Archivio mensile per luglio, 2023

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L’attività fisica nella natura migliora il benessere

Baena-Morales, S., Garcia-Taibo, O., Baena-Extremera, A., Tomás González-Fernández, F. (2023). Physical exercise in natural environments and its influence on directed attention. Education implication. A systematic reviewInternational Journal of Sport Psychology, 54(2), 152-174.

Esistono prove sufficienti per confermare che la pratica dell’attività fisica migliora le prestazioni cognitive ed emotive. Questa idea è anche legata all’attuale tendenza dell’UNESCO di stabilire connessioni con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) e le azioni educative. Inoltre, il rapporto degli umani con la natura sembra produrre un miglioramento in diverse variabili cognitive e, in particolare, nell’orientamento dell’attenzione. La semplice presenza dell’essere umano nella natura produce benefici psicologici, di benessere e sull’attenzione. Tuttavia, ci sono poche ricerche sull’effetto sinergico dell’esercizio fisico in ambienti naturali e su come questo influisca sull’attenzione direzionata, come variabile determinante per il rendimento scolastico.  L’obiettivo principale è mostrare l’effetto dell’esercizio fisico in ambienti naturali sull’attenzione diretta rispetto a quello svolto in ambienti urbani o edificati. La presente revisione sistematica ha analizzato gli studi che hanno valutato le prestazioni dell’attenzione diretta quando è stato praticato l’esercizio fisico in ambienti naturali. È stata eseguita una revisione sistematica dei database PUBMED, SCOPUS, SPORTDiscus e Web of Science secondo le linee guida Preferred Reporting Items for Systematic Reviews and Meta-Analyses (PRISMA). Dodici studi hanno soddisfatto i criteri di inclusione della revisione. La maggior parte di questi studi era costituita da studi crossover o controllati che indagavano gli effetti dell’esposizione a breve termine in ambienti naturali durante l’esercizio fisico. Non c’è consenso sui benefici dell’esercizio fisico in ambienti naturali per l’attenzione diretta. Gli studi forniscono basi teoriche che potrebbero spiegare alcuni dei potenziali benefici. Tuttavia, sono necessarie ricerche più rigorose per controllare le variabili che possono influenzare il miglioramento dell’attenzione diretta.

La tenacia nello sport

Quando qualcuno mi chiede in modo diretto: “In che modo si distinguono coloro che vincono ripetutamente dagli altri atleti? La risposta altrettanto decisa è:”Da come reagiscono alla pressione agonistica, alle difficoltà e agli errori”. Una risposta più specifica a questa domanda è quella che è stata fornita da uno degli allenatori di livello mondiale del rugby, quando riconosce che è la tenacia mentale a costituire una linea importante di discrimine fra i giocatori di successo e gli altri pari a loro, per livello di abilità e forma fisica:

La tenacia mentale, per me, è la capacità di continuare a fare quello che dovresti fare indipendentemente dalla situazione, indipendentemente dal fatto che tu sia fisicamente o mentalmente affaticato. Perchè fa male. Lo sport ad alto livello è scomodo. Cerchiamo d’insegnare ai giocatori a essere a proprio agio nell’essere scomodi (Eddie Jones).

In quei momenti le altre competenze dell’atleta se non sono sostenute dalla tenacia si bloccano. Un atleta può avere un dialogo con se stesso costruttivo ma nei momenti decisivi se non è sostenuto dalla tenacia, il suo self-talk può diventare negativo. Un atleta sa a cosa prestare attenzione e come adattarla alle situazioni di gara, ma di fronte a un imprevisto può smarrire questa abilità se non interviene la tenacia, che è la convinzione di continuare a gareggiare al meglio anche se sembra impossibile.

Per definire la tenacia sono state identificate 4 dimensioni: attitudine, allenamento, competizione e post-competizione composte da 13 componenti. Ricerche su atleti che hanno raggiunto lo status di campioni del mondo hanno evidenziato che il loro obiettivo era il potenziamento di tutti i 13 componenti al livello più alto. Diversi fattori hanno influenzato questo miglioramento durante un periodo di 2-4 anni; tra questi la competitività, un grande desiderio di competere contro e battere i migliori del mondo, l’esperienza acquisita nelle gare più importanti a livello internazionale, la consapevolezza delle capacità degli avversari e la conoscenza dei programmi di preparazione dei concorrenti. Gli atleti hanno riferito che l’esperienza di gareggiare ai più alti livelli, e di osservare e parlare con atleti e allenatori di livello mondiale, ha migliorato la loro conoscenza dei programmi di allenamento e degli stili di allenamento condotti dai migliori al mondo. Questa conoscenza unita al desiderio di vincere ha aumentato la loro tenacia mentale.

(Da A. Cei, Fondamenti di psicologia dello sport, 2021)

Milan Kundera, Brno, 1 aprile 1929 – Parigi, 11 luglio 2023

Suarez e Djokovic: senz’anima non si vince

Qualche giorno fa è scomparso un incredibile campione del calcio, Luis Suarez. Nell’intervista rilasciata a Gianni Mura nel 2014 mi hnno colpito due idee che per me sono importanti quando si parla di campioni. Il valore della tecnica: “Senza tecnica non c’è calcio apprezzabile. Oggi, quando vedo tanti cross che finiscono dietro la porta cambio canale”. Il valore delle emozioni: ”Avventura è il termine giusto, perché nel 1961 non è che l’Inter fosse al vertice europeo. Ci puntava, per questo aveva preso il Mago e, di conseguenza, il Mago aveva convinto me, ma senza grandi discorsi. Poi s’è detto che io ero l’anima di quell’Inter, ma non è vero. Quell’Inter aveva molte anime, da Facchetti a Corso, da Picchi a Mazzola. Io ero l’esperienza, questo penso”. Suarez va all’Inter per avventura, per il Mago e per esserne una delle anime.

I campioni ci permettono di fare questi ragionamenti e di capire le ragioni per cui ne abbiamo bisogno.

Il primo riguarda il tema dell’eccellenza della prestazione umana. I campioni ci permettono di conoscere quali siano i limiti attuali dell’esperienza umana nello sport e ci mostrano come oltrepassarli, in una rincorsa a questo miglioramento che sembra infinita. Le scienze che studiano l’essere umano forniscono dati che ispirano gli allenatori migliori che utilizzano la metodologia dell’allenamento per migliorare quegli aspetti tecnico-tattici di cui parla Suarez.

Il secondo riguarda l’anima di una squadra, che si concretizza nella stretta relazione tra pensiero ed emozioni,. A tutti piace vincere, ma non tutti sanno che per esprimersi al meglio bisogna metterci l’anima. Chi non segue questo approccio, molto difficile da vivere giornalmente, cade nella trappola del risentimento verso di sé e verso chi gli sta vicino perchè non ha saputo evitargli questo problema. Anche Novak Djokovic descrive bene questo concetto dicendoci:

“Quando ci sentiamo feriti, risentiti, tristi o sentiamo di aver fallito o di non piacerci o qualsiasi cosa sia, rimaniamo intrappolati in quell’emozione. Succede anche a me, senza dubbio, dentro e fuori dal campo, molto spesso. È normale, è l’esperienza della vita di tutti noi. Ma cerco sempre di essere consapevole di ciò che ho detto o fatto o dell’emozione che provo e di non rimanerne intrappolato troppo a lungo. Torno indietro. Ne esco. Perché non possiamo controllare ciò che accade fuori di noi, ma possiamo controllare il modo in cui reagiamo a queste circostanze”.

Suarez e Djokovic, generazioni diverse di campioni, affermano però la stessa idea  facciamo dialogare i nostri pensieri con le nostre emozioni, restiamo in contatto e dialoghiamo con la nostra anima e con quella dei nostri compagni e di chi lavora con noi.

Tour de France: la mentalità di Pogacar e Vingeggard a confronto

La mentalità di Tadej Pogačar

Tadej Pogačar un ciclista professionista sloveno che ha raggiunto la ribalta internazionale vincendo il Tour de France nel 2020 e nel 2021. Il successo di Pogačar può essere attribuito a diversi fattori, tra cui le sue eccezionali capacità fisiche, la pianificazione strategica delle gare e la sua mentalità.
La mentalità di Pogačar è spesso descritta come determinata, concentrata e disciplinata. Possiede una forte etica del lavoro e una spinta incessante a raggiungere i suoi obiettivi. La sua mentalità gli permette di rimanere motivato e di spingersi al limite, sia in allenamento che in gara.

Un aspetto decisivo della mentalità di Pogačar risiede  nella capacità di mantenere la calma sotto pressione. Nel Tour de France del 2020, alla penultima tappa, una cronometro, era in ritardo rispetto al leader della corsa, Primož Roglič, con un margine significativo. Tuttavia, Pogačar mantenne la calma e fornì una prestazione eccezionale, superando il tempo di Roglič e assicurandosi la vittoria finale.

La mentalità di Pogačar comprende anche una notevole fiducia nelle proprie capacità e una visione positiva. Affronta ogni gara con fiducia, sapendo di essersi allenato e preparato a dovere. Questa mentalità positiva lo aiuta a superare le sfide e le battute d’arresto durante la gara, permettendogli di rimanere concentrato sulle sue prestazioni e di sfruttare al meglio le sue opportunità.

Inoltre, Pogačar dimostra la volontà di imparare e adattarsi. Analizza le sue prestazioni dopo ogni gara, individuando le aree di miglioramento e modificando di conseguenza il suo allenamento. Questa mentalità di crescita gli consente di evolversi continuamente come ciclista e di puntare a successi sempre maggiori.

In sintesi, la mentalità di Tadej Pogačar gioca un ruolo fondamentale nei suoi successi al Tour de France. La sua determinazione, la concentrazione, la compostezza sotto pressione, la fiducia e la volontà di imparare contribuiscono al suo successo come ciclista professionista.

Mentalità di Jonas Vingegaard

Vingegaard ha dimostrato una mentalità impressionante durante i passati il Tour de France. Jonas Vingegaard, ciclista danese, ha debuttato al Tour de France nel 2021 come membro del Team Jumbo-Visma. Ha dimostrato la sua forza mentale e la sua determinazione, in particolare durante le tappe di montagna, note per essere estenuanti e fisicamente impegnative.

La mentalità di Vingegaard è stata evidente nella sua capacità di rimanere concentrato e composto, anche in situazioni difficili. Ha dimostrato la volontà di assumersi dei rischi e di spingersi al limite, cosa fondamentale in una gara impegnativa come il Tour de France. La sua forza mentale gli ha permesso di mantenere un alto livello di prestazioni e di competere con alcuni dei migliori ciclisti del mondo.

Uno dei momenti salienti del Tour de France di Vingegaard è stata la sua impressionante corsa nelle tappe di montagna, dove ha messo in mostra le sue capacità di scalatore. È rimasto costantemente in testa al gruppo, attaccando quando necessario e rispondendo agli attacchi degli altri corridori. Questo ha dimostrato non solo le sue capacità fisiche, ma anche la sua forza mentale nel prendere decisioni strategiche al volo.

Inoltre, la mentalità di Vingegaard è stata fondamentale per affrontare le battute d’arresto e adattarsi alle circostanze inaspettate. In una corsa lunga e impegnativa come il Tour de France, possono verificarsi eventi imprevisti come cadute o problemi meccanici. Vingegaard ha dimostrato resilienza e un atteggiamento positivo di fronte alle avversità, che gli hanno permesso di riprendersi e di continuare a ottenere ottime prestazioni.

Nel complesso, la mentalità di Jonas Vingegaard durante il Tour de France è stata caratterizzata da determinazione, durezza mentale e capacità di adattamento. Queste qualità hanno giocato un ruolo fondamentale nel suo successo nella corsa, compreso l’impressionante secondo posto nell’edizione 2021. Con una mentalità così forte, Vingegaard ha il potenziale per continuare ad avere un impatto significativo nelle future edizioni del Tour de France.

Vogliamo sempre sapere chi il Migliore. Ci danneggia?

Cinque anni fa la parola GOAT è entrata nel dizionario delle lingua inglese, Merriam-Webster, come acronimo e sostantivo. Ciò è stato determinato dall’ampio uso in ambito sportivo. GOAT è l’acronimo di Greatest OAll Times e inizialmente indicava Muhammad Ali, che si autodefiniva il più grande di tutti i tempi. In seguito, è stato associato ai nomi di atleti vincitori seriali a livello mondiale come Michael Phelps, Usain Bolt, Simone Biles, LeBron James, Serena Williams, Tom Brady, Michael Jordan e molti altri.

Goat in inglese significa, innanzitutto, capra. Quindi una parola che riferita agli umani ha un significato dispregiativo (“intelligente come una capra”, “non sai fare nulla, sei proprio una capra”).

Il concetto che sta dietro la parola GOAT è piuttosto  semplice, privo di sfumature. Troppa enfasi sulla vittoria e non abbastanza sul valore del superamento, riferito alla spinta continua al miglioramento e ai valori etici. Novak Djokovic è il GOAT del tennis perchè ha vinto più di ogni altro. Ma è veramente migliore di Nadal, Federer, Serena Williams? Perchè non Billie Jean King o Arthur Ashe, certamente vincenti ma ricordati soprattutto per le loro battaglie civili e per l’eredità che ci hanno lasciato. Chi può dirlo, nessuno.

Forse dovremmo vietare del tutto l’uso di questo termine nello sport, seguendo l’esempio della Lake Superior State University, che ha sfacciatamente inserito questo acronimo al primo posto nella lista delle parole da bandire nel 2023.

L’utilizzo dei giovani di questo concetto non vorrei che servisse per sviluppare una concezione ideale di questi campioni fuori da ogni contesto di realtà, enfatizzando solo i risultati eccezionali ma non il lavoro quotidiano che li ha permessi. Spesso con la frase: “Ma loro sono dei campioni”, s’intende affermare la presenza di qualcosa d’intangibile che gli ha permesso di raggiungere questi livelli assoluti, mettendo in secondo piano cosa è servito fare per diventarlo.

Sarà banale dirlo ma campioni non si nasce ma si diventa.

La mentalità vincente di Carlo Ancelotti al servizio del Brasile

Carlo Ancelotti sarà il prossimo commissario tecnico del Brasile, in un paese in cui il calcio è vissuto come una fede religiosa e le sconfitte sono un lutto nazionale. Riuscirà a esprimere il suo modo di lavorare anche in questo ambiente in cui è normale pensare che il compito della nazionale di calcio è di esprimere il calcio migliore e di vincere la Coppa del Mondo?

E’ un’impresa che credo riempia di orgoglio chi si trova ad affrontarla come regista di questa squadra in un paese in cui il calcio è tutto e che nel contempo spaventi perchè si viene chiamati per ottenere l’unico risultato che può  rendere felice i brasiliani, vincere dopo più di 20 anni dall’ultimo successo.  Ancelotti con il suo fare pragmatico  proverà anche qui a seguire il suo stile di lavoro che si basa su 9 caratteristiche. Probabilmente saranno necessari degli adattamenti perchè allenare un club è ovviamente diverso da allenare una nazionale, che è anche la più iconica del calcio mondiale.

  1. Educare la squadra a perseguire la vittoria attraverso un gioco offensivo e creativo
  2. Favorire lo sviluppo di un ambiente di lavoro positivo
  3. Costruire un forte spirito di squadra stimolando una grande capacità di sacrificio e un impegno reciproco
  4. Favorire in ogni singolo il senso di responsabilità (valutato sulla base delle sue azioni e dei suoi comportamenti)
  5. Proteggere la tradizione e i principi del Club
  6. Lavorare per dare continuità ai successi del Club
  7. Competere per tutti i più grandi trofei
  8. Costruire una chiara identità e uno stile di gioco che tengano conto della tradizione del Club
  9. Costruire buoni rapporti tra i vari team di lavoro

Le parole chiave sono: educare, ambiente, spirito, responsabilità, tradizione Club, identità, rapporti, lavorare e competere. E’ un approccio centrato sull’attenzione rivolta a coinvolgere tutto l’ambiente e alla cura delle relazioni interpersonali. In tal modo, vengono esaltati e continuamente alimentati i valori del gruppo, intesi come principi e identità del Club, coesione di squadra e senso di responsabilità dei calciatori e dello staff. Su queste basi si fonda il lavoro e si mantiene elevato lo spirito di squadra durante la lunga e intensa stagione agonistica del calcio e in tutte le competizioni a cui si partecipa. In particolare,  la squadra deve diventare dominante in campo, giocando senza paura, mostrando personalità e il proprio carattere allo scopo di assumersi la responsabilità collettiva di sviluppare un gioco offensivo.

Congresso mondiale di psicologia dello sport

E’ con grande piacere che l’ISSP annuncia che il prossimo Congresso mondiale di psicologia dello sport si terrà a Hong Kong.

Il costo per le famiglie dello sport dei figli

Lo sport è da anni completamente privatizzato, è raro che i giovani giochino da soli in modo spontaneo nei parchi e nei giardini. Lo sport è diventata una delle voci di spesa delle famiglie. Non sono a conoscenza dei costi dello sport dopo la pandemia e se sono aumentati/ridotti. Comunque abbiamo dati degli anni immediatamente precedenti.

Questa tabella relativa a un’indagine condotta negli USA mostra che gli sport più costosi sono l’hockey su ghiaccio (2.583 US$ annui) , lo sci 2.249 US$), l’hockey su prato (2.125 US$), la ginnastica (1.580 US$), lacrosse (1289 US$) e il tennis (1.170 US$). Colpisce che il golf sia tra il ciclismo e il nuoto. Non stupisce che lo sport più economico sia l’atletica leggera. E’ comunque probabile che i costi varino da nazione a nazione. Inoltre questa indagine non comprende l’equitazione, sport particolarmente costoso.

Questi dati sono relativamente differenti da quelli italiani.

 

L’Osservatorio Nazionale Federconsumatori ha monitorato i costi dei vari corsi (tra cui nuoto, tennis, basket, calcio): i costi delle attività sportive per ragazzi (fino ai 14 anni) nonché il costo del corredo e delle attrezzature necessarie per frequentare alcune attività sportive (quali divise, scarpe da ginnastica, etc.) come si evince dalla tabella di seguito riportate. Il limite anche qui come nell’indagine americana è che riguarda gli anni precedenti la pandemia e non fornisce indicazioni su che tipo di adeguamento abbia determinato la chiusura per lungo periodo dei centri sportivi, o quanto abbiamo sofferto ad esempio le piscine rispetto ai circoli di tennis, che sono stati i primi a potere ripartire.

 

A questi costi vanno aggiunte le spese di iscrizione che, dipendentemente dal centro sportivo scelto, possono variare mediamente dai 30 agli 80 Euro. “Costi decisamente eccessivi che, oltre a gravare sulle spese degli italiani, possono spingere verso la mancata pratica delle attività sportive, fondamentale per la salute e l’educazione dei ragazzi” – sostiene Emilio Viafora, Presidente Federconsumatori.

Infatti, i corsi di nuoto, caldamente raccomandati da tutti i medici, soprattutto per quanto riguarda la crescita e lo sviluppo dei bambini e dei ragazzi, hanno toccato dei costi piuttosto alti, decisamente eccessivi se si considera nel nucleo familiare la presenza di più figli. Il costo di un corso di nuoto risulta pari a 720 euro annui, a cui vanno aggiunti 115 euro per l’attrezzatura e circa 55 euro di iscrizione, per un totale di 890 euro. Ancora più onerosa la scelta di praticare danza classica, con un costo di 690 euro annui, a cui vanno aggiunti 140 euro per l’attrezzatura, 110 euro per il saggio di fine anno e circa 55 Euro di iscrizione, per un totale di 995 euro annui.

Lo sport più economico risulta, invece, il basket, il cui costo ammonta a 508 euro annui, di cui 420 euro per il corso, 83 euro per l’attrezzatura e circa 55 euro di iscrizione. Per sostenere tali costi diverse famiglie sono costrette a chiedere un prestito alle finanziarie, trovandosi, generalmente, a dover restituire l’intero capitale richiesto in 12 mesi.