Le partite sono spesso dominate dalle emozioni che vivono le due squadre e la prossima sfida di campionato fra Napoli e Inter sarà certamente fra queste. L’Inter metterà in campo la sua rabbia generata dalla sconfitta contro il Milan mentre il Napoli il suo entusiasmo prodotto da una serie di risultati molto positivi. Vincerà chi saprà interpretare meglio questi stati d’animo mettendoli al servizio del pensiero di squadra. Quali sono i rischi. Quando la rabbia non è gestita, non si trasforma in determinazione ma si esprime in azioni impulsive in cui ci si muove senza pensare, come un motore fuori giri che esprime la sua potenza in modo non controllato con il rischio di andare fuori strada. L’entusiasmo è un sentimento che si prova con piacere e sostiene l’ottimismo necessario per affrontare queste sfide. Il rischio è di affrontare la partita in modo superficiale, di mostrare un’eccessiva sicurezza verso di sé, riducendo così la capacità di rispondere alle situazioni di tensione agonistica e alla pressione esercitata dall’avversario. Sabato le emozioni saranno in campo e anche in panchina, e parteciperanno a determinare il risultato finale. Per esprimere il loro gioco, le squadre si dovranno servire di questi stati d’animo, che dovranno essere mantenuti sotto il controllo del pensiero, poiché quest’ultima capacità può integrare in pochi decimi di secondo l’energia generata dalle emozioni e la decisione su come giocare. Quindi, emozioni e pensiero sono le due parole chiave per interpretare quello che si vedrà in campo.
Archivio mensile per febbraio, 2022
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Tempo fa Spalletti ha detto che “ora il Napoli mostra compattezza e mentalità, e abbiamo un gruppo di amici”. I giocatori devono essere uniti in campo e non per forza amici, però queste parole indicano aspetti importanti di un gruppo. Un segno di questa mentalità riguarda Insigne che nonostante vada via al termine del campionato continua a svolgere il suo ruolo fondamentale. Una squadra deve essere unita, e non ci sono alternative; l’ha compreso anche Sarri che con la Lazio ha ristabilito un clima di maggiore unione con i giocatori proprio migliorando il rapporto umano con loro. Un esempio su tutti, nel nostro campionato, è rappresentato da Mourinho che in cambio dell’impegno massimo dei giocatori sostiene la squadra quale che sia difficoltà. Non si tratta del vecchio sistema del bastone e della carota ma di empatia, che nel caso dei leader consiste nel perseguire gli obiettivi scelti comprendendo nel contempo le esigenze dei calciatori. Lo diceva già Napoleone quando affermava: “Vinco le mie battaglie anche con i sogni dei miei soldati”. Uniti si vince, lo sappiamo da sempre, i più forti eserciti del passato si sono fondati su questo concetto. In termini agonistici bisogna applicarlo con la consapevolezza che l’impegno di tutti è indispensabile, non servono i giocatori migliori se poi non sanno giocare insieme. Il più recente esempio di mancanza di unione e di una mentalità presuntuosa è stata fornita dall’Inter nel derby della settimana scorsa. Il Milan è stato psicologicamente compatto sino alla fine mentre l’Inter ha mostrato, nel corso del tempo, un livello di coesione centrato su un livello d’intensità sempre più basso e teso mantenere il risultato acquisito. Alla fine ha vinto la squadra più motivata e unita. In sintesi, coesione è sinonimo di comunione d’intenti, disposizione al sacrificio per la squadra e intensità di gioco. Una squadra poco unita può vincere una partita servendosi della qualità dei singoli ma non vincerà mai uno scudetto o otterrà la salvezza se non sarà unita.
Domani si gioca Inter-Milan, il derby che potrebbe decidere lo scudetto. Se vince l’Inter, vi saranno 7 punti di distacco dalla seconda e con una partita da recuperare (quindi potenzialmente potrebbero diventare 10 i punti da recuperare). Se invece il Milan vince si porta a 1 punto dall’Inter, il campionato si rimette in gioco e può lottare per vincerlo.
Chi vincerà toglierà fiducia all’altra, poiché sono le partite decisive che determinano la convinzione di un collettivo di avere le capacità per raggiungere l’obiettivo finale, lo scudetto.
Vincerà la squadra più motivata, quella che riuscirà a mettere in campo questa qualità psicologica senza eccedere in impulsività e fretta ma giocando consapevoli di dovere lottare per fare il proprio gioco fino al fischio finale. Le due squadre correranno il rischio di essere troppo tese, di subire lo stress agonistico. In queste partite i giocatori quando cadono si rialzano subito e non si lamentano, perchè non vogliono dare un vantaggio agli avversari. La partita sarà un duello in cui ognuno vuole mostrare le sue capacità, i suoi colpi migliori, tenendo ben nascosti i suoi difetti.
La sfida motivazionale sarà vinta dalla squadra che avrà giocatori aggressivi ma non intimidenti, determinati ma non fallosi, rapidi ma non impulsivi, controllati ma non insicuri.
Dati scientifici continuano a suggerire che l’attività fisica è una modalità valida per sostenere la salute mentale dei giovani. Mentre si raccomanda che i giovani raggiungano un’ora di attività fisica al giorno, la maggior parte di loro non soddisfa questi standard. Inoltre, le tendenze suggeriscono che il tempo di educazione fisica a scuola continua a diminuire anche nei paesi di lingua inglese o nel caso del nostro paese continua a essere molto ridotto. Alla luce di questa necessità, largamente non rispettata, agli psicologi spetta un ruolo rilevante nel promuovere programmi di attività sportiva insieme alle società sportive del territorio in cui le scuole hanno la loro sede.
Da almeno 10 anni abbiamo dati (e.g., Ahn e Fedewa, 2011) che rilevano risultati che dimostrano la funzione dell’attività fisica, generalmente forti, nel ridurre la depressione, l’ansia, il disagio psicologico, promuovendo invece l’autostima e il concetto di sé. In termini di modalità, l’allenamento a circuito ha determinato gli effetti più significativi. Inoltre, gli interventi con più di 33 ore hanno mostrato una riduzione significativa, seguita da quelli che erano da 20 a 33 ore.
Di conseguenza, è importante che le organizzazioni sportive e gli psicologi si uniscano per promuovere interventi di attività fisica nelle scuole italiane
Come appare evidente i progetti tra scuola e società sportive possono rappresentare un’opportunità, per gli psicologi di guidare questi progetti così da soddisfare non solo un bisogno dei giovani ma anche le loro esigenze professionali tramite un lavoro che pone in relazione chi può fornire programmi di attività e sport con l’istituzione scolastica.
Questo per rispondere a chi, per poca conoscenza, ritiene che l’unico orientamento dello psicologo che vuole lavorare nello sport sia solo nell’ambito della prestazione sportiva. Non è vero, vi sono molte altre opportunità che uno psicologo formato in psicologia dello sport può utilizzare per lavorare nel mondo dello sport.
Dicono che il mondo è di chi si alza presto,
Non è vero. Il mondo di chi è felice di alzarsi
Monica Vitti
Le squadre di Serie A hanno operato sul mercato invernale, acquistando complessivamente 87 calciatori, di cui una trentina sono calciatori destinati a svolgere ruoli da protagonisti. La Salernitana e il Genoa hanno cambiato almeno sei undicesimi della formazione base: a Salerno, il nuovo direttore sportivo Sabatini ha acquistato 11 giocatori in 17 giorni, una squadra intera. Nella Samp troveranno posto almeno 4 novità, il Cagliari ha rinnovato l’intera difesa. La Juventus ha rivoluzionato centrocampo e attacco.
Come si coniuga questo approccio dei Club con le conoscenze che abbiamo sul ruolo della coesione di squadra, fenomeno che richiede tempo per potersi affermare e consolidare. Cerchiamo di capirlo partendo dal fatto che:
“Per integrare le competenze è necessario distinguere fra la competenza acquisita attraverso l’esperienza di giocare un determinato sport e l’esperienza di giocare in una particolare squadra. L’importanza di questa distinzione è stata messa in evidenza da uno studio condotto nel doppio del tennis … Questa ricerca ha fornito la prova che la conoscenza condivisa è importante per la coordinazione della squadra e che si giunge a condividere la conoscenza con altri membri della squadra giocando quello sport ma anche giocando in quella particolare squadra. La conoscenza condivisa è anche acquisita prima di una data partita attraverso una pianificazione esplicita. Gli allenatori abitualmente forniscono ai giocatori informazioni sulle azioni previste dalla squadra comunicando loro piani d’azione per affrontare gli avversari. La pianificazione può avvenire a diversi livelli di funzionamento della squadra … A livello più generale, si stabiliscono i risultati che si vogliono ottenere, ad esempio “vincere 2-0″. La pianificazione a questo livello implica una decisione su quale risultato perseguire. A livello immediatamente inferiore, il disegno si riferisce all’approccio comportamentale generale adottato per manifestare un determinato atteggiamento, come ad esempio il “gioco aggressivo” e la decisione su quale progetto impiegare è definita schema. Successivamente, le procedure costituiscono specifiche sequenze di azioni di tipo globale come “attaccare dal centro”. La pianificazione a questo livello implica una decisione, chiamata strategia, su quale procedura (o procedure) impiegare. Al livello più basso, le operazioni costituiscono azioni di microlivello come “il giocatore X dovrebbe tentare, quando possibile, di passare al giocatore Y”. Una decisione a questo livello su quale operazione impiegare è chiamata tattica. Mentre la pianificazione può avvenire a qualsiasi livello di astrazione, il disegno e cioè il progetto di partita che coinvolge solo i livelli più alti pone pochi vincoli su come quel piano di azione potrebbe essere implementato ai livelli inferiori. Per esempio, nel calcio il progetto di “giocare in attacco con elevata intensità” fornisce pochi vincoli specifici sulle selezioni momento per momento dei giocatori a livello operativo durante la partita, consentendo flessibilità nell’uso delle tattiche per attaccare con elevata intensità”. (Da Alberto Cei, Fondamenti di psicologia dello sport, 2021).