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Le ragioni per cui si gioca al calcio

Una tesi magistrale discussa oggi da Michele Aquila, Università Tor Vergata, illustra con chiarezza come la dominanza della motivazione orientata al compito o al risultato determina in ogni fascia di età differenze nelle ragioni per cui si pratica il calcio.

E’ indispensabile allenare l’abitudine a essere pronti

Gli atleti spesso immaginano che il giorno della gara saranno pronti ad affrontarla.  I risultati insegnano che questa convinzione si realizza di rado. Succede invece che gli atleti si spaventano, diventano troppo preoccupati e forniscono pessime prestazioni.

Bisogna allenarsi a cambiare, le abitudini diventano utili solo quando i comportamenti che le definiscono sono stati ripetuti, ripetuti e ripetuti ancora. Non bisogna accontentarsi di allenarsi-abbastanza-bene, perché così non si costruiscono le abitudini vincenti. Bisogna continuamente perfezionarsi e consolidare i progressi ottenuti.

E’ un tipo di lavoro emotivamente coinvolgente. Ogni esercitazione viene prima immaginata mentalmente, proprio come se si stesse fornendo quella prestazione in quel determinato momento. Solo dopo questo esercizio mentale, si dovrebbe passare ad eseguire l’esercizio. Il principio è: si parte quando la mente è pronta a iniziare. Mai prima.

La giustificazione dietro cui si nascondono le persone, compresi gli atleti, è di dirsi: “se poi sbaglio lo stesso?”. Sono troppo concentrati sul risultato. Hanno difficoltà ad accettare gli errori e quando si sbagliano si arrabbiano oppure si deprimono.

Accettare gli errori e recuperare immediatamente dopo la condizione emotiva e attentava ottimale per continuare è uno degli scopi principali dell’allenamento

Conosci te stesso attraverso le tue priorità

Dimmi le tue priorità e ti dirò su cosa sei concentrato.

Ottima domanda per sapere se

siamo centrati sul risultato e sul compito da svolgere.

Le 10 domande definitive per avere un atteggiamento vincente

10 domande definitive per gli allenatori e i mental coach:

  1. Quanto sei convinto che oltre la tecnica/tattica e la forma fisica, l’atteggiamento è alla base del successo sportivo?
  2. Quanto tempo dedichi a cambiare l’atteggiamento dei tuoi atleti verso gli errori?
  3. Come insegni che il riscaldamento non è solo fisico ma anche mentale?
  4. Come insegni che l’atteggiamento verso la fatica fisica e mentale è decisivo per migliorare la fiducia in gara?
  5. Come insegni che è necessario lottare istante per istante senza pensare al risultato?
  6. Interrompi mai l’allenamento perché l’atteggiamento è sbagliato?
  7. Quanto spesso premi l’atteggiamento in campo piuttosto che il risultato?
  8. Quanto tempo dedichi a insegnare che gli atteggiamenti pre-gara e durante le pause sono alla base della prestazione seguente?
  9. Quanto tempo spendi a pensare in che modo i tuoi atteggiamenti influenzano quelli dei tuoi atleti?
  10. In che modo valuti nel dettaglio e parli con gli atleti del loro atteggiamento in allenamento e in gara?

 

Gli sport sono un gioco duro

  • Più gare perse che vinte: lottare sempre
  • Fallimenti + Frustrazioni fanno parte del gioco
  • Molto tempo per pensare: noia e preoccupazioni
  • 3 o 4 momenti critici in ogni competizione
  • Controllo della prestazione e non del risultato
  • Atleti devono essere focalizzati su vincere/prestazione/miglioramento continuo