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Il ruolo attuale della psicologia dello sport

Un modo per capire il ruolo che lo sport e l’attività motoria svolgono nella nostra società riguarda l’ampiezza che la ricerca scientifica ha raggiunto. Per restare solo nell’ambito della psicologia dello sport e dell’esercizio sono decine i libri scientifici e di applicazione pratica che ogni anno vengono pubblicati ed è probabile, per difetto, che ogni anno vengano pubblicati più di 5.000 articoli scientifici.

Ho avuto la fortuna di essere parte di questo sviluppo. Quando ho iniziato vi erano solo due riviste al mondo di psicologia dello sport e pochi manuali fra cui in italiano quello di Ferruccio Antonelli e Alessandro Salvini e in inglese Psychological foundations of sport  a cura di John Silva e Robert Weinberg. Non esistevano ancora manuali per allenatori, come fece più tardi la Scuola dello Sport mentre in Canada già dalla metà degli anni ’70 vi erano testi di psicologia dello sport per loro. In quegli anni non era facile essere aggiornati. Antonelli mi ha aiutato in questo, poichè potevo leggere i libri che riceveva e facevo la traduzione in italiano degli abstract delle due riviste. Inoltre, iniziai a sviluppare i rapporti con l’International Society of Sport Psychology (ISSP) per conto della rivista International Journal of Sport Psychology e, quindi, nel 1987 partecipai al mio primo meeting a Varna con il managing council dell’ISSP conoscendo Vanek, Singer, Salmela, Roberts, Unestahl.

Ora la psicologia dello sport svolge un ruolo significativo nell’ambito della psicologia e delle scienze motorie e dal punto di vista applicativo la sua funzione è riconosciuta nel miglioramento delle prestazioni degli atleti e dei gruppi e nello sviluppo del benessere psicologico. Nessuno dice più “non sono mica matto” quando gli si chiede se è seguito dallo psicologo dello sport, frase invece con cui la mia generazione è cresciuta e a cui ha dovuto imparare a rispondere, spiegando l’utilità di questo lavoro.

Ora i dati della scienza ci sostengono in modo incredibile rispetto a 40 anni fa e come esperti dobbiamo saperli utilizzare, perchè non si può certo più dire che non si si sa dove trovare le informazioni, in questo internet è un veicolo estremamente utile a costo zero che chiunque lo voglia può utilizzare.

 

 

Mental coach e psicologi dello sport: confusione anche tra gli psicologi

Per lavorare nello sport di prestazione è necessario possedere una preparazione specifica. Nel caso dello psicologo è necessario possedere una formazione in psicologia dello sport, così come un medico diventa medico dello sport attraverso un percorso di studi post-laurea. Questa idea è piuttosto semplice e nella maggior parte delle altre nazioni vi sono percorsi istituzionalizzati di questo genere. Pertanto lo specialista in psicologia dello sport è la figura professionale che è competente per la formazione ricevuta a svolgere il lavoro di mental coach. Ma perché oggi è così diffuso l’uso dei termini “mental coach”. La ragione per cui viene utilizzata è che in tal modo chiunque voglia lavorare in ambito psicologico ha trovato un’espressione chiara e comprensibile che gli permette di proporsi sul mercato sportivo (e non solo) senza svolgere in modo illegale la professione di psicologo. Pertanto chiunque può definirsi mental coach senza trovare alcuna opposizione da parte di istituzioni o organizzazioni. Nello specifico queste persone propongono a un ambiente che ignora in larga parte quale sia il lavoro dello psicologo dello sport miracoli a breve termine. E spesso dirigenti, allenatori e atleti che non hanno voglia di selezionare veramente consulenti competenti ma hanno solo voglia di scaricare i loro problemi su qualcun altro cadono in questo tranello.

Sono veramente sconcertato dall’intervista che la psicologa Laura Messina ha voluto dare a chi gli chiedeva quale fosse la differenza fra psicologo e mental coach. Sono queste risposte che continuano a diffondere idee sbagliate, superficiali e dannose per il mondo dello sport

«Ma qual è la differenza sostanziale tra uno psicologo ed un mental coach?

Lo psicologo ha una preparazione specifica che si concentra e studia i comportamenti degli individui, i loro processi mentali e la parte interiore conscia e inconscia. Il mental coach non opera in ambito clinico, non ha nessuna competenza per gestire il disagio psicologico. Ma pone un focus sul miglioramento della performance e cerca di portare l’individuo ad esprimersi al massimo.

Oltre ad una differente formazione (lo psicologo deve avere la laurea; al mental coach basta un corso di formazione) è diverso il contesto lavorativo (lo psicologo lavora su patologia e recupero clinico; il mental coach lavora in ambito di motivazione, concentrazione, performance) e l’ambito di intervento (il mental coach opera su una domanda di miglioramento; lo psicologo utilizza strumenti di indagine psicodiagnostica e opera su una domanda di cambiamento).

Sottolineate le differenze direi che sarebbe auspicabile che le due figure professionali potessero integrarsi sinergicamente ed essere complementari per un risultato d’eccellenza».