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Il futuro della psicologia della prestazione sportiva (parte 2)

Da quanto detto nel blog precedenteemerge con evidenza che la preparazione psicologica o mental coaching consiste nell’applicazione di un programma strutturato, che richiede specifiche competenze da parte dello psicologo dello sport e che ha come scopo ultimo quello di aiutare l’atleta/team a migliorare le proprie prestazioni sportive. Ci si riferisce, quindi, a un programma di allenamento sistematico e costante di abilità psicologiche e atteggiamenti mentali che si distinguono fra quelli di base e quelli di livello avanzato.

I primi non sono di pertinenza di un singolo sport ma sono competenze trasversali che riguardano il dialogo positivo con se stessi, l’abilità  a imparare dalle esperienze, le ripetizioni mentali e l’autocontrollo. Sono abilità che dovrebbero essere insegnate a partire dall’adolescenza, sono indipendenti dal livello di competenza dell’atleta e una volta apprese potranno essere utilizzate durante ogni forma di prestazione sia essa scolastica o lavorativa. I secondi, invece, riguardano lo sport praticato. Infatti, la concentrazione, i processi decisionali, il pensiero tattico, la gestione dello stress agonistico o la pianificazione della gara variano notevolmente in funzione delle richieste poste dalle singole discipline. Riguardano, pertanto, quegli atleti che svolgono un’attività agonistica significativa o di alto livello.

Lo sviluppo di queste competenze psicologiche non può avvenire solo attraverso l’allenamento fisico, tecnico e tattico ma viene raggiunto attraverso programmi di allenamento mentale che hanno lo scopo d’insegnarne l’uso e di ottimizzarlo.

Un ulteriore sviluppo di questa attività riguarda i nuovi orientamenti del processo di coaching, laddove se per lungo tempo ha riguardato esclusivamente lo sviluppo delle abilità prestative individuali o di gruppo, da qualche anno si è aperta una nuova fase rappresentata dal coaching sui valori. Lo scopo a stimolare la consapevolezza del significato della propria attività, attraverso la conoscenza e lo sviluppo dei propri valori, aspettative e abitudini. E’ un processo centrato sullo sviluppo non più solo della prestazione ma dell’essere umano nel suo complesso nelle differenti fasi della carriera sportiva. Frodi sportive, abuso di farmaci e doping, annullamento della vita sociale e affettiva per favorire solo il successo sportivo sono aspetti che limitano lo sviluppo degli atleti identificandoli solo come performer a discapito di altri aspetti indispensabili della vita e che li pongono in una condizione di subire pressioni negative e illecite. Il coaching orientato ai valori è un approccio originato dal concetto di psicologia positiva sviluppato da Martin Seligman, che fornisce ai singoli individui ma anche alle organizzazioni sportive che volessero percorrere questa strada un ruolo nuovo, centrato sulla responsabilità sociale individuale e sull’utilizzo di strumenti per sviluppare individui responsabili dello svolgimento del proprio presente e futuro.

Il mental coach dunque il consulente esperto nello sviluppare e condurre a termine questi programmi, che nel nostro contesto nazionale si concretizza nello psicologo con laurea specialistica e un percorso di formazione professionale in psicologia dello sport. Infine, la preparazione psicologica riguarda non solo gli atleti ma anche gli allenatori che svolgono una funzione di leadership e di guida psicologica in tutti gli sport sia individuali che di squadra. Sono gli atleti a gareggiare ma la qualità della loro prestazione viene forgiata in allenamento, che è una situazione centrata sull’interazione fra coach e atleta e squadra, del cui valore di questo rapporto sono tutti pienamente consapevoli. Tanto è vero che una ricerca particolarmente significativa, poich. condotta su un numero molto ampio di atleti (n = 817) che hanno fatto parte della squadra olimpica statunitense nel periodo 1984-1998, ne ha evidenziato la funzione indispensabile, attraverso le parole degli atleti, consapevoli che il loro successo era stato favorito in notevole misura dalla interazione con allenatori eccellenti (Ricvald, Peterson, 2003).

Avere sottolineato l’importanza della persona-allenatore eccellente e non solo del programma-eccellente permette di porre l’accento sulla componente esistenziale del ruolo di allenatore, intesa come fattore fondante questo rapporto accanto a quella pi. squisitamente tecnica-professionale. Analogamente l’attività di coaching svolta con gli allenatori nello sviluppo delle loro competenze psicologiche ha permesso di evidenziare che le aree psicologiche in cui desiderano migliorare riguardano principalmente: le abilità interpersonali, la fiducia in se stessi e in misura minore i processi decisionali. Lo psicologo dello sport può quindi svolgere un ruolo chiave nel supportare l’allenatore attraverso un supporto, naturalmente quando richiesto, al suo sviluppo professionale e personale continuativo.

Il futuro della psicologia della prestazione sportiva (parte 1)

Dal punto di vista dell’applicazione professionale si sta manifestando in questi anni un ampliamento del campo di intervento degli psicologi dello sport. Se si considera il tema dell’incremento della prestazione si nota una evidente compenetrazione di competenze derivate dall’ambito sportivo con quelle derivate da altri ambiti di applicazione professionale. A titolo di esempio si consideri che all’interno di American Psychological Association, la Div47, relativa alla psicologia dello sport definisce la componente applicata di questa disciplina come una sub-componente della psicologia della prestazione, affermando che: “La psicologia applicata allo sport è lo studio e l’applicazione dei principi psicologici della prestazione umana nel sostenere gli atleti a fornire prestazioni al livello più elevato delle loro capacità e a trarre soddisfazione dallo svolgimento del processo di prestazione.Gli psicologi sportivi applicati sono formati e specializzati per occuparsi di un numero ampio di attività che comprendono:

  • l’identificazione, lo sviluppo e l’esecuzione delle conoscenze, delle abilità e capacità mentali ed emotive necessarie per eccellere nello sport;
  • la comprensione, la diagnosi e la prevenzione di ciò che può limitare le prestazioni dal punto di vista psicologico, cognitivo, emotivo, comportamentale e psicofisiologico
  • il miglioramento del contesto sportivo per facilitare negli atleti un più efficace sviluppo di prestazioni adeguate ed esperienze positive.

E’ importante rilevare che ora ci stiamo focalizzando sulla pratica della psicologia dello sport e della prestazione. Questa definizione non intende minimizzare gli altri aspetti relative al contesto più ampio della psicologia dello sport, come l’area della ricerca e della promozione della partecipazione sportiva per promuovere la salute o l’uso dello sport per lo sviluppo personale, sociale e morale.

Questo trend si va diffondendo un po’ ovunque nel mondo. Si sta cioè verificando che un numero sempre maggiore di psicologi dello sport, in virtù delle loro esperienze nell’alto livello, sono entrati nel mercato del lavoro anche in altri ambiti in cui sono richiesti proprio per questa loro specificità professionale. In alcuni casi  hanno fondato società di consulenza che offrono servizi di questo tipo in modo indifferenziato alle aziende o alle organizzazioni sportive nonché ai singoli attori di questi due mondi. E’ il caso, fra gli altri, della Enhanced Performance Systems fondata da Robert Nideffer negli USA, della Lane 4 Management Group di Adrian Moorhouse e Graham Jones in Gran Bretagna e USA, del Mental Training and Coaching Center4 di Hardy Menkehorst in Olanda o di Cei Consulting in Italia.

Sembra quindi che si stia affermando un forte processo di sviluppo della psicologia dello sport in relazione all’alto livello e allo sviluppo dei giovani talenti, tanto da stimolare per lo svolgimento di queste attività. la creazione di imprese private totalmente indipendenti dalle organizzazioni sportive. Naturalmente questo ha richiesto agli psicologi di approfondire specifiche tematiche e modelli di intervento tradizionalmente provenienti dall’ambito della psicologia delle organizzazioni. (1°parte)

Preparazione fisica e psicologia

Come ho scritto ieri a proposito della relazione tra psicologia e preparazione fisica, il mio intervento di oggi e la collaborazione dei partecipanti mi ha fornito ulteriori spunti di riflessione.

i preparatori fisici sono consapevoli della rilevanza della psicologia e le loro curiosità iniziali si sono riferite a come dimensioni psicologiche quali la motivazione e l’autostima possono essere da loro influenzate per valorizzare il loro lavoro. E’ emersa dalle loro parole la difficoltà di allenare i giovani, che sembrano non accontentarsi delle spiegazioni ma richiedono di vedersi attraverso video fatti con il cellulare per capire come migliorare.

E’ merso in modo poco evidente come le esercitazioni di preparazione comprendono in se stesse l’allenamento di competenze psicologiche come ad esempio l’attenzione e la tenacia.

In sintesi, mi sembra di capire che secondo lor le dimensioni psicologiche, così come per l’allenamento, influenzano la qualità dell’esercizio effettuato. Meno evidente è la percezione che gli esercizi svolti svolgono nello stesso tempo la funzione di allenare specifiche abilità psicologiche.

Quest’ultimo è un tema poco trattato, anche dagli psicologi, e che dovrebbe avere in futuro un forte potenziamento.

 

IJSP 2° Special Issue: 50° Anniversario

2° SPECIAL ISSUE 1970-2020

50 YEARS OF THE INTERNATIONAL JOURNAL OF SPORT PSYCHOLOGY

Guest Editors: Sidonio Serpa, Fabio Lucidi, Alberto Cei

Fifty years with the International Journal of Sport Psychology.

From the history of sport psychology to its actual pathways

ALBERTO CEI, FABIO LUCIDI, SIDÓNIO SERPA

Fifty years after its appearance as the very first journal specifically com- mitted to sport psychology, the International Journal of Sport Psychology (IJSP) is today a well reputed and well established scientific journal. Aimed at both researchers and practitioners, the papers published are often not just of academic interest, but also have practical applications too.

After the first special issue looking back at the history of sport psychology, with this second issue we are interested to reflect about contemporary sport psychology and the actual role of the IJSP as a peer reviewed journal publishing and circulating research findings and theoretical speculation from sport psychologist over five continents (both scientists and practitioners) to learn from and build upon.

The aim of this second special issue is than to underline how the historical background showed in the previous issue leaded sport psychology toward actual pathways, focusing on some new trends of research, as well as on the reorientation of some classic topics according to the society changes. Through the contribution of some invited scholars, the present issue would make a point trying to understand what changes sport psychology is facing, or has to face, in relation to some main issues.

Youth sport research: Describing the integrated dynamic elements of the personal assets framework

JEAN CÔTÉ, JENNIFER TURNNIDGE, ALEX MURATA, CAILIE S. MCGUIRE and LUC J. MARTIN

This critical review of the youth sport literature provides a guiding framework to inform future studies and interventions aimed at understanding or manipulating mechanisms proposed to explain youth athlete development. A global vision of ath- lete development is presented through the interactions of three dynamic elements: (1) appropriate settings, (2) quality social dynamics, and (3) personal engagement in activities. These elements are further broken down into individual layers, extending proximally to distally with layers positioned closest to an athlete having the most immediate impact. Given the correct arrangement, these dynamic elements work in concert to foster immediate, short-term, and long-term outcomes related to develop- ment in sport. We provide a detailed description of each dynamic element and include example literature associated with each of the subsequent layers.

50th years of research on doping prevention. A narrative review of tracks and perspectives.

FABIO LUCIDI and ANDREA CHIRICO

While the use of Performance-Enhancing and Aesthetic Substances (PAES) has been observed for thousands of years, doping has been conceptualized and regulated only in the modern era. The aim of the present study was to review the doping prevention theme in a narrative manner. The theoretical and research considerations presented in this article overall are guided by the assumption that doping behavior partly depends on the dynamic interplay between a set of individual factors, its environment, and the goal that guide the intentional behavior. Relatedly, this article introduces the general hypothesis that these forms interplay between socio-cognitive variables of particular importance in contributing to the scientific understanding of doping use, as they might help accounting for individual differences in doping intentions and doping use. In doing so, there are described theoretical and research frameworks that indirectly support this general view, and subsequently, is addressed the value of a focus on doping research. Finally, there are reported different research programs that have been tried to find empirical support to the hypothesized linkages between intervention, their efficacy and doping use in various sport contexts.

Exercise psychology meets public health: Avenues on health enhancing physical activity

MARLENE N. SILVA, CATARINA S. SILVA and ANTÓNIO L. PALMEIRA

Across its many different forms, physical activity (PA) has multiplicative health, social and economic benefits. Thus, PA promotion, traditionally addressed by the sports and exercise sector, is now being targeted intersectorally, including public health and policy. Developments in evidence regarding the physical and mental health benefits of even light PA, for short periods of time, have facilitated the publication of solid guidelines, but challenge remains on how to promote it. The majority of the evidence uses behavioral-change models typically used in the field of health psychology, applied to all sets of ill-health behaviors. However, given all the specificities of PA related behaviors (not confined to structured exercise), and their potential to be inherently intrinsic for one side, and automatically activated on the other, new approaches and models need to be further explored and tested. This paper aims to reflect on how the advances in exercise psychology and their intersection with health psychology can contribute to public health efforts on addressing the physical inactivity pandemic, while exploring examples from micro and macro level approaches, including an overview of PA promotion models in health care settings and the potential of digital tools in this field.

The psychological aspects of electronic sports: Tips for sports psychologists

SAMUEL GARCÍA-LANZO, IVÁN BONILLA  and ANDRÉS CHAMARRO

Professional competition in the field of videogames, known as electronic sports (esports), is rapidly growing and sport psychologists are considering provid- ing support to optimize performance. However, psychologists doubt whether esports is an activity of their competence and players (gamers) and coaches know little about how psychologists can help them optimize their performance. The aim of this article is to bring information related to esports and to how sports psychology applies to the context of competitive gaming. The paper begins with an overview of video gaming, tracing the evolution from the first recreational games to the international competitions of today. The article goes on to define esports and to discuss the extent to which they can be considered sports. Next, the article discusses the role of the sport psychologist in esports and offers an overview of the psychological issues worthy of special attention in this field. In addition, the article presents a career model applied to esports. Finally, the authors provide some reflections on the psychological factors involved in esports, highlight the possible roles of sport psy- chologists, and suggest possible directions for future research and interventions.

Is culture a (still) useful category of psychological and social analysis?

MICHAEL MCDOUGALL, TATIANA V. RYBA and NOORA J. RONKAINEN

The need to centralize culture in research and practice is now well-established in sport psychology and spans different genres of our discipline. Yet, in spite of some precious gains made in the last decade, the culture concept and the uses of it in sport psychology have already arguably become limited and stifled. Setting this observation within historical patterns of culture study witnessed in other disciplines (e.g., anthropology, cultural studies, organizational management), we offer a theoretical critique that outlines the possibility for the death of culture as a meaningful concept in Organizational Sport Psychology and Cultural Sport Psychology. Subsequently, we argue for the continued usefulness of culture and, how, in spite of many infirmities, it remains an essential concept for the analysis of psychological and social life. For culture to remain intellectually vital in these analyses (and in the development of competent cultural practice) though, it must be positioned differently, and with more theoretical variety and rigor. To support our arguments, we close with 5 (not exhaustive) recommendations that can help to secure the future of culture in sport psychology.

Sport performance interventions: Evaluating past strategies and providing future recommendations

CHRISTOPHER MESAGNO, DENISE M. HILL, KARL STEPTOE  and DANIEL J. BROWN

The purpose of this review is to highlight the emergence and development of psychological interventions that facilitate optimal performance, and propose future directions for applied sport interventions. Within the past 40 years, educational and alternative psychological skills training (PST) strategies (e.g., self-talk, relaxation) have been proposed, and researchers have shown they can be effective in facilitating athletic performance. However, such PST interventions largely promote the removal (or reduction) of unwanted psychological experiences. In contrast, researchers have offered contemporary approaches whereby athletes should be encouraged to increase their capacity to experience unwanted feelings, cognitions, or intentions, rather eliminating them, to increase psychological flexibility for optimal performance. We review this literature and offer future research directions that focus on the use of technology, on-line sport psychology consultancy, and consideration of post-performance assessments, as methods to improve future PST intervention delivery.

Coaching with virtual reality, intelligent glasses and neurofeedback: The potential impact of new technologies

THOMAS SCHACK, JOHN ELVIS HAGAN JR. and KAI ESSIG

The last decades have seen new sport technologies become increasingly important for recording, analyzing, and optimizing athletic performances. Combined with valid and defined diagnostic methods, these techniques have opened new perspectives and opportunities for an individualized and context-sensitive action support for training, competition, daily living management and communication. New technologies do not only allow athletes to reach better training results in a less amount of time, but also allow coaches to get more insights on training processes with more effectiveness. This contribution provides an overview of recent technological advancements in sport psychology and highlights their key characteristics as well as useful applications. Techniques that enrich the physical environment of athletes, such as virtual, augmented, and mixed realities are described with modern and mobile output devices like intelligent glasses. Additionally, explanations on attentional, auditory, and brain-related technologies such as neurofeedback that can help improve the cognitive processes of athletes, and serve as diagnostic and training tools are provided. The contribution concludes with a discussion on the ethical and practical implications of these new technological approaches for sport psychology from a broader perspective.

Le competenze degli allenatori vincenti seriali

La ricerca ha voluto provare a identificare alcune qualità comuni e la comprensione della loro personalità di allenatori vincenti seriali. Naturalmente i risultati non rappresentano una “ricetta magica” o un “profilo ideale”, ma contribuiscono in modo significativo a formare una base empirica per migliorare nell’identificazione, reclutamento e sviluppo dei coach.

Sono stati intervistati 14 allenatori maschi vincenti seriali di gare internazionali e Olimpiadi di 11 nazioni e 10 sport individuali e di squadra, età media 55 anni, 25 anni di esperienza e numero totale di 128 medaglie vinte. Sono stati intervistati anche 20 atleti da loro allenati.

I risultati ottenuti sono descritti nella tabella qui sotto riportate ed evidenziano la rilevanza della personalità dell’allenatore che in larga parte mostra di essere estroverso e scrupoloso, aperto ai cambiamenti e orientato al miglioramento continuo. Si evidenzia anche la rilevanza della competenza nei rapporti sociali e il possedere un forte orientamento alla cultura del lavoro e il sapere prendere delle decisioni.

Dati dell’allenatore

Dati dell’atleta

Tratti di Personalità

Gli allenatori vincenti seriali si sono descritti:

  • con un’etica del lavoro molto forte
  • sicuri di sé
  • assetati di conoscenza
  • socialmente competenti
  • sostenitori di un approccio positivo al problem solving

Gli atleti hanno descritto i loro allenatori:

  • con un’etica del lavoro molto forte
  • fiduciosi
  • esperti
  • socialmente competenti
  • che sostengono un approccio positivo al problem solving

Valori e Credenze

(il modo in cui il mondo dovrebbe essere)

Gli allenatori vincenti seriali credono che:

 

 

  • l’allenamento dovrebbe essere olistico e centrato sull’atleta
  • gli allenatori devono mantenere alti standard morali
  • il successo duraturo richiede un adeguato equilibrio tra lavoro e vita privata

Gli atleti pensavano che i loro allenatori:

  • fossero incentrati sull’atleta e sulla squadra
  • mantenessero standard morali molto alti
  • apprezzasse tutte le persone coinvolte
  • avesse un adeguato equilibrio tra lavoro e vita privata

Competenze Chiave richieste per avere successo

Gli allenatori vincenti seriali credono che siano:

  • Comunicazione efficace
  • Insegnamento
  • Pianificare
  • Gestire
  • Prendere decisioni
  • Costruzione di relazioni

Gli atleti pensavano che quelle

dei loro allenatori siano:

  • Comunicazione efficace
  • Gestire
  • Motivare
  • Pianificare
  • Costruzione di relazioni

 

Da Clifford J. Mallett e Sergio Lara-Bercial (2016). Serial Winning Coaches: People, Vision and Environment. In M. Raab, P. Wylleman, R. Seiler e A.M. Elbe (a cura di), Sporta and exercise psychology research: Theory to practice. Amsterdam: Elsevier.

Allenare gli atleti della Generazione Z

Michael Mignano è uno degli autori di questo articolo sulla Generazione Z: Gould, D., Nalepa, J., & Mignano, M. (2019). Coaching Generation Z athletes. Journal of Applied Sport Psychology

Sulla base dei dati raccolti ha di recente scritto alcuni suggerimenti per allenarsi questi giovani nati a partire dal 1996.

L’unicità della Generazione Z  sta nel rapido insorgere di cambiamenti, molto probabilmente a causa dei progressi tecnologici che hanno colto di sorpresa insegnanti, allenatori e personale di supporto.

  • Spiegare il “perché”. Con la tecnologia e le informazioni a portata di mano, gli atleti della Generazione Z si aspettano che gli adulti abbiano fatto il loro lavoro. Fornire una rapida logica per i metodi di allenamento e i piani di allenamento può migliorare la motivazione e lo sforzo dei giovani. Riduce anche le inevitabili domande sul “perché” sia degli atleti che dei genitori.
  • Comunicare efficacemente. Anche se la comunicazione faccia a faccia non è un punto di forza degli atleti della Generazione Z, gli allenatori e il personale di supporto possono sfidare i giovani atleti facendo domande aperte, usando i messaggi di testo solo per la comunicazione logistica, praticando conversazioni faccia a faccia nelle riunioni di squadra o negli allenamenti e cambiando i metodi di comunicazione (ad esempio, video, articoli e dimostrazioni).
  • Essere diretti. Con i tempi di attenzione più brevi degli atleti della Generazione Z, gli allenatori e il personale di supporto possono adattarsi rendendo i loro messaggi più diretti all’inizio e alla fine delle sessioni di allenamento e durante i discorsi pre-partita o durante l’intervallo.
  • Costruire l’indipendenza. Senza dubbio, gli atleti della Generazione Z sono più dipendenti dagli adulti di qualsiasi altra generazione precedente. Dando agli atleti un po’ di autonomia, scelta e responsabilità, gli allenatori e il personale di supporto possono sviluppare competenze relative all’indipendenza. Per esempio, fornire opportunità per il processo decisionale, il pensiero critico e la responsabilità può aiutare gli atleti nello sviluppo personale e professionale.
  • Promuovere la resilienza. Mentre ogni generazione è considerata più “morbida” della precedente, la Generazione Z è nota per avere maggiori difficoltà ad affrontare le avversità. Gli allenatori e il personale di supporto possono creare opportunità per gli atleti per affrontare le avversità e imparare la perseveranza e la resilienza. Creare pressione e situazioni impegnative in allenamento, insieme all’insegnamento di adeguate strategie di coping, può aiutare gli atleti della Generazione Z a gestire meglio le battute d’arresto competitive e personali.

Mentre sono necessarie ulteriori ricerche sulle differenze generazionali negli atleti di oggi, i primi studi hanno fornito informazioni su alcune caratteristiche uniche della Generazione Z. Gli allenatori e il personale di supporto possono beneficiare di questa conoscenza e adattare le loro filosofie di insegnamento e coaching per soddisfare i giovani atleti di oggi.

Allenare la generazione Z

Daniel Gould, Jennifer Nalepa & Michael Mignano (2019). Coaching Generation Z Athletes. Journal of Applied Sport Psychology, 32:1, 104-120.

Anche se è sempre stato essenziale per gli allenatori adattare il loro allenamento alle caratteristiche dell’atleta, questo può essere oggi più importante che mai, poiché gli allenatori si adattano a una nuova generazione di atleti cresciuti in un’era totalmente digitale, che ha avuto effetti importanti sulle loro caratteristiche e sui loro modi di comportarsi.

I giovani atleti di oggi rappresentano la Generazione Z (Gen Z):

  • Giovani nati dopo il 1996, che costituiscono il 26% della popolazione statunitense e il 27% della popolazione mondiale
  • I giovani della Gen Z sono stati influenzati dall’incertezza socioeconomica (ad esempio, la recessione globale del 2008), dal terrorismo internazionale (ad esempio, l’11 settembre) e dai disastri naturali (ad esempio, l’uragano Katrina).
  • Sono la generazione più istruita della storia e sono la prima generazione di giovani cresciuti in un ambiente totalmente digitale, il che ha fatto sì che i giovani della Gen Z abbiano eccellenti competenze tecnologiche
  • Allo stesso tempo, a causa della quantità di tempo che dedicano alla tecnologia, si pensa che abbiano tempi di attenzione più brevi, la necessità di un feedback frequente e la mancanza di indipendenza.

Lo psicologo sociale Jean Twenge (2017):

  • I giovani d’oggi crescono più lentamente (ad esempio, fanno sesso in età più avanzata, aspettano più a lungo prima di prendere la patente di guida, consumano alcolici più tardi rispetto ai millenial che li hanno preceduti) e sono la generazione più protetta e sicura di sempre, ma allo stesso tempo evitano le responsabilità degli adulti, come l’abbandono della casa e l’indipendenza economica.
  • Cresciuti nel mondo digitale passano meno tempo a contatto diretto con i loro amici e i loro cari. Questo è uno dei motivi per cui hanno i più alti problemi generazionali di depressione, ansia e solitudine. Infine, crescendo in un mondo digitale molto coinvolgente, i giovani della Gen Z hanno tempi di attenzione più brevi, e spesso svolgono più compiti anche quando questo può non essere efficace.
Encel, Mesagno e Brown (2017) hanno intervistato 298 atleti britannici per determinare sia il loro utilizzo di Facebook sia se l’utilizzo di Facebook è legato all’ansia. I risultati hanno rivelato che il 68% degli atleti ha utilizzato Facebook entro 2 ore dalla gara e il tempo trascorso sui social media è stato correlato alla scala di disturbo della concentrazione della scala dell’ansia sportiva.

Nelle fasi iniziali del lavoro con gli atleti della Gen Z, gli allenatori sentivano che agli atleti mancava la capacità di affrontare le avversità.

Nel corso del tempo, con pratiche strutturate di costruzione della resilienza, gli allenatori hanno osservato un miglioramento delle capacità degli atleti di Gen Z di gestire le avversità. Creando situazioni di allenamento stressanti e allenando gli atleti attraverso di esse, gli atleti di Gen Z hanno migliorato la loro resilienza.

Gli atleti non rispondono bene ai feedback negativi. Gli atleti vivono spesso troppo personalmente i feedback negativi e si arrabbiano di fronte alle critiche.

Gli atleti della categoria Gen Z mostrano brevi intervalli di attenzione. Gli allenatori hanno anche scoperto che gli atleti di Gen Z sono facilmente distratti e hanno difficoltà a bloccare le distrazioni.

Gli atleti di Gen Z sono percepiti come bisognosi di struttura e confini per guidare il loro sviluppo del tennis.

Gli atleti di Gen Z sono per lo più motivati in modo estrinseco dai risultati, dalle cose materiali e dal confronto sociale. Gli allenatori hanno discusso di come la pressione dei genitori e degli allenatori stessi sia una fonte estrinseca che guida la motivazione dei giocatori. In termini di etica del lavoro, la maggior parte degli allenatori ha discusso di come gli atleti di Gen Z lavoravano duramente e avevano una forte etica del lavoro una volta sul campo da tennis.

Gli atleti di Gen Z mostrano scarse capacità di comunicazione. Gli allenatori credevano che i giocatori avessero difficoltà ad esprimere le loro emozioni, fossero timidi ed esitanti a parlare, e che mancassero di abilità di base nella conversazione (cioè il contatto visivo).

Gli allenatori ritengono inoltre che i giocatori di Gen Z controllano ciò che gli viene detto dall’allenatore e non sono pronti a credere a qualcosa solo perché l’allenatore l’aveva detto.

Gli allenatori sono consapevoli che gli atleti di oggi sono più istruiti che nelle generazioni passate, in quanto avevano accesso a un’abbondanza di informazioni online e hanno eccellenti competenze tecnologiche che rendevano facile trovare informazioni per loro.

Gli atleti della Gen Z sono stati percepiti come studenti visivi, il che è stato discusso come un punto di forza, in quanto gli allenatori sono in grado di incorporare la tecnologia come aiuto all’apprendimento durante la pratica e l’allenamento. Infine, gli allenatori hanno ritenuto che gli atleti sono curiosi e aperti all’apprendimento da parte degli allenatori attraverso il loro bisogno di capire il “perché” e la connessione con la performance.

L’allenamento della respirazione

Questi sono i temi che trattano nel mio workshop intitolato:
Development of psychological skills in high potential athletes: 
breathing as a key tool to build mental skills programs
Online European Conference Psychology of Elite Sports Performance - November 21-22, 2020, Universidade Lusófona, Lisbon, Portugal
  • Self-control
  • La respirazione: una lunga storia
  • Respirazione e motivazioni di base
  • respirazione e competizione
  • respirazione e processi cognitivi
  • Come migliorare l’auto-controllo con la respirazione
  • Respirazione e programmi di training
  • L’allenamento della respirazione

Linee guida per affrontare l’assenza delle gare

*Un rapporto recentemente prodotto dal gruppo di lavoro Covid-19 Sport and Exercise Psychology Working Group per conto della Divisione di Sport e Psicologia dell’Esercizio della British Psychological Society ha evidenziato tre aree prioritarie con cui sostenere gli atleti.

Mi sembra veramente di grande utilità per psicologi, allenatori e dirigenti per avere degli spunti di riflessione sul lavoro con gli atleti e su come affrontare le problematiche che non si sono di certo chiuse con la possibilità di allenarsi. Infatti, si tratta ora di affrontare un lungo periodo di allenamento totalmente diverso da quello abituale e mai affrontato. Inoltre, oltre alle problematiche connesse alla salute, l’altro stress rilevante da gestire in questo periodo  riguarda l’incertezza per il futuro. Le persone non sanno quando potranno tornare a condurre la vita abituale e ciò è causa di ansia.

         1. Salute mentale e gestione dell’incertezza

Con molti eventi e competizioni posticipate a tempo indeterminato, senza una conferma certa di quando alcuni riprenderanno, è probabile che questo possa causare agli atleti una notevole quantità di stress.

Se gli atleti faticano a far fronte allo stress, con il tempo è probabile che questo abbia un impatto negativo sulla loro salute mentale, soprattutto se non cercano sostegno o iniziano ad adottare misure proattive per gestire il loro benessere.

Ci sono diverse strategie psicologiche di successo che gli atleti possono utilizzare per affrontare lo stress o gestire la loro salute mentale. Queste strategie possono anche essere efficaci per aiutare a vivere i momenti d’incertezza causati dal coronavirus:

Controllare il controllabile:

  • Concentrarsi su ciò che è sotto il nostro controllo (ad esempio: fare esercizio e allenarsi in sicurezza, vedere le opportunità di sviluppo e crescita personale, mantenere la distanza fisica ma mantenere le interazioni sociali).
  • Accettare che alcune fonti di incertezza siano al di fuori del nostro controllo (ad esempio: quando gli eventi sportivi saranno ripresi, quando le restrizioni di distanziamento fisico saranno eliminate).
  • Accettare che i sentimenti associati allo stress e all’ansia siano risposte normali all’incertezza.
  • Mantenere un senso di prospettiva (ad esempio: date le restrizioni di isolamento, potrebbe non essere possibile mantenere i livelli “tipici” di fitness).

Gli atleti tendono a preferire strategie di coping “focalizzate sul problema”. Tuttavia, questo approccio potrebbe non essere efficace se la fonte dello stress è al di fuori del nostro controllo. Pertanto, raccomandiamo agli atleti di dare priorità alle strategie che affrontano ciò che è sotto il loro controllo e di imparare ad accettare ciò che è fuori dal loro controllo.

Concentriamoci sulle nostre risposte all’incertezza

  • Praticare la respirazione profonda
  • Utilizzare immagini rilassanti
  • Impegnarsi nella consapevolezza o nella meditazione
  • Ascoltare la musica
  • Sviluppare routine per connettersi con la famiglia, gli amici, i compagni di squadra o gli allenatori su come i nostri sentimenti
  • Scrivere regolarmente pensieri, sentimenti e preoccupazioni
  • Di fronte a fonti di stress al di fuori del nostro controllo, è meglio concentrarsi sulla regolazione delle proprie emozioni piuttosto che sull’incertezza stessa.

Utilizzare distrazioni utili

  • Allenarsi o fare esercizio (nell’ambito delle linee guida sociali di distrazione)
  • Fare una passeggiata in uno spazio verde – dove possibile (è stato dimostrato che questo riduce i livelli di stress)
  • Inizia un nuovo hobby a casa
  • Fai un’attività con i membri della tua famiglia
  • Guardate la televisione (ma diffidate dal guardare ripetutamente troppe notizie legate a Covid-19)
  • Partecipa a un quiz virtuale
  • Ascolta un podcast
  • Evitare i promemoria di eventi sportivi cancellati

La ricerca ha suggerito che, quando non è in grado di competere e di allenarsi con gli altri atleti, la distrazione e l’elusione possono essere un modo efficace per affrontare lo stress per alcuni sportivi.

       2. Mantenimento dei legami sociali

Covid-19 ha portato a grandi cambiamenti nel ritmo della vita quotidiana e nel modo in cui manteniamo i legami sociali e il senso di appartenenza. Gli atleti hanno una forte identità professionale, creata, in parte, dal tempo trascorso all’interno della struttura organizzativa dello sport e dalla socializzazione con gli altri membri.

Sentirsi in contatto con gli altri ed essere parte di gruppi che percepiamo come positivi e significativi è benefico per la nostra salute psicologica e il nostro benessere.

Pertanto, è importante che gli atleti considerino quanto stretta o ampia sia la loro rete sociale in termini di relazioni personali e professionali, e con chi vogliono e devono mantenere la comunicazione con, dentro e fuori lo sport:

  • I membri della famiglia
  • Amici
  • I coetanei nello sport
  • Coaching dello staff e gestione

Mantenendo aperti i canali di comunicazione e programmando collegamenti regolari con individui o gruppi chiave, sarà più facile sollevare difficoltà prima che diventino più problematiche.

Attualmente, nel nostro lavoro con squadre sportive d’elite e singoli individui, abbiamo scoperto che la programmazione delle chatroom del caffè online è un modo semplice per mantenere la comunicazione insieme alla condivisione dei problemi e delle preoccupazioni quotidiane, mantenendo al tempo stesso un senso di divertimento e di “battuta” da spogliatoio.

       3. Motivazione e definizione degli obiettivi

Molti sportivi avranno iniziato quest’anno immersi e concentrati su obiettivi ad alte prestazioni che possono aver rappresentato il culmine di anni di dedizione e impegno.

L’impatto del coronavirus e l’annullamento e la sospensione delle gare e degli allenamenti fanno sì che questi obiettivi non siano più una presenza e una forza trainante quotidiana; e per molti, quest’anno, sono ormai irraggiungibili.

L’improvvisa perdita di questa opportunità di raggiungere i nostri obiettivi, combinata con l’isolamento, le restrizioni sui movimenti sociali, l’esercizio fisico e l’allenamento, può portare a significativi problemi di salute mentale.

L’adozione di strategie e l’aggiustamento o il reinserimento di obiettivi alternativi possono migliorare il benessere attraverso l’aumento della sensazione di autocontrollo.

Creare una struttura quotidiana e obiettivi alternativi per il benessere

  • Creare nuovi social network e mantenere i contatti
  • Il benessere fisico, ad esempio il sonno, l’alimentazione e il Pilates, per citarne alcuni
  • Sviluppo personale come l’apprendimento di una nuova abilità o l’inizio di un hobby

Molti atleti trovano che l’uso di un diario riflessivo sia un modo utile ed efficace per registrare i loro progressi, ma nella situazione attuale tali diari possono essere utilizzati per rivelare preoccupazioni e ansie.

L’atto di scrivere i problemi può essere una tecnica efficace per aiutare a gestire le preoccupazioni e le preoccupazioni.

Riorganizzare e rielaborare gli obiettivi

Mentre gli atleti guardano al futuro, potrebbero anche pensare di prendersi un po’ di tempo per definire o ridefinire gli obiettivi di padronanza. Gli obiettivi di padronanza sono quelli che si concentrano sul miglioramento di sé stessi (migliorare le proprie capacità, avere una visione del perché del miglioramento), aiutano a mantenere la motivazione e possono fornire un senso di scopo mentre ci si muove verso la nuova normalità.

È importante sottolineare che quando ci poniamo degli obiettivi, che si tratti di strutturare la nostra giornata o di padroneggiare gli obiettivi per aiutarci ad andare avanti, dobbiamo ricordarci di essere realistici, usare la nostra rete di supporto per aiutare a raggiungere gli obiettivi e non avere paura di raggiungere la nostra rete sociale per consigli e feedback.

In definitiva, l’isolamento di COVID-19 è un periodo incerto e stressante per molte persone, compresi gli sportivi d’élite e i professionisti. La capacità di affrontare lo stress dipende in gran parte dalla nostra capacità di avere una mentalità flessibile, oltre che dall’impegno e dall’adesione ad alcuni dei principi basati sull’evidenza di cui sopra.

Le attuali avversità possono anche offrire un’opportunità per riflettere e contemplare l’equilibrio tra lavoro e vita privata, le aspettative di vita, le priorità e gli obiettivi.

*Questo blog è stato scritto da: Dr. Jamie Barker, Senior Lecturer in Sport and Exercise Psychology, Loughborough University e il Covid-19 Sport and Exercise Psychology Working Group della British Psychological Society’s Division of Sport and Exercise Psychology.

 

 

 

Nel Regno Unito si assumono psicologi dello sport

… once again the UK sport shows that hiring a psychologist in an Olympic team is a serious thing, it requires to find an expert with specific skills, which only the sport psychologist has developed. UK sport is against sports charlatans, unskilled people who often work under the name of “motivator” or “mental coach” but also against the work entrusted to personal or family recommendation, so widespread in Italy.
Sport Psychologist/Senior Sport Psychologist.
 Location: flexible

Salary: £26,266 – £36,988 p.a pro-rata

Contract Type: Permanent

Position Type: Part Time

Interview Date: Tuesday, 10 December 2019

Closing Date: Wednesday 20 November 2019

ROLE SUMMARY 

This role will lead and deliver the Psychology programme and mental health strategy for Boccia UK, providing effective performance focused support to athletes and their coaches. The support will maximise the opportunity for success at the Paralympic Games by supporting senior athletes to develop the mental skills to win in Tokyo.  The psychologist will evolve the development of a high-performance training and competition environment and promote positive mental health, working closely with the Performance Director, Head of Performance Support and Performance Coaches.

MAIN TASKS AND ACTIVITIES

Work with the Head of Performance Support, Technical Lead Psychologist and identified NGB staff improve performance through developing, implementing and evaluating psychology services.

  • Proactively deliver performance focused psychological services to athletes which develops and consolidates consistent performance behaviours through the effective use of psychological support
  • Deliver psychological services to athletes to promote positive mental health, enhance psychological wellbeing and support athlete welfare
  • Support coaches by aligning psychological services with the coaching and training programmes of these athletes.
  • Use expertise in the field of psychology to advise the Boccia UK Senior Leadership Team on the cultural development of Boccia UK WCP.
  • Use expertise in the field of psychology to advise the Performance Team on building effective working relationships with athletes and coaches.
  • Contribute psychological expertise to performance-impacting multi-disciplinary team projects and support work with coaches, support staff and athletes.
  • Ensure that the delivery of the psychology service effectively meets its commitments to athletes, coaches and National Governing Bodies including appropriate training objectives.
  • Maintain a comprehensive, indexed database of work conducted with athletes and coaches
  • Where appropriate, attend, contribute to and provide regular reports at appropriate meetings associated with the programme and to key stakeholders including other EIS colleagues and NGB staff
  • Contribute to knowledge development, aggregation and sharing across the organisation to support the development of world class psychology services and the high-performance system #CollectiveBrilliance.
  • This job description is not to be regarded as exclusive or exhaustive. It is intended as an outline indication of the areas of activity and will be amended in the light of the changing needs of the organisation.