Archivio mensile per aprile, 2015

Pagina 2 di 3

45° Anniversario di International Journal of Sport Psychology

Quest’anno è anche il 45° Anniversario di International Journal of Sport Psychology fondato nel 1970 da Ferruccio Antonelli e pubblicato a Roma dalle Edizioni Luigi Pozzi.

Il Journal è stata la prima rivista scientifica dedicata specificatamente alla  psicologia dello sport ed è stato creato quasi 10 anni prima della rivista americana, Journal of Sport Psychology, che è stata pubblicata per la prima volta solo nel 1979. Antonelli nel primo numero del 1970 scrisse:

“Il Consiglio Direttivo ha nominato un comitato di redazione (guidato da Olsen), e anch’io ho firmato un contratto con un editore norvegese … e ho ricevuto un buon numero di richieste di abbonamenti. A causa dei problemi che il dottor Olsen riferisce, mi sono trovato costretto ad assumere la carica di direttore e a trovare un altro editore, a tutti i costi e senza indugio, per avviare la rivista. Una rivista che informasse tutti i soci … era diventata una necessità, un dovere”. 

Antonelli ha trovato la persona che avrebbe accettato questa sfida nel suo amico, l’editore Luigi Pozzi. Pozzi stesso mi ha detto che quando Antonelli ha proposto questa impresa, sono state necessarie poche parole per convincerlo ad accettare. Non si può che non essere d’accordo con Salmela (1999), quando afferma che questa è stata davvero una sfida eroica, ottenuta solo grazie alla determinazione solitaria di Antonelli, senza copertura finanziaria.

“Per 10 dollari l’anno sono in grado di offrire solo due piccoli numeri, senza pretese, e quindi c’è un’altra questione che devo rivelare. Quando l’iscrizione all’International Society of Sport Psychology (ISSP) era gratuita, ho ricevuto 1.500 richieste. Quando ho chiesto 10 dollari, non per l’ISSP, che non sostiene spese e quindi non richiede denaro, ma per l’abbonamento, solo il 10% ha pagato questo costo. Ho trovato un editore molto comprensivo, che ha accettato di rinunciare a tutto il suo profitto, e per questo  pubblicamente lo ringrazio dal profondo del mio cuore; ma le spese di stampa e spedizione sono enormi. Con quello che ho ricevuto fino ad oggi, sarò in grado di stampare e inviare il primo numero . E lo manderò a tutti i 1500 membri. Se necessario, poi vado avanti a mie spese … questa non è una dimostrazione di eroismo pazzo … Sono sicuro che quando riceveranno questo primo numero, molti soci pagheranno la quota di iscrizione per il secondo numero del 1970 “(Antonelli, 1970 p.4-5).

50 anni dell’International Society of Sport Psycholoy

Domenica inizia il Congresso che festeggia il 50° anniversario della fondazione a Roma dell’International Society of Sport Psychology. Poche persone ormai ricordano che questa organizzazione è stata fondata il 20 aprile 1965 da Ferruccio Antonelli. Qui sotto i nomi del primo consiglio direttivo.

Mindfulness e maratona

Ieri si è svolto il webinar intitolato “Il mental coaching per la maratona” e una domanda ha riguardato l’uso della mindfulness nella maratona. Se con mindfulness intendiamo “il permettere al presente di essere com’è e di permettere a noi di essere, semplicemente, in questo presente” (John Teasdale) questa condizione mentale può certamente essere utile al maratoneta. Durante la corsa di lunga durata il presente è rappresentato dal ritmo del proprio passo o dal respiro. Saperli ascoltare è particolarmente utile nelle fasi iniziali e in quelle finali della maratona in cui per l’atleta è importante essere consapevole delle reazioni del suo corpo. Trattandosi di una gara la mindfulness può differenziarsi dalla accettazione non giudicante del presente, poiché l’atleta può essere consapevole che si trova in difficoltà. Ad esempio, si rende conto che la respirazione è diventata affannosa o che la frequenza cardiaca è troppo elevata o ancora che le sua corsa sta diventando sempre più pesante. In questi momenti, il runner deve passare a uno stato mentale più attivo e teso a ridurre o contrastare queste sensazioni che stanno minando la sua corsa. Lo farà magari accorciando il passo o rallentando di qualche secondo la sua velocità oppure sposterà l’attenzione su altri aspetti che lo distraggono da queste sensazioni debilitanti. Molti runner si servono di una strategia dissociativa che comporta il focalizzarsi su qualsiasi altra cosa cosa che non sia il proprio corpo. Paula Radcliffe racconta che in questi momenti conta sino a 100, sapendo che dopo che ha contato per tre volte ha corso un altro miglio. Ogni maratoneta deve trovare le soluzioni durante gli allenamenti. Prepararsi per una maratona è molto impegnativo e i momenti di difficoltà che s’incontrano servono a trovare queste risposte e a iniziare a metterle in pratica, così da arrivare al giorno della gara mentalmente preparati.

Hillary Clinton: essere una di famiglia

Sobrio, deciso, fiero e responsabile sono a mio avviso le quattro parole che possono definire il messaggio con cui Hillary Clinton si è candidata per le presidenziali USA. I suoi testimoni nel video sono le persone che s’incontrano ogni giorno e con cui ognuno si può identificare. Clinton vuole essere il loro campione e lo ha detto con un messaggio di poco più di 2 minuti centrato sulle famiglie, le coppie gay e il lavoro. Il video rappresenta un ulteriore evoluzione del “Yes we can” di Obama quando afferma: “Ogni giorno gli americani hanno bisogno di un campione. Io voglio essere quel campione”. E’ evidente che è la comunicazione di una donna che, anche se molto potente, vuole convincere con un messaggio che è sobrio nelle parole e nei toni. Nel contempo esprime nel finale la sua convinzione fiera che non ha bisogno di affermarsi con aggressività, ma che vuole fare percepire in modo netto la vicinanza empatica con le idee che sono state espresse dai suoi testimoni. Hillary Clinton nel suo messaggio esalta “il culto dell’individuo medio”, di cui si fa rappresentante e ne vuole promuovere il benessere. Questo passaggio è un aspetto chiave della cultura americana in cui è presente la consapevolezza che ogni persona vive in una famiglia o all’interno di una rete sociale in cui dovrebbe prosperare. Ognuno è quindi parte di un gruppo e il gruppo non abbandona anzi è responsabile dell’individuo. Questo concetto viene ora ampliato a tutto il paese e non solo ai singoli individui nel passaggio in cui Clinton afferma: “perché quando le famiglie sono forti, l’America è forte”.  Clinton dovrà però provare a liberarsi dall’essere percepita come appartenente al club dei privilegiati e dei ricchi, e nei due minuti della presentazione della candidatura ha iniziato questo cambiamento verso una dimensione di se stessa come persona socievole, che negli USA è una valore fondamentale per essere riconosciuti come parte del gruppo. Per essere vincente dovrà mostrarsi amichevole ed essere considerata membro della comunità, perché questo lavoro di adattamento alle realtà sociali che vuole rappresentare la farà percepire come sincera e affidabile e soprattutto non appartenente all’establishment che esclude anziché includere. A questo riguardo è ancora oggi valido quanto scritto nel 1968 da J. Ruesch, psichiatra, e G. Bateson, antropologo: “Il bisogno fondamentale dell’americano di muoversi all’interno di un gruppo e la sua preoccupazione di essere socievole, hanno portato a un’organizzazione molto avanzata e a una differenziazione all’interno del gruppo … Quella fiducia che un inglese trae dal fatto di sapere che il sistema giudiziario e la polizia difendono la legge e l’ordine, il cittadino americano la ricava dalla convinzione che il gruppo lo sosterrà e, se necessario, eserciterà pressioni per difenderlo. Nessun americano perciò tralascerà sacrifici o sforzi per far parte di un gruppo e sottostare agli scopi generali e, in cambio, si aspetterà di essere protetto dal gruppo per essere entrato in gioco”. Se Clinton riuscirà di conseguenza a vincere lo scetticismo che la circonda,  si conquisterà l’approvazione degli elettori e potrà veramente lottare per il successo finale.

Le squadre positive sono più produttive

In un articolo pubblicato sul Journal of Applied Behavioral Science Kim Cameron e i suoi colleghi  hanno scoperto che un ambiente di lavoro caratterizzato da pratiche positive e virtuose eccelle in vari campi.

Le pratiche positive e virtuose includono:

  • Prendersi cura di e interessarsi degli altri.
  • Fornire supporto all’altro, inclusa la gentilezza e compassione quando gli altri sono in difficoltà.
  • Evitare d’incolpare e perdonare gli errori.
  • Sostenersi a vicenda sul lavoro.
  • Sottolineare la significatività del lavoro.
  • Trattarsi con rispetto, gratitudine, fiducia e integrità.

Cameron ei suoi colleghi spiegano che ci sono tre ragioni per cui queste pratiche sono utili per l’azienda e queste pratiche positive sono:

  • Aumentano le emozioni positive che ampliano le risorse e le capacità dei dipendenti, migliorando i rapporti delle persone tra loro e amplificando la loro creatività e la capacità di pensare in modo creativo.
  • Sono da cuscinetto contro eventi negativi come lo stress, migliorando le  capacità dei dipendenti di riprendersi dalle sfide e dalle difficoltà.
  • Motivano e rafforzano dipendenti, rendendoli più fedeli e pronti a tirar fuori il meglio di loro.

I 10 segreti delle prestazioni eccellenti

  1. Focus solo su quello che stai per fare.
  2. E’ facile ma è difficile farlo con continuità, bisogna allenarsi
  3. Il focus è sul timing dell’azione e mai sull’esecuzione tecnica
  4. L’esecuzione avviene in modo naturale e automatizzato, non è analitica
  5. Cancellare gli errori ritornando ogni volta con la mente al timing dell’azione successiva
  6. Respiro profondo per ridurre tensione eccessiva
  7. Incitamento per aumentare la tensione utile all’azione
  8. Visualizzare l’azione sportiva per eliminare dubbi e preoccupazioni
  9. Divertirsi e avere piacere per quello che si sta facendo
  10. Usare le pause per ristabilire l’energia fisica e mentale per l’azione seguente

 

Le caratteristiche del calcio-5

Il calcio-5 o futsal  è uno sport che pur derivando dal calcio ha assunto caratteristiche molto diverse. Oggi una partita di calcio-5 è molto più simile a una partita di pallacanestro, non solo per il numero di giocatori in campo ma anche per intensità, rapidità di gioco, possibilità di sostituzioni in campo. Il mental coaching di una squadra di un  calcio-5 prevede quindi l’attenzione su aspetti diversi di quelli caratteristici del calcio. Ecco in cosa a mio avviso si differenzia dallo sport da cui ha originato:

  1. nell’arco di un tempo i giocatori possono alternarsi ogni 3/4 minuti
  2. negli ultimi 2 minuti si possono fare più goal e ribaltare il risultato
  3. l’errore di un giocatore può essere fatale e determinare una rete
  4. è un gioco a elevata intensità, con continui scatti che riducono rapidamente le energie mentali e fisiche dei giocatori
  5. i tempi di reazione e decisionali devono essere molto rapidi
  6. ogni giocatore deve essere costantemente pronto a difendere e attaccare
  7. l’espulsione di un giocatore determina un vantaggio notevole per la squadra avversaria
  8. viene richiesto un continuo e elevato livello di coesione e collaborazione
  9. bisogna giocare a intensità elevata sino all’ultimo secondo
  10. è richiesto un continuo controllo emotivo sui propri stati d’animo nocivi

Intervista su psicologia dello sport

Intervista a Emiliano Bernardi sulla psicologia dello sport.

Divertirsi come un ragazzino anche se sei un mito

Due miti dello sport, Michael Jordan e Tom Brady si divertono su un campetto alle Bahamas

E’ partita la Marathon des Sables

E’ partita oggi la 30° edizione della Marathon des Sables, 3-13 aprile, più di 250km suddivisi in 6 tappe, di cui l’ultima (obbligatoria, ma non cronometrata – supportata dall’UNICEF) aperta alle famiglie degli atleti e ai loro sponsor e dedicata interamente alla solidarietà e ai bambini. Ogni tappa è lunga dai 20 ai 100 km circa, per una media di 35 km al giorno, da percorrere in totale autosufficienza alimentare – e più numerosa di sempre, 1380 iscritti, provenienti da più di 50 Paesi, pronti alla totale avventura, dato che fino al momento della partenza non sono a conoscenza del tragitto da percorrere.