Archivio mensile per febbraio, 2018

Calcio: intervista con Damià Abella Pérez su stress e prestazione

Sofia Goggia a 9 anni scrisse: ”Voglio vincere l’oro in discesa”

Non è mai troppo presto per sognare. Sofia Goggia a 9 anni scrisse: “Voglio vincere l’oro in discesa”.

L’ha scritto rispondendo alle domande della Scheda degli Obiettivi del mio libro di allenamento mentale per atleti “Mental Training“.

Voleva essere mentalmente pronta e a lungo termine prontissima. Al suo allenatore chiedeva di seguirla al massimo.

 

 

Self-discovery is out on the roads

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Convinzione diffusa: Il riscaldamento serve a non farsi male

C’è molta confusione fra gli atleti in relazione alla funzione del riscaldamento.

Per alcuni serve a non farsi male.

Per altri è da fare sul serio solo prima delle gare, ma in allenamento non lo eseguono mai in quel modo.

Per quasi tutti è una fase piuttosto noiosa in cui si prepara per cominciare subito al massimo.

E’, spesso, considerata come un’attività scolastica che si esegue senza convinzione e con poco impegno mentale.

Ad esempio, quasi nessun ragazzo arriva espirando durante la fase di allungamento dei muscoli.

Ricordiamoci che il prima determina il dopo. Quindi cattivo allungamento corrisponde a un limitato allungamento e ridotta distensione dei muscoli, con tutto ciò che di negativo deriva se questa impostazione si ripete nel tempo.

 

Federer per vincere si è detto “non fare casino”

Spesso parlo con i giovani tennisti dell’importanza di guidarsi in modo utile durante le partite. La maggior parte di loro mostra troppo spesso pensieri troppo complicati e soprattutto vogliono dimostrare di aver un gioco brillante e non noioso. A mio avviso questo modo di pensare li allontana dall’essere concreti e dal fare le cose semplici che gli permetterebbero di mettere in difficoltà l’avversario e di aspettare il momento in cui chiudere il punto.

Tutti parlano di Federer esaltando le sue qualità tennistiche ma raramente viene messo in evidenza che prima del gioco viene l’approccio mentale al gioco. E’ invece lo stesso Federer ha ricordarci l’importanza dell’atteggiamento mentale in questa intervista. Queste frasi evidenziano quanto detto in modo evidente, quando dice che nel quarto set la sua mente stava vagando troppo e allora si è detto “non fare casino”, “non rovinare tutto”.

Quindi prima di tutto diamo un ordine utile ai nostri pensieri e poi concentriamoci su ogni punto.

“The problem in the fourth set was that my mind was all over the place,” Federer told Australia’s Seven Network. “I was so close and I was telling myself, ‘Don’t mess it up,’ and then that’s exactly what I did. I got a bit lucky at the beginning of the fifth set. I personally don’t think I would have come back if he’d broken me first.”

Immagini delle Olimpiadi invernali

Team Canada in the finals of the men’s team pursuit Speed Skating race.

 

Nel Regno Unito: l’attività motoria è un insegnamento considerato più importante della storia

Ai cittadini del Regno Unito è stato chiesto quali fossero gli insegnamenti più importanti nella scuola ha messo in evidenza che inglese, matematica, scienze e informatica sono le materie principali. L’attività fisica, l’educazione ai rapporti interpersonali e sessuali, la lingua straniera sono del gruppo immediatamente seguente e vengono preferite alla storia e alla geografia.

The YouGov results

Mark Sertich, 96 anni, è il più vecchio giocatore di hockey in attività

Mark Sertich, 96 anni, è il più vecchio giocare di hockey su ghiaccio al mondo in attività. Il video mostra la sua routine quotidiana, quando guida dalla sua casa al palazzetto e gioca nella città di Duluth.

“Raramente penso alla mia età” dice Sertich “Non è così importante, a meno che tu non la faccia diventare un fattore”.

Risultati immagini per Meet the World's Oldest Hockey Player

Tennis: l’approccio mentale alla partita

Una delle ragioni per cui molti giovani che vogliono intraprendere la carriera tennistica invece vanno incontro a continui insuccessi risiede, a mio avviso, nelle loro aspettative eccessive e nel desiderio di volere mostrare un stile di gioco brillante che non sono in grado di sostenere. Federica Brignone, vincitrice del bronzo nel gigante a queste Olimpiadi invernali, ha detto che ciò che serve è “lavoro e forza mentale”. Al contrario restare prigionieri delle proprie aspettative e concentrarsi sul gioco brillante sono esattamente all’opposto, poiché distraggono il tennista da ciò che deve eseguire durante ogni punto.

Le aspettative - Sono distruttive. Da un lato è troppo banale ricordarsi che si vuole vincere una partita, è scontato che nessuno entra in campo con l’obiettivo di perderla. Questa idea, dovrebbe restare sullo sfondo della propria mente, se non addirittura fuori, poiché allontana il giovane dal restare concentrato solo su prossimo punto. Per un tennista giovane, la prima cosa da imparare è che esiste solo il prossimo punto da giocare e che deve prepararsi a interpretarlo in funzione del momento della partita. Pensare oltre quel punto significa togliere concentrazione determinazione al presente e metterla in futuro prossimo che non può controllare perché non esiste ancora.

Il gioco - Molti giovani si concentrano sul gioco e quando gli chiedi quante volte sono riusciti a realizzare questa loro strategia rispondono che solo poche volte sono stati in grado di seguire anche solo per la durata di un set questa impostazione. A mio avviso non ci riescono perché partono da un presupposto sbagliato. Infatti mostrare uno stile di gioco è un punto di arrivo e non di partenza, che prevede un percorso mentale che non sono ancora capaci di sostenere. Inoltre, pensare al gioco, che è un concetto astratto,  li allontana dai comportamenti che invece devono tenere in campo per mettere in difficoltà l’avversario. Quindi, in realtà pensano troppo ma in modo troppo globale e non orientato a come eseguire il punto successivo.

Roberta Vinci nella partita vinta contro Serena Williams, ha detto che il suo pensare al gioco consisteva in questo pensiero: “Corri e buttala di là”. Cosa vogliono dire queste parole?

Corri - Indica che bisogna essere rapidi e questa prontezza fisica è accesa dalla prontezza mentale, che innesca la reazione motoria. Questo comportamento lo si manifesta in ricezione quando si sta sulla parte anteriore dei piedi pronti a scattare in avanti e in quel continuo “saltellare” che i campioni hanno anche quando palleggiano. Il tennis richiede rapidità e in genere questa si perde quando si sta perdendo, si rallenta ci si deprime e si continua a sbagliare.

Buttala di là - Indica il volere giocare lungo senza correre rischi eccessivi e aspettare che l’avversario sbagli perché non tiene lo scambio o l’occasione propizia per chiudere il punto.

Questo approccio alla partita mette in luce la tenacia personale nel perseguire un obiettivo mantenendo il controllo del proprio gioco. In caso contrario il tennista può tendere a rallentare la sua azione in modo eccessivo oppure ad accelerare il gioco, cercando colpi brillanti per chiudere rapidamente il punto.

Quindi la partita è una continua successione fra questi momenti:

  1. essere rapidi per
  2. giungere a colpire con efficacia la palla che
  3. deve essere profonda e
  4. scambiare almeno 4/5 volte per costruirsi il punto, e
  5. servirsi delle pause per scaricare la tensione e
  6. rifocalizzarsi sul prossimo scambio per
  7. essere subito rapidi per …

 

1% del salario dei calciatori per iniziative di responsabilità sociale