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Come pensano gli argentini

Esempio di modestia argentina

Nel calcio, bisogna meritarsi la fortuna

Secondo Oronzo Pugliese, allenatore di calcio negli anni 70/80 la fortuna di una squadra consisteva nell’avere a disposizione i più bravi giocatori del mondo. Brasile e Argentina hanno vinto con l’aiuto della fortuna le due partite contro il Cile e la Svizzera. In questo caso con un ardito parallelo con il pensiero di Machiavelli, si può dire che la fortuna è la virtù esercitata dai più forti.  Per questo la fortuna non è così cieca come si è soliti dire, i più forti la calamitano su di sé. Devono però anche sapersela meritare, non a caso l’Argentina ha fatto molto più tiri in porta della Svizzera e il Brasile ha avuto ai rigori un portiere migliore. E’ altrettanto evidente che la fortuna interviene quando i due avversari non dimostrano una evidente superiorità di uno dei due. Più che in ogni altro sport, nel calcio il risultato ben si presta a essere influenzato dalla fortuna poiché la rete può essere determinata da una leggerezza compiuta in un determinato momento dal comportamento di un singolo calciatore. E’ il caso di Di Maria, uno dei migliori in campo, che viene ammonito in un’azione difensiva compiuta un minuto dopo avere segnato la rete del vantaggio dell’Argentina. Da questa leggerezza si è sviluppata l’azione che ha condotto al palo colpito da un giocatore svizzero, punito anche da un successivo rimpallo sulla gamba che ha messo la palla fuori di pochi centimetri. In altre parole, il peccato di un singolo può ricadere pesantemente sulla squadra. Questo è il calcio, sport in cui si può vincere per l’azione di un singolo ma che con altrettanta facilità un comportamento singolo può determinare la sconfitta. Pertanto, in una partita che si sviluppa attraverso molti singoli episodi attribuire il risultato alla fortuna non ha senso; di solito vince la squadra che ha creato più episodi positivi, agli avversari restano i pali presi che ne evidenziano la competitività in campo ma non la costanza nel perseguire la vittoria con il cuore e la mente. Leggilo anche su L’Huffington Post.

Per favore, non ucciderti per una partita di calcio

«Se l’Argentina dovesse vincere il prossimo Mondiale battendo in finale il Brasile, io mi suicido», ha dichiarato il sindaco di Rio de Janeiro, Eduardo Paes, a pochi giorni dall’inizio della Confederations Cup. Il primo cittadino della città brasiliana è consapevole del fatto che la nazionale brasiliana del ct Sabella è tra le favorite per il titolo e che un’eventuale vittoria dell’Argentina proprio in Brasile sarebbe una tragedia sportiva per i brasiliani, così come lo è stata quella subita ai Mondiali casalinghi del 1950 in cui furono sconfitti dall’Uruguay.

A tale riguardo per evitare questa drammatizzazione le consiglio di leggere quanto ha scritto Eduardo Galeano in un capitolo del libro”Splendori e miserie del calcio” (1997)  intitolato”Il peccato di perdere” e che in parte riporto.

“Nel calcio, come in tutte le altre cose, è proibito perdere. In questa fine di secolo, la sconfitta è l’unico peccato che non ha redenzione. Durante il Mondiale del 1994, un pugno di fanatici diede fuoco alla casa di Joseph Bell, il portiere sconfitto del Camerun, e il giocatore colombiano Andrés Escobar cadde crivellato da colpi a Medellìn. Escobar aveva avuto la sfortuna di segnare un autogol, aveva commesso un imperdonabile atto di tradimento alla patria.

Colpa del calcio o colpa della cultura del successo a tutti i costi e di tutto il sistema di potere che il calcio professionistico riflette e integra?”

Rifletta signor Eduardo Paes e accetti l’ipotesi che si può anche perdere, scoprendo magari quanto lenisce il dolore e unisce le persone il volerlo condividere.