Archivio mensile per luglio, 2012

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- 2 all’inizio dei Giochi

Mancano solo più 2 giorni all’inizio di Londra 2012, l’attesa sta terminando e per chi inizierà il 27 luglio sono momenti delicati in cui la tensione cresce e bisogna saperla gestire. I migliori hanno delle strategie personali, la Pellegrini si è ricaricata e riposata a casa e ora è nella bolla che crea intorno a lei e che esclude chiunque non sia portatore di calma e fiducia. Bolt rilascia interviste in cui dice che chi l’ha battuto non ci riuscirà più e fino quando non sarà sui blocchi continuerà ad allontanare l’ansia con il suo comportamento esuberante . Alcuni atleti italiani dopo avere provato i campi di gara sono di nuovo a casa e ritorneranno a Londra solo per il giorno degli allenamenti ufficiali che precedono la gara olimpica. Insomma modi diversi per gestire questa fase che serve a trovare l’umore giusto per fare la gara della vita

Alessandro Campagna e la testa

Alessandro Campagna, classe ’63, uomo-simbolo della pallanuoto azzurra, arriva a Londra da ct del Settebello campione del mondo in carica. “I ragazzi hanno bisogno della mia voce – racconta l’allenatore – tra me e loro c’è un elevato contatto psicologico e mentale. Direi un rapporto empatico, per questo la mia presenza a bordo vasca è fondamentale: devono vedermi e sentirmi. Non si governa un’ottima performance senza allenare la testa.”

Psicologi a Londra

Nella top ten dei paesi più medagliati alle ultime olimpiadi l’Italia è l’unica nazione che non avrà psicologi dello sport come parte della squadra olimpica, vi sarà invece un folto numero di medici e di fisioterapisti. Personalmente riesco a seguire gli atleti con cui lavoro tramite Skype, sms e WhatsApp. Non è certo il massimo non essere presenti nel momento più importante e decisivo, ma questa è la situazione e fa capire quale sia l’apertura alla psicologia dei nostri dirigenti sportivi. Spero che l’elezione nel 2013 del nuovo presidente del Coni consenta anche un cambiamento di mentalità nei confronti della psicologia e soprattutto delle esigenze degli atleti in questo ambito. D’altra parte cosa ci si dovrebbe aspettare da un Istituto di Scienza dello Sport del Coni che non prevede un settore autonomo di psicologia dello sport, che non ha collaborazioni con l’Università su questi temi e che in tutte le attività della preparazione olimpica non prevede mai la preparazione psicologica come tema d’interesse da trattare con i commissari tecnici delle nazionali e dove nelle attività sulla ricerca del talento i posti sono occupati solo da allenatori e medici e fisiologi?

La prima pugile afghana alle olimpiadi

Il suo primo pugno l’ha sferrato a 11 anni: Sadaf Rahimi si trovava nel suo villaggio, quando insieme al cugino di 18 anni, mise in piedi una sorta di sfida, uno scontro dal quale capì cosa avrebbe voluto fare in futuro: “La prima volta che ho colpito qualcuno fu nel mio villaggio. Era mio cugino di 18 anni. Abbiamo inscenato uno scontro e lui mi disse che sarei diventata una brava pugile“. Affermarsi in uno sport come il pugilato non è semplice, soprattutto per una ragazza che, oltretutto, vive in un Paese dove le donne non hanno gli stessi diritti e le stesse possibilità di realizzazione degli uomini.
Non ci sono abbastanza fondi per le Olimpiadi: a denunciare la situazione, proprio la pugile afghana, la quale sottolinea le difficoltà non solo culturali ma anche economiche che ci sono nel suo Paese nella gestione delle pratiche sportive e il relativo accesso delle donne alle competizioni: “Mi alleno un’ora al giorno, ma non è sufficiente per prepararmi per Londra. Gli altri team si allenano tre volte al giorno e l’attrezzatura sportiva è inadeguata. Mi sono dovuta comprare perfino i guantoni. Avremmo bisogno di uno sponsor che può assistere le atlete femminili“. (da http://www.fanpage.it/sadaf-rahimi-la-prima-donna-pugile-olimpionica-dell-afghanistan-video)

Le Olimpiadi della fede e di tutti

Saranno anche le Olimpiadi della fede come scrive Time. Sarà la prima volta delle donne del di Qatar, Brunei e Arabia Saudita. Gareggeranno circa 3500 musulmani e nel loro calendario spirituale le gare si svolgeranno nel mese del Ramadan. Per questi motivi e per la partecipazione per la prima volta di un atleta amputato, Oscar Pistorius, saranno i Giochi per tutti come scrive invece La Stampa. Ibtihaj Muhamad sarà la prima atleta americana che nella sciabola gareggerà con la hijab. Moe Sbihi, canottiere inglese, ha deciso di donare 1800 pasti ai poveri del Marocco, 60 per ogni giorno in cui non seguirà il digiuno.  Molti altri atleti seguiranno invece il digiuno, e la loro fede gli sarà di aiuto psicologico per renderli più determinati e convinti durante le gare.

Le abilità mentali degli Olimpionici

Queste sono le abilità psicologiche che si riconosce chi vince una medaglia alle Olimpiadi:

  • Elevata motivazione e impegno
  • Livello elevato di fiducia
  • Avere obiettivi ben definiti
  • Autoregolazione delle emozioni
  • Avere routine ben organizzate durante la competizione
  • Competenze nel fronteggiare le distrazioni e gli eventi inattesi
  • Elevata concentrazione
  • Visualizzazione della propria prestazione

Cos’è una prestazione sportiva eccellente?

Durante le olimpiadi sentiremo spesso parlare di prestazione sportive e prestazioni eccellenti. Per capire bene cosa staremo guardando o cosa leggeremo bisogna sapere cosa vogliono dire questi termini. Non basta semplicemente dire che una prestazione consiste nel sapere fare bene o al meglio qualcosa che sia nuotare, saltare o correre. Infatti la prestazione sportiva è una forma speciale di comportamento che comprende la dimensione competitiva in cui tutti gli atleti vogliono padroneggiare al loro meglio le loro abilità, dimostrare superiorità sugli avversari, mentre tutto questo avviene di fronte a un pubblico numeroso se non addirittura davanti a centinaia di milioni di persone. La prestazione sportiva alle Olimpiadi ha queste caratteristiche e tutti gli atleti ne sono consapevoli. In queste condizioni fornire prestazioni eccellenti significa fare qualcosa d’incredibile, di straordinario e di totalmente fuori dal comune.

The Superhumans

Una sferzata di energia e ottimismo: http://www.youtube.com/watch?v=tuAPPeRg3Nw

Basket: è ora di vincere

“A prescindere da assenze e defezioni – sottolinea il tecnico degli azzurri Simone Pianigiani – vogliamo presentare una Nazionale che sia sempre più vincente”.  Di poche parole ma estremamente chiaro è l’obiettivo che l’allenatore della nazionale pone ai suoi giocatori. Per una squadra che spesso ha perso giocando di malavoglia questo obiettivo si presenta come particolarmente sfidante. E’ inutile nascondersi dietro frasi fumose o diplomatiche che parlano d’impegno e di bel gioco. Avere messo sul tavolo questo scopo significa innanzitutto allenarsi per vincere; lo ha appena insegnato la nazionale US di basket contro il Brasile, ha giocato male ma quello che contava era vincere e ci è riuscita. Bene, sono molto contento che anche una squadra italiana non abbia paura di pensare di vincere, di rendere pubblico questo scopo e di lavorare per raggiungerlo. La partita di basket non è un’attività barocca fatta di mille schemi. Uno vince l’altro perde, deve essere chiaro per tutti da che parte è necessario stare. Si potrà anche perdere ovviamente ma si deve avere lottato come dei leoni … come recita il famoso detto secondo cui “Che tu sia leone o gazzella … comincia a correre.” In bocca al lupo.

L’importanza del proprio ambiente sociale e affettivo

Nell’intervista a La Stampa di oggi, la tuffatrice Tania Cagnotto spiega quanto sia importante per lei il suo ambiente sociale: “Distinguo molto la vita dalla piscina, un podio mi farebbe sentire in cielo però la mia esistenza è altro e non ne risentirebbe in ogni caso caso. Il mio moroso, i miei amici, i miei genitori per loro non cambia nulla e sono queste le persone che contano.” E a proposito delle amiche della scuola che la seguiranno anche a Londra dice: “Mi piace l’idea della sorellanza, del darsi una mano, capirsi, condividere. E’ una microcomunità da cui prendo energia. E a completare il supporto femminile ci sarà anche mia madre.” Si conferma ancora una volta l’importanza che ha il proprio ambiente sociale e affettivo per gli atleti di livello assoluto. Non è una novità, è così in tutto il mondo, e andrebbe ricordato a quegli allenatori che dicono che i ragazzi migliori da allenare sono gli orfani perché non hanno genitori che protestano.