Archivio mensile per luglio, 2012

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Federica Pellegrini spiega come vive i giorni precedenti le olimpiadi

Federica Pellegrini spiega come vive i giorni precedenti le olimpiadi. “Da qui alle gare metto davanti a tutto la serenità, sarò nella mia bolla, concentrata e isolata, Dentro allenatore e famiglia, fuori chiunque porti ansia.” Brava Federica.

Il disastro dell’atletica

La forzata rinuncia di Antonietta De Martino alle olimpiadi è l’ultimo fatto negativo che ha colpito l’atletica italiana. E’ uno sport che in Italia  fornisce risultati positivi solo perché ogni tanto emerge in modo del tutto casuale un campione . Le ragioni che la federazione italiana di atletica leggera utilizza per spiegare questo disastro riguardano di solito la mancanza di sport nelle scuole (vero) e il disinteresse dei giovani verso uno sport che è fisicamente molto faticoso (falso). Questo è uno sport in cui dai tempi di Sara Simeoni gli allenatori degli atleti più forti sono stati i mariti o i genitori e dove spesso i direttori tecnici (tranne alcune eccezioni) svolgono una funzione del tutto marginale. Inoltre la maggior parte degli atleti si allena pressoché in solitudine avendo come unico supporto il proprio allenatore. Nel terzo millennio siamo fermi ai tempi dei precettori che gli aristocratici mettevano accanto ai loro figli per fornirgli una cultura adeguata. Come possono aggiornarsi nei metodi di allenamento questi allenatori pur se bravi? Come si può avere un confronto con i sistemi usati dai più forti al mondo? Per non parlare del supporto psicologico così indispensabile nello sport di livello assoluto e del tutto ignorato dalle organizzazioni dell’atletica. Insomma qui non si fa nulla mentre la federazione degli Stati Uniti ha organizzato un workshop per i suoi allenatori per capire come bisogna allenarsi per evitare di arrivare quarti e non salire sul podio, naturalmente è emerso che accanto ad aspetti legati alle biomeccanica e alla nutrizione il terzo elemento decisivo è il miglioramento dell’attenzione in gara. Qualcuno lo dirà mai alle organizzazioni dell’atletica italiana?

Notizie sulla squadra olimpica americana

Durante i prossimi giochi olimpici le donne americane avranno raggiunto un altro storico traguardo: per la prima volta nella squadra olimpica americana saranno più numerose degli uomini . Il comitato olimpico ha definito i partecipanti: sono 269 donne e 261 uomini. Michael Phelps, che ha già vinto 14 medaglie alle Olimpiadi, è uno dei 228 atleti che ritornano ai giochi. Fra questi, 124 hanno già vinto almeno una medaglia e 76 di loro sono campioni Olimpici. Questa volta l’atleta americano più anziano, Karen O’Connor, avrà 54 anni e gareggerà nell’equitazione,  mentre la più giovane è la nuotatrice quindicenne Katie Ledecky. Sono 53 i papà e 11 le mamme. Le Olimpiadi iniziano il 27 luglio e la squadra americana avrà atleti che gareggeranno in 246 gare. (Da:  http://sportsillustrated.cnn.com)

Idem e Sensini: due miti

Iosefa Idem e Alessandra Sensini sono certamente due miti dello sport italiano. Non solo hanno vinto tanto nella loro carriera sportiva ma all’età di 47 e 42 anni si trovano nuovamente a essere protagoniste di una nuova impresa. La questione che dovrebbe interessare tutti è dove trovano la voglia e la forza per continuare a essere quello che sono. Siamo di fronte a due esempi eccezionali, praticano sport di resistenza in cui il consumo del corpo è estenuante, sono la prova vivente, se mai ce ne fosse ancora bisogno, che non esistono sport maschili o femminili, e infine dimostrano che la motivazione interiore può essere un serbatoio senza fondo che continua a dare energia e significato a quella che all’inizio era semplicemente il desiderio di primeggiare attraverso la passione giovanile per lo sport.

Che disastro

In Italia un bambino su quattro di età fra 6 e 10 anni non fa sport.

Gestire le aspettative è molto difficile

Più si diventa bravi in qualche campo, più bisogna sapere gestire le proprie aspettative che tendono a crescere in modo poco realistico. Ad esempio, si comincia a pensare che non si commetteranno più errori e a quel punto per presunzione si comincia a prestare meno attenzione a quello che si deve fare, perché “tanto lo so fare.” L’effetto di questo atteggiamento è che si compie un errore, non lo si accetta e a questo punto se ne fa un altro, che si accetta ancora meno, quasi fosse un’ingiustizia e giù per questa china sino a quando non si capisce e con umiltà si ritorna indietro.

Il caso Pistorius

Pistorius, l’atleta che corre i 400m con le gambe di carbonio, è una domanda aperta al mondo dello sport. Sono felice per lui e le sue battaglie che rivoluzionano l’atletica mondiale. Su La Stampa di oggi Carlo Vittori dice cose sensate e probabilmente corrette. I muscoli delle gambe producono nello sforzo acido lattico , tendono a indurirsi e la mente deve imparare a gestire questi momenti, Sono problemi che Pistorius non avrà mai. Nel contempo è un messaggio positivo per quanti nelle sue condizioni non devono rinunciare ad avere una vita normale (questo se mi permettete la semplificazione). Quindi che fare? Gambe e carbonio non sono proprio la stessa cosa. E’ una questione di etica. Personalmente sono convinto che siamo di fronte a una questione che nessuno prima d’ora si era dovuto porre. L’ingegneria umana si svilupperà di molto nei prossimi anni mentre la muscolatura umana resterà per i prossimi millenni sempre la stessa. Per cui finché Pistorius lotta per il minimo olimpico va bene (partecipa, siamo democratici e non razzisti) ma quando la scienza migliorerà le protesi che fare? Quando, come dice Vittori, un braccio bionico lancerà un giavellotto a 100m, che faremo? Ai posteri l’ardua sentenza.

La gioia di muoversi

In atletica quale che sia il nostro livello siamo sempre lì a parlare di quanto sia faticosa e stancante, ci lamentiamo in inverno per il freddo e in estate per il caldo, se gli allenamenti sono noiosi e facili o quando sono particolarmente impegnativi. Bene si dirà, correre, saltare, fare scatti o balzi ci usura e per questo ci lamentiamo; d’accordo ma quando viene il momento del piacere e della gioia? Presi dal “Devo fare di più” ci concediamo raramente questi momenti che sono invece così positivi e gratificanti. Lo sport è coltivare la propria passione, che per pochi diventa anche una professione ma che per tutti dovrebbe essere espressione di impegnarsi attivamente in qualcosa che si è liberamente scelto di fare perché ci piace, per motivazioni personali, perché partecipa alla nostra realizzazione come essere umani. Non si può correre anche solo 5 minuti per dovere, lo faremo una volta o la prima settimana, poi lasceremo stare perché non ci piace quello che sentiamo. La corsa, ad esempio, per molti podisti è un’attività del tempo libero che troppo spesso diventa solo ricerca del risultato: “Devo correre 30 minuti consecutivi per dimagrire,” o “Devo correre almeno 90 minuti per fare una mezza” o ancora “Devo fare i mille in questo tempo così al campo smetteranno di dirmi che sono lento.” Questi sono solo alcuni fra i tanti DEVO che ci mettiamo addosso insieme alla maglietta, ai pantaloncini e alle scarpe ogni volta che ci stiamo preparando. Fermiamoci a pensare a quali sono i fardelli che ci portiamo addosso mentre corriamo, resteremo stupiti di quanti sono. Proviamo poi a fare l’opposto, pensando alla gioia di muoversi, all’opportunità che ci stiamo dando di fare ciò che ci piace, ad avere trovato il tempo per farlo; lo stesso vale per gli atleti che dovrebbero essere compiaciuti dall’essere riusciti a trasformare una passione nella propria attività principale. Bisogna impegnarsi a trasformare i DEVO in MI PIACE. Bisogna passare a sentire le sensazioni che vengono dal proprio corpo e apprezzare le sensazioni e i pensieri che l’allenamento ci può fornire. Quando leggiamo un bel libro, non pensiamo di certo alla nostra velocità di lettura o quanti libri potremo leggere in un anno se continueremo con quel ritmo. Leggiamo e proviamo a immedesimarsi nelle vite dei protagonisti, ci addentriamo nell’atmosfera del racconto e ci lasciamo coinvolgere dalle emozioni che ci nascono dentro. L’allenamento deve essere affrontato nella stessa maniera, consiste nel permettersi di ascoltarsi e di sviluppare pensieri che sono suscitati da quello che stiamo facendo, è essere concentrati su noi stessi e non sugli altri. L’allenamento è anche l’allenamento di queste abilità mentali, che sono quelle che sorreggono e incrementano la nostra motivazione e convinzione nel volere continuare. Pochi allenatori richiedono questo impegno ai loro atleti mentre sono totalmente assorbiti dal cronometro e dalla tecnica, ma per tutti gli atleti, da Stefano Baldini al podista alle prime armi è la testa che comanda e che può bloccare il corpo o trovare le risorse nascoste quando siamo stanchi. Insomma mentre ci alleniamo abbandoniamo i DEVO e spingiamoci a pensare sempre in modo gioioso.

Londra 2012: ormai ci siamo

Gli atleti che preparo mentalmente all’impegno olimpico sono ormai pronti, si tratta di fare passare questi 10 giorni che li separano dall’arrivo a Londra, dove inizierà l’ultima e breve fase di adattamento al campo in cui si svolgerà la gara. Il 26 luglio saranno chiusi e da quel momento ci sarà solo più un giorno di allenamento ufficiale e poi la gara. Questo è il momento della calma, la preparazione è stata ultimata, si deve smaltire la fatica e lo stress di una preparazione durata almeno due anni. Ora bisogna fare come i cammelli che si preparano a un viaggio nel deserto, accumulare energia, riposare il fisico ma soprattutto la mente, stare con le persone di cui si ha fiducia e con cui è facile trascorrere il tempo. La tensione salirà da due/tre giorni prima e si dovrà parcheggiarla nel fondo della mente e svegliarsi il giorno della gara con la sensazione profonda di essere pronti a dare il meglio di sé.

Prandelli e il coraggio

Come credo che sia giusto dopo la finale di euro 2012 tutti i commenti sono stati positivi e tesi a valorizzare il lavoro svolto e il risultato raggiunto. Ci sarà tempo per la valutazione e per capire come si deve migliorare in previsione dei mondiali. I giornali di oggi riportano alcune idee interessanti e necessarie che Prandelli vuole realizzare e vediamo se Federazione e Club lo permetteranno. Mi è piaciuto il suo commento sulla opportunità di mostrare ancora più coraggio di quello che ha avuto durante gli europei. Questo in riferimento a non avere fatto giocare chi non era stanco e che avrebbe potuto inserire al posto ad esempio di Chiellini e di Motta. Forse il risultato non sarebbe cambiato ma non lo sapremo mai. La mia idea è che dovrebbe giocare chi sta meglio ed è più in forma in quel giorno. Capisco che non sia facile avere questo atteggiamento, ma se fossi il suo coach gli suggerirei di migliorare su questo aspetto.