Archivio mensile per marzo, 2012

Pagina 3 di 4

Orgoglio e grinta

Leggendo le parole di molti allenatori di calcio di questa settimana si evince dalle loro dichiarazioni che ciò che conta è l’orgoglio, mostrare di essere uomini, la grinta, litigare perchè talvolta fa bene alla squadra e così via. Non una parola su come dovrebbero giocare le loro squadre, sulla tattica e strategie di gioco, temi che non vengono più trattati. Se ne può dedurre che domina la logica del “non disturbate il manovratore”, per cui non vi dico come giocheremo perchè  (1) tanto non  capireste, (2) non sono disposto a parlare del mio lavoro tecnico con voi e (3) conta solo mostrare le palle. Scegliete voi l’opzione che preferite. E’ chiaro che questo atteggiamento spiega da solo perchè non vogliono sentire parlare di psicologi nel calcio, ci sono già loro con queste brillanti ricette.

I bambini invisibili

Nulla è più importante di un’idea quando è venuto il suo tempo:

http://www.youtube.com/watch?v=9Ve3_ziWAIM

I bambini invisibili dell’Uganda: http://www.invisiblechildren.com/financials.html

Vincenti nonostante il risultato?

Jacques Brunel, allenatore della nazionale di rugby, che sta per affrontare il Galles, alla vigilia del quarto turno del Sei Nazioni spiega: ”Dovremo difendere. Duro. Ma cercare comunque di imporci agli avversari, creare gioco. Dobbiamo pensare a vincere, provarci. Altrimenti è finita”. Il senso di queste affermazioni è che bisogna crederci anche sapendo che gli avversari sono più forti e pur avendo già perso 4 partite. Si può giocare questa partita con una mentalità vincente? Sì, bisogna giocare senza pensare al risultato, restando concentrati sull’obiettivo di superare i propri limiti. Certo perchè si vince quando li oltrepassiamo. Questo è ciò che Brunel chiede ai suoi e la domanda a cui ogni giocatore deve dare una risposta  è: “Sono pronto a mantenere inalterata la mia voglia di esprimermi al massimo e di lottare anche quando sarò in difficoltà?” Questo è il punto, sarò in difficoltà ed in quei momenti che misurerò il mio valore come giocatore dell’Italia. La partita ci darà queste risposte.

La bibbia dello sportivo

La Gazzetta dello Sport pubblica oggi “La bibbia dello sportivo” in cui sono descritte le otto regole per vivere bene, si parla di come evitare problemi fisici e trarne beneficio, della scarpa giusta se fate jogging e si consiglia di bere il latte dopo l’allenamento. Meno male che hanno lasciato due spazi vuoti anzichè arrivare alle classiche 10 regole. Questo mi permette d’inserire due regole che mancano e che sono alla base di qualsiasi attività sportiva. Quindi per me la numero 9  è: divertirsi e va bene per tutti dai piccini ai praticanti la ginnastica dolce. La numero 10 è: fare sport con gli amici, tanto è vero che per molti questa è la principale ragione che li ha avvicinati allo sport. Leggi: http://www.gazzetta.it/Fitness/09-03-2012/bibbia-sportivo-otto-regole-vivere-bene-81568569290.shtml

Parlare a se stessi nel tennis

Il dialogo con se stessi nel tennis è uno dei fattori che possono fare vincere o perdere una partita. Infatti, è molto frequente vedere tennisti sconsolati anche solo avere perso qualche punto, sguardi increduli sul punto dove la pallina è andata fuori e parole e parole usate per trasformarsi nel killer di stessi. Il tennis è un gioco punto su punto, in cui ambedue i contendenti sbagliano ma alla fine uno commetterà un errore di troppo che ne determinerà la sconfitta. Ogni game è un duello da cui uno dei due esce leggermente ferito; per questo effetto chi subisce di più ne esce distrutto. Ci vuole quindi una grande tenacia e forza mentale per resistere alla tentazione di mollare, questo è il bello del tennis, una lotta corpo a corpo in cui si deve lottare.

Le 150 donne che muovono il mondo

Le 150 donne senza paura del mondo: http://www.thedailybeast.com/features/150-women-who-shake-the-world.html

Juve: è finita la benzina mentale?

Professor Cei, lei non crede alla teoria dei giocatori spremuti dal gioco di Conte?
“Non c’è dubbio sul fatto che la Juventus sia una squadra con un ‘eccesso’ di agonismo. Il problema è come questo viene gestito. Mi spiego: quasi tutti i giocatori, esclusi i Buffon o i Pirlo, non sono abituati a questa intensità e a questa pressione. Mi riferisco a quella del campo di gioco, ma anche a quella che viene esercitata durante la settimana su chi lotta per lo scudetto”

Insomma, ora che il gioco si fa duro… Ibra segna una tripletta, mentre la Juventus pareggia.
“Partiamo da un presupposto: è sempre la testa che guida il corpo. E Conte è un maestro nello stimolare i suoi prima delle grandi partite, dove l’aspetto mentale permette di superare le altre sensazioni, come la stanchezza…”

Però se si gioca contro Siena o Chievo…
“Con le cosiddette ‘piccole’, invece, bisogna alternare fasi di grande agonismo e fasi di recupero. Non puoi correre sempre per 90’ come un matto…”

Alternare le fasi: concretamente come si fa?
“Chiamiamolo ‘gioco a fisarmonica’: fasi di agonismo a cui seguono fasi in cui si tiene la palla, la si fa girare, si cerca di addormentare un po’ il gioco… Una grande squadra sa dare il ritmo che vuole alla partita”

Ma così non si snatura la Juventus targata Conte?
“Attenzione: imparare a gestire l’intensità della gara non significa rinunciare totalmente a quella aggressività che ha caratterizzato la Juventus fino a oggi. Vuol dire usarla in modo intelligente. Ogni squadra ha dei minuti di partita ‘preferiti’, ad esempio. Ci sono quelle che danno il massimo dopo l’intervallo e quelle fortissime nei primi minuti o nel finale. Se sai individuare i tuoi, hai già iniziato a lavorare sulle fasi”

Conte dice che la sua squadra “sta sempre a tavoletta”
“E questi pareggi sono la spia che indica che qualcosa si è inceppato. I giocatori hanno bisogno di recuperare anche a livello di testa. Anche la ‘benzina mentale’, prima o poi, si esaurisce”
Da: http://sport.sky.it/sport/calcio_italiano/2012/03/06/juventus_pareggi_intervista_alberto_cei_psicologo.html

L’Italia un paese incivile (2)

L’Italia è un paese non civile perchè permette che i tifosi insultino i calciatori che per qualche ragione non rispondono all’ideale ariano che li anima. Qual è la sanzione ai club i cui tifosi si comportano in questo modo? Qualche migliaio di euro, cioè niente. Si ripropone lo schema classico: insulti razzisti, nessuna pena, incremento degli insulti. Cosa fa la federcalcio, nulla! Cosa fanno le società di calcio, nulla! Cosa fa lo Stato, nulla! Io mi vergogno di essere italiano.

L’Italia un paese incivile (1)

Il quotidiano La Stampa pubblica, ieri e oggi, due denunce sull’impossibilità in Italia di essere studente e atleta. Siamo alle solite, perchè chi vuole diventare musicista frequenta il conservatorio mentre agli studenti-atleti è vietata questa opzione? Inoltre il ministro dell’Istruzione ha detto che sono stati stanziati milioni di euro per consentire l’attività fisica a scuola, personalmente sapevo il contrario e lo verifico ogni giorno dalle testimonianze continue di cui ho notizia. Perchè in Italia lo sport è considerato attività per decerebrati? Il ministro dice che si istituiranno licei a orientamento sportivo, che si tradurrà in più ore di educazione fisica, bene ma non è questa la soluzione. Fare l’atleta nella scuola secondaria significa dedicare almeno tre ore tutti i giorni, in che modo la scuola risponderà a questa esigenza? Si tratta di 18 ore alla settimana e non di due ore in + di attività fisica a scuola. Inoltre, come verrà calcolato il tempo dedicato alle competizioni? Questi argomenti non li ho mai visti trattati ma neanche argomentati dai politici. Molto male, evviva chi nasce in un altro paese.

E’ “colpa” degli arbitri

Quando le partite del campionato diventano decisive è il momento per gli allenatori di incolpare gli allenatori. Basta ricordare le proteste dell’ultimo mese a partire dalla Juventua per arriva a ieri con Roma e Parma. Per carità gli arbitri sbagliano ma sono molto più numerosi gli errori dei giocatori, e sono questi ultimi a determinare il risultato finale. Quando gli allenatori non vogliono attaccare la loro squadra, ecco che salta fuori il parafulmine preferito e cioè l’arbitro. Sono interpretazioni conservative quelle degli allenatori, cha salvaguardno il proprio interno e scaricano all’esterno i problemi. Con questo non voglio affermare che gli arbitri non debbano migliorare, e alcuni avrebbero molto da imparare sul versante psicologico, ma non è il tempo.