Archivio per il tag 'donne'

Pagina 2 di 3

Queste ragazze possono

This Girl Can è una campagna provocatoria a favore delle donne attive ovunque,  dimostra che indipendentemente dalla taglia, l’abilità o le esperienze precedenti, lo sport può essere una parte divertente e piacevole della nostra vita.

E’ una campagna nazionale sviluppata da Sport England insieme a molte organizzazioni, in relazione al persistente divario di genere, che comporta che molti più uomini facciano sport rispetto alle donne.

#IWillWhatIWant

#IWillWhatIWant non è solo uno spot che pubblicizza una nota marca di articoli sportivi ma è parte di una campagna della Under Armour per sostenere l’empowerment delle donne. Protagonista del minuto di video è Gisele Bündchen, intenta in un duro allenamento al pungiball. Un altro video ha invece come protagonista la ballerina Misty Copeland. Trovo che sia una campagna geniale, che a sua volta è inserita in un contesto più ampio di azioni condotte da questa azienda. L’altra campagna che hanno promosso si chiama Protect This House. I WILL che parla della Casa in cui si fa sport.

Il calcio femminile

Il terzo posto delle azzurre Under 17 ai mondiali di aprile in Costa Rica è stato un successo, un’impresa unica nel suo genere poiché nessuna Nazionale giovanile di calcio aveva mai vinto prima una medaglia ai campionati del mondo. La parola successo stona però con la poca risonanza che l’impresa ha avuto. Il mondo delle calciatrici è un mondo invisibile, che non aiuta il calcio italiano a riempire la sua più grande mancanza: la presenza di bambine sui campi da gioco.

L’analisi di questa mancanza passa attraverso la comunicazione sbagliata che colpisce molte bambine che vogliono avvicinarsi al calcio:

  • Giudizi di valore (…se giochi a calcio diventerai un maschiaccio!)
  • Pregiudizi di genere (giocare a calcio non ti fa essere aggraziata come una bambina dovrebbe essere)
  • E non ultimo il linguaggio utilizzato quotidianamente con i bambini sui campi di calcio (…correte come delle femminucce, …non sarai mica una femminuccia!)

Il calcio italiano è destinato a persistere nella sua mancanza, almeno finché non ci sarà un cambiamento nel linguaggio, ma anche la profonda comprensione che  il sesso biologico  ha poco a che vedere con le predisposizioni fisiche e psichiche per lo sport. A dispetto di tutto ciò però, le bambine sul campo di calcio potrebbero mettere molta della loro passione, della loro forza e anche del loro desiderio di riscatto come dimostrano questi disegni di piccole calciatrici in erba: calcio femminile

 

(di Daniela Sepio)

 

 

 

 

Debbie Jevans, una donna CEO della Coppa del Mondo di Rugby

Pubblico con piacere una parte di un articolo di Debbie Jevans, nuovo CEO di  England Rugby 2015, la Coppa del Monod di Rugby.

“Le donne costituiscono il 50 % della popolazione. Ignorando la metà del pool di talenti in questo paese non si ha buon senso per gli affari. Inserire sempre più donne in posizioni di rilievo nel settore dello sport non è una ” una cosa femminile”. E ‘ solo buon senso. Il fatto che la nostra squadra di Rugby World Cup sia il 50 % di sesso femminile è grande ed è il risultato del reclutamento delle persone migliori – uomini e donne – . Le barriere così spesso citate come motivi per cui le donne non possono progredire nella loro carriera, come la maternità, sono superate. I luoghi di lavoro stanno cambiando. Soni dinamici e flessibili … La leadership di qualsiasi organizzazione ambiziosa deve essere di mentalità aperta .

… UK Sport e Sport England hanno fissato l’obiettivo in tutti gli sport di avere il  25% dei dirigenti donna entro il 2017. Per la maggior parte della mia vita sono stata attivamente in disaccordo con gli obiettivi e le quote per le donne, ma possono essere utili poichè mostrano l’ambizione. E questo è importante .

Il 25 %  è abbastanza ambizioso? Non ci penso. Sicuramente dobbiamo mirare al 50% , per riflettere la popolazione. Non sto assolutamente dicendo di dare alle donne posti di lavoro per il gusto di farlo … Ma credo che abbiamo bisogno di creare opportunità di brillare per le donne . E questo è merito delle organizzazioni sportive incoraggiare in modo proattivo  le donne a unirsi alla loro forza lavoro … Il talento è là fuori, il problema è che troppo spesso la posizione di default è quella di vedere posti di lavoro nello sport come maschili. Quando si pensa alle tante donne straordinarie che lavorano nello sport britannico in questo momento questo è un atteggiamento fuori luogo.

… Credo che essere un atleta mi ha dato un insieme di abilità essenziali che mi permettono di condurre un’organizzazione. Questo non è solo il mio punto di vista, un rapporto pubblicato in America l’anno scorso ha raccontato una storia avvincente delle donne con storie sportive – da Hilary Clinton a Christine Lagarde – che hanno raggiunto posizioni di rilievo nel loro settore.

So assolutamente che la mia carriera come tennista ha influenzato il mio modo di lavorare oggi. Come giocatrice non potevo mai andare in campo con dei dubbi. Se non avessi praticato il mio rovescio 200 volte, mi sarei esposta malamente in partita. Lo stesso pensiero l’ho applicato nella realizzazione dei Giochi Olimpici e Paralimpici. Non abbiamo lasciato nemmeno una pietra fuori posto. Ed è per questo che credo di aver avuto successo nella mia carriera. Sto sempre cercando di imparare e migliorare – è l’atleta che in me.

Percorsi europei per donne dirigenti nello sport

Per la prima volta in Italia viene organizzato un percorso di formazione sul tema “Il valore della differenza nella gestione dell’attività sportiva” di 224 ore, tra formazione in aula e stage, riservato a 18 partecipanti organizzato a Roma dall’ Università di Tor Vergata in collaborazione con Federculture e Sportlink.

Il corso si propone di preparare futuri quadri e dirigenti donne, attraverso il trasferimento di conoscenze e competenze che consentano alle partecipanti di inserirsi nel mondo del lavoro dello sport con funzioni di responsabilità manageriale nei vari ambiti della progettazione, organizzazione, gestione e valutazione di servizi e strutture per le attività motorie e sportive, da quelle ricreative a quelle professionali. Il percorso affronterà tematiche complesse, quali il management strategico, gli aspetti di marketing e comunicazione, le nozioni di diritto, contrattualistica e fiscalità, i principi di controllo di gestione, oltre all’ottimizzazione della pianificazione e dei costi di esercizio, agendo sui principi di risparmio energetico e aumentando le fonti di ricavo. Al tempo stesso, il corso si propone di creare una figura professionale innovativa, trasferendo competenze specifiche di project management di eventi sportivi a supporto degli Enti locali, soprattutto se di medie e piccole dimensioni che non hanno nel loro organico risorse umane competenti nella realizzazione di eventi sportivi, in tutte le loro fasi.

Il corso è riservato a candidati  in possesso dei seguenti requisiti:

  • 12 Donne e 6 Uomini
  • Età compresa tra i 25 e i 49 anni
  • Diploma di maturità e di scuola media superiore oppure Qualifica professionale post-diploma oppure Diploma universitario o laurea di base
  • Inoccupati, Disoccupati o Lavoratori Autonomi
  • Residenti nella Regione Lazio

Il corso è GRATUITO poichè finanziato dal Fondo Europeo e sono previste delle indennità di frequenza per tutti i partecipanti. Per partecipare consulta il Bando e scarica la Domanda di partecipazione nella sezione  Bandi di http://impresasport.wordpress.com/.

Nell’ambito del Progetto Percorsi Europei per lo Sport sono previste anche attività di accompagnamento per la creazione d’impresa

Nello sport italiano vincono le donne

Lo sport italiano è sempre più dominato dalle donne, tennis, scherma, nuoto, atletica ne sono un esempio. E’ un fenomeno che riflette quanto accade nella società, infatti anche a scuola le ragazze ottengono risultati migliori dei ragazzi e nel lavoro è sempre più difficile limitarne il successo. Era ora che accadesse, finalmente il 50% del mondo non è più escluso.

Lo scarso controllo emotivo delle tenniste

Oggi ho assistito a una partita di tennis tra due ragazze numero 300 nel ranking mondiale che ha avuto il seguente punteggio: 6/2 0/6 e poi al 3° set 0/3, 2/4, 4/4, 6/6, 7/5. E’ un punteggio da manuale e frequente fra le tenniste che mostra lo scarso controllo emotivo delle due avversarie, di come si può perdere con facilità un set senza manifestare alcuna forma di reazione. Poi chi ha vinto il 2° set a zero e dopo 9 game vinti, commette due errori da cui non si riprende, permettendo all’avversaria di portarsi in parità e alla fine di vincere il match. Secondo coach e genitori questa difficoltà emotiva delle giovani tenniste è una difficoltà molto diffusa mentre è assolutamente assente una qualche forma di preparazione mentale. Il consiglio più frequente dei coach è quello di dire alle ragazze che giocando molti tornei impareranno a gestirsi in modo migliore, se non ci riescono passano a dire “con te non c’è proprio niente da fare”. Certamente non tutte possono diventare una campionessa, ma sono convinto che la maggior parte potrebbe migliorare se venisse allenata mentalmente. Il mio consiglio è che i coach comincino a collaborare con gli psicologi dello sport nella costruzione di programmi di allenamento che abbiano lo scopo d’insegnare alle tenniste ad acquisire una mentalità vincente. Oggi nemmeno più nel calcio l’allenatore è l’unico a lavorare con la squadra ma pur mantenendo la sua leadership lavora con una squadra di esperti, nel tennis al massimo c’è il preparatore fisico; un po’ poco per chi vuole raggiungere l’eccellenza.

Yasmina al-Sharshani, la golfista del Qatar

In Qatar, lo sport sa diventando sempre più importante non solo in campo maschile ma anche in quello femminile. Ora anche nel golf le atlete stanno trovando spazio. Yasmina al-Sharshani (26 anni), è una ragazza giovane e dinamica, laureata  in Sports Science all’Università del Qatar, rappresenta la sua nazione Tornei Internazionali di Golf e si sta allenando per Rio 2016. Ha detto: “ Le olimpiadi in Brasile sono la mia ambizione perchè il golf ne farà parte dopo 112 anni di assenza. Mi sto preparando per le olimpiadi e spero di avere l’opportunità di rappresentare il mio paese, il Qatar”.

Primavera è tempo di maratone

La primavera è tempo di maratone. Si è iniziato con quella di Roma la scorsa domenica e adesso vi sono Londra, Parigi, Boston, Berlino, Praga per citarne solo alcune. E’ una disciplina sportiva che raduna ormai centinaia di migliaia di praticanti ed è certamente la pratica individuale più diffusa fra le persone adulte. Cosa attira le persone a correre, probabilmente la facilità di accesso, avere amici che già corrono e farlo con loro, la possibilità di correre all’aria aperta e nei parchi, correre al ritmo e per la durata che si vuole, alternarlo con la camminata e quindi allungare a piacere il tempo dell’attività, potere scegliere quando farlo e variare gli orari in funzione del tempo libero. Un altro aspetto interessante è che è uno sport, la corsa, molto praticato anche dalle donne. Sembra un fatto quasi banale da ricordare ma invece non è sempre stato così. Infatti Kathrine Switzer (USA) è stata la prima donna a correre e a terminare la maratona di Boston del 1967, cinque anni prima dell’ammissione ufficiale delle donne. Partecipò alla gara come K.V. Switzer, così gli organizzatori non avrebbero potuto scoprire che si trattava di una donna. Durante la gara, riuscì a sfuggire al tentativo degli organizzatori di eliminarla. Corse 35 maratone e vinse la maratona di New York del 1974.

Ascolta Switzer rievocare la sua prima maratona:

http://www.youtube.com/watch?v=fOGXvBAmTsY

Tennis e dialogo con se stessi

Sto guardando molte partite di tennis e continua sempre a stupirmi quanto spesso le tenniste si parlano per insultarsi o per recriminare contro se stesse. E’ sufficiente sbagliare qualche palla per scatenare questo dialogo negativo con se stesse. Evidenzia quanto sia difficile mantenere l’autocontrollo e continuare a pensare in positivo durante le fasi in cui non si sta giocando bene. Tutti lo sanno ma questo continua a essere un difetto di molte tenniste. Mi sembra anche che venga fatto poco per resistere a questa tentazione, bisognerebbe fare una statistica relativa a quanti punti bisogna perdere per iniziare a trattarsi male. Per cambiare questo comportamento bisogna essere consapevoli di quanto possa essere negativo sul proprio gioco e di come, al contrario, il dialogo positivo può rappresentare un vantaggio. In secondo luogo, bisogna avere al proprio fianco persone positive e che insegnino alle tenniste a sviluppare un approccio più positivo al gioco.