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Recensione libro: Coach Wooden and Me

E’ uscito l’ultimo libro di Kareem Abdul-Jabbar: “Coach Wooden and Me”. Racchiudere le emozioni di un rapporto cinquantennale nei bordi cartacei di un libro non dev’essere stato facile, neanche per una penna raffinata ed esperta del calibro di Lew Alcindor a.k.a Kareem Abdul-Jabbar. Il fenomeno ex Bucks e Lakers è riuscito in questa ardua impresa, e l’ha fatto in grande stile. Le pagine scorrono agilissime, tra riflessioni sulla propria adolescenza e maturità, sulle spinose vicende politiche del tempo e sulla propria visione di concetti elevati quali, ad esempio, la morale religiosa e l’etica sportiva.

Questo libro contiene tutto ciò che possa esserci da sapere su di loro, ma proprio tutto. Dai momenti più luminosi di successo ai momenti di più buia disperazione, quasi sempre placati dalle citazioni letterarie e dalle parole sempre appropriate del Coach. A questo proposito, Kareem cita questa frase di Mark Twain, particolarmente cara a Wooden:

«La differenza tra una parola quasi giusta e una giusta è davvero una grossa questione: è la differenza che c’è tra una lucciola e un lampo».

Il Coach ha sempre scelto il lampo, misurando con attenzione il peso delle proprie parole, per non ferire il proprio interlocutore e per fornirgli sempre spunti positivi.

(Sintesi recensione di Cataldo Martinelli)

Allenare la mentalità per avere squadre di successo

Da tempo le nazionali degli sport di squadra non vincono più e presidenti di federazione e club si accusano vicendevolmente di fare poco per affrontare seriamente questo problema. Al di là di questa lotta sterile che evidenzia paradossalmente la difficoltà a ‘fare squadra’ per un interesse superiore alle singole esigenze, ciò che manca è il sapere come si sviluppa a lungo termine l’atleta. Sappiamo per certo che ci vogliono anni d’investimento, probabilmente almeno 10.000 ore di allenamento dall’inizio della pratica dello sport scelto sino a diventare giocatori esperti e maturi per affrontare eventi di livello internazionale. Abbiamo tanti presunti campioncini che non diventeranno mai giocatori di prima fascia per un eccesso di valutazione positiva quando sono adolescenti mentre i genitori si gratificano pensando di avere scoperto in casa un Totti, solo perché il loro figlio è più bravo dei suoi compagni o nella pallavolo e basket solo perché a 13/14 anni è più alto degli altri e allora ha vita facile a fare i punti. I genitori si entusiasmano, i club li sfruttano e l’anno successivo un altro diventa più bravo di loro e così avanti, il risultato è che si rovina l’autostima dei ragazzi che non sanno a cosa credere: ‘sono bravo oppure no?’.

In Italia la ricerca psicologica in questo ambito non è sviluppata perché difficilmente le squadre mettono a disposizione i loro giocatori per indagare sullo sviluppo psicologico di questi giovani. Non è lo stesso in paesi come il Regno Unito dove molte Football Academy hanno adottato un sistema denominato 5C’s che è un modello per sviluppare le abilità psicologiche (concentrazione, impegno, comunicazione, controllo e fiducia) durante le sessioni di allenamento. Lo stesso vale ad esempio in US per la Little League di Baseball, dove da 40 anno si utilizza sul campo un sistema per monitorare il comportamento dell’allenatore, il Coaching Behavioral Assessment System, che ne permette l’esame e fornisce al tecnico informazioni utili per migliorare professionalmente, tratte direttamente dal suo modo di lavorare con i giovani. Esistono, inoltre, sistemi per il miglioramento della concentrazione nelle abilità di precisione, trasversali a tutti gli sport di squadra come sono i calci di rigore, la battuta nella pallavolo, il tiro libero nel basket e i calci nel rugby, che potrebbero insegnare ai giocatori come affrontare queste situazioni, che dipendono in larga parte solo dalla convinzione che hanno in quel momento di fare nel modo migliore la cosa giusta.  L’utilizzo di questi approcci integrati nell’allenamento determinerebbe un migliore sviluppo dei giovani negli sport, potenziando in loro le competenze psicologiche di base, che saranno certamente utili anche nella vita di tutti i giorni ma che sarebbero di grande sostegno alle loro prestazioni che non sono mai solo tecniche. Rappresentano invece l’espressione massima del giocatore nella sua globalità fisica, tecnico-tattica e psicologica. Senza questo tipo di sviluppo personale e di gruppo sarà sempre difficile, al di là di qualsiasi forma organizzativa venga adottata dagli organismi sportivi, allenare futuri giocatori di successo.

Gli arbitri NBA favoriscono la squadra di casa?

“Nello sport il vantaggio di giocare in casa è una dato universale. Le squadre di baseball squadre vincono costantemente il 54% delle loro partite casalinghe, mentre nell’hockey questo dato è oltre il 60%.

In molte partite NBA le squadre di casa vincono di norma 66% il degli incontri casalinghi. Ma perché?  Forse a causa del tifosi? Forse perché gli stadi di casa sono di maggiore gradimento per la squadra? Forse il jet lag ostacola le prestazioni?

O forse, sotto la pressione dei tifosi gli arbitri commettono degli errori?

Da marzo 2015, la NBA ha cominciato a valutare le chiamate degli arbitri nei due minuti finali di tutte le partite in cui le due squadre sono divise da cinque punti, postando report giornalieri sul suo sito Web. Il mese scorso, The Pudding ha pubblicato i dati portandoli a conoscenza del pubblico.

La squadra di casa riceve un arbitraggio favorevole? Questo dato spiega il vantaggio di giocare in casa nel campionato NBA?

Le chiamate dell’arbitro sono state suddivise in tre categorie: chiamate corrette, non-chiamate e chiamate non corrette: In ogni categoria, la squadra di casa ha avuto beneficio. Negli ultimi anni, nel basket e negli altri sport, questo vantaggio si è ridotto. Nel secolo scorso nel calcio inglese il calo è stato lento e costante. Nel baseball, dove il vantaggio casalingo è stato ridotto al minimo, si è attuata una più stretta vigilanza sugli arbitri.

E forse sarà lo stesso nell’NBA, se gli arbitri saranno esaminati in modo più accurato. Il database relativo agli ultimi due-minuti continuerà a crescere, e noi continueremo a saperne di più su come l’arbitraggio influenza i risultati”.

(By Oliver Roeder)

Home Court Advantage by Referees’ Calls

Team benefiting from correct calls

(Refs correctly called an infraction against the other team)

Home team - 51%________________49% - Away team

 

Team benefiting from missed calls, an incorrect no-call

(Refs let team get away with infraction)

Home team - 52%_______________48% - Away team

 

Team benefiting from incorrect calls

(Refs screwed up – called an infraction on the other team)

Home team - 56%_______________44% – Away team

Il talento di Magic Johnson di nuovo al servizio dei Lakers

Magic Johnson lavorerà per la sua ex squadra, i Los Angeles Lakers, e avrà il ruolo di valutare gli atleti e aiutare la squadra a ritornare a vincere come in passato.

Ricordiamo come è diventato Magic:

Quando giocava con i Los Angeles Lakers si distingueva non solo perché era un campione, ma anche per la sua dedizione totale al gioco di squadra: passava e difendeva anziché pensare a fare canestro. Questo atteggiamento in campo si è sviluppato perché quando giocava nella lega giovanile, il suo allenatore gli aveva detto che lui era il più grande, il miglior giocatore della squadra che così vinceva ogni volta. Nonostante queste vittorie gli altri compagni di squadra si sentivano incapaci, errano depressi e nessuno lo ringraziava o si mostrava contento per quello che lui faceva. Decise che quella situazione era insostenibile. Da quel momento il suo comportamento in campo cambiò e mise le sue capacità al servizio della squadra. L’umore della squadra mutò completamente, i compagni furono molto più motivati, incrementarono le loro abilità e continuarono a vincere.

(da A.Cei, 1998)

Kobe Briant annuncia il ritiro con un poema di amore per il basket

Internet è andato in tilt  quando la superstar NBA Kobe Bryant ha annunciato che si sarebbe ritirato dai Los Angeles Lakers alla fine di questa stagione. L’annuncio è stato pubblicato dal The Players’ Tribune, blog di giornalismo sportivo fondato da Derek Jeter, e il sito si è schiantato più volte subito dopo questo annuncio.
La cosa più notevole del post di Kobe Bryant intitolato “Dear Basketball” è l’essere stato scritto in forma poetica. Eccone riportati alcuni brani.

Dear Basketball,

 

From the moment
I started rolling my dad’s tube socks
And shooting imaginary
Game-winning shots
In the Great Western Forum
I knew one thing was real:

I fell in love with you.

A love so deep I gave you my all —
From my mind & body
To my spirit & soul.

You gave a six-year-old boy his Laker dream
And I’ll always love you for it.
But I can’t love you obsessively for much longer.
This season is all I have left to give.
My heart can take the pounding
My mind can handle the grind
But my body knows it’s time to say goodbye.

Love you always,
Kobe

(The Players’ Tribune)

Ettore Messina: un esempio di mentalità vincente

Che bello sentire dire da Ettore Messina al suo esordio come head coach su una panchina NBA: “Ero terribilmente impaurito da questo esordio, generalmente lo sono in modo controllato, oggi è stato diverso. Non ho pensato ad essere il primo coach non americano in grado di vincere una partita NBA perché volevo rimanere concentrato sull’obiettivo finale. E’ stato bello”.

L’ex ct della Nazionale azzurra, ora assistant manager ai San Antonio Spurs, ha sostituito in panchina l’head coach Greg Poporvich, costretto a fermarsi per motivi di salute e a sottoporsi ad alcuni trattamenti medici: il team texano, campione in carica, ha superato 106-100 gli Indiana Pacers.

Messina ha un palmares incredibile: 4 Eurolega (2 con la Virtus Bologna, 2 con Cska Mosca), 4 campionati italiani, 7 Coppe Italia, 1 Coppa delle Coppe, 6 Campionati russi e 1 argento europeo con la nazionale italiana.

Ma non ha paura dei sentimenti che prova e neanche di ammetterli in pubblico. Questa è certamente una delle principali caratteristiche dei vincenti: accettare la paura anche estrema e restare concentrati sull’obiettivo finale.

Il trionfo di Marco Belinelli in NBA

“Ce l’hai fatta. Bacione. Mamma”. Il messaggio più bello, Marco Belinelli, primo italiano a vincere il titolo Nba, l’ha ricevuto pochi attimi dopo il trionfo.

“Amo questo sport ho sempre visto le finali Nba, e nella testa avevo proprio queste immagini dei festeggiamenti con lo champagne che bagna tutti. Ora, a distanza di poche ore, dopo non aver praticamente dormito mi vengono i brividi. Ho la pelle d’oca. E’ tutto fantastico”.

“Sono sempre stato criticato, in nazionale, nel club e nell’Nba. In molti mi dicevano che non ce l’avrei fatta, io invece non ho mai mollato, neanche nei momenti più duri e oggi mi sono preso la rivincita più bella”.

“Qui sto benissimo, è una grande organizzazione con una grandissima squadra e poi c’è Popovich, un grandissimo coach”.

“Sono orgoglioso di essere seguito in Italia da tantissime persone, anche giovanissime. A loro dico: lavorate duro e non mollate mai. A me tutti dicevano che non ce l’avrei mai fatta e invece ce l’ho fatta”.

Unforgettable Cesare Rubini

Vi sono individui che durante la loro vita lasciano segni unici e indelebili; è il caso di Cesare Rubini unico italiano a essere nella Hall of Fame di due diversi sport, la pallacanestro e il nuoto.

Per capire quanto Cesare Rubini sia stato determinante nello sport a livello internazionale non ci sono parole migliori di quelle di questo articolo del Corriere della Sera di Alessandra Farkas:

“Cesare Rubini e’ entrato per sempre nella leggenda del basket a stelle e strisce. Davanti a 1204 persone in smoking e décolleté da sera (che avevano sborsato 100 dollari a testa per applaudirlo) il settantenne allenatore e’ diventato il primo italiano e primo europeo, lunedi’ sera, ad essere immortalato nel prestigiosissimo tempio Usa del basket: la leggendaria “Basketball Hall of Fame”. “E la prima volta che un italiano riceve questo ambitissimo onore . ha detto il presidente Clinton in un tape registrato trasmesso all’ inizio della cerimonia al Civic Center di Springfield, nel Massachussetts. Non potrebbe meritarlo di piu” ha aggiunto. “Oltre a mettere il basket italiano nella mappa internazionale, Rubini ha fatto tantissimo per l’ amicizia sportiva Europa Usa”. Dallo scrosciante applauso suscitato dalle parole del presidente, si e’ capito che il pubblico il “who’ s who” della pallacanestro americana condivideva la scelta”. Ascolta lo speech di Cesare Rubini di quella sera.

Rubini era un guerriero che viveva le partite come battaglie. “Nei minuti decisivi devi essere coraggioso, spregiudicato, la voglia di vincere ti spinge a obbligare i giocatori a battersi anche se non stanno in piedi. Ricordo Riminucci che andava dentro con un’apofisi fratturata. Sardagna che teneva insieme con i cerotti una caviglia quasi rotta … Gamba ha lasciato due ginocchia nella mischia, ma tutti resistevano al dolore, tutti quelli di un certo periodo, poi le cose son cambiate, qualcuno dice per fortuna, ma è lo spirito della battaglia che è venuto a mancare. Non avevo pietà dei miei giocatori, gli allenamenti erano certo più duri di molte partite del campionato. Se un mio giocatore diceva che non poteva farcela cercavo di forzarlo, volevo eroi, lo ammetto e molti lo sono stati … allenare senza conoscere gli uomini, i tuoi e gli avversari, non è possibile”.

Leggete questa storia entusiasmante raccontata da Oscar Eleni e Sergio Mela, Indimenticabile, Sport&Passione.

 

Sguardo e attenzione: una relazione poco allenata

In molti sport lo sguardo determina la qualità dell’attenzione. Un calciatore prima di battere una punizione guarda dove vuole vada la palla, nel tiro libero guarda un punto sull’anello o nel tennis dove vuole che vada la palla del servizio. Bene .. cosa si fa per allenare questa abilità? Secondo me poco, molto poco.

L’allenatore di basket Phil Jackson sull’amore per la squadra

“Cosa intendi dire quando scrivi che l’amore è l’ingrediente critico per un campionato?”

“Conosco squadre che vanno d’accordo, che festeggiano insieme, ma che non sono pronte a condividere e non mostrano quella profonda attenzione che bisogna avere gli uni con gli altri. Bisogna proteggersi reciprocamente. Devi proteggere il culo dell’altro che si sta battendo all’attacco. Devi sapere come dare la palla così gli altri possono fare un buon tiro. Devi uscire da te stesso e pensare agli altri”.

(Di Belinda Luscombe,  Time, June 3 2013, 10 Questions). Phil Jackson ha vinto due titoli NBA da giocatore e11 da allenatore.