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Non è un paese per i giovani sportivi

Il 2012 è finito con la politica che nei suoi programmi non parla di sport e con lo sport che si lamenta di questa assenza, senza fare null’altro. E’ una brutta notizia per tutti noi che siamo convinti che avere uno stile di vita fisicamente attivo non sia solo un passatempo ma un diritto fondamentale per il nostro benessere.  Forse il problema degli esodati viene prima, ma siamo sicuri che avere la più alta percentuale di bambini sovrappeso d’Europa sia un bel record? Mangiano male,  non fanno attività fisica e stanno troppo seduti a scuola e a casa. Negli Stati Uniti questo problema ha suscitato una battaglia condotta da Michelle Obama, non proprio una persona qualsiasi e sta dando i primi risultati positivi, giacché nelle città il sovrappeso sta regredendo. Siamo il paese con il minore numero di ore di attività fisica a scuola e lo si ignora. Devono essere tre ct delle nazionali di pallavolo, rugby e ciclismo a parlare di questa piaga italiana ma le loro dichiarazioni non hanno suscitato nessuna reazione. Il futuro dei giovani si crea anche pensando ai bambini  e agli adolescenti che lasciano non solo lo sport ma anche qualsiasi forma di attività fisica a partire dalla scuola media e non ci torneranno mai più, tranne qualcuno che seguirà il consiglio del medico che se non vuole avere ulteriori problemi di salute deve fare un po’ movimento. Noi ai nostri figli gli tagliamo le gambe sin dall’inizio della loro vita e anche per questo non siamo un paese per giovani.

(da  http://www.huffingtonpost.it/../../alberto-cei/lo-sport-e-assente-dallag_b_2381927.html)

 

Il tempo minimo di attività fisica

Il numero di Lancet del 1 Ottobre (vol. 378) comprende un articolo dedicato al tempo minimo di attività fisica necessario per ridurre la mortalità e estendere l’aspettativa di vita. Questi i dati principali: 150 minuti a settimana possono avere un impatto benefico significativo per l’individuo e esistono barriere quotidiane a praticare 30 minuti di movimento al giorno per 5 giorni la settimana. Gli abitanti di Cina Giappone e  Taiwan sono fisicamente meno attivi degli abitanti dei paesi occidentali e svolgono attività a livelli d’intensità più bassi. Un terzo degli americani dedica questo tempo all’attività fisica mentre sono meno di  un quinto in estremo oriente. L’identificazione di un tempo minimo di attività è necessario perchè una minima quantità di esercizio può essere più facilmente praticata. I pazienti potrebbero essere motivati dal loro medico, soprattutto sarebbe utile per gli asiatici che vanno molto più spesso dal medico. Questa opportunità è spesso persa dai medici, che sono invece concentrati prevalentemente sulla malattia e hanno poco tempo di modifcare un comportamento se questo non viene richiesto dal paziente. L’attività fisica dovrebbe venire prescritta dal medico in relazione al tipo di malattia dei pazienti.