Archivio mensile per giugno, 2012

Italia vince e convince

L’Italia vince e convince e questa accoppiata è il risultato migliore che ci si poteva aspettare. Prandelli non è solo il ct della squadra ma ha dimostrato di esserne l’allenatore, impostando un gruppo nuovo per mentalità e gioco. Ci ha messo del tempo, un mese, ma in questi casi non ci sono scorciatoie. Dimostra anche che i calciatori hanno avuto un approccio mentale flessibile, disponibile a seguirlo e fiducioso anche quando reti e gioco non venivano come avrebbero dovuto. La squadra è stata determinata per lungo tempo ma non per tutta partita. Ha fatto bene Buffon a arrabbiarsi, perché non si scherza con il fuoco e la partita finisce solo quando lo dice l’arbitro e non quando lo decidono i giocatori. I tedeschi sono anche molto forti e hanno perso per merito nostro ma anche per non avere capito che l’Italia voleva vincere e aveva un sistema per farlo. L’Italia infatti si esalta quando gioca partite decisive e viene data per sfavorita, se non lo capisci probabilmente perdi, perché è molto difficile per i nostri avversari cambiare approccio mentale durante la partita. Sono rimasti sorpresi e si sono impauriti e così è venuto l’uno-due da loro proprio inaspettato.

La rabbia nel tennis

L’altro giorno stavo osservando in un circolo di tennis una partita fra quattro signore che hanno passato la maggior parte del tempo a chiedersi “Scusa.” Lo dicevano alla compagna di doppio dopo un errore, alle avversarie quando la palla prendeva la rete o dopo un colpo fortunoso. Vi era molta attenzione a controllare la situazione dal punto di vista emotivo, per evitare che l’altro, compagna o avversaria, s’irritasse. Emozioni anche se diverse le mostrano pure i più giovani, quando continuano a parlarsi insultandosi e dicendosi le peggiori cose su di sé e neanche i campioni sono immuni da queste espressioni emotive. Senza scomodare John McEnroe, basti ricordare che il tranquillo e educato Federer da ragazzo era molto indisciplinato in campo. L’episodio di violenza offerto da Nalbandian durante la finale del torneo londinese del Queens non è altro che una riprova estrema di quanto il tennis stimoli nei giocatori l’emergere di una condizione di fragilità emotiva che, alle signore di buona famiglia fa dire ripetitivamente “Scusa, scusa” mentre negli atleti determina veri e propri scoppi d’ira o naturalmente anche la condizione opposta, e cioè stati di catatonia fisica e mentale che portano a perdere i set a zero.
L’ira nel tennis ha un effetto devastante sulla prestazione, poiché nessuno è in grado di gestirla a proprio favore, è una condizione che annebbia la mente, con effetti sul fisico che portano a sentire il braccio rigido mentre la racchetta diventa una clava da agitare vorticosamente a vuoto. Non è un caso che i tennisti contemporanei emettano dei versi vocali o per meglio dire gridino nell’atto di colpire la palla. Infatti il grido svolge diverse funzioni:
• Determina nel giocatore la percezione di colpire più forte la palla. Attraverso l’urlo s’imprime più forza al colpo.
• Scarica la tensione emotiva che si sta provando in quel momento. Alzare il volume della voce di solito impedisce l’accumulo di stress.
• E’ un comportamento primitivo per affermare la propria dominanza su quel territorio. Vi ricordate il grido di Tarzan nella foresta?
• E’ un comportamento teso spaventare l’avversario. L’oggetto della propria aggressività è l’altro che va emotivamente dominato.
Da questi comportamenti emerge che il tennis è un gioco in cui bisogna mostrare quelle emozioni che sono utili per condurre il proprio gioco e, non a caso, servire bene è un fattore decisivo perché in esso si fondono insieme tecnica, forza e cattiveria agonistica. Se uno di questi tre aspetti è carente il tennista ha un problema importante da risolvere e il suo avversario se è bravo ne trarrà sicuramente vantaggio.
Quindi accanto al miglioramento tecnico è imprescindibile un significativo impegno a migliorare mentalmente quale che sia il livello di abilità che si possiede.  Tennis mentale: http://www.tennisworlditalia.com/?section=corso&id=14&pag=-1

Cuore e idee

Prandelli ha detto che la nazionale ha giocato con il cuore e con idee. Tradotto con parole meno legate al modo di parlare quotidiano si può dire che l’Italia ha giocato motivata e ha dimostrato una mentalità vincente. Motivata significa sapere che la qualità del gioco dipende dall’impegno individuale e collettivo e lo si vuole fare. Mentalità vincente consiste nella convinzione di sapere affrontare con successo la prossima partita. Ecco perché non si può fare a meno di cuore e idee.

Le parole di Ettore Messina

Per capire meglio cosa sia la tensione agonistica leggete l’intervista a Ettore Messina, nuovo allenatore di pallacanestro del CSKA di Mosca: http://www.repubblica.it/sport/basket/2012/06/25/news/messina_torna_a_mosca-37923797/?ref=HRLS-6

I gesti che fanno bene

Nel rigore di Pirlo genio e determinazione: http://www.youtube.com/watch?v=E6SrriT1Zxs

Ferrari: l’ingegnere di pista Andrea Stella parla via radio in italiano nel finale di gara con Alonso. In un ambiente sportivo così anglosassone come quello della Formula 1  in cui l’inglese è la lingua dominante, parlare in un’altra lingua fino a poco tempo fa era inimmaginabile anche perché le squadre sono composte da specialisti da nazionalità diversa. Alla Ferrari si è voluto finalmente  formare una dirigenza tutta italiana e quindi questo impedimento è caduto.

Germania vs Grecia

La Germania ha stravinto contro la Grecia ma la partita non è stata per loro una passeggiata di salute fino al goal del 2-1. Infatti la facilità a tirare in porta sin dall’inizio della partita, li aveva portati a rilassarsi mentalmente un po’ troppo, pensando che la rete sarebbe venuta da un momento all’altro. Invece è successo che dopo il vantaggio iniziale hanno continuato a sbagliare sotto porta e si è verificata una delle regole del calcio, secondo cui chi sbaglia ripetutamente viene con probabilità punito. Così è stato e la Grecia ne ha approfittato andando momentaneamente in parità. Lo spavento ha fatto nuovamente riconcentrare i tedeschi che da quel momento in poi non hanno più concesso questo tipo di margine agli avversari e puntualmente sono venuti gli altri tre goal. Poteva finire diversamente solo nel caso si fosse verificato quanto segue: http://www.youtube.com/watch?v=pavNpozrgM8&feature=share

E’ la testa che comanda!

Tiger Woods rappresenta lo spot migliore per gli psicologi dello sport, poichè è l’esemplificazione di quanto la mente sia decisiva per vincere e che la tecnica da sola può solo creare illusioni ma non basterà mai se non è associata all’autocontrollo personale. Non deve esser affatto semplice per un campione come Woods accettare che il crollo della prestazione possa avvenire da un momento all’altro, riportandolo a essere solo un bravo giocatore come tanti altri. Per un fuoriclasse abituato a fare quello che vuole sul campo da golf, con più di 70 tornei vinti, di colpo (in seguito alla storia della separazione dalla moglie) non essere più se stessi può creare anche problemi d’identità, perché non sei più quello che eri. Un po’ come quegli artisti che non sono stati più capaci di ripetere i loro capolavori perché erano diventati alcoolizzati.

L’allenamento mentale di un under15

Mi si è presentata l’opportunità di allenare mentalmente alcuni giovani under15 ed è molto interessante perché i ragazzi erano e sono  motivati a migliorare nel loro sport. Alla base del lavoro che abbiamo fatto insieme vi sono stati degli esercizi sul campo per fare capire qual è la differenza tra essere poco, abbastanza o molto concentrati su quello che si sta facendo. Esempio correre 30 metri alla massima velocità di cui si è capaci. Si può mettere i ragazzi su una linea e dargli il pronti.via, questa è una condizione in cui non si fornisce importanza alla concentrazione. Si può invece dire, “Ragazzi, sulla linea di partenza, concentratevi sui primi passi che farete e spingete più veloce che potete”, probabilmente in questo modo si alza la soglia attentiva a un livello almeno sufficiente. Se però si vuole che siano veramente concentrati si dirà ai ragazzi di immaginarsi la loro corsa, di sentire soprattutto la spinta del piede e di guardare solo davanti a sé, poi si farà praticare per qualche istante queste immagini mentali e subito dopo si darà il pronti-via. Ecco un esempio concreto di come allenare l’attenzione e si può adattare a qualsiasi sport. L’importante con i ragazzi così giovani è di fargli vivere delle esperienze pratiche in cui si evidenzi che l’attenzione, così come altre abilità mentali possono essere allenate direttamente sul campo.

L’Italia va avanti

L’Italia gioca confusa e con il cuore, speriamo abbia un buon cardiologo per recuperare. Qualcuno ha scritto smettetela di chiamarlo Supermario se volete che lo diventi; sottoscrivo. I gironi dei campionati del mondo e europei sono il momento peggiore per l’Italia, una volta superati, a fatica, di solito gioco e risultati migliorano.  Mi chiedo sempre a cosa si allenano se poi in campo non si trovano. La cosa per me migliore è avere impiegato molti giocatori nuovi in nazionale. I nostri due ragazzi ribelli hanno fatto finalmente goal. Prandelli così diverso da Lippi, è sempre disposto a spiegare, meno cinico, più cuore in mano. Buffon è la prova che la tensione nervosa asciuga le energie anche se non corri. E’ impressionante come la squadra protegga Balotelli. Cosa non si farà mancare l’Italia in questa settimana che precede il prossimo match?

Ricordiamoci che non esiste la partita perfetta

“Così come non ci sono corpi che garantiscano il gol, non ci sono grandi incontri senza errori. Il calcio vive di imprevisti, a tal punto che, in una singolare intervista con Marguerite Duras, Michel Platini affermò – Una partita “perfetta” dovrebbe terminare 0-0 .- Il calcio dipende anche dagli scivoloni del portiere, dagli assurdi passaggi all’avversario, dai cruenti autogol. In nessun altro sport gli astri deludono altrettanto nelle giocate facili (basti ricordare i rigori falliti di Zico, Van Basten, Maradona, Hugo Sanchez e Platini nelle coppe del mondo o europee).” (Da Juan Villoro, Gli undici della tribù, Micromega, 3/98, p.104).  Ricordiamocelo stasera mentre guarderemo Italia-Irlanda.