Archivio mensile per ottobre, 2011

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Una bici sana è possibile

Consiglio questo splendido articolo di Eugenio Capodacqua da cui stralcio: “Il sorriso è la gioia di esserci, di partecipare, al di là e al di sopra di noiose ed alienanti classifiche che sottolineano il più delle volte un finto dilettantismo sconfinante facilmente nella farmacia vietata e nell’imbroglio. Perché qui, all’Eroica non conta in “quanto” la fai, ma conta “farla” e basta. Esserci, appunto. Una rarità nell’inferno ultra competitivo delle altre manifestazioni e che, proprio per questo, attira sempre più appassionati. C’è Gianni il meccanico con gli occhiali a forma di bici; c’è Domenico il “professore” noto chirurgo romano, ci sono Gianluca, Giorgio, Giuseppe, Mario agguerriti avvocati capitolini, c’è Roberto il “conte” , ormai più pedalatore che imprenditore, c’è il giornalista, lo studente, l’impiegato, l’operaio. Un mondo intero che attraverso il severo filtro della fatica riscopre valori dimenticati.” Da: http://www.repubblica.it/sport/ciclismo/index.html

Il tempo minimo di attività fisica

Il numero di Lancet del 1 Ottobre (vol. 378) comprende un articolo dedicato al tempo minimo di attività fisica necessario per ridurre la mortalità e estendere l’aspettativa di vita. Questi i dati principali: 150 minuti a settimana possono avere un impatto benefico significativo per l’individuo e esistono barriere quotidiane a praticare 30 minuti di movimento al giorno per 5 giorni la settimana. Gli abitanti di Cina Giappone e  Taiwan sono fisicamente meno attivi degli abitanti dei paesi occidentali e svolgono attività a livelli d’intensità più bassi. Un terzo degli americani dedica questo tempo all’attività fisica mentre sono meno di  un quinto in estremo oriente. L’identificazione di un tempo minimo di attività è necessario perchè una minima quantità di esercizio può essere più facilmente praticata. I pazienti potrebbero essere motivati dal loro medico, soprattutto sarebbe utile per gli asiatici che vanno molto più spesso dal medico. Questa opportunità è spesso persa dai medici, che sono invece concentrati prevalentemente sulla malattia e hanno poco tempo di modifcare un comportamento se questo non viene richiesto dal paziente. L’attività fisica dovrebbe venire prescritta dal medico in relazione al tipo di malattia dei pazienti.

Quando la presunzione è un ostacolo

La partita dll’arbitro Rocchi è stata ampiamente valutata in modo negativo. Non ha compiuto solo un errore ma una serie, dall’ammonizione iniziale alla convalida del goal dopo il rigore. Dal punto di vista mentale non sono errori dovuti alla velocità del gioco o al non essere posizionato in modo da potere vedere, perchè di errori di questo tipo se ne può commettere uno e non quattro consecutivi nell’arco di 30 minuti. Si tratta, a mio avviso, di un tipico errore di presunzione e di arroganza, a conferma di ciò Rocchi non si è mai consultato con i suoi collaboratori. Siamo, in questo caso, nella situazione opposta alla subordinazione psicologica, domina la componente autoritaria e si può cambiare il corso della partita con decisioni che si basano su comportamenti rigidi e dogmatici. Non è facile restare equilibrati quando il ruolo pone trabocchetti quali sono l’arroganza e la subordinazione, in questo caso Rocchi non c’è riuscito.

Longevità, sport e agonismo

Si parla molto di longevità e già oggi ci sono atleti che pur superando i 35 anni continuano a essere parte dell’elite sportiva mondiale e non hanno alcuna intenzione di smettere. Quindi la longevità riguarda tutti, ognuno al suo livello, e quindi anche chi pur non essendo più giovane trova piacere nel partecipare alle competizioni master, che hanno visto in questi anni un considerevole aumento degli over60. Fra coloro che si occupano di sport per tutti sono in molti a ritenere negativo questo desiderio di gareggiare, molto meglio sarebbe limitarsi a attività più adeguate quali il il camminare, la ginnastica dolce e così via. Credo che ognuno debba essere libero di agire come meglio desidera e che pertanto non ci sia alcun limite al volere mettersi alla prova in una gara. D’altra parte non si tratta di eccezioni, all’ultima maratona di Roma gli over60 che l’hanno terminata sono stati 474, di cui 65 over70. Questo numero è destinato a aumentare perchè è probabile che molti degli attuali cinquantenni continueranno anche successivamente .lo sport agonistico. Il mondo è cambiato anche sotto questo aspetto, negli anni 80/90 bisognava coinvolgere gli anziani sedentari a fare dell’attività fisica per mantenere il benessere fisico e psicologico e spesso si trattava di persone sedentarie che non avevano mai fatto sport. Oggi vi sono individui che hanno fatto sempre sport, che sono competenti, che certamente dovranno adeguare la loro attività agonistica ai problemi fisici e alla loro età. Per molti di loro il cimentarsi con i loro amici è parte della motivazione e del loro stile di vita.