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I numeri degli psicologi USA e in Italia

Nel 2017, circa 3,5 milioni di persone negli Stati Uniti hanno conseguito una laurea triennale (bachelor) in psicologia.

  1. Circa 499.000 (14%) hanno conseguito anche una laurea magistrale in psicologia, con il 13% che hanno conseguito il master in psicologia e il 4% il dottorato. Il 3% ha conseguito sia un master che un dottorato
  2. Un ulteriore 30% dei laureati triennali si è poi specializzato in lauree riguardanti l’istruzione, la sanità e i servizi sociali.
  3. I restanti 2 milioni (56%) non hanno conseguito diplomi di laurea specialistica.
  4. La percentuale di laureati in psicologia triennali che hanno conseguito una laurea specialistica è progressivamente più elevata passando dal gruppo dei “24 anni o più giovani” al gruppo dei “30-34 anni”, per poi stabilizzarsi, suggerendo che la maggior parte delle persone completa la loro formazione di laurea entro i 30 anni.

In Italia, ho trovato poche informazioni ottenibili dal web.

La tendenza a proseguire negli studi dopo la laurea di primo livello risulta evidente anche dai dati provenienti dall’Ordine degli Psicologi, secondo cui la quasi totalità dei circa 105mila iscritti risulta registrata nella sezione A dell’albo, riservata a coloro che hanno nel proprio cv non soltanto la laurea triennale ma anche quella magistrale, più un anno di tirocinio e il superamento dell’esame di Stato per l’abilitazione professionale. Solo poche centinaia sono invece iscritti alla sezione B, che prevede diverse limitazioni alla prassi professionale e a cui si può accedere con la sola laurea triennale, accompagnata da tirocinio semestrale e debito esame di stato. Dei 105mila iscritti all’albo, tuttavia, solo 60mila svolgono effettivamente la professione di psicologo, secondo i dati Enpap: che ci sia dunque una difficoltà ad inserirsi attivamente nel mercato del lavoro è evidente.

Stiamo concentrati sui nuovi dati e leggiamo

Nuova stagione agonistica, nuove sfide

Per tutti: leggiamo di più, molto di più, non accontentiamoci di ciò che sappiamo

Siamo increduli di quanto poco sappiamo

Non pensiamo di avere studiato già sin troppo

Stupiamoci con i nuovi concetti e dati che la scienza ci propone

Gli psicologi dello sport parlano del loro lavoro

Nuove tendenze della Psicologia dello sport, numero speciale di Movimento, 3, 2018

17 psicologi dello sport parlano del loro lavoro nello sport rispondendo a quattro domande:

  • Cosa ti ha motivato a intraprendere la professione di psicologo/a dello sport?
  • Cosa ti piace di questo lavoro e qual è il tuo sogno professionale in PS?
  • Quali sono gli ambiti della PS che ti piace di più trattare?
  • Descrivi la tua occupazione attuale in PS.

Gli esperti che hanno risposto sono i seguenti:

Giovanna Barazzutti, Emiliano Bernardi, Sara Biondi, Gladys Bounous, Edoardo Ciofi, Cristiana Conti, Sarah Corazzi, Sergio Costa, Sara Landi, Sammy Marcantognini, Stefania Ortensi, Barbara Rossi, Daniela Sepio, Flavia Sferragatta, Matteo Simone, Cecilia Somigli e Graziella Zitelli.

 

Psicologo dello sport: nuove tendenze e sviluppi professionali

Alberto Cei (2018). Psicologo dello sport: nuove tendenze e sviluppi professionali, Movimento, 3, 57-66.

La psicologia dello sport è un contesto scientifico e professionale in continua espansione, come lo sono d’altra parte gli altri ambiti della psicologia e negli ultimi 10 anni si sono presentate diverse situazioni che hanno cambiato di molto questo tipo di lavoro. In questo contributo vengono descritte sette aree di sviluppo che sono state protagoniste di questi cambiamenti; riguardano: psicologia dello sport e psicologia della prestazione; lo psicologo nell’attività giovanile, psicologia dello sport, prestazione e gestione dello stress, psicologia dello sport e salute mentale degli atleti, psicologia dello sport e disabilità, psicologia dello sport e stile di vita fisicamente attivo e psicologia dello sport 4.0. Scopo di questo articolo è di approfondire le conoscenze in ambiti significativi della consulenza in psicologia dello sport, fornire spunti per la riflessione in relazione a dove si sta indirizzando e come si sta orientando questo ambito di lavoro e stimolare i professionisti a sviluppare programmi d’intervento sempre più adeguati alle nuove richieste del mondo dello sport.

 

Quanti tipi di consapevolezza dell’atleta conosci?

Se come dice Brad Gilbert, “la maggior parte dei giovani tennisti dedica a una partita di tennis lo stesso livello di preparazione mentale che dedicherebbe al salto con la corda”, capiamo quanto sia importante sviluppare la consapevolezza dell’atleta nei confronti del tennis e dei suoi aspetti psicologici.

La domanda agli psicologi è quindi:

Quanti tipi di consapevolezza dell’atleta conosci e su quali lavori?

  1. Consapevolezza propriocettiva
  2. Consapevolezza dei suoi errori
  3. Consapevolezza di come reagisce agli errori
  4. Consapevolezza delle sue abilità
  5. Consapevolezza dei suoi obiettivi
  6. Consapevolezza di come impara
  7. Consapevolezza dei propri valori
  8. Consapevolezza delle sue convinzioni
  9. Consapevolezza del ruolo dell’allenatore
  10. Consapevolezza delle sue prestazioni
  11. Consapevolezza relativa al suo stile di vita
  12. Consapevolezza del suo rapporto con l’allenatore e lo staff

 

Lavoro per gli psicologi dello sport

Negli USA vi è un significativo incremento di richieste per gli psicologi dello sport.

Soprattutto in relazione all’aumento di problematiche legate alla salute mentale, alla violenza e all’aumento della pratica sportiva. Sempre più spesso atleti e squadre richiedono l’intervento dello psicologo dello sport

di Kirsten Weir leggi l’articolo dell’American Psychological Association

Le ragioni per cui i master in PS non servono a favorire il lavoro degli psicologi

In Italia la questione della formazione in psicologia dello sport degli psicologi continua a essere un problema non risolto. Tralasciando quelli il cui solo scopo è di fare lavorare i formatori che v’insegnano, anche quelli meglio strutturati hanno notevoli limiti.

Vediamo quali sono a mio avviso:

  1. La quasi totalità propone una formazione centrata a insegnare competenze che dovranno servire per lavorare nell’ambito della prestazione di livello assoluto ed essenzialmente con gli atleti, ignorando la consulenza con gli allenatori o l’organizzazione sportiva. In tal modo molti aspetti del mondo sportivo di alto livello non vengono considerati e i giovani laureati avranno, di conseguenza, difficoltà a interagire con una parte fondamentale (gli allenatori, i dirigenti) dell’ambiente degli atleti.
  2. Due ambiti importanti di lavoro vengono tralasciati nella formazione in psicologia dello sport. Il primo riguarda i programmi di avviamento allo sport (6-12 anni) e l’età dell’adolescenza. Questo ambito, è tra l’altro uno di quelli più facilmente aperti agli psicologi ma in cui è necessario avere delle competenze specifiche mentre quelle riguardanti l’alto livello non sono spendibili se pensiamo all’infanzia e vanno comunque adeguate anche nelle diverse età dell’adolescenza. In queste fasce di età, inoltre, il rapporto con i genitori rappresenta un altro fattore con cui si deve interagire in modo costruttivo. Il secondo ambito importante riguarda, lo sport come diritto di cittadinanza e come fattore di benessere. Anche in questo settore gli psicologi non acquisiscono competenze, se non una generica convinzione che lo sport è un fattore essenziale per la vita di ognuno e della comunità.
  3. Un campo in cui gli psicologi non hanno competenze specifiche riguarda la metodologia dell’allenamento e l’insegnamento sportivo. Com’è possibile interagire con gli allenatori (molti dei quali oggi sono laureati in scienze motorie che hanno sostenuto diversi esami di psicologia) se non si conosce il loro mondo e se non si ha consapevolezza di come s’imparano i gesti sportivi, di cosa sia l’apprendimento motorio o di quale sia l’interazione fra preparazione fisica e psicologia?
  4. Un ulteriore aspetto limitativo dei master odierni è la mancanza di un tirocinio supervisionato per un tempo adeguato (almeno di quattro mesi) presso un’organizzazione sportiva. Ciò che è comune in qualsiasi altro tipo di master, è invece pressoché assente nei master in psicologia dello sport.
  5. Un ultimo aspetto limitante le proposte formative attuali, riguarda l’assenza di come lo psicologo dovrebbe proporsi nell’ambito territoriale e professionale in cui intende svolgere la sua attività. Il tema è quello del marketing di se stessi, essenziale, poiché bisogna sapere come proporsi, come costruire il proprio network professionale, come scrivere un progetto e negoziare un budget, come interagire con i dirigenti di un società sportiva che probabilmente hanno un’idea generica di quali servizi lo psicologo dello sport potrebbe offrire.
A mio avviso, la mancanza di questi ambiti formativi riduce notevolmente le opportunità di promozione e diffusione di questo ambito lavorativo, lasciando lo psicologo in una condizione di minorità rispetto alle altre professionalità che da tempo operano in modo consolidato nello sport.

 

 

Corsi di formazione di Calcio Integrato

Insegnare lo sport richiede competenza e responsabilità professionale. In particolare, insegnare uno sport di squadra come il calcio a bambini con disabilità intellettive e relazionali comporta una formazione che va oltre quella assolutamente importante ottenuta attraverso il percorso universitario. Per queste ragioni l’ASD Accademia di Calcio Integrato promuove due Corsi di formazione gratuiti, grazie al finanziamento della Presidenza del Consiglio Regionale del Lazio, con la collaborazione con il Comitato Italiano Paralimpico, la Federazione Italiana Sport Paralimpici  degli Intellettivo Relazionali e l’AS Roma.

Questi  Corsi di formazione hanno come obiettivo di formare operatori provenienti da diverse professionalità che possano lavorare in percorsi di calcio integrato rivolti a bambini (6-12 anni) con disabilità intellettive e relazionali.

La proposta formativa si basa sull’esperienza dell’AS Roma e dell’Accademia di Calcio Integrato all’interno del progetto “Calcio Insieme”: un modello d’integrazione attraverso il calcio, per bambini con disabilità intellettive e relazionali. Il Corso si suddivide in una parte teorica generale e una parte pratica. Lo strumento didattico principale è l’interazione e la partecipazione dei corsisti attraverso gruppi di lavoro ed esercitazioni pratiche in aula e in campo. L’utilizzo di situazioni d’aula interattive e di gruppo ha lo scopo di sviluppare un apprendimento partecipato, che attraverso l’esperienza pratica in campo potrà essere da subito sperimentato. Le giornate di formazione hanno come obiettivo, inoltre, di fornire le competenze necessarie per sostenere, aiutare e guidare i bambini con disabilità, ma anche per gestire correttamente eventuali problematiche. Il calcio e la palla saranno gli strumenti chiave per guidare il bambino all’apprendimento sportivo e allo sviluppo delle abilità motorie, sociali e psicologiche ad esso collegate. Il corsista al termine della formazione avrà acquisito le competenze base per allenare, gestire e valutare attività di calcio integrato per bambini con disabilità intellettive e relazionali. Il corso prevede 20 ore di lezione frontale e 4 ore di attività pratica.

MODALITÀ’ DI PARTECIPAZIONE

Ai Corsi, totalmente gratuiti grazie al contributo della Presidenza del Consiglio Regionale del Lazio, possono accedere 20 iscritti per ogni corso, per un totale di 40. Possono iscriversi ai Corsi laureati in scienze motorie, psicologi e medici dello sport. I Corsi si svolgono a Roma.

DATE DI SVOLGIMENTO

Il primo Corso si svolgerà: 6 -7 maggio e 13-14 maggio.

Il secondo Corso si svolgerà: 27-28 maggio e 10 – 11 giugno.

Per informazioni e iscrizioni: 

ASD Accademia Calcio Integrato

e-mail segreteria@accademiacalciointegrato.org

Sito Web: www.accademiacalciointegrato.org   www.fisdir.it

ENPAP presenta indagine sulla professione di psicologo in Italia

Sabato 12 Novembre 2016 presso l’Aula Magna della facoltà di Medicina e Psicologia dell’Università “la Sapienza” di Roma è stata presentata l’indagine di mercato sulla psicologia professionale in Italia organizzata dall’ENPAP Ente Nazionale di Previdenza ed Assistenza per gli Psicologi.

Partendo dall’evidenza che la domanda di psicologia non si rivolge più solo alla cura del malessere ma sempre di più alla promozione e diffusione del benessere l’ente ha commissionato una ricerca ad un istituto di indagine nell’estate del 2015. La ricerca è stata strutturata in focus group, interviste ad esperti di diversi, circa un migliaio di questionari sono stati somministrati alla popolazione e un desk analisys.

Durante la presentazione sono stati evidenziati alcuni dati in merito alla situazione attuale del mercato professionale in ambito psicologico.

Uno dei dati più interessanti è che il mercato della psicologia è in significativa e costante crescita, infatti si registra un aumento progressivo del complesso dei redditi percepiti dagli iscritti dal 1996 (anno di fondazione dell’Ente) ad oggi; il reddito annuale prodotto da prestazioni psicologiche nel libero mercato Italiano è passato, in 20 anni, da 110 milioni di euro a circa 800 milioni.

Si rileva che la media complessiva dei redditi netti che per il 2014 è di € 13.360.

L’indagine evidenzia che il mercato è in grande trasformazione, infatti la psicologia professionale è chiamata a confrontarsi con nuovi temi di ordine non prettamente clinico.

Le richieste che la società rivolge agli psicologi possono essere molto diverse dal passato e il tema del riposizionamento professionale può essere ancora più importante di quanto non sia stato in questi ultimi anni.

Una delle domande cui l’indagine risponde, è sull’immagine che la nostra categoria ha presso la popolazione: lo psicologo non è più visto come “il medico dei matti” bensì come un professionista privato “specialista della mente” che può offrire un supporto specifico, un aiuto nella ricerca del benessere e dell’equilibrio emotivo o far emergere problemi latenti.

Le sue capacità principali sono: equilibrare, curare, guarire e migliorare.

Concludendo, possiamo immaginare una prospettiva in cui lo psicologo esplorerà nuovi ambiti applicativi per rispondere ai bisogni contemporanei della società, sarà più vicino alla popolazione nella sempre più crescente incertezza per il futuro.

Fonte: E-Book: Indagine di mercato sulla psicologia professionale in Italia, nuovi bisogni, nuovi ambiti, nuovi ruoli. A cura di ENPAP

#ENPAP #PSICOLOGIA

di Emiliano Bernardi e Massimiliano de Angelis

Scuola calcio per bambini con disabilità intellettive

«AS Roma è lieta di annunciare che, a partire da gennaio 2016, la Società promuove e sostiene il progetto “Calcio insieme”, un programma nato dalla collaborazione tra la Fondazione Roma Cares e l’Associazione dilettantistica “Calcio integrato: i campi di allenamento del Centro Olimpico Giulio Onesti sono stati messi a disposizione di bambini e bambine, tra i sei e i dodici anni, affetti da disabilità psicomotorie di vario livello, sostenuti da un pool di medici, logopedisti e istruttori specializzati.

Obiettivi dell’iniziativa sono lo sviluppo del benessere fisico e psicosociale dei bambini, la riduzione dello stress connesso alla loro condizione di vita, l’aumento della capacità di autovalutazione e l’incremento della motivazione all’attività motoria.

Un team di tecnici dell’AS Roma, accompagnati da psicologi dello sport, ha elaborato metodologie didattiche ed educative su misura, al fine di creare un ambiente sicuro, confortevole e mai noioso.

Tra i risultati perseguiti, vi è lo sviluppo della cultura dell’integrazione e dell’educazione ai valori dello sport attraverso il calcio.

“La Roma rappresenta una grande piattaforma sociale e siamo consci della responsabilità che ne deriva – sottolinea il direttore generale dell’AS Roma, Mauro Baldissoni –. Spero che questo sia uno dei tanti esperimenti che metteremo in piedi con concretezza. Lo sport è da sempre un aggregatore e insieme uno strumento motivazionale per superare i propri limiti, mettere su un campo di calcio bambini affetti da difficoltà intellettive rappresenta per loro una possibilità di miglioramento”.

Gli istruttori sono stati affiancati da un’intera équipe medica, coordinata dal professor Alberto Cei, responsabile scientifico di “Calcio insieme”, che osserva da vicino i progressi dei piccoli atleti, deducendone anche eventuali miglioramenti nella coordinazione dei movimenti, nella coscienza del sé o, più semplicemente, nel vissuto quotidiano.

“Il calcio può essere uno strumento fondamentale per aiutare i bambini affetti da disabilità mentali a sviluppare se stessi – spiega Patrizia Minocchi, presidente ASD Calcio Integrato – . Quello strumento magico che è la palla ha già dato i primi risultati, i bambini stanno imparando a relazionarsi”.»