Archivio mensile per gennaio, 2015

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Psicologia e coaching nello sport

 

Kei Nishikori e la cultura giapponese e US

Project 45 è il nome che è stato al programma di sviluppo di Kei Nishikori, la nuova stella del tennis maschile, 5° nel ranking mondiale. Project 45 perché è di un posto più avanti della 46° posizione, che era la migliore classifica raggiunta da un giapponese. Per ottenere questo risultato Nishikori a 14 anni si trasferì dal Giappone in Florida. Suo padre, ingegnere, pensava: “che i tennisti giapponesi non avevano avuto successo poichè il loro individualismo è debole se confrontato con quello dei giocatori d’oltreoceano”. E’ lo stesso esposto dal vicepresidente dell’IMG tennis, Olivier van Lindonk: “il Giappone è così rispettoso della cultura, ma non puoi andare avanti nel tennis inchinandosi”. Concetti duri ma condivisi anche da Masaki Morita, executive della Sony e fratello più giovane del suo fondatore che come presidente onorario della Federtennis giapponese inviò i migliori giovani negli US per liberarsi dalla struttura gerarchica del Giappone: “Avevo notato che i bambini giapponesi giocavano molto bene dal punto di vista tecnico in casa ma quando andavano oltreoceano non vincevano mai”.

In Florida trovò Brad Gilbert come allenatore, impressionato dalla sua tecnica ma troppo timido sul campo. Lo fecero giocare contro giocatori che giocavano sporco e doveva cavarsela da solo, senza che nessuno lo aiutasse. Solo lui resistette a questo trattamento mentre gli altri giocatori giapponesi se ne andarono. Nishikori ricorda che si sentiva solo, non sapeva come esprimere le sue opinioni e aveva paura di dire quello che pensava”.  Continuò e venne fuori vincente da questa sfida.

Serena Williams: un espresso per vincere

Serena Williams ha chiesto un espresso dopo avere perso il primo set 6-0 contro Flavia Pennetta, durante l’Hopman Cup in Australia. Williams ha poi vinto i due successivi set e il match (6-3, 6-0). Nella mia esperienza ho conosciuto atleti della scherma e del tiro a volo che qualche minuto prima dell’inizio della gara prendevano un caffè. Sappiamo che l’effetto stimolante della caffeina avviene dopo circa 10 minuti dall’assunzione. Pertanto in prestazioni brevi come quelle della scherma e degli sport di tiro, l’eventuale effetto positivo è principalmente mentale. L’atleta si convince di essere pronto anche perché ha bevuto il caffè.

I giorni difficili e la sfida in handbike di Federico Villa

I’m In to Finish racconta la storia di Federico Villa e del suo obbiettivo più grande: correre la maratona di New York con la sua handbike. Federico è affetto da atassia di Friedreich, una rara malattia genetica degenerativa che inibisce le capacità coordinative e muscolari. Con lui si vivrà la lunga strada dalla preparazione al taglio del traguardo. Un traguardo speciale il suo.

Servizio gratuito per conoscere il mental coaching

Siamo all’inizio dell’anno Preolimpico. Infatti i Giochi Olimpici inizieranno a Rio il 6 agosto 2016 e quelli Paralimpici il 7 settembre 2016. Per la maggior parte degli atleti inizia un periodo decisivo per la loro carriera sportiva: devono allenarsi e gareggiare per qualificarsi alla più importante manifestazione sportiva. Ognuno di loro vivrà questo periodo in un modo personale. Vi sono coloro che non hanno partecipato alle Olimpiadi che sperano di raggiungere questo traguardo e accanto a loro vi sono gli atleti più esperti che hanno già vissuto questa esperienza ma che vogliono nuovamente esserci ed essere competitivi. Anche la preparazione psicologica è ormai parte integrante dei programmi di molti atleti e squadre. Questi programmi non sono diffusi solo in Europa, nel Nord-America e in Australia ma anche in molti paesi dell’Asia. Tanto è vero che è stato da poco pubblicato un libro intitolato “Secrets of Asian Sport Psychology” che contiene 22 esperienze condotte in altrettante nazioni di questo continente. Qui sotto riporto le principali abilità psicologiche degli atleti vincitori di medaglia olimpica:

  • Elevata motivazione e impegno
  • Tenacia
  • Livello elevato di fiducia nei momenti di pressione agonistica
  • Identificazione degli obiettivi
  • Autoregolazione delle emozioni nei momenti decisivi
  • Avere routine ben organizzate durante la competizione
  • Sapere fronteggiare le distrazioni e gli eventi inattesi
  • Elevata concentrazione
  • Visualizzazione
In Italia questo approccio non è invece ancora diffuso come dovrebbe e molti atleti non raggiungono il livello a cui aspirano per capacità tecniche e fisiche proprio perché non investono risorse nella preparazione psicologica o mental coaching o perché si affidano a professionisti poco qualificati o con nessuna esperienza a livello di competizioni internazionali.
Inoltre non vi è un’organizzazione riconosciuta a cui porre domande su questo tema e richiedere un contatto con un consulente per avere informazioni su cosa consiste un programma di mental coaching.
Il mio studio, Cei Consulting, vuole invece offrire gratuitamente questo servizio a atleti, allenatori e dirigenti sportivi che vogliamo conoscere meglio questo aspetto dell’allenamento sportivo e della competizione.
Per intraprendere un percorso di allenamento mentale bisogna sapere a cosa si va incontro. In particolare atleta e allenatore troveranno specifiche risposte in relazione a:
  • Tempi di attuazione del programma
  • Abilità che verranno sviluppate e ottimizzate
  • Utilità per l’atleta e l’allenatore
  • Modalità dell’allenamento e sua periodizzazione
  • Frequenza della partecipazione del mental coach agli allenamenti e alle gare
  • Valutazione psicologica delle gare passate
Infine assolutamente nuovo è il sistema proposto in collaborazione con Enhanced Performance System di San Diego relativo a:
  • Analisi e allenamento dello stile attentivo personale (di squadra) comparato con le richieste attentive e di rapidità/precisione dello sport praticato
  • Comparazione fra lo stile attentivo e interpersonale dell’atleta e quello dell’allenatore (punti di forza della relazione e probabili punti di attrito)
  • Identificazione del livello di Killer Instinct dell’atleta, decisivo nei momenti di maggiore pressione agonistica
  • Confronto delle caratteristiche attentive dell’atleta con quelle degli atleti di molte nazioni che detengono un record del mondo.
Chi è interessato a conoscere di più in relazione al mental coaching applicato al suo sport non esiti a contattarci scrivendo a: info@ceiconsulting.it

 

Se ti diverti sali le scale

“Fai le scale invece di prendere l’ascensore e starai meglio” è qualcosa che abbiamo spesso sentito dire o letto. Poche persone però seguono questo consiglio. Possiamo aumentare il loro numero trasformandola in un’attività divertente? Guarda i risultati in questo video.

I giovani devono imparare a imparare

Così ha scritto  Ignazio Visco, Governatore della Banca d’Italia:

“La sfida che abbiamo di fronte non è solo dotare di più giovani energie il corpo docente ma soprattutto  come attribuire ai moltissimi insegnanti che quotidianamente si misurano con limiti e difficoltà imposti dalla tradizione, dai programmi scolastici, dai vincoli di bilancio, nuovi obiettivi: quelli cioè d’insegnare ai loro studenti come imparare a imparare, di convincerli dell’importanza di continuare a formarsi lungo tutta la loro vita, lavorativa e non, di diventare ricercatori permanenti, indipendentemente dalla loro occupazione contingente” (da Investire in Conoscenza, 2014, p. 141).

Questa è una delle principali azioni da mettere in campo per fronteggiare con successo le sfide del nuovo secolo.

L’importanza dell’umore nel tiro a volo

I nostri stati d’animo influenzano molti aspetti dello sport e della vita. Nel tiro al piattello influenzano il modo in cui i tiratori rispondono alle diverse situazioni che potrebbero verificarsi nel corso di una gara e, in ultima analisi, come se la cavano … Rispetto ai dati normativi relativi all’umore degli atleti in generale, tiratori internazionali provenienti da India, Australia, Gran Bretagna, Irlanda, Malesia e Singapore hanno, in media, la tendenza a mostrare livelli più bassi di tensione, depressione, rabbia, stanchezza e confusione, e hanno punteggi di vigore molto vicini alla norma (vedi Figura: umore).

Questo modello di risposte dell’umore tra i tiratori internazionali può essere interpretato in diversi modi. Si potrebbe, per esempio, interpretare come un indicatore di buona salute mentale tra i tiratori … In alternativa, dato che la maggior parte dei dati sono stati raccolti durante i periodi di competizione internazionale, potrebbero riflettere la tendenza dei tiratori a eliminare i loro sentimenti, soprattutto quelli negativi, in quei momenti a causa delle necessità di controllare il comportamento nel modo richiesto dalle esigenze del tiro. Infine, è possibile che la personalità calma, introversa, con ridotte emozione … spieghi questo tipo di profilo dell’umore.

Un profilo dell’umore regolare, in particolare vicino alla gara, può aiutare rapidamente a identificare quando l’umore di un tiratore non è ottimale. Rabbia, confusione, o punteggi di depressione elevati di solito significano una potenziale minaccia per le prestazioni, così come una livello molto basso di vigore e/o punteggi molto alti fatica.

Le gare di tiro internazionali, dove gli eventi di solito si estendono su un periodo di 1-2 giorni, offrono opportunità di intl tervento in forma breve, c entrati sulla concentrazione… o anche solo l’occasione per un tiratore di esprimere le sue paure. La capacità di mettere in atto strategie di regolazione dell’umore a breve termine, per esempio attraverso l’umorismo, la musica, il massaggio, o semplicemente ascoltando il tiratore … è un bene prezioso per tutti coloro che svolgono un ruolo di supporto a tiratori d’elite.

(da Peter Terry e Alberto Cei, Shooting in India)

Recensione corso online: Marathon Training

Marathon Training

Randy Accetta and Greg Wenneborg

Human Kinetics

http://www.humankinetics.com/products/all-products/Marathon-Training-eCourse?associate=16042

Course online

Marahon Training is a course online with an e-book including training strategies for novice marathoners and novice, experienced and competitive runners alike. It is organized in seven main chapters describing the key factors for marathon training, how to use three training efforts, and how to design a complete training plan including daily workouts. The readers will also learn how to design a complete 16-week marathon training programme for each of the four general categories of runners using a periodized program.

It is a book useful not only for coaches but also for sport psychologists for  the reason that it describe the mental aspects of the marathon. For instance the autors write: “Training for a marathon requires patience, goal oriented and focused training, and personal and physical sacrifices that are not as necessary in shorter race distances.” The authors show to understand very well the great commitment required to train at least 4 days a week a long period before to be able to run a race.

For this reason they say that “a large part of the romance associated with the distance is the commitment to the task. Training week after week for months on end often becomes a sort of spiritual an therapeutic endeavor for many people.” They are very realistic in the training approach probably because they know that this text is more oriented to provide information to build a marathon program for novices and beginners, and therefore they explain the relevance of: easy running for months, extension of long running and to start fast running only when you run more than 25 miles a week.

They talk about the mixt system “walk and run” and provide a 16 weeks program for the novices who would like to use this system to appoach the long distances. Another aspects they find useful for novices consists to have explained the psychophysiological positive role to practice a conversation pace running.

For the authors, novice runners are individuals who has never run before or they run less than 10-15 miles a week. They are usually excited about learning, they need daily advices not to run too much. One goal for them is to become aware of their body signals. Novice marathoners run more than 25 miles a week, may be they have already run a marathon in 4h30m and they want to break the wall of 4h. For this reason they have a good runner self-confidence but they need a lot of attention by the coach, because they suppose to know how to do. Experienced runners run between 25- 50 miles a week, may be they completed a marathon or may be not. They already followed a program but they need to be convinced to change it to improve. The competitive runners run over 60 miles including a long session each week. They need to start to believe in the new program proposed. They need a coach spending significant time quantity of counseling to move toward a different coaching program.

This are in my opinion the most important themes that a sport psychologist can learn from this course. Obviously the coaches will learn how to build a marathon program for these different kind of runners. Finally, I recommend this book also because it’s full of practical advices for the young coaches or those who are new in this track and field discipline.