Archivio mensile per aprile, 2015

Non avere paura

Non avere paura di sognare in grande e fai quello che ti piace

Non avere paura di impegnarti e fallo al tuo meglio

Non avere paura di perdere ma guarda cosa c’è dopo

Non avere paura delle tue emozioni ma dominale

Non avere paura dei tuoi avversari ma conoscine i difetti

Non avere paura del tempo che passa ma sii paziente, calma e concentrata

Non avere paura di essere ansioso ma usa questa energia per essere vincente

 

 

Cos’è la perseveranza?

La perseveranza è

impegnarti con intensità e precisione

dopo che ti sei stancato 

di essere intenso e preciso

  • Tennis: impegnarsi a giocare un colpo in più
  • Tiri di precisione (calcio, rugby, basket, volley, baseball, tennis): dedicare extra time dopo l’allenamento
  • Tiro a volo, arco e tiro a segno: creare situazioni di stress tecnico e mentale in allenamento, restando concentrati sull’esecuzione
  • Sport di combattimento: ripetute con velocità e precisione sino a stancarsi mentalmente
  • Golf: mantenere sempre la propria routine pre-tiro per la durata allenamento o 18 buche
  • Endurance: impegnarsi con intensità a trovare energia fisica e mentale dentro di sé nei momenti di stanchezza e tenere il ritmo

Il segreto di ogni prestazione

Il segreto di ogni prestazione 

 è scordarsi il risultato

e concentrarsi sull’esecuzione

Conosci i tuoi limiti

La felicità consiste nella piena consapevolezza dei propri limiti

Sei sicuro di non conoscere solo gli alibi che ti dai per limitarti?

Vuoi impegnarti a conoscere i tuoi limiti senza nessuna garanzia di avere successo?

Un limite consiste nell’accettare che non conoscerai mai i tuoi limiti

Il video dei 50 anni dell’International Society of Sport Psychology

Bambini messi fuori dallo sport dai comportamenti negativi dei genitori

Bambini di otto anni lasciano lo sport per colpa del  comportamento dei genitori. E’ quanto emerge da un sondaggio del Marylebone Cricket Club (MCC) e il cricket charity Chance to Shine. Sono stati intervistati 1.002 di 8-16 anni, il 45% ha detto che il cattivo comportamento dei genitori ha fatto decidere di non fare sport. L’84% dei genitori di quei bambini ha convenuto che il comportamento negativo ha scoraggiato la partecipazione dei giovani.

Nel sondaggio, il 41% dei bambini ha dichiarato che i loro genitori criticano le loro prestazioni. Il 16% dice che è accaduto frequentemente o per tutto il tempo – mentre il 58% dei genitori ha affermato che c’erano più urla da bordo campo.

Un bambino ha riferito di aver visto una madre distruggere un finestrino della macchina dopo che la squadra avversaria ha segnato, un altro che un papà ha colpito l’arbitro per aver fatto uscire suo figlio, mentre un genitore ha ricordato che è stata chiamata la polizia quando due genitori hanno iniziato a picchiarsi.

Gli allenatori di Chance to Shine hanno organizzato un programma estivo di lezioni basate sui concetti di sport competitivo e  fairplay  rivolte a 350.000 bambini in oltre 5.000 scuole statali come parte della campagna di MCC Spirit of Cricket.

L’allenatrice Kate Croce, che gioca per l’Inghilterra, ha detto: “Vogliamo che i bambini siano competitivi, ma c’è una linea che non deve essere superata, valida per i bambini e per tutti i genitori invadenti.”

Psicoterapia + mindfulness efficace come psicofarmaci nella cura della depressione

Trovo interessante pubblicare in toto l’abstract di questo articolo in cui si è dimostrato che nel trattamento della depressione, la terapia cognitivo-comportamentale associata alla mindfulness produce risultati analoghi a quelli della terpaia farmacologica.

Effectiveness and cost-effectiveness of mindfulness-based cognitive therapy compared with maintenance antidepressant treatment in the prevention of depressive relapse or recurrence (PREVENT): a randomised controlled trial

Summary

Background

Individuals with a history of recurrent depression have a high risk of repeated depressive relapse or recurrence. Maintenance antidepressants for at least 2 years is the current recommended treatment, but many individuals are interested in alternatives to medication. Mindfulness-based cognitive therapy (MBCT) has been shown to reduce risk of relapse or recurrence compared with usual care, but has not yet been compared with maintenance antidepressant treatment in a definitive trial. We aimed to see whether MBCT with support to taper or discontinue antidepressant treatment (MBCT-TS) was superior to maintenance antidepressants for prevention of depressive relapse or recurrence over 24 months.

Methods

In this single-blind, parallel, group randomised controlled trial (PREVENT), we recruited adult patients with three or more previous major depressive episodes and on a therapeutic dose of maintenance antidepressants, from primary care general practices in urban and rural settings in the UK. Participants were randomly assigned to either MBCT-TS or maintenance antidepressants (in a 1:1 ratio) with a computer-generated random number sequence with stratification by centre and symptomatic status. Participants were aware of treatment allocation and research assessors were masked to treatment allocation. The primary outcome was time to relapse or recurrence of depression, with patients followed up at five separate intervals during the 24-month study period. The primary analysis was based on the principle of intention to treat. The trial is registered with Current Controlled Trials, ISRCTN26666654.

Findings

Between March 23, 2010, and Oct 21, 2011, we assessed 2188 participants for eligibility and recruited 424 patients from 95 general practices. 212 patients were randomly assigned to MBCT-TS and 212 to maintenance antidepressants. The time to relapse or recurrence of depression did not differ between MBCT-TS and maintenance antidepressants over 24 months (hazard ratio 0·89, 95% CI 0·67–1·18; p=0·43), nor did the number of serious adverse events. Five adverse events were reported, including two deaths, in each of the MBCT-TS and maintenance antidepressants groups. No adverse events were attributable to the interventions or the trial.

Interpretation

We found no evidence that MBCT-TS is superior to maintenance antidepressant treatment for the prevention of depressive relapse in individuals at risk for depressive relapse or recurrence. Both treatments were associated with enduring positive outcomes in terms of relapse or recurrence, residual depressive symptoms, and quality of life.

Le parole chiave nell’allenamento giovanile: il ritmo

Qualche giorno fa trovandomi a dover preparare un corso di formazione per tecnici già esperti ho riflettuto su cosa poteva essere più utile. Avendo poco tempo ho cercato di pensare ad un concetto chiave che avrei potuto lasciar loro e che da solo fosse in grado di rappresentare e richiamare sia una parola e sia un modo di organizzare l’allenamento, un modo di approcciarsi ai ragazzi, una modalità di gestione dell’allenamento e di chi ne è coinvolto. La parola chiave sulla quale ho scelto di riflettere e costruire è RITMO. Scegliere correttamente il ritmo dell’allenamento è una premessa fondamentale per un ottimo svolgimento dello stesso.

Il ritmo è per definizione una successione ordinata secondo una certa frequenza di una qualsiasi forma di movimento che si svolga nel tempo. Trovare il giusto ritmo nell’allenamento dal punto di vista della sua organizzazione e gestione  vuol dire trovare per ogni categoria la giusta frequenza di movimenti corretti. Cosa accade nelle diverse categorie se viene a mancare il giusto ritmo?

Per la categoria piccoli amici, svolgere movimenti adeguati ma con una bassa frequenza e conseguente aumento dei tempi di attesa  darà come risultato  confusione, perdita dell’attenzione e in definitiva meno divertimento per i bambini.

Per la categoria dei pulcini perdere il ritmo in un allenamento vuol dire trovare una squadra annoiata oppure sottoposta ad un eccesso di stress fisico, nel caso in cui la frequenza dei movimenti dovesse essere superiore a quella sostenibile dall’età dei bambini. Il risultato sarà il conseguente aumento delle probabilità di infortunio.

Gli esordienti hanno più consapevolezza dei loro giusti ritmi. Non riuscire a tenere un ritmo di allenamento adeguato determina una mancanza di fiducia nelle proprie possibilità qualora il ritmo sia eccessivo e non perseguibile oppure, la perdita di fiducia nell’allenatore, qualora il ritmo sia basso e non ci si senta impegnati a pieno nella proposta di allenamento.

Come dare ritmo all’allenamento

  • Giusta alternanza delle fasi di attività e di recupero
  • Numero adeguato di partenze in base al numero dei giocatori
  • Favorire l’autonomia nella gestione dell’allenamento (giusti tempi di partenza)
  •  Eliminare pause superflue di gestione materiale o altro
  • Gestire i tempi con regolarità
  •  Comunicare in modo efficace: breve, semplice, essenziale
  •  Avere precise modalità di gestione nell’avvio delle partenze (1,2,3 via, pronti via, fischio)

Se l’allenatore è riuscito nell’intento di dare e mantenere il giusto ritmo all’allenamento  se ne accorgerà dal fatto che i componenti del gruppo vengono trascinati nel movimento globale, subordinando il proprio ritmo a quello di squadra, e spesso vincendo addirittura la fatica. Questa situazione nel calcio dei piccoli vorrà dire vedere molti più bambini che gestiscono in autonomia il loro recupero e molti meno che “si allacciano le scarpe” in un maldestro tentativo di vincere l’eccesso di fatica.

 ”Il bambino ha il diritto di essere allenato secondo i propri ritmi.” (Art, 5 Carta dei diritti dei bambini)

(di Daniela Sepio)

Earth Day 2015

Il giudice di gara e la complessità del giudizio nella danza sportiva

Il giudizio nella danza è un complesso processo, conscio ma anche inconsapevole, di valutazione delle seguenti caratteristiche

  1. Valutazione delle abilità del ballerino (qual è il suo potenziale)
  2. Valutazione delle capacità motorie e competenze tecniche (cosa ha fatto di questo potenziale)
  3. Valutazione dell’espressione personale (come lui / lei agisce)
  4. Valutazione di espressione artistica (possiedono il senso dell’arte, la bellezza e così via)
  5. Valutazione della compatibilità tra ballerini, la coesione tra i due ballerini (vanno bene insieme)
  6. Valutazione delle competenze e della preparazione del ballerino nella performance del momento (come esegue ora)
  7. Valutazione di una performance rispetto ad altre
  8. Altri fattori imprevedibili

Una stima si basa su una semplice regola psicologica: l’essere umano è in grado di dare una valutazione obiettiva e precisa di un determinato soggetto (performance di danza ). Ci sono molte opinioni sui  problemi di oggettività e soggettività di misurazione, valutazione e stima. Siamo tutti molto sicuri che l’obiettività di giudizio è abbastanza difficile da raggiungere. Quanto più il soggetto è generale e indefinito , più difficile è dare una valutazione oggettiva. In tali casi la stima è abbastanza personale. Un processo di giudizio è sempre sotto l’influenza dell’attitudine, disposizione del giudice.

Gli errori si possono ridurre attraverso alcuni passi importanti:

  • La formazione dei giudici
  • Una definizione precisa dell’oggetto di giudizio
  • Non conoscenza dei ballerini (che è quasi impossibile), o almeno evitare giudici che abbiano una forte relazione con qualcuno dei ballerini
  • Cancellare stime superiori e inferiori
  • Standardizzare le istruzioni sulla valutazione
  • Dare istruzioni sulle caratteristiche da giudicare prima dell’inizio della gara
  • Controllare le valutazioni dei giudici (correlazione e analisi: confrontando le valutazioni di un giudice con quelle degli altri) e comunicare ai giudici i loro possibili errori
  • Fare valutazioni sulla base di una scala oggettiva e non solo sulla base dell’una o l’altra impressione personale

La funzione arbitrale, oltre ad essere delicata per gli innegabili risvolti psicologici coinvolti, è difficile ancor più di quella degli atleti e degli allenatori. Non basta conoscere perfettamente la disciplina, gli aspetti tecnici e le regole, occorre sapere applicare e riconoscere tutto ciò con tempestività e precisione.

Le difficoltà di una prestazione arbitrale sono indubbie e derivano anche dagli aspetti psicologici, di tensione, dalla complessità della gara e dalla posizione in cui viene a trovarsi il Giudice di Gara: il luogo ove si verifica il fatto da valutare oppure la durata del momento valutativo che nella danza sportiva può anche superare le 10 ore consecutive. Tutto ciò può essere affrontato e gestito attraverso un adeguato percorso di allenamento che comprenda anche l’allenamento mentale.

(di Daniela Sepio)