Archivio mensile per marzo, 2014

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Presentazione video dello psicologo nazionale inglese di calcio

Guarda il video della presentazione dello psicologo della nazionale inglese di calcio. E’ importante questa sua presentazione pubblica perché serve a spiegare come anche lo psicologo sia parte dello staff e lavori su obiettivi specifici e non generici. Non a caso questa modalità di comunicazione viene da un paese anglosassone, di cui è nota l’aspetto pragmatico delle scelte e dove nessuno si sognerebbe di affermare di non averne bisogno perché non siamo matti e semplicemente affermare che non serve a niente. Impariamo anche in questo dagli inglesi a sostenere le nostre convinzioni senza nascondersi dietro la nostra presunzione italica.

Hodgson ha scelto lo psicologo per la squadra inglese

Il Ct dell’Inghilterra Roy Hodgson ha confermato che userà uno psicologo dello sport fino alla Coppa del Mondo -  si tratta di Steve Peters e  aiuterà a preparare i suoi giocatori per le sfide in Brasile.

Peters, che ha lavorato a stretto contatto con il Liverpool e ha un rapporto di lunga data con il capitano dell’Inghilterra Steven Gerrard, sarà coinvolto con la squadra di Hodgson.

“Non è solo uno psicologo,” ha detto. “E’ il dottor Steve Peters, che è un uomo molto famoso in questo ambito. Ha un ottimo curriculum professionale in diversi sport e ha lavorato con il Liverpool e Brendan Rodgers, così Steve lo conosce bene.

“E’ qualcosa di cui  abbiamo parlato da un po’ di tempo, ma volevamo avere l’uomo giusto -. Per fortuna Brendan mi ha fatto parlare con Steve e lui ha accettato il nostro invito quindi siamo soddisfatti”

Peters ha inoltre lavorato con successo con la squadra ciclistica inglese  e il cinque volte campione del mondo di snooker Ronnie O’Sullivan.

(Dal Guardian)

L’atteggiamento mentale di Matteo Manassero

Matteo Manassero, 20 anni, campione di golf, ha idee chiare su alcuni aspetti mentali in cui invece la maggior parte dei giovani, anche di talento, mostra un atteggiamento sbagliato. Forse è un campione anche grazie a questo suo modo di vivere il golf.

I punti sono questi:

Gli errori: “Posso permettermi di sprecare una settimana … Me lo devo ricordare più spesso: se gioco male per un mese, non è l’ultimo della mia vita. La vita ce l’ho ancora tutta davanti”.

Il divertimento: “Io variando i colpi, completando un giro senza sbagliare. E’ bello quando tiri e  la pallina va dritta, quando cammini e imbuchi il putt”.

L’atteggiamento del golfista: “Scrutando le espressioni, gli atteggiamenti nei colpi sotto pressione: il giocatore di classe è imperturbabile, sempre. E poi osservando l’eleganza e il ritmo del gesto tecnico, l’equilibrio perfetto dello swing”.

(L’intervista è apparsa su laRepubblica di oggi)

Non bastano solo 10.000 ore per avere successo

Il talento da solo non basta servono anche 10.000 ore di pratica per avere successo non solo nello sport ma in qualsiasi altro campo di applicazione. Questa idea si va sempre diffondendo dalla BBC inglese ai quotidiani (la Repubblica di oggi). In realtà la questione è più complessa e articolata rispetto a come viene divulgata. Intanto è necessario che queste ore vengano distribuite in un lungo periodo di tempo. Se si parla di giovani (come nel caso dello sport e dei musicisti) sono anche necessari almeno 10 anni. Poichè all’inizio si spenderà un tempo ridotto di circa 300 ore all’anno, che dopo i 15/16 anni diventano 600/700 ore, 900 a 18/19 anni e 1200 negli anni successivi e così di seguito sino a fine carriera. La distribuzione nel lungo periodo del tempo dedicato a un’attività  è un fattore essenziale, altrimenti l’allenamento o qualsiasi altra forma di apprendimento non sarebbero altro che attività nevrotiche e alienanti. Inoltre per diventare esperti servono dei maestri eccellenti e non basta la sola applicazione. Nessun impara da solo e l’eccellenza si raggiunge con insegnanti di alto livello, in termini di abilità a guidare i giovani e mantenere elevata la loro motivazione. Le famiglie costituiscono un altro tassello fondamentale nella formazione, poichè forniscono non solo il sostegno economico ma anche il sostegno affettivo. Sappiao che esistono genitori particolarmente negativi e opprimenti, ciò non toglie che un ambiente sociale stabile sia un fattore che gli atleti, diventati adulti, riconoscono che sia stato importante per loro. Infine va detto che 10 anni possono anche non bastare, ad esempio per entare nella squadra olimpica US sono necessari 12/13 anni da quando si è iniziato a praticare il proprio sport. In altre parole, noi adulti non dobbiamo mai dimenticare che l’impegno di un giovane è un processo a lungo termine. Pertanto, pensare di avere un campione in casa quando un ragazzo/a è  all’inizio dell’adolescenza serve solamente a determinare inutili illusioni che quasi sicuramente la realtà farà crollare, con conseguente negative sulla fiducia del giovane nelle sue capacità.

In volo giù dall’Everest

Joby Ogwyn non salirà in cima all’Everest per avere una vista dall’alto ma piuttosto prendere in sua strada verso il basso . Il 39 -year -old intenzione di saltare fuori vetta più alta del mondo e volare a terra in una tuta alare in nylon venire maggio . “Questo è qualcosa che ho sognato sino da bambino … Tutto quello che ho fatto negli ultimi 20 anni è stato prepararmi per questo e ora la tecnologia ha reso il volo possibile”. Ha aggiunto:  ”l’Everest è il massimo, è l’apice, il più grande palcoscenico del mondo e non riesco a pensare a nessun posto migliore per fare l’ultimo mega – jump fra tutti quelli che ho fatto e questo è il salto finale”. Nel mondo rarefatto dell’alpinismo e del paracadutismo estremo, Ogwyn, 39 anni, è già una leggenda.  Nel 2008 ha scalato l’Everest in solo nove ore e mezza, quando di solitoservono almeno tre giorni.  Si è buttato dal Cervino e tre volte in un giorno solo dall’Eiger. La messa a punto finale della tuta  viene portata a termine a Perris, campo d’aviazione in California, e dopo partirà per questa impresa in Himalaya .