Archivio mensile per novembre, 2013

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Molti adulti non svolgono il loro ruolo di educatori

In questo mese ho lavorato con le ragazze e i ragazzi che hanno partecipato il Corso di formazione per diventare futuri dirigenti dello sport, finanziato dalla Regione Lazio.

E’ stata un’esperienza per me significativa perchè mi ha confermato che i giovani vogliono impegnarsi e s’impegnano ma che hanno difficoltà a realizzare ciò che vogliono anche perchè sono lasciati soli senza una guida. Gli adulti, siano essi i genitori o gli insegnanti dell’Università, gli dicono “Fai” ma non gli spiegano come potere fare bene in modo efficace e efficiente. Ci si potrebbe chiedere come mai non l’hanno ancora imparato, ma la risposta non cambia. Anche tornando indietro agli anni dell’adolescenza si trovano genitori e insegnanti che non aiutano a sufficienza a capire come fare per migliorare e qual è il processo che permette di andare avanti senza sprecare tempo. Oltre le difficoltà economiche che certamente viviamo in questi anni, a questi giovani adulti ne sono state aggiunte altre che dipendono esclusivamente dal contesto sociale e famigliare in cui sono cresciuti. I genitori gli hanno dato apparentemente tutto: una casa e i soldi per le loro spese. Ma questo non basta, sono aiuti necessari ma non servono a imparare come bisogna studiare o perchè va bene sbagliare ma poi bisogna subito riprendere il proprio percorso o ancora perchè la tecnologia (cellulare, facebook, playstation) va bene ma non deve sottrarre tempo e energie al lavoro. Non si può aspettare che imparino tutto questo da soli, perchè poi passano gli anni senza sapere che si sta perdendo il proprio tempo. Secondo me in molti casi non vi è questa educazione mentale per mancanza di assunzione di responsabilità degli adulti, che si accontentano di soddisfare solo i bisogni di base della vita sociale ma rinunciano al ruolo di educatori.

Il pensiero peggiore

Il pensiero peggiore:

“Si è sempre fatto così, non vedo quindi il bisogno di cambiare”

Pensa:

“Se puoi cambiare la tua mente, puoi cambiare la tua vita” (William James)

Mosca: metro gratis se ti muovi

Mosca 30 piegamenti  = 1 biglietto della metropolitana

Come siamo fatti strani

Come siamo fatti strani:

  • si perde più che vincere
  • è facile infortunarsi
  • è una carriera breve
  • si è vecchi nello sport quando gli altri sono ancora giovani
  • bisogna seguire uno stile di vita abbastanza duro
  • molti conducono una vita nomade
  • bisogna sempre dare il massimo e spesso non basta
  • se non vinci si diffonde l’idea che sei finito

ciononostante la passione che ci governa ci fa continuare contro ogni logica.

 

L’educazione fisica in Italia: poca

MOVIMENTO È VITA - Cenerentola dell’educazione la «ginnastica» è considerata spesso solo nella sua funzione ricreativa. «Il movimento è vita, la sedentarietà la quarta causa di morte» – dice Alberto Cei, psicologo dello sport, docente della scuola del Coni – che ne sottolinea invece l’importanza per lo sviluppo di dimensioni fondamentali della personalità: socialità, affettività, intelligenza senso-motoria, autoregolazione delle emozioni, autocontrollo, coordinazione, autostima: «il sentirsi bene dentro la propria pelle».  Leggi su Corriere della Sera

Il lato nero del football

Brett Favre, icona del football americano, quarterback dei molti record, primo fra tutti quello delle partite consecutive disputate, ha dimenticato che sua figlia gioca a calcio. “Diavolo, non lo ricordavo, ricordavo gli altri sport che ha fatto ma non questo. Ha ammesso che a 44 anni ha di fronte problemi di memoria “spaventosi” legati a traumi sul campo. “Penso che dopo 20 anni, Dio solo sa il pedaggio.” L’ex-Green Bay Packer Favre non ha un figlio, ma se l’avessi avuto, “Sarei stato molto cauto con lui nel dirgli di giocare a football. “In un certo senso, sono quasi contento che non ho un figlio a causa delle pressioni che avrebbe dovuto affrontare.”  Questi danni cerebrali affliggono anche altri ex-giocatori. Ad esempio,Tony Dorsett, ex stella dei Dallas Cowboys, ha proprio quella malattia: encefalopatia acuta da trauma. Sintomi inequivocabili affliggono Tony  ed altri due ex, Leonard Marshall  (NY Giants) e Joe Delamielleure (Buffalo Bills).

La Nfl ha già pagato recentemente una cifra astronomica per i danni causati a giocatori e le cause non sono finite lì. La questione è semplicemente vitale per il presente/futuro della National football league e del gioco in generale. L’impresa non è semplice, poichè si tratta di rendere sicuro il football senza snaturarlo. Per troppo tempo non si è fatto nulla ma ora la situazione sta esplodendo in tutta la sua drammaticità.

 

La concentrazione nel tiro

Al seminario sull’allenamento mentale che si tiene mercoledì alla Scuola dello Sport, Coni, Roma,  Francesco D’Aniello, vincitore di due mondiali e argento a Pechino nel tiro a volo, parlerà della sua esperienza durante la finale olimpica che ha così riassunto:

<<Lo stress lo accumuli se pensi al risultato   …   nella finale olimpica sapevo che tutti mi guardavano   …   ma convogliavo la mente su quello che serviva   …   sapevo che il cinese mi aveva raggiunto e questo fattore mi poteva distruggere   …   qui se io faccio uno zero mi si mangia   …   Quando ho realizzato questo che non potevo più sbagliare mi sono concentrato solo sul mio gesto tecnico.>>

Seminario: Gli aspetti mentali che favoriscono la prestazione

Programma: http://www.scuoladellosport.coni.it/images/Programma_6_ST_2013.pdf

Informazioni: Tel. 06 36726.9194 o 9235, Fax 06 3272 3785, E-mail sds_catalogo@coni.it

La condizione emotiva negativa del Napoli

Ieri mi chiedevo chi fra Juventus e Napoli avrebbe mostrato la voglia di vincere sin dall’inizio della partita e la Juve lo ha fatto sin dal primo istante. Sarebbe utile capire come mai questo stato mentale non è stato invece dimostrato dal Napoli che solo nel secondo tempo ha fornito, come si dice, “una prova d’orgoglio”. A mio avviso un allenatore esperto come Benitez dovrebbe avere dei parametri per stabilire se prima di una partita importante la sua squadra è nella condizione emotiva ottimale per affrontare un avversario di cui si conosce il sistema di gioco e altrettanto bene si conosce lo spirito combattivo che Conte riesce a trasmettere ai suoi giocatori. Con questa consapevolezza si va in campo sapendo cosa è molto probabile che accada e che in realtà si è poi verificato. Certamente i calciatori non sono robot che eseguono i comandi di Benitez però una squadra che vuole vincere non può entrare in campo con quell’atteggiamento. Credo quindi sia importante per il Napoli capire come mai l’atteggiamento dei giocatori sia stato così rinunciatario nei comportamenti, si può essere inferiori in termini di qualità di gioco ma non in relazione alla volontà di fronteggiare al meglio delle proprie capacità gli avversari. L’unico che ha dimostrato un approccio positivo è stato Reina, il portiere del Napoli, che ha svolto il suo ruolo con determinazione. Il Napoli deve migliorare nella capacità di entrare in campo con la condizione emotiva che gli consente di giocare una partita con determinazione, altrimenti la classe dei singoli giocatori e della squadra resta chiusa  in un cassetto di cui si è persa la chiave

Juventus-Napoli: chi vuole vincere?

Juventus e Napoli si affrontano stasera, un partita importante non solo per i 3 punti che avvicineranno alla Roma chi vince, ma anche per l’effetto positivo che si avrà sull’autostima di quella che dimostrerà di sapersi esprimere al meglio nei moneti decisivi. In modo diverso, Mazzarri e Conte avranno spiegato ai giocatori cosa vogliono che succeda in campo e cosa vogliono evitare che avvenga. Vedremo chi delle due riuscirà a fare accadere quello che in questi giorni hanno pianificato. Entreranno in campo con la stessa volontà di vincere? La partita sarà bella se vedremo intensità,velocità, spirito combattivo e idee in campo.