Gli atleti di parkour Jesse La Flair eCory DeMeyers corrono a Los Angeles
Archivio mensile per marzo, 2014
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Alcune questioni specifiche sulla preparazione mentale degli atleti:
Alcuni credono di avere una routine utile per iniziare le gare, ma molto spesso è solo comportamentale per riscaldare il corpo e per la mente al massimo si ascolta musica.
Solitamente gli atleti non sanno che il rilassamento è utile non solo per controllare l’ansia, ma anche per recuperare dalla fatica, dormire in modo disteso, per ridurre la tensione di ogni giorno, per essere calmi la maggior parte del tempo e non andare di fretta, per ridurre gli effetti del jet lag, per pulire la mente da pensieri inutili o fastidiosi.
Ho la sensazione o lo stato d’animo adeguato a iniziare bene la mia prossima sessione di allenamento? O devo iniziare tanto per iniziare? Queste due domande non sono così comuni fra gli atleti.
Non si può sfuggire alla regola delle 10.000 ore per diventare esperti quale che sia il campo di applicazione. A questo riguardo in Inghilterra per colmare i problemi dei ragazzi nello studio della matematica arriveranno professori cinesi, perchè gli studenti dell’estremo oriente sono i migliori del mondo in questa materia. Alla base della loro bravura vi è l’abitudine a studiare la matematica con smpre difficili e per molte ore. Studiano nel modo che ormai è ben conosciuto e che è alla base dell’eccellenza: “allenarsi come somari”. In altre parole studiano molto, così nasce la convinzione di potere imparare anche le operazioni più difficili. La scienza e lo sport lo insegnano, non esistono scorciatoie bisogna sgobbare e poi ancora sgobbare.
Il servizio non si migliora di certo durante la partita, però quale che sia il tuo livello di padronanza di questo gesto tecnico è necessario che lo attui al massimo livello di cui sei capace, indipendentemente dal risultato di quel momento e dalla fase di gioco del match. Remember:
Quando la palla finisce contro la rete oppure va fuori o non ti entra neanche una seconda, l’errore è ovviamente sempre tecnico. Allora ti dici che avresti dovuto colpirla diversamente … che il braccio piuttosto che le gambe non hanno fatto il lavoro giusto … tutto questo è vero ma dimentichi che il corpo non si muove da solo E’ LA TESTA CHE COMANDA, CHE DICE IN OGNI MOMENTO COSA FARE.
L’errore è sempre tecnico, ma bisogna sempre chiedersi: “Quanto pesa la componente mentale in questo errore che ho fatto nel servizio?” E allora bisogna sapere come fare per ridurre gli errori, certamente la prima risposta che viene da dire è migliorando la tecnica, d’accordo e la sezione dedicata alla tecnica del servizio ha questo obiettivo.
Per migliorare l’approccio mentale al servizio devi essere consapevole di quali sono i tranelli psicologici in cui cadi quando esegui questo fondamentale. A questo scopo ti propongo di rispondere a un questionario in cui ti si chiede quanto spesso commetti errori che dipendono in larga parte dal tuo atteggiamento mentale. Rispondi in modo onesto cosicché il risultato che otterrai ti darà indicazioni precise su quali sono gli aspetti mentali che devi allenare per servire in modo efficace. Non importa quali siano i tuoi attuali limiti tecnici, in partita devi servire dimostrando la qualità della tua azione così come ora la possiedi, senza che venga alterata dalla condizione mentale di quel momento. Se userai un approccio mentale corretto anche la tua tecnica ne beneficerà e potrai giocare in modo più soddisfacente.
Rispondi al test
“Come affronto mentalmente il mio servizio”
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Istruzioni: Per favore leggi ogni frase e indica quanto spesso ti comporti come nelle situazioni qui sotto riportate segnando con una X il numero che meglio indica ciò che è vero per te.
1 indica mai e 7 sempre - Tutti gli altri numeri indicano livelli intermedi di frequenza.
Quanto spesso:
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Oggi è una giornata No per via di questi numeri:
15% sono i dirigenti italiani laureati
37% sono i dirigenti che ha terminato solo la scuola dell’obbligo
38% sono i calciatori italiani del campionato di Serie A
5.000 sono i giovani laureati della Sicilia che sono andati all’estero
72% sono i diplomandi disposti ad andare all’estero
Abbiamo altre difficoltà ma l’ignoranza dei dirigenti e la fuga dei giovani sono a mio avviso devastanti per qualsiasi nazione. I calciatori rientrano nella categoria dei giovani su cui in Italia non si vuole investire, in questo caso si risolve comprando stranieri spesso mediocri.
Le ultime due domeniche sono stato con ragazzi/e del tiro a volo di 16/19 e mi sono reso conto di quanto sia importante per loro anche in allenamento essere sostenuti da un umore sereno e tranquillo. Il tiro al piattello è un sport che richiede prima del tiro una condizione di concentrazione totale seguita subito dopo da una fase di distensione e di attesa di circa 40 secondi prima del tiro successivo e questa ituazione psicologica si ripete per 25 volte, che costituisce il numero di tiri da eseguire per ogni prova. La convizione di eseguire con efficacia la propria azione sportiva e di conseguenza di rompere il piattello, si basa su uno stato mentale di serenità che quando viene a mancare apre la strada a mille dubbi che ostacolano la prestazione. A questi giovani atleti viene, quindi, richiesto di mettersi per 25 volte in questo stato mentale e soprattutto dopo avere commesso un errore non è facile allontanare i pensieri critici che appaiono alla mente e rimettersi concentrati sul tiro successivo. Eseguire questo compito, di ritrovare rapidamente la serenità dopo un errore è un esercizio che educa la loro mente a reagire sempre in positivo, pena altrimenti la possibilità molto concreta di commetterne subito dopo un altro. Cosa che d’altro canto può accadere, poichè è impossibile non sbagliare. Quindi questo esercizio di rilassarsi e concentrarsi deve essere eseguito ogni volta, sapendo che in ogni caso qualche piattello non verrà ugualmente colpito, chi è più costante in questo esercizio migliorerà più rapidamente degli altri. Ci si allena così a mantenere un umore sereno e tranquillo nella consapevolezza che è alla base della convinzione di sapere affrontare il prossimo bersaglio.
Il presidente Barack Obama e il vice presidente Joe Biden sostengono la campagna Let’s Move di Michelle Obama facendo del jogging all’interno della Casa Bianca durante una pausa dal lavoro. Il video è di supporto alla campagna contro l’obesità infantile.
Pubblico con piacere una parte di un articolo di Debbie Jevans, nuovo CEO di England Rugby 2015, la Coppa del Monod di Rugby.
“Le donne costituiscono il 50 % della popolazione. Ignorando la metà del pool di talenti in questo paese non si ha buon senso per gli affari. Inserire sempre più donne in posizioni di rilievo nel settore dello sport non è una ” una cosa femminile”. E ‘ solo buon senso. Il fatto che la nostra squadra di Rugby World Cup sia il 50 % di sesso femminile è grande ed è il risultato del reclutamento delle persone migliori – uomini e donne – . Le barriere così spesso citate come motivi per cui le donne non possono progredire nella loro carriera, come la maternità, sono superate. I luoghi di lavoro stanno cambiando. Soni dinamici e flessibili … La leadership di qualsiasi organizzazione ambiziosa deve essere di mentalità aperta .
… UK Sport e Sport England hanno fissato l’obiettivo in tutti gli sport di avere il 25% dei dirigenti donna entro il 2017. Per la maggior parte della mia vita sono stata attivamente in disaccordo con gli obiettivi e le quote per le donne, ma possono essere utili poichè mostrano l’ambizione. E questo è importante .
Il 25 % è abbastanza ambizioso? Non ci penso. Sicuramente dobbiamo mirare al 50% , per riflettere la popolazione. Non sto assolutamente dicendo di dare alle donne posti di lavoro per il gusto di farlo … Ma credo che abbiamo bisogno di creare opportunità di brillare per le donne . E questo è merito delle organizzazioni sportive incoraggiare in modo proattivo le donne a unirsi alla loro forza lavoro … Il talento è là fuori, il problema è che troppo spesso la posizione di default è quella di vedere posti di lavoro nello sport come maschili. Quando si pensa alle tante donne straordinarie che lavorano nello sport britannico in questo momento questo è un atteggiamento fuori luogo.
… Credo che essere un atleta mi ha dato un insieme di abilità essenziali che mi permettono di condurre un’organizzazione. Questo non è solo il mio punto di vista, un rapporto pubblicato in America l’anno scorso ha raccontato una storia avvincente delle donne con storie sportive – da Hilary Clinton a Christine Lagarde – che hanno raggiunto posizioni di rilievo nel loro settore.
So assolutamente che la mia carriera come tennista ha influenzato il mio modo di lavorare oggi. Come giocatrice non potevo mai andare in campo con dei dubbi. Se non avessi praticato il mio rovescio 200 volte, mi sarei esposta malamente in partita. Lo stesso pensiero l’ho applicato nella realizzazione dei Giochi Olimpici e Paralimpici. Non abbiamo lasciato nemmeno una pietra fuori posto. Ed è per questo che credo di aver avuto successo nella mia carriera. Sto sempre cercando di imparare e migliorare – è l’atleta che in me.
Permesso, grazie e scusa sono tre parole importanti che troppo spesso ci scordiamo di usare. Sono necessarie a mantenere relazioni positive in ogni campo della vita. Nello sport fra l’allenatore e gli atleti, i genitori e i dirigenti determinano un salto di qualità nei rapporti fra le persone. Lo stesso vale nel dialogo che abbiamo costantemente con noi stessi ed è molto triste quando invece c’insultiamo dopo un errore o diamo la colpa agli altri. In quei momenti non abbiamo rispetto per noi stessi. Leggere queste parole di papa Francesco ci può fare riflettere sul loro valore nella vita di tutti i giorni e su come entriamo in relazione con gli altri.
“Vivere insieme è un’arte, un cammino paziente, bello e affascinante. Non finisce quando vi siete conquistati l’un l’altro, anzi, è proprio allora che inizia! Questo cammino di ogni giorno ha delle regole che si possono riassumere in queste tre parole, che tu hai detto, parole che ho ripetuto tante volte alle famiglie: permesso, grazie e scusa.
(Posso) “Permesso?”
E’ la richiesta gentile di poter entrare nella vita di qualcun altro con rispetto e attenzione. Bisogna imparare a chiedere: posso fare questo? Ti piace che facciamo così? Che prendiamo questa iniziativa, che educhiamo così i figli? Vuoi che questa sera usciamo?… Insomma, chiedere permesso significa saper entrare con cortesia nella vita degli altri. Sentite bene questo: “Saper entrare con cortesia nella vita degli altri” E non è facile! A volte invece si usano maniere un po’ pesanti, come certi scarponi da montagna! L’amore vero non si impone con durezza e aggressività … Sì, la cortesia conserva l’amore. E oggi nelle nostre famiglie, nel nostro mondo, spesso violento e arrogante, c’è bisogno di molta cortesia. E questo può cominciare a casa.
“Grazie”
Sembra facile pronunciare questa parola, ma sappiamo che non è così… Però è importante! La insegniamo ai bambini, ma poi la dimentichiamo! La gratitudine è un sentimento importante. Un’anziana una volta mi disse a Buenos Aires: “la gratitudine è un fior che cresce in terra nobile” … Questo vale anche per noi: sappiamo ringraziare? Nella vostra relazione, e domani nella vita matrimoniale, è importante tenere viva la coscienza che l’altra persona è un dono … Bisogna sapersi dire grazie, per andare avanti bene insieme nella vita matrimoniale.
“Scusa”
Nella vita facciamo tanti errori, tanti sbagli. Li facciamo tutti. Ma forse qui c’è una persona che mai ha fatto uno sbaglio? Alzi la mano se c’è. Una persona che mai ha fatto uno sbaglio. Tutti ne facciamo, tutti. Forse non c’è giorno in cui non facciamo qualche sbaglio. La Bibbia dice che il più giusto pecca sette volte al giorno. E così noi facciamo sbagli. Ecco allora la necessità di usare questa semplice parola: “scusa”. In genere ciascuno di noi è pronto ad accusare l’altro e a giustificare se stesso … Accusare l’altro per non dire “scusa”, “perdono”. È una storia vecchia. E’ un istinto che sta all’origine di tanti disastri. Impariamo a riconoscere i nostri errori e a chiedere scusa. “Scusa se ho alzato la voce”; “scusa se sono passato senza salutare”; “scusa se ho fatto tardi”, “se questa settimana sono stato così silenzioso”, scusa “se ho parlato troppo senza ascoltare mai”; “scusa se mi sono dimenticato”… “scusa, ero arrabbiato e me la sono presa con te” tante “scusa” al giorno possiamo dire. È abituale litigare tra gli sposi … forse vi siete arrabbiati, forse è volato un piatto, ma, per favore, ricordate questo: mai finire la giornata senza fare la pace, mai! Questo è un segreto per conservare l’amore. E per fare la pace non è necessario fare un bel discorso, no, talvolta un gesto così (Papa Francesco si dà un buffetto N.d.r) ed è fatta la pace. Se tu non finisci la giornata senza fare la pace, quello che hai dentro, il giorno dopo è freddo, è duro ed è più difficile fare la pace. Ricordate bene: mai finire la giornata senza fare la pace. Se impariamo a chiederci scusa e a perdonarci a vicenda, il matrimonio durerà e andrà avanti.