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Quando fare progetti per il nuovo anno è inutile

Ogni inizio anno ci poniamo obiettivi per i successivi mesi, ne parliamo con gli amici, c’è chi vuole dimagrire, chi fare sport, dedicare più tempo alle persone che ama e così via. Di solito dopo pochi giorni vengono abbandonati perchè ci si sente dominati dalle necessità della vita quotidiana. Per cui si giunge alla spiegazione del classico “vorrei ma non posso”. Non sono io che non voglio era vita che me lo impedisce.

Suggerisco, quindi, a tutti noi di evitare di giocare al cambiamento se tanto sappiamo che poi facilmente abbandoneremo questi buoni propositi.  In tal senso pensare in positivo, e quindi credere che ce la faremo a soddisfare i nostri obiettivi, è fuorviante. Il pensiero positivo è velleitario se non si accompagna alla consapevolezza che sarà difficile raggiungere quanto ci proponiamo e se non siamo disposti a fare dei sacrifici.

Vuol dire impegnarsi a prescindere dai risultati. Bisogna essere disposti a impegnarsi sapendo che potremmo fallire. Dobbiamo pensare che cambiare abitudini richiede tempo ed è difficile, per la ragione che dobbiamo iniziare a pensare e ad agire in modo diverso dal solito nello stesso momento in cui saremmo portati a comportarci nel modo abituale.

Se vogliamo avere successo partiamo da obiettivi a breve termine, in cui spendere un tempo limitato ma quotidiano, ragioniamo in termini di: “Cosa mi va di fare per me oggi e che è diverso da ciò che faccio abitualmente”. Se diamo una risposta affermativa a questa richiesta ci stiamo muovendo sulla strada giusta, anche solo un minuto passato diversamente ci darà un segnale positivo, senza fretta impariamo a raccoglierli.

Coesione e condivisione obiettivi

Continuo il ragionamento del blog di ieri sull’importanza della relazione fra i calciatori, sottolineando che questa è alla base della coesione. Infatti, l’interpretazione degli eventi da parte dei membri del gruppo, in special modo la valutazione di quelli negativi, è influenzata dal grado di coesione. Se il gruppo mostra uno scarso livello di coesione i singoli giocatori tendono ad attribuire agli altri componenti del team la responsabilità di quanto è accaduto. D’altro canto se invece la squadra è unita i calciatori tendono a essere più oggettivi nelle loro valutazioni e ammettono con più facilità la loro parte di responsabilità.

Da quanto illustrato emerge chiaramente che la prestazione di squadra è più efficace se vi è accordo sugli obiettivi e sui mezzi per raggiungerli. Questa constatazione è anche presente nella definizione stessa di coesione, intesa come processo dinamico che riflette la tendenza di un gruppo a stare insieme e a rimanere unito nel perseguire i suoi obiettivi. Uno dei problemi più frequenti che si presentano è che, talvolta, gli obiettivi che si è data la squadra non corrispondono a quelli scelti dal club. Nello sport accade, ad esempio, che gli obiettivi dei giocatori possono divergere da quelli della loro società e gli allenatori si trovano nella condizione di dovere trovare modalità di comunicazione efficaci per conciliare queste esigenze diverse.

E’ infatti necessario che i membri di una squadra s’identifichino con gli obiettivi della società sportiva al fine di fornire prestazioni ottimali come squadra. Per approcciare questo problema si può fare riferimento al sistema utilizzato 70 anni fa da  Kurt Lewin durante la seconda guerra mondiale e riportato da Forsith [1983] in uno studio sulle dinamiche di cambiamento dei gruppi. A causa della mancanza di carne di vitello, il National Research Council chiese a Lewin di sviluppare una strategia per modificare le abitudini alimentari della popolazione. Veniva concesso un breve periodo di tempo per convincere le casalinghe a servire piatti rapidamente pronti, ma meno desiderabili per le famiglie. Lewin ideò una strategia basata su due approcci diversi.

Nel primo, gruppi di casalinghe partecipavano a conferenze in cui venivano loro illustrati i benefici nutrizionali della nuova dieta all’interno di un discorso che comprendeva appelli al patriottismo. In questa situazione non era prevista alcuna forma d’interazione fra le partecipanti. Nel secondo approccio furono invece introdotti momenti di discussione sugli stessi temi affrontati dalla conferenza. Le partecipanti erano stimolate a trovare un accordo su almeno una questione.

Successivamente Lewin verificò che solo il 3% delle casalinghe che avevano partecipato alla prima situazione avevano cambiato abitudini alimentari, di contro questo valore saliva al 32% fra coloro che avevano partecipato alla situazione interattiva. Lewin verificò la validità di questo approccio interattivo di gruppo anche in relazione ad altre situazioni problematiche, giungendo alla conclusione che è più facile cambiare gli individui quando sono uniti in gruppo, piuttosto che agire singolarmente su di essi.

Da questi risultati si può quindi concludere che, sebbene possano essere utilizzati vari approcci per convincere gli individui della bontà degli obiettivi scelti, un approccio centrato sulla valorizzazione del gruppo sarà certamente molto efficace. In tal modo, si viene a costruire una relazione positiva fra motivazione e impegno individuale, che portano a prestazioni efficaci e a una conseguente percezione positiva del valore del contributo individuale al lavoro collettivo.

Federica Pellegrini e l’importanza di avere un obiettivo

Federica Pellegrini: sottolinea la necessità in questo periodo di avere un obiettivo e perseguirlo anche nell’incertezza del momento. Questo è quanto dichiara in sintesi nell’intervista pubblicata oggi su Repubblica e di cui riporto qui sotto la risposta alla domanda su cosa farebbe se ci fosse un altro lockdown

Se ci fosse un altro lockdown generale cosa farebbe?

“Onestamente non lo so, non so come reagirei. Io mi sono prefissata come obiettivo di arrivare ad agosto. Qualsiasi cosa capiti nel mezzo dell’anno, a meno che proprio domani non ci dicano che le Olimpiadi vengono annullate e allora lì cambierebbe tutto, vado avanti verso la mia meta”.

 

 

 

 

Atletica e allenamento dopo coronavirus

Continua la diffusione dei 10 obiettivi per allenarsi con successo e piacere.

Ora è stato pubblicato sul sito online della FIDAL e Centro Studi.

 

Sofia Goggia a 9 anni scrisse: ”Voglio vincere l’oro in discesa”

Non è mai troppo presto per sognare. Sofia Goggia a 9 anni scrisse: “Voglio vincere l’oro in discesa”.

L’ha scritto rispondendo alle domande della Scheda degli Obiettivi del mio libro di allenamento mentale per atleti “Mental Training“.

Voleva essere mentalmente pronta e a lungo termine prontissima. Al suo allenatore chiedeva di seguirla al massimo.

 

 

17 obiettivi per trasformare il nostro mondo

Felice 2018 con l’augurio che il lavoro quotidiano della community mondiale di scienza dello sport contribuisca a diffondere i programmi di @GlobalGoalsUN con azioni che determinino un mondo migliore.

United Nations Sustainable Development Retina Logo

Risultati immagini per What are the Sustainable Development Goals (SDGs)?

Le regole e gli obiettivi dello sport

Conosci te stesso attraverso le tue priorità

Dimmi le tue priorità e ti dirò su cosa sei concentrato.

Ottima domanda per sapere se

siamo centrati sul risultato e sul compito da svolgere.

Ogni atleta deve stabilire obiettivi chiari

Non fare nulla per caso

e stabilisci sempre obiettivi chiari

Marco Aurelio