Archivio mensile per dicembre, 2023

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Accettare lo stress migliora il benessere personale

I risultati della ricerca suggeriscono che gli interventi volti a ridurre negli individui la valutazione di una situazione, ad esempio una prestazione, come  minacciosa promuovono il benessere personale.

Un intervento che potrebbe raggiungere questo obiettivo è  ottimizzare la percezione di stress, incoraggiando gli individui a considerare lo stress  e le risposte specifiche (ad esempio, l’aumento della frequenza cardiaca) come benefiche. A questo riguardo i dati dimostrano che promuovere un approccio costruttivo allo stress può limitare la valutazione di minaccia e migliorare le prestazioni.

Per esempio, un intervento sinergico sulla mentalità che promuove una mentalità che favorisce lo stress e una mentalità di crescita verso l’intelligenza attenua le risposte di tipo minaccioso (per esempio, una minore resistenza vascolare) e favorisce la salute e il benessere (per esempio, una minore sintomatologia ansiosa).

Pertanto,  incoraggiando gli individui a interpretare gli aumenti di attivazione fisiologica causati dallo stress (ad esempio, l’aumento della frequenza respiratoria) come uno strumento funzionale può limitare le valutazioni di minaccia e favorire le prestazioni nei luoghi di lavoro, a scuola e nello sport.

Il ruolo attuale della psicologia dello sport

Un modo per capire il ruolo che lo sport e l’attività motoria svolgono nella nostra società riguarda l’ampiezza che la ricerca scientifica ha raggiunto. Per restare solo nell’ambito della psicologia dello sport e dell’esercizio sono decine i libri scientifici e di applicazione pratica che ogni anno vengono pubblicati ed è probabile, per difetto, che ogni anno vengano pubblicati più di 5.000 articoli scientifici.

Ho avuto la fortuna di essere parte di questo sviluppo. Quando ho iniziato vi erano solo due riviste al mondo di psicologia dello sport e pochi manuali fra cui in italiano quello di Ferruccio Antonelli e Alessandro Salvini e in inglese Psychological foundations of sport  a cura di John Silva e Robert Weinberg. Non esistevano ancora manuali per allenatori, come fece più tardi la Scuola dello Sport mentre in Canada già dalla metà degli anni ’70 vi erano testi di psicologia dello sport per loro. In quegli anni non era facile essere aggiornati. Antonelli mi ha aiutato in questo, poichè potevo leggere i libri che riceveva e facevo la traduzione in italiano degli abstract delle due riviste. Inoltre, iniziai a sviluppare i rapporti con l’International Society of Sport Psychology (ISSP) per conto della rivista International Journal of Sport Psychology e, quindi, nel 1987 partecipai al mio primo meeting a Varna con il managing council dell’ISSP conoscendo Vanek, Singer, Salmela, Roberts, Unestahl.

Ora la psicologia dello sport svolge un ruolo significativo nell’ambito della psicologia e delle scienze motorie e dal punto di vista applicativo la sua funzione è riconosciuta nel miglioramento delle prestazioni degli atleti e dei gruppi e nello sviluppo del benessere psicologico. Nessuno dice più “non sono mica matto” quando gli si chiede se è seguito dallo psicologo dello sport, frase invece con cui la mia generazione è cresciuta e a cui ha dovuto imparare a rispondere, spiegando l’utilità di questo lavoro.

Ora i dati della scienza ci sostengono in modo incredibile rispetto a 40 anni fa e come esperti dobbiamo saperli utilizzare, perchè non si può certo più dire che non si si sa dove trovare le informazioni, in questo internet è un veicolo estremamente utile a costo zero che chiunque lo voglia può utilizzare.

 

 

La tenacia mentale favorisce la salute mentale?

La tenacia mentale, definita come la capacità di persistere, resistere e affrontare sfide o difficoltà con determinazione e resilienza, è strettamente correlata alla salute mentale. La sua relazione con la salute mentale può essere vista da diversi punti di vista:

  1. Resilienza - La tenacia mentale è spesso considerata un componente chiave della resilienza mentale. Essa aiuta le persone a superare ostacoli, a recuperare da situazioni stressanti o traumatiche e a adattarsi positivamente alle avversità. Una solida tenacia mentale può contribuire a ridurre il rischio di sviluppare disturbi mentali come depressione, ansia o stress e favorire il recupero in caso di problemi di salute mentale.
  2. Adattamento - Le persone con una forte tenacia mentale spesso dimostrano una maggiore capacità di adattamento. Questo può favorire una migliore gestione dello stress, consentendo loro di affrontare sfide emotive e situazioni difficili in modo più costruttivo.
  3. Autostima e fiducia - La tenacia mentale può influenzare positivamente l’autostima e la fiducia in sé stessi. Essere in grado di superare ostacoli o difficoltà può rafforzare la convinzione nelle proprie capacità, contribuendo così a un senso di benessere e equilibrio mentale.
  4. Affrontare situazioni difficili - Le persone con una buona tenacia mentale spesso hanno una maggiore capacità di affrontare situazioni stressanti o traumatiche senza compromettere il proprio benessere mentale. Sono in grado di rimanere resilienti, mantenere una prospettiva positiva e adottare strategie di coping efficaci.

Tuttavia, è importante sottolineare che la tenacia mentale da sola non garantisce la salute mentale e che la salute mentale è influenzata da molteplici fattori, inclusi ma non limitati alla genetica, all’ambiente, alle esperienze di vita e al supporto sociale. Una solida tenacia mentale può certamente contribuire a una migliore salute mentale, ma la cura e l’attenzione verso il proprio benessere psicologico richiedono un approccio olistico e multidimensionale.

Misurare il benessere nello sport agonistico

Giles S, Fletcher D, Arnold R, Ashfield A, Harrison J. Measuring Well-Being in Sport Performers: Where are We Now and How do we Progress? Sports Med. 2020 Jul;50(7):1255-1270.

Per misurare il benessere nello sport, è importante che i ricercatori siano chiari riguardo alla natura esatta e all’ambito del costrutto che viene valutato. La concettualizzazione del benessere è stata ampiamente dibattuta dagli studiosi della psicologia, il che ha portato a una varietà di definizioni derivate da diverse prospettive concettuali e teoriche.

Nonostante la mancanza di una definizione universalmente accettata del benessere, è principalmente inteso come un insieme di componenti sia edoniche che eudemoniche, fondamentali per prosperare in vari ambiti della vita. La prospettiva edonica è tipicamente definita in termini di felicità, raggiunta attraverso la ricerca di esperienze gratificanti e piacevoli che rafforzano sentimenti positivi e soddisfazione. La prospettiva eudemonica, proposta da Aristotele (350 a.C.), si concentra più ampiamente sulle qualità personali e sui modi di vita che favoriscono un vivere bene. Un principio centrale di questa prospettiva è l’incarnazione di qualità personali che consentono a una persona di svilupparsi fino al proprio potenziale in modo coerente con il proprio daimon (o “vero sé”).

Basandosi sui principi eudemonici, gli studiosi hanno definito una varietà di componenti (come autonomia, crescita personale e senso della vita) utilizzati per studiare il benessere psicologico e gli stati di prosperità.

Resta un dibattito, tuttavia, sull’entità in cui particolari componenti corrispondano all’eudemonia come espressa nei testi filosofici originali, così come sulla loro distinzione empirica dalle concezioni edoniche del benessere. Lo studio del benessere edonico è spesso ampiamente equiparato al modello di benessere soggettivo di Diener. Per quanto riguarda la misurazione, c’è un accordo generale sul fatto che il benessere soggettivo comprenda un componente affettivo (vale a dire la presenza di emozioni positive e l’assenza di emozioni negative) e un componente cognitivo (vale a dire valutazioni della soddisfazione nella vita).

Passando al benessere eudemonico, sono stati proposti numerosi modelli concettuali di misurazione che combinano varie componenti di funzionamento psicologico e sociale e ampliano la nozione di benessere oltre al “sentirsi bene” enfatizzato nella prospettiva edonica.  Sebbene manchi un consenso sulla struttura concettuale del benessere eudemonico, la maggior parte degli studiosi accetta che le misurazioni del benessere eudemonico siano importanti perché forniscono un’idea delle esperienze soggettive degli individui al di là di quanto catturato attraverso valutazioni della soddisfazione nella vita e dell’affetto.

Come coniugare intensità di gioco e intelligenza agonistica

Per coniugare l’intensità di gioco negli sport di squadra con l’intelligenza agonistica, è necessario sviluppare una serie di elementi sia fisici che mentali. Ecco alcuni aspetti importanti da considerare:

  1. Preparazione fisica - Un’adeguata preparazione fisica è fondamentale per sostenere un alto livello di intensità nel gioco. Ciò include resistenza, forza, velocità e flessibilità. Un ottimo livello di forma fisica consente ai giocatori di mantenere l’intensità per tutta la durata della partita.
  2. Tattiche di gioco -L’intelligenza tattica è cruciale. I giocatori devono comprendere le tattiche della squadra, avere la capacità di adattarsi durante la partita e prendere decisioni rapide e intelligenti sul campo.
  3. Letture di gioco - Gli ottimi giocatori hanno la capacità di leggere rapidamente la situazione in campo, anticipare le mosse degli avversari e prendere decisioni intelligenti basate sulla situazione attuale del gioco.
  4. Mentalità e concentrazione - Mantenere la concentrazione per l’intera partita è essenziale. L’intelligenza agonistica coinvolge anche la capacità di gestire la pressione, restare concentrati e reagire positivamente alle sfide e agli errori.
  5. Allenamento specifico - Gli allenamenti dovrebbero concentrarsi sulla simulazione di situazioni di gioco ad alta intensità, incoraggiando i giocatori a prendere decisioni rapide e intelligenti sotto pressione.
  6. Comunicazione e cooperazione - L’intelligenza agonistica si manifesta anche nella capacità di comunicare efficacemente con i compagni di squadra, coordinando le azioni e lavorando insieme per raggiungere gli obiettivi comuni.
  7. Mentalità vincente e resilienza - Gli atleti con un’elevata intelligenza agonistica mostrano una mentalità vincente, sono resilienti e in grado di affrontare le sconfitte imparando dagli errori e migliorando continuamente.
  8. Gestione dell’energia - Sapere quando intensificare o ridurre l’energia durante la partita è fondamentale. I giocatori intelligenti dal punto di vista agonistico sanno come dosare le proprie energie per essere efficaci per l’intera durata della partita.
  9. Adattabilità e flessibilità - I giocatori con un’intelligenza agonistica sviluppata sono in grado di adattarsi rapidamente a cambiamenti nelle condizioni di gioco, strategie avversarie o variazioni tattiche della propria squadra. Essi possono modificare il loro stile di gioco o ruolo in campo per rispondere alle esigenze della situazione.
  10. Analisi post-partita e apprendimento continuo - Gli atleti con intelligenza agonistica cercano costantemente di migliorare. Dopo ogni partita, analizzano le proprie prestazioni, individuano punti di forza e debolezza, e lavorano costantemente su quegli aspetti per progredire costantemente nel tempo.

In sintesi, la combinazione di una preparazione fisica adeguata, una comprensione tattica del gioco, un’elevata lettura di gioco, una forte mentalità e capacità di concentrazione sono tutti elementi fondamentali per coniugare l’intensità di gioco con un’intelligenza agonistica efficace.

Il razzismo di Wesley Sneijder

Ma perchè non stanno zitti. Non devono per forza evolvere mentalmente ma almeno seguire l’evoluzione dello sport e delle regole della vita.

“Se ripenso a me in uno spogliatoio, non potrei mai pensare di essere allenato da una donna”. L’ex centrocampista dell’Inter Wesley Sneijder, ha parlato a “Veronica Offside” del tema dell’integrazione di figure femminili nel calcio maschile, che in Olanda e Inghilterra è molto discusso. “Trovo difficile dare un giudizio. Ripenso a com’ero io da giocatore, a com’ero nello spogliatoio. Magari adesso le cose sono cambiate, ma io no. Immagino tutto l’umorismo calcistico che ne deriverebbe…. Non ho nulla contro le donne, ma qui stiamo esagerando un po’”.

Una occasione persa e soprattutto una dimostrazione di scarsa intelligenza, su tutti i fronti.

 

Leggiamo

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Non si assumono allenatrici

“La mancata assunzione di donne come allenatori capo di programmi maschili, mentre si assumono costantemente uomini per guidare le squadre femminili, rafforza ulteriormente la sottorappresentazione delle donne nella leadership sportiva”.

Billie Jean King

Rapporto Censis 2023 sull’Italia: i sonnambuli

Alcuni processi economici e sociali largamente prevedibili nei loro effetti sembrano rimossi dall’agenda collettiva del Paese, o comunque sottovalutati. Benché il loro impatto sarà dirompente per la tenuta del sistema, l’insipienza di fronte ai cupi presagi si traduce in una colpevole irresolutezza. La società italiana sembra affetta da un sonnambulismo diffuso, precipitata in un sonno profondo del calcolo raziocinante che servirebbe per affrontare dinamiche strutturali, di lungo periodo, dagli effetti potenzialmente funesti.

Nel 2050, fra meno di trent’anni, l’Italia avrà perso complessivamente 4,5 milioni di residenti (come se le due più grandi città italiane, Roma e Milano insieme, scomparissero). Questo dato sarà il risultato composto di una diminuzione di 9,1 milioni di persone con meno di 65 anni (e -3,7 milioni con meno di 35 anni) e di un aumento di 4,6 milioni di persone con 65 anni e oltre (e +1,6 milioni con 85 anni e oltre) (tab. 1).

Attualmente le donne in età feconda (convenzionalmente, la popolazione femminile di 15-49 anni di età) sono 11,6 milioni, nel 2050 diminuiranno di più di 2 milioni di unità, generando un insormontabile vincolo oggettivo per ogni tentativo di invertire nel breve termine il declino della natalità.

Si stimano quasi 8 milioni di persone in età attiva in meno nel 2050: una scarsità di lavoratori che avrà inevitabili impatti sulla struttura dei costi del sistema produttivo e sulla capacità di generare valore del settore industriale e terziario.

Anche la tenuta del sistema di welfare desta preoccupazioni: nel 2050 la spesa sanitaria pubblica sarebbe pari a 177 miliardi di euro, a fronte dei 131 miliardi di oggi.

Dinanzi ai cupi presagi, il dibattito pubblico ristagna, e la bonaccia di qualche indicatore congiunturale non è in grado di gonfiare le vele per prendere il largo. Il sonnambulismo come cifra delle reazioni collettive dinanzi ai presagi non è solo attribuibile alle classi dirigenti, ma è un fenomeno diffuso nella “maggioranza silenziosa” degli italiani:

  • resi più fragili dal disarmo identitario e politico, al punto che il 56,0% (il 61,4% tra i giovani) è convinto di contare poco nella società;
  • feriti da un profondo senso di impotenza, se il 60,8% (il 65,3% tra i giovani) prova una grande insicurezza a causa dei tanti, diversi, inattesi rischi;
  • delusi dal ciclo storico della globalizzazione, che per il 69,3% avrebbe portato all’Italia più danni che benefici
  • assegnati a un destino nazionale in ridimensionamento, se l’80,1% è convinto che dalle passate emergenze ne è uscita una Italia in declino (e il dato sale all’84,1% tra i giovani).

I giovani

La distanza esistenziale dei giovani di oggi dalle generazioni che li hanno preceduti sembra abissale. Si è bloccato l’ascensore sociale che da sempre garantiva un maggiore benessere nel passaggio da una generazione all’altra; hanno visto infrangersi il mito del progresso inteso come crescita inarrestabile dell’economia e dei consumi, convinzione sostituita adesso dalla consapevolezza che occorre adottare stili di vita più rispettosi dell’ambiente; e il loro posizionamento sociale sembra piuttosto dettato dal rapporto, più o meno stretto e funzionale, con i dispositivi e le piattaforme digitali.

Oggi nel nostro Paese i 18-34enni sono poco più di 10 milioni, pari al 17,5% della popolazione; nel 2003 superavano i 13 milioni, pari al 23,0% del totale: in vent’anni abbiamo perso quasi 3 milioni di giovani. E le previsioni per il futuro sono fortemente negative: nel 2050 i 18-34enni saranno solo poco più di 8 milioni, appena il 15,2% della popolazione totale.

I giovani sono pochi, esprimono un leggero peso demografico, quindi inesorabilmente contano poco.

Il 60,6% dei giovani tra 18 e 34 anni dichiara dichiara che se potesse andrebbe via dall’Italia. Dal 2012 al 2021 si sono trasferiti all’estero 336.592 giovani di 25-34 anni. 1,7 milioni di giovani tra 15 e 29 anni(il 19,8% del totale) non lavora e non studia, siamo secondi solo alla Romania.

L’interesse alle partite di calcio non supera i 30 minuti

Le partite non durano più 90 minuti e nemmeno 45. La generazione highlights ha preso in mano il telecomando e lo sta sostituendo con il cellulare. Il dato è che ci si collega per un tempo sempre più limitato, l’evento intero resta appannaggio di vecchi nostalgici.

L’attenzione del pubblico per il calcio dura 35 minuti. È questo il tempo che il tifoso italiano medio dedica alle partite di Serie A. La questione è globale.

Il senso di questi dati è che la partita non è un evento sportivo da seguire per capirne lo svolgimento, per conoscere il gioco delle squadre e le loro contromisure nei confronti degli avversari. La partita è percepita come un evento con dei momenti eccitanti che vanno guardati per alimentare questo stato d’animo ma che sono immersi in uno stato percepito come noioso e non così motivante da stimolare l’attenzione su 90 minuti.

Questa condizione spiega molto della attualità mentalità di una fascia importante di giovani e e giovani adulti per cui lo spettacolo sportivo va visto solo se è emozionante altrimenti ci si sposta su altri eventi. Questi dati ci dicono che le attività in cui vale la pena coinvolgersi sono quelle che vengono considerate emozionanti e che l’interesse non è più rivolto alla prestazione sportiva ma a quelle parte che determina l’attivazione di questo d’animo.

La partita diventa così un mezzo per soddisfare il bisogno di provare emozioni e perde il suo valore intrinseco di sfida tra due modi di giocare in cui arbitro, pubblico, valore della partita per le due squadre sono fattori che non vengono più considerati ma che diventano accessori che possono servire ad incrementare i momenti emozionali di un match.

Questi effetti provocati dall’uso di device portabili come gli smartwatch non cambieranno di certo le strategie delle aziende che vendono le partite, anzi queste stesse aziende probabilmente saranno orgogliose di essere riuscite a coinvolgere un numero maggiore di giovani e giovani adulti che non avrebbero mai visto un match per intero ma che grazie alle nuove piattaforme possono guardare le partite e quindi abbonarsi, aunentando il business delle aziende di questo settore di affari.