Archivio mensile per luglio, 2014

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Il calcio femminile

Il terzo posto delle azzurre Under 17 ai mondiali di aprile in Costa Rica è stato un successo, un’impresa unica nel suo genere poiché nessuna Nazionale giovanile di calcio aveva mai vinto prima una medaglia ai campionati del mondo. La parola successo stona però con la poca risonanza che l’impresa ha avuto. Il mondo delle calciatrici è un mondo invisibile, che non aiuta il calcio italiano a riempire la sua più grande mancanza: la presenza di bambine sui campi da gioco.

L’analisi di questa mancanza passa attraverso la comunicazione sbagliata che colpisce molte bambine che vogliono avvicinarsi al calcio:

  • Giudizi di valore (…se giochi a calcio diventerai un maschiaccio!)
  • Pregiudizi di genere (giocare a calcio non ti fa essere aggraziata come una bambina dovrebbe essere)
  • E non ultimo il linguaggio utilizzato quotidianamente con i bambini sui campi di calcio (…correte come delle femminucce, …non sarai mica una femminuccia!)

Il calcio italiano è destinato a persistere nella sua mancanza, almeno finché non ci sarà un cambiamento nel linguaggio, ma anche la profonda comprensione che  il sesso biologico  ha poco a che vedere con le predisposizioni fisiche e psichiche per lo sport. A dispetto di tutto ciò però, le bambine sul campo di calcio potrebbero mettere molta della loro passione, della loro forza e anche del loro desiderio di riscatto come dimostrano questi disegni di piccole calciatrici in erba: calcio femminile

 

(di Daniela Sepio)

 

 

 

 

Cos’è la competitività per Errani e Vinci

“Portare a termine qualcosa di difficile. Padroneggiare, manipolare o organizzare oggetti fisici, esseri umani o idee. Farlo il più rapidamente e autonomamente possibile. Andare oltre gli ostacoli e mantenere elevati standard. Eccellere per se stessi. Rivaleggiare e superare gli altri. Incrementare la consapevolezza attraverso l’osservazione delle proprie esperienze di successo frutto del proprio talento.” L’ha scritto H.A. Murray nel 1938. Questo è quanto ci hanno fatto vedere oggi Sara Errani e Roberta Vinci, incredibili vincitrici di Wimbledon.

Nel calcio, bisogna meritarsi la fortuna

Secondo Oronzo Pugliese, allenatore di calcio negli anni 70/80 la fortuna di una squadra consisteva nell’avere a disposizione i più bravi giocatori del mondo. Brasile e Argentina hanno vinto con l’aiuto della fortuna le due partite contro il Cile e la Svizzera. In questo caso con un ardito parallelo con il pensiero di Machiavelli, si può dire che la fortuna è la virtù esercitata dai più forti.  Per questo la fortuna non è così cieca come si è soliti dire, i più forti la calamitano su di sé. Devono però anche sapersela meritare, non a caso l’Argentina ha fatto molto più tiri in porta della Svizzera e il Brasile ha avuto ai rigori un portiere migliore. E’ altrettanto evidente che la fortuna interviene quando i due avversari non dimostrano una evidente superiorità di uno dei due. Più che in ogni altro sport, nel calcio il risultato ben si presta a essere influenzato dalla fortuna poiché la rete può essere determinata da una leggerezza compiuta in un determinato momento dal comportamento di un singolo calciatore. E’ il caso di Di Maria, uno dei migliori in campo, che viene ammonito in un’azione difensiva compiuta un minuto dopo avere segnato la rete del vantaggio dell’Argentina. Da questa leggerezza si è sviluppata l’azione che ha condotto al palo colpito da un giocatore svizzero, punito anche da un successivo rimpallo sulla gamba che ha messo la palla fuori di pochi centimetri. In altre parole, il peccato di un singolo può ricadere pesantemente sulla squadra. Questo è il calcio, sport in cui si può vincere per l’azione di un singolo ma che con altrettanta facilità un comportamento singolo può determinare la sconfitta. Pertanto, in una partita che si sviluppa attraverso molti singoli episodi attribuire il risultato alla fortuna non ha senso; di solito vince la squadra che ha creato più episodi positivi, agli avversari restano i pali presi che ne evidenziano la competitività in campo ma non la costanza nel perseguire la vittoria con il cuore e la mente. Leggilo anche su L’Huffington Post.

Una maratona in mezzo ai leoni

 La 15 ° edizione della  Safaricom Marathon ha avuto luogo presso Lewa, sabato 28 Giugno 2014. Organizzata da Tusk Trust e con Safaricom, questo evento di raccolta fondi ha ospitato 1.000 atleti provenienti da oltre 20 paesi diversi. La Safaricom Marathon è considerata come una delle maratone più difficili al mondo. Tuttavia, podisti di ogni livello ne prendono parte, da chi corre per divertimento, a escursionisti e appassionati, ai professionisti come Paul Tergat, keniano ex-primatista mondiale. L’impatto della manifestazione è stato enorme ed i benefici sono tangibili. Dalla sua nascita la manifestazione ha raccolto oltre $ 4,2 milioni. Tusk e Lewa hanno sempre condiviso un obiettivo comune per la conservazione della fauna selvatica come catalizzatore per alleviare la povertà, ridurre i conflitti e migliorare l’istruzione e i mezzi di sussistenza nelle aree rurali ricche di biodiversità.