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I problemi mentali si diffondono nello sport di vertice

Adam Silver,  il capo della NBA ha detto:

“molti dei giocatori della lega, che hanno uno stipendio medio di 7 milioni di dollari l’anno, sono “veramente infelici … Il mondo esterno vede la fama, i soldi, tutti i crismi che ne derivano, e dicono: ‘Com’è possibile che possano persino lamentarsi? Ma molti di questi giovani sono veramente infelici”. L’All-Star NBA Isaiah Thomas una volta gli disse che “i campionati sono vinti sul bus” con i giocatori, con più cameratismo e meno cuffie, ma i tempi sono cambiati.

Una superstar ha dichiarato che, da un aereo a una partita a volte non vedeva una sola persona: “Sto per andare nella mia stanza, stare nella mia stanza, ottenere il servizio in camera e andare alla partita domenica” Ha spiegato Silver: “Alcuni giocatori provengono da situazioni molto difficili; questo non aiuta. Alcuni di loro sono straordinariamente isolati”.

La questione è che nessuno ne parla pubblicamente perché questi problemi a differenza di quelli fisici rappresentano un tabù e poi se i tifosi ne venissero a conoscenza, sui social i giocatori verrebbero distrutti.

Uno studio su 50 nuotatori in lotta per entrare nelle squadre olimpiche e mondiali del Canada, ha rilevato che prima della competizione, il 68% di loro mostrava sintomi che corrispondevano alla depressione.

La ricerca, pubblicata nel 2013, ha anche scoperto che l’incidenza della depressione è raddoppiata tra migliori atleti dell’élite. “I risultati suggeriscono che la prevalenza della depressione tra gli atleti d’élite è superiore a quanto riportato in letteratura”.

Studi successivi tra atleti d’élite australiani e francesi hanno anche dimostrato che la prevalenza di disturbi mentali comuni (CMD) – come stress, ansia e depressione – varia dal 17% al 45% degli atleti studiati.

Il calcio non è diverso. Uno studio del 2017 sui CMD tra 384 calciatori professionisti europei ha rilevato che il 37% aveva sintomi di ansia o depressione nell’arco dei 12 mesi. Secondo i ricercatori, una squadra di calcio può “aspettarsi che i sintomi della CMD si manifestino almeno in tre giocatori in una stagione”.

Gli autori di un altro studio – tra i calciatori di cinque campionati europei – hanno suggerito che i problemi di salute mentale potrebbero essere più alti rispetto al resto della popolazione, ma ha aggiunto: “Vorremmo sottolineare quanto sia difficile raccogliere informazioni scientifiche sulla salute mentale nel calcio professionistico, dal momento che un tale argomento rimane una sorta di tabù”.

Lo sport di vertice è brutale, Il fallimento è comune, lo sviluppo della carriera incerto.

Quindi cosa dovrebbe essere fatto? L’International Society of Sport Psychology ha sottolineato la necessità di educare gli atleti e gli allenatori. E’ necessario per rimuovere la stigmatizzazione intorno al problema e “per aiutare rapidamente quando si verificano lievi problemi non patologici prima che questi problemi diventino malattie mentali”.

L’anno scorso l’NBA ha lanciato un programma di salute mentale e benessere – con esperti disponibili per consentire ai giocatori di parlare dei loro problemi senza informare le loro squadre, che potrebbero forse prendere in scarsa considerazione i loro problemi. Alcuni sono diventati pubblici con i loro problemi, tra cui il giocatore dei Cleveland Cavaliers  Kevin Love, che ha parlato di un attacco di panico che ha vissuto in tribunale. Come ha detto: “Crescendo, capisci molto rapidamente come dovrebbe comportarsi un ragazzo. Impari cosa serve per essere un uomo. È come un libro di esercizi: sii forte. Non parlare dei tuoi sentimenti. Passaci da solo. Quindi per 29 anni ho pensato alla salute mentale come al problema di qualcun altro … So che non ti libererai dei problemi parlando di loro, ma ho imparato che forse puoi capirli meglio e renderli più gestibili”. E ‘sicuramente d’aiuto anche che Silver sia in prima fila nell’evidenziare questa situazione, guidando il dibattito su una questione così importante.

Altri leader nel mondo sarebbero saggi a seguire il suo esempio.

(sintesi da The Guardian)

Più sport, meno medicine

Valérie Fourneyron è il ministro francese dello Sport, della Gioventù, dell’Educazione popolare et della Vita associativa  e lo scorso dicembre ha presentato  ai direttori generali delle Agenzie Regiobali della Salute (ARS), le sue priorità e per mettere lo sport al servizio della politica della salute pubblica sul territorio.

“Il mio percorso come medico dello sport … mi ha condotto da tempo a impegnarmi perché la pratica sportiva si riconosciuta da tutti come uno strumento della salute e un fattore di benessere per ognuno …”  E l’ha difesa davanti ai presidenti delle federazione sportive a cui ha espresso le priorità che intende portare avanti per lo sport francese:

  1. La riduzione dell’ineguaglianza dell’accesso alla pratica sportiva
  2. Lo sport di alto livello e il sostegno all’eccellenza sportiva
  3. La promozione della pratica sportiva come fattore di salute pubblica e di benessere per ciascuno

Ha portato il sostegno dei risultati della ricerca scientifica sugli effetti dello sport per tutti. In particolare ha sottolineato come vi sia una riduzione del 20% della probabilità di cancro al colon e al seno e del 30% per le recidive.

Deve farsi strada l’idea di praticare sport piuttosto che assumere medicine, riducendo ad esempio l’ipetensione o l’insulina nei diabetici. “Lo sport gioca un ruolo terapeutico. Questo va detto e ridetto dai medici e dai professionisti della salute”. Per queste ragioni in ottobre ha presentato un programma chiamato “Sport, salute e benessere”.

Ha sottolinato come debba esistere un’altra visione della salute che non sia solo proibire, in cui lo sport diventa sinonimo di prevenzione primaria. “Bisognerà che modifichiamo e sviluppiamo l’offerta dei club e delle associazioni sportive e del tempo libero su tutto il territorio perchè s’indirizzino a tutto il pubblico, compresi coloro che sono più lontani dalla pratica sportiva”.

Nel suo intervento si trovano anche alcune proposte che dovranno essere relaizzate a livello regionale e ha concluso dicento il primo ministro, Francois Hollande, ripete spesso che la crisi non rende certo lo sport meno necessario ma ancora più indispensabile.