatica, il doping e la lealtà s’incrociano e si rincorrono. Il cortometraggio che ha realizzato narra la storia di un giovane che come dice la sua ragazza “hai 30 anni  ma quando cresci e io sto qui  a sopportare le tue ansie e le tue paranoie ma quando cresci”. Nella scene successive si vede l’atleta che “per crescere” comincia a prendere delle pastiglie. E’ una storia che mette a confronto due modi diversi di vivere lo sport; quello basato sulla scelta di scorciatoie e quello basato sulla fatica. La storia racconta quindi in modo realistico cosa fa chi sceglie di servirsi del doping. Gli atleti devono scegliere tra essere liberi come purosangue e podisti nella gabbia del doping come i criceti. Non c’è solo il film ma anche un progetto tra Italia e Kenia, infatti in Africa verrà realizzata una università della corsa a 2000m per permettere a tanti giovani di correre e studiare e cotruirsi un futuro migliore.

Vedi oggi alle ore 17.00 RAI SPORT 1 nella trasmissione NOVANTAMINUTI di Enrico Varriale, nella quale Max Monteforte parlerà di questo progetto e del cortometraggio PUROSANGUE

Vedi anche “STORIE”: Sabato 21 aprile nel programma di “RAI 2 – STORIE – I RACCONTI DELLA SETTIMANA”. Il servizio di PUROSANGUE inizia a 36’18″ e finisce a 42’21″. PUNTATA 21 APRILE: http://www.tg2.rai.it/dl/tg2/RUBRICHE/PublishingBlock-c252381e-7709-42df-83b6-673c53515e51.html (a pagina 4 del link).

Quando i candidati alla presidenza del Coni parleranno di sport?

Oggi Giovanni Malagò ha presentato il suo programma ai presidenti delle federazioni e alla stampa. Ho letto il resoconto fatto da Fulvio Bianchi (www.repubblica.it) e mi sembra che Malagò abbia centrato un aspetto importante che riguarda come venire fuori dalle truffe sportive e finanziarie. Ma … quando si parla di sport? Malagò ha detto che il medagliere olimpico è importante ma non è tutto. D’accordo è allora perchè non parla:

della formazione carente degli allenatori (centrata prevalentemente sugli aspetti tecnici degli sport e più raramente sulla gestione dei gruppi e su come insegnare) e di quella inesistente degli allenatori di alto livello,

di quale sia il modello di sviluppo a lungo termine degli atleti che il Coni dovrebbe adottare,

di come riqualificare quegli atleti che ancora giovani abbandonano lo sport mentre potrebbero essere orientati su altre discipline (è il modello adottato dal comitato britannico con successo in preparazione delle olimpiadi e che ha portato a trovare circa 100 nuovi atleti di squadre nazionali con più di 70 medaglie in gare internazionali),

di come ridurre negli adolescenti l’abbandono sportivo, che nelle ragazze inizia già in prima media,

di come la psicologia dello sport sia totalmente esclusa nell’ Istituto di scienza dello sport del Coni (unico caso al mondo), quando gli allenatori delle squadre nazionali chiedono invece una migliore preparazione mentale dei loro atleti,

di come costruire percorsi specifici e organizzati che permettano agli atleti di formarsi per affrontare con successo la loro vita dopo lo sport.

 

 

 

Le regole del successo nel caso Amstrong

Circa 50 anni fa due illustri studiosi Jurgen Ruesch e Gregory Bateson parlando del significato del successo nella cultura nordamericana hanno scritto:

“Il fine giustifica i mezzi, e il successo assolve le azioni malvagie e disoneste. Se si profila una possibilità, essa viene automaticamente avvertita come una sfida, anche se rispondere a questa sfida potrebbe portare a trasgredire la legge; ma se un individuo viene colto sul fatto mentre si serve di scorciatoie illecite è considerato un fallito. L’importante quindi non è ciò che fa ma il fatto che gli altri gli permettono di farla franca” (La matrice sociale della psichiatria, 1976, p.136).

E più avanti:

“Il popolo americano possiede una ricca mitologia di persone che hanno ragiunto il successo: i miti di Ford, Rockefeller e Carnegie idealizzano la libera iniziativa e la possibilità della pesona povera di diventare ricca e potente. Questa ammirazione per il successo va però di pari passo con la condanna delle attività disoneste dei furfanteschi magnati dell’industria. Il pubblico è tuttavia pronto a chiudere un occhio sui discutibili modi di agire di una persona di successo se il suo comportamento è in seguito temperato da opere buone, offerte per beneficenza, stanziamenti per fondazioni e altre istituzioni pubbliche”. (p.137)

Quindi si truffa o nel caso di Amstrong ci si dopa perchè c’è l’opportunità. L’importante  è non essere presi e lui c’è riuscito per tutta la sua carriera. Ora per non essere considerato un fallito (e magari fallire anche finanziariamente) ha deciso di ammettere quanto aveva negato sino a quel momento. Non c’è nessun ravvedimento in questa confessione fatta nell’intervista televisiva, solo la constatazione pubblica di quello che ha commesso e di quanto la condanna gli è costata (75milioni in un giorno). Neanche i suoi sponsor sono stati interessati a sapere se era un ciclista pulito, perchè per loro ciò che contava era il ritorno dell’investimento (vedi articolo di Claudio Gatti: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-01-15/caso-armstrong-doping-213438.shtml ). Anche per loro l’importante è che il loro atleta vinca, se poi verrà scoperto potranno anche fare bella figura mostrandosi indignati.  Forse l’unico momento in cui Amstrong è in difficoltà è quando sta con i suoi figli a cui ha dovuto dare spiegazioni che coinvolgono gli affetti personali e verso i quali ha la responsabilità del padre che deve per primo seguire le regole se vuole che anche loro imparino a rispettarle.

http://www.repubblica.it/sport/ciclismo/2013/01/21/news/i_miei_anni_con_armstrong_brutta_favola_del_ciclismo-50962378/?ref=HRERO-1

Vincere? Questione di mentalità

Il campionato di calcio è fatto di tante partite e il risultato di una domenica non stabilisce di certo chi lo vincerà. E’ altrettanto vero però che vi sono giornate che hanno più significato di altre e i risultati di queste partite determinano un vantaggio non solo definito in termini di punti vinti o persi ma che hanno anche un forte impatto psicologico. E’ il caso di questo turno di campionato in cui la Juventus doveva dimostrare di non essere in crisi e vincere una partita in modo convincente, mentre Il Napoli e e la Lazio, le dirette inseguitrici  a soli tre punti, dovevano dimostrare a loro volta di avere acquisito quella maturità psicologica che le consentiva di vincere per continuare a tenere elevata la pressione sulla Juventus e per dimostrare a se stesse di essere in grado di mantenere il ritmo che serve per restare in vetta. Ebbene la Juve c’è riuscita mentre le altre due hanno mancato l’obiettivo. La differenza tra dominare e pareggiare è fatta di episodi, ma ciò che conta è la consapevolezza di dovere mantenere la concentrazione e la combattività sempre a un livello elevato. Queste caratteristiche sono mancate al Napoli e alla Lazio che devono ancora crescere sotto questo punto di vista.

Pensieri di sport dopo avere letto i giornali

Pensieri in libertà dopo avere letto i giornali. Al Napoli sono stati cancellati i due punti di penalizzazione, dopo che un mese fa gli era stata data questa condanna, ora non è più vera. Cosa non si fa per rendere il campionato più interessante. De Rossi, uno dei migliori giocatori del calcio italiano, gioca poco con Zeman perchè l’allenatore non va d’accordo con lui. Come bambini che puntano i piedi “non ti faccio più mio amico”. Al contrario Sneijder, giocatore dell’Inter, non gioca da mesi, non si sa perchè; possibile che il dissidio con l’allenatore sia così profondo e che non abbianotrovato un modo per convivere. Resto sempre della mia idea che i troppi soldi inquinino i rapporti professionali. Ognuno si crede un piccolo re, che non vuole rinunciare alla sua porzione di orgoglio. Il Milan è costretto a puntare su giocatori anziani perchè sono gli unici campioni che accettano di venire a giocare.  E’ meglio l’esperienza di chi non corre più e non ha più certo fame di vittoria a quella di altri meno talentuosi ma forse più motivati? Oltre che di calcio nei quotidiani si parla solo di quegli sport dove ci sono molti soldi (tennis, golf, NBA, ciclismo, formula1 e moto) o di singoli atleti purchè famosi e ricchi. Gli altri sport esistono solo poche volte all’anno quando qualcuno vince un mondiale o compie imprese eccezionali.

Più sport, meno medicine

Valérie Fourneyron è il ministro francese dello Sport, della Gioventù, dell’Educazione popolare et della Vita associativa  e lo scorso dicembre ha presentato  ai direttori generali delle Agenzie Regiobali della Salute (ARS), le sue priorità e per mettere lo sport al servizio della politica della salute pubblica sul territorio.

“Il mio percorso come medico dello sport … mi ha condotto da tempo a impegnarmi perché la pratica sportiva si riconosciuta da tutti come uno strumento della salute e un fattore di benessere per ognuno …”  E l’ha difesa davanti ai presidenti delle federazione sportive a cui ha espresso le priorità che intende portare avanti per lo sport francese:

  1. La riduzione dell’ineguaglianza dell’accesso alla pratica sportiva
  2. Lo sport di alto livello e il sostegno all’eccellenza sportiva
  3. La promozione della pratica sportiva come fattore di salute pubblica e di benessere per ciascuno

Ha portato il sostegno dei risultati della ricerca scientifica sugli effetti dello sport per tutti. In particolare ha sottolineato come vi sia una riduzione del 20% della probabilità di cancro al colon e al seno e del 30% per le recidive.

Deve farsi strada l’idea di praticare sport piuttosto che assumere medicine, riducendo ad esempio l’ipetensione o l’insulina nei diabetici. “Lo sport gioca un ruolo terapeutico. Questo va detto e ridetto dai medici e dai professionisti della salute”. Per queste ragioni in ottobre ha presentato un programma chiamato “Sport, salute e benessere”.

Ha sottolinato come debba esistere un’altra visione della salute che non sia solo proibire, in cui lo sport diventa sinonimo di prevenzione primaria. “Bisognerà che modifichiamo e sviluppiamo l’offerta dei club e delle associazioni sportive e del tempo libero su tutto il territorio perchè s’indirizzino a tutto il pubblico, compresi coloro che sono più lontani dalla pratica sportiva”.

Nel suo intervento si trovano anche alcune proposte che dovranno essere relaizzate a livello regionale e ha concluso dicento il primo ministro, Francois Hollande, ripete spesso che la crisi non rende certo lo sport meno necessario ma ancora più indispensabile.

 

La pigrizia mentale del calcio

Il caso di  Mattia Destro giocatore della Roma che sta attraversando un periodo di tempo in cui non riesce a segnare mi sembra possa essere interpretato come un esempio della pigrizia mentale che è presente nei calciatori, negli allenatori e nei dirigenti. L’interpretazione generale di questo fenomeno è del tipo: “non importa, agli attaccanti capita di passare un periodo in cui non segnano, è capitato anche a Tizio, famoso attaccante che poi ha ricominciato a segnare”. Sono giustificazioni che vengono date solo nell’ambiente del calcio. Se mia figlia studiasse e poi prendesse dei brutti voti, non direi di certo “poi passa”. Se in un’azienda un giovane cominciasse a fare degli errori non si direbbe di certo “non importa è solo un blocco momentaneo”. Nel calcio invece questo avviene, ci si allena e poi non si gioca bene ma non importa prima o poi migliorerà. Nel calcio inoltre non c’è fretta di recuperare perchè tutti si aspettano che possa accadere da un momento all’altro. Domina quindi il pensiero magico per cui ogni istante può essere buono per ricominciare a segnare. E’ evidente che con questo approccio mentale mai nessuno penserà che potrebbe essere aiutato da un programma di allenamento mentale costruito proprio per lui, perchè non serve, mentre ciò che conta è coltivare l’illusione che si entra in campo e si farà goal e così tutto passa. Non bisogna inoltre dimenticare che questi giocatori guadagnano molti soldi per cui in ogni caso la loro vita continua a essere tranquilla anche per questa ragione. Se prendi brutti voti a scuola o se sbagli nel lavoro puoi venire bocciato o licenziato e forse per questo che le persone si danno molto più da fare per capire cosa devono fare per migliorare.

Cosa succede a Mattia Destro

“Pressione, difficoltà, blocco. Che cosa può accadere nella testa di un attaccante di 21 anni che arriva in una grande squadra? E se quando ha l’opportunità di lasciare il segno fallisce per diverse volte di seguito?” Sono queste le domande con cui è iniziata la mia intervista al Corriere dello Sport.

“Prima di tutto l’arrivo in una grande squadra come la Roma e anche il peso del prezzo pagato per acquistarlo. E poi un conto essere un giovane in provincia, dove magari la squadra gioca per te e un altro è arrivare in una piazza irtante come Roma e dimostrare il tuo valore”.

“La tenuta mentale è fondamentale,  e le qualità da sole non bastano se non hai la testa che guida. Nel caso di Destro mi viene da pensare che deve dimostrare continuamente qualcosa anche solo per conquistarsi il posto tra i titolari. Serve la testa perchè l’unica strada per ottenere i risultati è quella del lavoro, dell’impegn e della costanza. Deve farsi notare, essere propositivo, solo così potrà ottenere e dare soddisfazioni”.

“Il senso di tutto è di farsi trovare pronti quando si è chiamati in causa. Il problema non è l’errore ma le modalità di reazione. E anche i tempi. Quanto ci metti a ritrovare convinzione nei tuoi mezzi?”

 

ABC del mental coaching

Spesso mi viene chiesto quale sia l’ABC del mental coaching. Per me consiste nel conoscere cosa fa, cosa si dice e sente un atleta dopo che ha commesso un errore. Tutti sappiamo che è facile sbagliare e che l’errore è una aspetto sempre presente in ogni gara. Non esistono atleti che non sbagliano, e i fuoriclasse sono atleti che fanno meno errori degli altri. Quindi se non si ha ancora un’esperienza diretta di lavoro con atleti è importante leggere le loro storie, con lo scopo di capire come hanno imparato a reagire a una sconfitta o a un periodo negativo. In tal caso prima di affidarsi alle tecniche psicologiche (dalla PNL alle molte tecniche cognitivo-comportamentali, alla gestalt piuttosto che a quelle di stress management) bisognerebbe capire il valore dell’errore nello sport. Ad esempio, la lettura del libro di Andre Agassi mette in mostra come il modo di vivere l’errore sia strettamente collegato al rapporto che si ha con lo sport. Il libro di Alessandro Del Piero, mette invece in evidenza l’importanza della motivazione che sin da bambino può guidare un giovane attraverso le migliaia di ripetizioni  che sono necessarie per imparare a calciare senza sbagliare. Lo stesso emerge nel racconto di Johnny Wilkinson (rugby) che per acquisire la convinzione necessaria a mettere l’ovale fra i pali per anni si è allenato a ripetere questi calci per mezzo di una routine sempre uguale. Oppure come interpretare la frase apparentemente paradossale di Michael Jordan quando dice “Nella mia vita ho fallito spesso e ho continuato a sbagliare. Ed è per questo che ho avuto successo”. In altre parole l’ABC del mental coaching consiste nell’entrare (anche attravreso la lettura) dentro il mondo degli atleti e ascoltarli mentre si raccontano, prima di fornire loro una soluzione preconfezionata.