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Pistorius può andare a gareggiare all’estero?

Inizia la nuova stagione dell’atletica e il mondo dello sport è di fronte a un nuovo problema etico: Pistorius potrebbe gareggiare in un meeting se venisse invitato?  Sappiamo che è accusato dell’omicidio della sua fidanzata e che lui si difende sostenendo che pensava fosse un ladro. Da punto di vista legale il giudice che segue il caso ha detto che può uscire dal Sud Africa purchè presenti il piano di viaggio. Qualcuno lo inviterà per fare pubblicità al suo meeting? Pistorius vuole gareggiare? Il suo manager, Van Zyl, sostiene che la prossima settimana parlerà con lui e il suo allenatore del suo futuro.

Mi auguro che si faccia prima il processo.

La parabola di Pistorius da eroe a omicida

In questi anni lo sport è stato spesso fonte di illusioni e delusioni, perchè la piaga del doping e della corruzione hanno determinatola caduta di tanti campioni, evidenziando un mondo in cui spesso l’idea di “vinca il migliore” l’avevano solo gli appassionati mente i diretti interessati, gli atleti, sapevano che non era vero, perchè qualcuno  stava truccando il gioco. Ieri  a questo quadro negativo si è aggiunto un nuovo e terribile episodio che riguarda l’uccisione a colpi di pistola da parte di Oscar Pistorius della sua fidanzata, Reeva Steenkamp. Ha sparato ben quattro colpi pensando che fosse un ladro che era entrato in casa.  Da dove nasce questo istinto omicida? Perché non si sparano quattro colpi se non si vuole uccidere e lui lo ha fatto al primo sospetto; ha sparato per ammazzare, non certo per spaventare il presunto ladro. I casi di femminicidi non arrivano inaspettati, all’improvviso, ma sono preceduti da una serie di comportamenti che costituiscono altrettanti segnali di rischio e quindi possono essere analizzati e riconosciuti per mettere in moto meccanismi di prevenzione e protezione. Pistorius era molto geloso e vi sono racconti sui suoi comportamenti alterati quando è ubriaco, ma sinora non erano stati considerati così rilevanti da potere essere considerati come predittori di quanto è avvenuto. “E’ uno sport che si decapita da sé”, ha scritto Emanuela Audisio. Pistorius è finito ma è stato l’artefice del suo destino e si è  rovinato con le sue mani, mentre Reeva Steenkamp ha perso la vita per niente, a causa di un uomo che non ha voluto autocontrollarsi.

La battaglia delle lame

La vittoria di  Alan Oliveira nei 200m, ha innescato da parte di Oscar Pistorius, predestinato a vincerla una discussione sulla correttezza della lunghezza delle lame del suo avversario. Il brasiliano ha infatti usato lame di qualche centimetro più lunghe rispetto a quelle di cui si era servito sino a poco tempo fa, pur restando nei limiti previsti dal regolamento paralimpico. Pistorius sostiene che la maggior lunghezza delle lame ha fornito un vantaggio significativo a Oliveira.

Al di là dell’opportunità di queste dichiarazioni che sembrano più dovute alla non accettazione della sconfitta e di non essere più l’unico atleta al mondo a ottenere questi tempi, riemerge la questione sul valore delle lame. Se forniscono realmente un vantaggio non si dovrebbe permettere di fare gareggiare coloro che le usano con gli atleti normodotati e tanto meno con quelli che corrono con un’unica protesi. Sono temi che dovrebbero esseri affrontati al di fuori delle polemiche agonistiche e nell’ambito della ricerca scientifica applicata al movimento umano.

Le Olimpiadi della fede e di tutti

Saranno anche le Olimpiadi della fede come scrive Time. Sarà la prima volta delle donne del di Qatar, Brunei e Arabia Saudita. Gareggeranno circa 3500 musulmani e nel loro calendario spirituale le gare si svolgeranno nel mese del Ramadan. Per questi motivi e per la partecipazione per la prima volta di un atleta amputato, Oscar Pistorius, saranno i Giochi per tutti come scrive invece La Stampa. Ibtihaj Muhamad sarà la prima atleta americana che nella sciabola gareggerà con la hijab. Moe Sbihi, canottiere inglese, ha deciso di donare 1800 pasti ai poveri del Marocco, 60 per ogni giorno in cui non seguirà il digiuno.  Molti altri atleti seguiranno invece il digiuno, e la loro fede gli sarà di aiuto psicologico per renderli più determinati e convinti durante le gare.

Il caso Pistorius

Pistorius, l’atleta che corre i 400m con le gambe di carbonio, è una domanda aperta al mondo dello sport. Sono felice per lui e le sue battaglie che rivoluzionano l’atletica mondiale. Su La Stampa di oggi Carlo Vittori dice cose sensate e probabilmente corrette. I muscoli delle gambe producono nello sforzo acido lattico , tendono a indurirsi e la mente deve imparare a gestire questi momenti, Sono problemi che Pistorius non avrà mai. Nel contempo è un messaggio positivo per quanti nelle sue condizioni non devono rinunciare ad avere una vita normale (questo se mi permettete la semplificazione). Quindi che fare? Gambe e carbonio non sono proprio la stessa cosa. E’ una questione di etica. Personalmente sono convinto che siamo di fronte a una questione che nessuno prima d’ora si era dovuto porre. L’ingegneria umana si svilupperà di molto nei prossimi anni mentre la muscolatura umana resterà per i prossimi millenni sempre la stessa. Per cui finché Pistorius lotta per il minimo olimpico va bene (partecipa, siamo democratici e non razzisti) ma quando la scienza migliorerà le protesi che fare? Quando, come dice Vittori, un braccio bionico lancerà un giavellotto a 100m, che faremo? Ai posteri l’ardua sentenza.