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Recordman a 105 anni

La maggior parte dei centenari sono entusiasti di essere in grado di camminare. Non Hidekichi Miyazaki! Questo uomo giapponese di 105 anni vuole correre e essere competitivo. Quindi, è stato naturale per “Golden Bolt” celebrare il suo ultimo compleanno stabilendo il record sui 100 metri.

La gara epica ha avuto luogo il 23 settembre, il giorno il signor Miyazaki avrebbe compiuto 105 anni. Ha impiegato solo 42.22 secondi per coprire la distanza. Questo tempo gli è valso un posto nel Guinness World Records come l’uomo più veloce della categoria over 105 anni. Miyazaki non era felice. Questo perché “Golden Bolt” che ha celebrato colpendo un fulmine nella stessa posa delsuo omonimo Usain Bolt, aveva sperato di completare i 100 metri in 36 secondi, come aveva più corso durante l’allenamento.

La nuova mentalità vincente della Juventus

Prima il furore, poi la tecnica. Mi sembra questa l’evoluzione che in questi anni ha avuto la mentalità della Juventus. Campioni indiscussi come Buffon, Del Piero e Pirlo, fra gli altri, avevano già vinto molto e dimostrato di avere questo approccio al calcio, ma una squadra vincente è molto di più delle sue singole individualità e bisognava  che tutti dimostrassero di avere e portare sul campo questa mentalità. Il lavoro di Conte ha avuto il merito di portare il furore nel gioco, quell’intensità fisica e mentale prima che tecnica, che la squadra doveva dimostrare per novanta minuti in ogni partita. Allegri ha completato questa squadra, che aveva vinto tre campionati consecutivi, cambiando modulo di gioco e portando l’attenzione sul  lavoro tecnico e su quanto sia necessario migliorare continuamente sotto questo aspetto. Oggi si parla di quanto sia stato inatteso il raggiungimento della finale di Champions League, ma nello sport i miracoli non esistono. La squadra ha, invece, dimostrato di avere oltrepassato i limiti psicologici che le impedivano di giocare in modo da raggiungere questo obiettivo. Merito dell’allenamento ma anche dal partire da una condizione vincente, almeno in Italia, e su questa fiducia è stato possibile costruire, ostacolo dopo ostacolo, questa volontà di andare oltre i limiti passati. Ora tutto è possibile perché la storia c’insegna che Davide ha battuto Golia. La Juventus va a Berlino con un atteggiamento gioioso perché sono mesi che coltiva un sogno che giorno dopo giorno, con fatica e dedizione, è diventato realtà e questo è un vantaggio psicologico significativo per affrontare al meglio quest’ultima partita. Il Barcellona, super-favorito può incorrere in una partenza falsa come fece Bolt alla finale dei 100m ai mondiali del 2011 con la conseguente  squalifica. Un esempio di superficialità mentale dettata dal sentirsi predestinato a vincere.  Alla Juventus servirà l’entusiasmo accumulato in queste settimane unito alla calma, che le permetteranno di esaltare il proprio gioco, quello insegnato da Allegri. Certamente la Juventus nel suo percorso in Champions League è stata anche fortunata e questo ha messo in evidenza un’altra sua caratteristica, tipica delle squadre vincenti: sapere trarre vantaggio dalle condizioni favorevoli.  Infatti, ha vinto quando doveva vincere e non è facile ottenere questo risultato, perché spesso le squadre non-fiduciose perdono proprio queste partite non ragionando, perdendo la calma quando il gol non viene subito o se la squadra avversaria si mostra più difficile da superare. In questi casi, chi dovrebbe vincere diventa insicuro mentre l’avversario acquista sicurezza  e può ribaltare a proprio favore il risultato, tra l’incredulità dei favoriti. Impegno, dedizione totale e tecnica sono le parole chiave di questo successo.

Quando un metro vale molto di più

- 2 all’inizio dei Giochi

Mancano solo più 2 giorni all’inizio di Londra 2012, l’attesa sta terminando e per chi inizierà il 27 luglio sono momenti delicati in cui la tensione cresce e bisogna saperla gestire. I migliori hanno delle strategie personali, la Pellegrini si è ricaricata e riposata a casa e ora è nella bolla che crea intorno a lei e che esclude chiunque non sia portatore di calma e fiducia. Bolt rilascia interviste in cui dice che chi l’ha battuto non ci riuscirà più e fino quando non sarà sui blocchi continuerà ad allontanare l’ansia con il suo comportamento esuberante . Alcuni atleti italiani dopo avere provato i campi di gara sono di nuovo a casa e ritorneranno a Londra solo per il giorno degli allenamenti ufficiali che precedono la gara olimpica. Insomma modi diversi per gestire questa fase che serve a trovare l’umore giusto per fare la gara della vita

C’è ancora molto da fare per migliorare nella concentrazione

I mondiali di atletica ci stanno insegnando che per un campione la vittoria o la sconfitta sono decise da piccoli particolari o sono divise da una manciata di centesimi di secondo. Nei 10.000m maschili, il secondo che era stato in testa nella fase finale è giunto dietro al primo per molto meno di un secondo. Nella finale dei 110 ostacoli, due manate hanno impedito al primo di vincere, perchè è stato squalificato. Di Bolt si è già detto, l’ansia non dominata gli ha fatto commettere una partenza falsa. Sono dettagli che hanno annullato mesi di allenamento. Una migliore gestione della concentrazione avrebbe con probabilità ridotto il rischio di questi errori. Allenarla non è facile, intanto perchè questi sono atleti ovviamente molto concentrati, ma questo non è bastato. Per primo, quando si è in forma, pronti e forti, bisognerebbe essere consapevoli  che questi piccoli dettagli  possono fare la differenza, poichè rappresentano delle crepe che si aprono nella mente, magari piccole ma tali da ostacolare la prestazione. Si potrebbe fare molto per lavorare su questo aspetto della prestazione e non so cosa abbiano fatto questi atleti, in ogni caso non a sufficienza. Suggerirei loro più allenamento mentale per dare alla mente gli strumenti necessari per gestire il corpo in maniera ottimale.

Psicologia nei grandi eventi e nelle grandi squadre

Ho lavorato in multinazionali in cui i manager inviati in altri paesi venivano formati da psicologi e antropologi sulla necessità di comprendere la cultura e la mentalità del paese e delle persone che avrebbero dovuto guidare e questo non certo per buonismo, ma per consentire il migliore e più rapido inserimento del manager in un nuovo ambiente psicologico e sociale. Significa volere comprendere il punto di vista degli altri allo scopo di massimizzare le proprie prestazioni. Avviene anche nello sport di livello internazionale o professionistico che sono ambiti in cui s’incontrano individualità e gruppi tra loro anche molto diversi? Direi di no! Alcuni esempi. Il nuovo allenatore della Roma: è pronto a dare un ruolo a Totti, conoscendone l’influenza sulla squadra e sui tifosi, portandolo a svolgere un ruolo positivo per la squadra. Questo richiederebbe la conoscenza della mentalità di un calciatore che non è mai voluto andare via da Roma. Ciò non vuole dire farlo giocare, bensì conoscere per servirsene: non credo venga fatto. Secondo, la IAAF, in relazione alla decisione di squalificare un atleta dopo una partenza falsa, ha mai chiesto ai diretti interessati: direi di no. Infine, Bolt si è mai chiesto come convivere felicemente con il suo obbligo di vincere a ogni costo: direi di no. Esperti in relazioni umane avrebbero potuto fornire loro informazioni e conoscenze tali da farli decidere per il meglio, limando i personali egocentrismi e la presunzione di avere sempre una risposta giusta per la semplice ragione che si occupa un ruolo importante.

Bolt partenza falsa. W Bolt

Il fatto: partenza falsa di Bolt e sua esclusione dalla finale. Bolt ha così mostrato a tutti che anche il più forte, nonostante sappia che vincerà, è soggetto a tensioni psicologiche che gli possono impedire di ottenere il successo che le sue qualità gli dovrebbero consentire. Evviva non comanda solo il colore delle fibre ma ciò che conta è le mente. Alla TV italiana sono tutti contenti perchè “il guascone Bolt” ha finalmente perso per colpa della sua superficialità. Nessuno che provi a spiegare come la tensione e l’obbligo di vincere determinino pressioni che possono fare perdere la testa anche a chi è evidentemente più forte. La lezione è che nulla è mai scontato, piange ha ragione Bolt, deve ora buttare giù e digerire una rabbia fortissima. Entra a fare parte di quel club di fortissimi che hanno sbagliato quando non avrebbero dovuto, come Baggio contro il Brasile quando sbagliò il rigore o il Milan che perse la Champions dopo essere stata in vantaggio di 3-0 alla fine del primo tempo o quando Carl Lewis dopo tre salti in lungo incredibili perse perchè superato da un unico eccezionale salto di Powell. Quanto è bello lo sport che ci regala emozioni impreviste e imprevedibili.