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Per i bianchi con bassa scolarità l’aspettativa di vita si sta riducendo

“Per generazioni di americani era un dato di fatto che i bambini vivono più a lungo rispetto ai loro genitori. Ma è ora evidente che questa tendenza duratura si è invertita per il paese  (USA) fra i bianchi meno istruiti, un gruppo sempre più travagliato la cui aspettativa di vita è scesa di quattro anni a partire dal 1990.
I ricercatori avevano già documentato che gli americani più istruiti avevano incrementato di molto la loro speranza di vita, ma ora i dati di mortalità mostrano che la durata della vita di alcuni fra gli americani meno istruiti  è in realtà diminuita. Quattro studi negli ultimi anni hanno identificato cali modesti, ma uno nuovo che ha analizzato separatamente gli americani privi di un diploma di scuola superiore hanno trovato una riduzione della speranza di vita per i bianchi  di questo gruppo. Esperti non coinvolti in questa ricerca hanno detto che i suoi risultati sono convincenti.
Le ragioni del declino rimangono poco chiare e i ricercatori offrono possibili spiegazioni, tra cui un picco di overdose  tra i bianchi giovani, più alti tassi di fumatori tra le donne bianche meno istruite, l’incremento dell’obesità, e un aumento costante del numero di americani che non hanno assicurazione sanitaria.
Il calo più evidente riguarda le donne bianche senza un diploma di scuola superiore, che hanno perso cinque anni di aspettativa di vita tra il 1990 e il 2008,  ha detto S. Jay Olshansky, professore di salute pubblica presso l’Università dell’Illinois a Chicago e  ricercatore principale dello studio, pubblicato il mese scorso (published last month) su Health Affairs. Lo studio ha rilevato che dal 2008, la speranza di vita per le donne nere senza un diploma di scuola superiore aveva superato quella delle donne bianche con lo stesso livello di educazione. Gli uomini bianchi privi di un diploma di scuola hanno perso tre anni di vita. L’aspettativa di vita per i neri e gli ispanici del livello con lo stesso livello di istruzione è invece cresciuto. Ma i neri su tutto non vivono tanto a lungo quanto bianchi, mentre gli ispanici vivono più a lungo dei bianchi e dei neri…. I cinque anni di declino per le donne bianche rivaleggia con la catastrofica caduta di sette anni per gli uomini russi negli anni successivi al crollo dell’Unione Sovietica, ha detto Michael Marmot, direttore dell’Istituto di Equità nella Salute a Londra … L’ultima stima relativa  all’aspettativa di vita per le donne bianche senza un diploma di scuola superiore era 73,5 anni, a fronte di 83,9 anni per le donne bianche con un diploma di laurea o più. Per gli uomini bianchi, il divario era ancora più grande: 67,5 anni per gli uomini bianchi con livelli bassi di scolarità  rispetto a 80,4 per quelli con un diploma di laurea o più “.

Notizie sulla squadra olimpica americana

Durante i prossimi giochi olimpici le donne americane avranno raggiunto un altro storico traguardo: per la prima volta nella squadra olimpica americana saranno più numerose degli uomini . Il comitato olimpico ha definito i partecipanti: sono 269 donne e 261 uomini. Michael Phelps, che ha già vinto 14 medaglie alle Olimpiadi, è uno dei 228 atleti che ritornano ai giochi. Fra questi, 124 hanno già vinto almeno una medaglia e 76 di loro sono campioni Olimpici. Questa volta l’atleta americano più anziano, Karen O’Connor, avrà 54 anni e gareggerà nell’equitazione,  mentre la più giovane è la nuotatrice quindicenne Katie Ledecky. Sono 53 i papà e 11 le mamme. Le Olimpiadi iniziano il 27 luglio e la squadra americana avrà atleti che gareggeranno in 246 gare. (Da:  http://sportsillustrated.cnn.com)

Le 150 donne che muovono il mondo

Le 150 donne senza paura del mondo: http://www.thedailybeast.com/features/150-women-who-shake-the-world.html

Boxe in gonna?

La boxe femminile farà la sua prima apparizione alle olimpiadi ai giochi di Londra. Ora la federazione mondiale di boxe vorrebbe obbligarle a indossare sul ring una gonna, questo allo scopo di “rendere il loro look sul ring più elegante e distinguerle ” dai maschi. Questa richiesta è stata interpretata, come ovvio, in termini di riduzione della donna pugile ha oggetto sessuale, riducendo la valenza del loro valore come atlete. E’ stata lanciata una petizione perchè questa regola non venga definitivamente approvata. Si può aderire andando su: http://www.change.org/petitions/tell-aiba-play-fair-dont-ask-female-boxers-to-wear-skirts

Muoversi insieme

Si parla spesso del Barcellona quale migliore squadra del mondo e dell’abilità dei suoi giocatori nel realizzare il suo gioco attraverso l’applicazione dell’idea base “prendi la palla, passa la palla.” Vi è però anche un’altra squadra che nel 2011 ha infiammato gli animi con il suo approccio al gioco del calcio. E’ la nazionale giapponese di calcio femminile che ha vinto la coppa del mondo di calcio contro ogni previsione, servendosi di un’altra visione: “Quando una si muove, tutte si muovono.”  Questo approccio è stato guidato sul campo dalla capitana Homare Sawa, 33 anni, giocatrice di calcio dall’età di 12 anni, in nazionale dalla età di 15 anni. I giornali l’hanno definita la regista suprema. E’ lei che ispira il gioco della squadra in ogni istante della partita con la stessa intensità, compresi i minuti finali quando anche le sue compagne sembrano essere troppo stanche. Sì, perchè la caratteristica di questa squadra è sapere giocare sino alla fine e anche se in svantaggio con la stessa qualità dei primi minuti, ed è proprio questa loro caratteristica che le ha permesso di superare le squadre più famose come la Germania, la Svezia e in finale gli USA. Correre e correre tutte insieme, soprattutto quando le avversarie non ce la fanno più.  Non ultimo Homare Sawa è alta  164 centimetri contro i 168 di Messi. Forse anche per questo il New York Times ha identificato il Barcellona e il Giappone femminile come squadre dell’anno.

Buon lavoro agli arbitri

Si parla sempre della mente degli atleti e delle squadre, nonchè del ruolo di leader degli allenatori. In questo periodo d’inizio di molti campionati nessuno però si occupa di ricordare quanto sia importante la funzione dell’arbitro. Non c’è evento sportivo senza l’arbitro, il cui operare in modo efficace e giusto è indispensabile. Il giudice di gara è però sottoposto agli stress agonistici che vivono gli sportivi e anche per lui è necessaria un’adeguata preparazione psicologica, tale da sostenerlo nella gestione delle partite. Deve mostrare la sua professionalità attraverso comportamenti e scelte equilibrate, senza essere teatrale, senza mostrare familiarità e senza mostrarsi amico dei contendenti. Deve essere un leader sobrio che non subordina le sue scelte alla fama dei giocatori che arbitra o alla rilevanza della competizione. Ciò allo scopo di mostrare uniformità di giudizio e permettere al gioco di scorrere all’interno delle regole. Per fortuna, cominciano ad esserci anche arbitri donna che potranno permettere un’ulteriore crescita di professionalità di questo ruolo così significativo per lo sport agonistico.

Che pena!!!

Sono stato a Budapest al direttivo della Federazione Europea di Psicologia dello Sport e sono state continue le battute sulle esperienze sessuali del nostro ministro del consiglio.

E ora bisogna sopportare che per soldi il Coni attivi il premio miss Italia sport. Io me ne vergogno, soprattutto per le Federazioni Sportive che non si sono ribellate, nemmeno una. Siamo alla deriva culturale più piena.

Donne manager nello sport

Le donne lottano da sempre contro quel soffitto di cristallo fatto di consuetudini e discriminazioni, molto spesso indirette, che rende difficile per loro l’accesso ad alcune professioni, la progressione nelle carriere o l’assunzione di ruoli di responsabilità, a prescindere dalle capacità professionali. Nel contempo viviamo in un periodo in cui l’abilità a fornire prestazioni di alto livello, prendere decisioni adeguate e nei tempi richiesti, senza perdere di vista la visione globale e gli obiettivi a lungo termine sono competenze necessarie e critiche. Secondo “The Economist” la sfida più significativa che le imprese si trovano a fronteggiare riguarda proprio l’identificazione, la selezione e lo sviluppo degli individui in grado di lavorare con successo a livello di management intermedio e senior. Pertanto per vincere questa sfida non è possibile relegare buona parte delle risorse umane delle imprese a ruoli secondari e meno remunerativi, le aziende devono quindi curare i loro talenti senza effettuare discriminazioni di genere.
Le organizzazioni sportive devono, quindi, pianificare con anticipo lo sviluppo delle donne che ritengono possano giungere a ricoprire ruoli di leadership, servendosi di maggiore immaginazione nel trattenere le migliori.
A questo proposito si è svolto a Torino il primo incontro di un progetto europeo per lo sviluppo delle donne manager nello sport. Per saperne di più: http://www.provincia.torino.it/sport/newsletter/archivio/dwd/2010/num04/News_WILD-luglio2010.pdf