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Pessima la prima della pallavolo

La nazionale di pallavolo maschile ha giocato una pessima partita contro la Polonia, soprattutto ha perso la testa. Il giocatore più esperto, Mastrangelo, ha litigato con l’arbitro e la squadra nel quarto set si è sciolta. L’allenatore non è stato capace nei time out di trasmettere voglia di giocare. Questa sconfitta non compromette il percorso olimpico ma l’assenza di una reazione positiva della squadra deve essere compresa e risolta, altrimenti accompagnerà la squadra come un fantasma pronto a rovinare il gioco in qualsiasi momento del torneo.

L’occasione persa di Chiara Cainero

Non è stata positiva la prestazione nello skeet, tiro a volo, di Chiara Cainero. I punteggi delle avversarie sono stati piuttosto bassi, con l’eccezione della medaglia d’oro Kim Rhode che ha ottenuto il record del mondo con 99 centri su 100. Ha detto che il problema è stata la non buona visibilità dei piattelli. Personalmente ritengo che spesso i tiratori in queste condizioni tendono a provare a concentrarsi ancora di più con l’effetto di diventare meno reattivi nella loro azione tecnica. Non credo si tratti di un problema tecnico ma mentale e forse una maggiore attenzione a questo aspetto avrebbe potuto aiutarla. L’importante è reagire e ricominciare. In bocca al lupo.

Psicologi a Londra

Nella top ten dei paesi più medagliati alle ultime olimpiadi l’Italia è l’unica nazione che non avrà psicologi dello sport come parte della squadra olimpica, vi sarà invece un folto numero di medici e di fisioterapisti. Personalmente riesco a seguire gli atleti con cui lavoro tramite Skype, sms e WhatsApp. Non è certo il massimo non essere presenti nel momento più importante e decisivo, ma questa è la situazione e fa capire quale sia l’apertura alla psicologia dei nostri dirigenti sportivi. Spero che l’elezione nel 2013 del nuovo presidente del Coni consenta anche un cambiamento di mentalità nei confronti della psicologia e soprattutto delle esigenze degli atleti in questo ambito. D’altra parte cosa ci si dovrebbe aspettare da un Istituto di Scienza dello Sport del Coni che non prevede un settore autonomo di psicologia dello sport, che non ha collaborazioni con l’Università su questi temi e che in tutte le attività della preparazione olimpica non prevede mai la preparazione psicologica come tema d’interesse da trattare con i commissari tecnici delle nazionali e dove nelle attività sulla ricerca del talento i posti sono occupati solo da allenatori e medici e fisiologi?