Archivio mensile per febbraio, 2022

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Mikaela Shriffin e la gestione dello stress alle Olimpiadi

Qualche giorno fa, è uscito sul New York Times un articolo di Sian Beilock, fra i principali ricercatori di come lo stress influenzi le prestazioni umane, anche quelle di persone molto esperte come quelle che partecipano alle Olimpiadi. L’inizio del suo articolo deve farci riflettere ancora una volta sulla forza/fragilità dei campioni.

“Guardare una sciatrice due volte olimpica e tre volte medaglia olimpica inciampare – non una, non due, ma tre volte – alle Olimpiadi di Pechino è stato straordinario e dolorosamente ordinario. Non importa quanto bene ci prepariamo, quanto siamo concentrati, quali esercizi mentali facciamo per essere pronti, la realtà è: queste cose accadono.
Mikaela Shiffrin stessa sembrava sconcertata come ha parlato ai giornalisti dopo avere inciampato nel cancello e non riuscendo a finire la gara di combinata alpina femminile giovedì, il suo terzo disastroso incidente ai Giochi.
-Non ho sentito la pressione lì … Voglio dire, c’è sempre pressione, ma non la sentivo … mi sentivo solo sciolta e rilassata, come se conoscessi il mio piano: concentrata, buona sciata, e lo stavo facendo-”.
Infatti, nella testa degli atleti può accadere che si affaccino pensieri inutili e dannosi che impediscono che quanto è stato ripetuto migliaia e migliaia di volte venga riprodotto senza l’interferenza della coscienza. L’esempio che faccio sempre agli atleti dei danni determinati dall’essere volontariamente concentrati sul compito riguarda lo scadere le scale. E’ un’attività assolutamente automatizzata che se viene svolta con il pensiero di farla bene o pensando ai movimenti da svolgere verrà svolta in modo goffo e meno fluido. Quindi lo stress non solo può favorire prestazioni negative aumentando o riducendo eccessivamente i livelli di attivazione fisica e mentale ma può ugualmente compromettere la prestazione facendo concentrare in modo analitico l’atleta su parti della sua prestazione.
Quindi, possiamo essere il peggior nemico di noi stessi anche se siamo preparati e questo succede molto più spesso di quando si creda.
Per queste ragioni mi auguro che le due Federazioni degli sport invernali i cui atleti/e italiani/e parteciperanno fra quattro anni alle prossime olimpiadi di Milano-Cortina abbiano intenzione di attivare da subito per le loro squadre dei servizi di consulenza psicologica che li/le aiutino a prepararsi mentalmente e a costruire un clima di squadra positivo per lo svolgimento delle gare.

Le competenze psicologiche per usare i social

Viviamo nell’era dei social, della comunicazione continua e dell’espressione immediata di ogni sussulto psicologico. Si condividono in una sorta di parlare ininterrotto idee ed emozioni che attraversano la mente, senza nessuna valutazione sulla utilità del condividerli con altri e sulle probabili reazioni che quanto espresso può determinare in chi legge o ascolta. Questo modo di comunicare denuncia una mancanza di autocontrollo: “Faccio così perchè lo voglio”. E’ un’affermazione tardiva del principio del piacere che non ha saputo evolversi verso il principio della realtà. Il piacere, anche sadico come quello degli haters, di dire non solo quello che si pensa ma di esprimere quello che arriva alla coscienza senza alcun freno inibitore. Secondo me, i social fornendo a ognuno un proprio pubblico a cui parlare, richiedono livelli di autocontrollo e, quindi di maturità psicologica, superiori rispetto a quanto era richiesto in passato.  In psicologia, le capacità che permettono questo lavoro, si chiamano funzioni esecutive che sono i processi che permettono di autoregolare le azioni degli essere umani. Riguardano la capacità di pensare prima di agire, di trattenere e manipolare le informazioni, di riflettere sulle conseguenze delle azioni e autoregolare il comportamento e in estrema sintesi sono:

  • Inibizione della risposta: aspettare e pensare prima di agire (s’impara durante l’asilo).
  • Memoria di lavoro: trattenere e utilizzare le informazioni per risolvere problemi (s’impara durante lascuola elementare).
  • Flessibilità mentale: capacità di modificare i comportamenti in funzione dei cambiamenti situazionali e ambientali  (s’impara dopo 10 anni).
Sono processi come si può leggere il cui sviluppo dovrebbe concludersi nei primi dell’adolescenza mentre oggi abbiamo molte persone adulte che dimostrano di non averle mai imparate. Ovviamente le famiglie, la scuola e le organizzazioni sportive dovrebbero essere le realtà coinvolte nell’insegnare queste competenze così importanti nella vita sociale odierna.

La falsa coscienza del CIO nei confronti del doping

La falsa coscienza del CIO a riguardo della giovane atleta russa, Kamila Valieva di 15 anni è senza limiti. E’ troppo tardi accorgersi dei drammi e delle truffe che crea il doping solo quando tutto il mondo reagisce ai soprusi che questa ragazza ha dovuto subire.

L’eccellenza dovrebbe accompagnarsi allo sviluppo del benessere personale e non distruggere una vita.

Troppo poco lo sport praticato dai giovani

Dato che i giovani, bambini e adolescenti, non hanno più la possibilità di giocare e fare sport in modo spontaneo all’oratorio, per strada o nei giardini delle città, l’unico modo per non creare dei sedentari o comunque persone che sono per troppe ore della giornata seduti a un banco o sul divano di casa è necessario che le organizzazioni comunali, sportive, la scuola, le federazioni e i genitori costruiscano una rete permetta di superare questo problema molto grave, che limita lo sviluppo dei giovani italiani.

 

Intervista a Dino Zoff

Come sono cambiati i giovani?

 

«Noi uscivamo di casa e giocavamo fino a che non faceva buio. C’era un senso di libertà che oggi è impensabile. Loro per fare sport devono essere portati e hanno un’ora. E pagano. E quando si paga cambia tutto. Così come sono cambiati anche i genitori, che li coprono quando sbagliano, li difendono. Un comportamento autodifensivo: lo fanno solo per coprire e difendere i propri limiti di genitore. I propri errori. Poi vedi cose a 12, 13 anni che non riesci a spiegarti. Sì, sono cambiati i ragazzi e con loro inevitabilmente è cambiato lo sport. Ed è forse questa la cosa che mi addolora di più».


La mente guida le prestazioni

Le Olimpiadi sono una situazione estrema in cui i migliori al mondo in ogni specialità in una determinata giornata e a una determinata ora, s’incontrano per stabilire chi vincerà. Naturalmente la realizzazione di questo evento richiede che venga organizzato il più importante mondiale con tutto quello che deriva in termini di risorse necessarie perchè venga svolto.

Queste olimpiadi cinesi c’insegnano che ancora una volta, che al netto di quanto viene messo a disposizione per gli atleti in termini di nuove tecnologie e metodi di allenamento, nuovi strumenti scientifici e nuovi materiali, la qualità della prestazione dipende largamente dalla qualità mentale degli atleti e dalla loro volontà di perseguire il proprio sogno.

Per restare all’interno della squadra italiana, abbiamo avuto l’esempio di Arianna Fontana e Federica Brignone che hanno lottato per avere al loro fianco la persona che volevano per allenarsi e hanno perseguito questo obiettivo fino a quando non l’hanno realizzato, senza cedere a chi proponeva percorsi diversi. Sofia Goggia ha gareggiato nella discesa libera vincendo la medaglia d’argento, con un recupero assolutamente eccezionale grazie solo alla sua volontà e sfidando ogni giorno i suoi limiti durante il periodo di recupero con allenamenti estremi per la sua condizione fisica. Nel curling l’Italia, a Pechino 2022, ha vinto la prima medaglia olimpica (mai vinta ai mondiali). Per raggiungere questo risultato in uno sport poco praticato e non vincente bisogna superare molti limiti mentali derivati dall’essere una nazione di secondo piano rispetto a quelle tradizionalmente forti in questa disciplina.

Si può dire che l’allenamento deve incontrare la mentalità dell’atleta in un rapporto in cui tutto deve partecipare alla realizzazione del sogno personale di una giovane che dedica così tanto tempo alla sua realizzazione. Quando ciò avviene, le prestazioni diventano veramente efficaci e s’instaura un processo di continuo desiderio di raggiungere nuovi obiettivi.

 

Psicologia dell’infortunio

Chi è interessato alla psicologia dell’infortunio sportivo può consultare questo sito, che contiene video e notizie su questo tema proposti da un gruppo di esperti.

Una comunità interdisciplinare dedicata a diffondere la ricerca basata sull’evidenza, in risorse di facile utilizzo che mirano a prevenire le lesioni sportive e ad alimentare vari percorsi di recupero.

Sofia Goggia: accettare per diventare migliore

Sofia Goggia, che affronta domattina la discesa libera alle Olimpiadi di Pechino 2022, non è solo tenace ma è anche eroica. E’ probabile che molti atleti di livello mondiale interpretino il dolore in modo diverso da quello che farebbe un non atleta.

Kerry Strug ha vinto le Olimpiadi ad Atlanta nell ginnastica artistica avendo un’anca rotta. Nel 2010 alle olimpiadi di Vancouver Petra Majdic, sci di fondo, cadde durante il warm-up rompendosi 5 costole e vinse la medaglia di bronzo avendo anche un polmone perforato.

“Chiunque dica che essere un atleta d’élite è un bene per te è pazzo” dice Susanna Kallur, atleta svedese, parlando delle cose che ha passato. Come atleta, devi mettere il tuo corpo in cose che le persone “normali” non farebbero mai. Inoltre, spingi anche la tua mente attraverso pensieri e situazioni che sono scomode per la maggior parte di noi. Depressione, grave insicurezza, ansia – sono tutte condizioni che possono verificarsi durante la tua carriera. Lo sport d’élite non è per le persone normali.

Guarda questo documentario sulla generazione d’oro dell’atletica svedese.

Come prendi le decisioni?

Decidere: Abilità nel prendere decisioni con rapidità ed efficacia, assumendo dei rischi, prendendo decisioni basate su una quantità d’informazioni non ottimale e servendosi delle proprie intuizioni.  Intuitivo o sistematico? Identifica quale modalità descrive meglio il tuo stile decisionale.

E’ più intuitivo chi:

  • esamina solo le informazioni essenziali,
  • identifica possibili punti deboli partendo da dettagli dall’apparenza insignificante,
  • pone domande poco prevedibili e che possono lasciare stupiti,
  • nell’analisi non sembra procedere in modo sistematico,
  • rapidamente pone in relazione fra loro aspetti che non erano stati colti in precedenza,
  • fornisce rapidamente una soluzione,
  • è meno disponibile a rispondere a domande che gli chiedono ulteriori chiarimenti o approfondimenti sul tema.

E’ più sistematico chi:

  • sembra essere instancabile sul lavoro,
  • è particolarmente documentato sull’attività che deve prendere in considerazione o che sta già svolgendo,
  • procede in modo sistematico nell’affrontare un problema,
  • vuole capire a fondo la questione che sta affrontando,
  • pone domande specifiche e precise,
  • evidenzia punti deboli o fatti nuovi servendosi di un processo di analisi sistematico,
  • si prende del tempo per decidere, senza darne una immediatamente,
  • è più disponibile e paziente a rispondere alle richieste di chiarimenti.

Tennis vuol dire fare la scelta giusta.

“Osservando il giocatore numero dieci e quello numero cinquanta della classifica mondiale durante l’allenamento, non è facile dire chi dei due si trovi in posizione più alta nel ranking. Senza la pressione della gara, si muoveranno e colpiranno la palla allo stesso modo, ma sapere davvero come si gioca non consiste solo nel colpire la bene la palla, bensì fare la scelta giusta.” (Rafa Nadal)

Chi non si allena in questo modo non potrà mai diventare un tennista di livello internazionale, per diventare un campione ci vuole poi anche dell’altro.