Archivio mensile per maggio, 2014

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Recensione libro: Applied health fitness psychology

Applied Health Fitness Psychology

Mark H. Anshel

Human Kinetics, 2014, p. 281

www.humankinetics.com

The aim of this book as clearly stated by the author, Mark H. Anshel, in the introduction is: “to help the helper, that is, to assist the person whose professional mission is to provide a service that enables clients to acknowledge their unhealthy habits and to replace them with more desirable routines.”  In this way the book try to provide to the care providers ideas, knowledge and ways to overcome the people’s resistance to show healthy behaviors ,fighting against the culture of immediate gratification. Because for Anshel  this is the main issue to cope with. Eat a pizza at midnight and go to bed is a very bad habit but it provides an immediate gratification. Many people are only aware of the immediate benefits and not about its cost, therefore when there is something wrong for them,  they act in the bad way smoking, drinking alcohol, eating junk food or simply too much, for the reason that all these actions provide immediate benefits. So this book is devoted to talk about this issue and the solutions to adopt by the helper. Anshel introduce also another concept regarding the new discipline called: applied health fitness psychology, combining together the health psychology and the exercise psychology with the aim to find new ways to propose and plan an healthy and physically active life style.

This book comprehends chapters related to classical topics like are: psychological motivation theories (chapter 2) theories and models of exercise behavior (chapter 3), personal factors (chapter 5), exercise adherence and compliance (chapter 8), cognitive and behavioral strategies (chapter 9) and dysfunctional eating behaviors (chapter 12). All these chapters are updated and provide to the readers the information they need, giving in the same time professional link-up for the helpers. Others five chapters are devoted to relevant and innovative topics and they represent, in my opinion, the reason to read this book. In chapter 4 Anshel talks about the barriers to have positive health behaviors. This is a very hot issue in our culture and every day the care givers have to cope with it and this chapter presents the problem and the strategies. Anshel describes the personal obstacles dividing them in biological, physical, cognitive and motivational categories. The practitioners, from this chapter, can learn that to change life style, the health and fitness tests are useful to influence the decision, but also the social support, to establish routine encouraging health behaviors and the awareness that the well-being is a personal value. Chapter 6 is devoted to situational and environmental factors is interest is in the description of the different kind of support and in the explanation of the role and competences of personal trainer to provide high-quality fitness sessions. Finally Anshel provide a list of several strategies that communities and coaches could use to increase the support to the people. Chapter 7 is devoted to the people’s cultural, religious and spiritual components and in which way they can promote healthy habits. It’s a very innovative topic where Anshel try to describe how religion and culture influence the people choices in term of active or sedentary life style. It’s presented the positive role that the religious and spiritual leaders can play, for example, in the war against the obesity. To validate this role he shows how gluttony is treated in the different religions and the relevance about physical activity we can found in most of the religious texts.

The last part of the book is dedicated to professional aspects of applied health fitness psychology. The chapter 11 discusses an area where many professional can find a job regarding the fitness consulting with special populations. Anshel provide specific information research-based about specific population like older adults, injury rehabilitation patients, cardiac and pulmonary patients, pregnant women, people with diabetes, people with physical and mental disabilities, people with chronic conditions and cancer patients. He also discusses that who wants to work with this people with special needs should clearly understand his/her personal motivation, thoughts and emotions at this regard.  Finally but not less important the last chapter talks to the students to help them to determine how to become a professional in the field health fitness psychology. Anshel stressed the  relevant role played by the organizations to promote and diffuse this professional job and the need that the member of a profession satisfy predetermined and published standards. From this chapter the students know exactly  the most important organizations in the world pursue the goal to maintain high professional and scientific standards and not collaborating with people who violate these standards. Anshel is also clear to provide “four points that justify the field of psychology as the primary caretaker of exercise and sport psychology.” In a world where a lot of motivators and mental coaches  work without academic titles, this chapter provides a positive and ethical perspectives to our students.

La nostra mente se può ci sgambetta

La nostra mente è sempre pronta a crearci dei problemi e non bisogna mai smettere di guidarla in ogni momento della competizione. Tre esempi di cosa succede quando si perde il controllo.

In questo week end un tiratore in due serie ha fatto 50 che corrisponde al massimo punteggio, non essendo abituato a gestire lo stress che deriva dall’ottenere questo risultato, la serie successiva ha commesso 7 errori chiudendola a 18.

In modo analogo un golfista che alla buca 18 , quindi l’ultima, stava a +3 risultato per lui di livello notevole, incapace anche lui di gestire questa positività, meritata ma inaspettata, ha fatto 9 a quest’ultima buca, scendendo così alla 40° posizione.

La Roma ha perso le ultime tre partite di campionato perché,  sapendo che non avrebbe più potuto raggiungere la Juventus, ha mostrato un calo di motivazione tale da impedirle di ottenere anche un solo risultato positivo.

Sono tre esempi provenienti da ambienti sportivi differenti ma che mettono in luce la necessità da parte dell’atleta di guidarsi costantemente durante la gara, pena una riduzione di efficacia della sua prestazione, indipendentemente dal tipo di sport.

I numeri del benessere

I numeri del benessere:

10.000 i passi da fare ogni giorno

90 i minuti max di lavoro consecutivo

15 i minuti di rilassamento o meditazione giornalieri

8 le ore da dormire ogni giorno

5 i pasti consigliati per assumere un quantitativo medio di 2000 kcal

5 i minuti di pausa ogni 90 di lavoro

2 i litri di acqua da bere ogni giorno

3 i km da camminare consecutivamente ogni giorno

 

 

La meditazione migliora l’attenzione sul lavoro

“Un0 studio recente ha rilevato che per lavorare in modo sempre più mirato, produttivo e meno stressante  bisogna imparare a meditare.

David Levy , uno scienziato informatico e professore … presso l’Università di Washington, ha scoperto che coloro che sapevano meditare sono stati in grado di rimanere in attività più a lungo ed erano meno distratto. Levy ei suoi colleghi hanno scoperto che la meditazione aveva anche migliorato la  loro memoria, mentre alleviava lo stress.

Levy, che ha usato la meditazione per molti anni nella sua vita, ha deciso di fare questo studio dopo aver letto il libro di Darlene Cohen, The One Who Is Not Busy: Connecting to Work in a Deeply Satisfying Way.

“Nel libro si parla di come lei ha adattato qualche allenamento Zen al posto di lavoro”, dice. ” Per 20 anni ho cercato come aggiungere equilibrio al posto di lavoro e questo mi ha dato l’idea per l’esperimento”.

Levy ha seguito un gruppo di responsabili delle risorse umane per otto settimane di formazione tramite un training di mindfulness. Un secondo gruppo ha invece seguito otto settimane di rilassamento corporeo. Il terzo gruppo non ha ricevuto alcuna formazione iniziale, e in seguito dopo otto settimane gli è stata data la stessa formazione del primo gruppo.

I soggetti sono stati sottoposti a una prova stressante sulle loro capacità multitasking prima e dopo ogni periodo di otto settimane. Hanno dovuto utilizzare la posta elettronica, calendari, instant – messaging , telefoni e strumenti di elaborazione testi per svolgere compiti d’ufficio usuali.

I ricercatori hanno esaminato la loro velocità, la precisione e il numero di volte che sono passati a altri compiti compiti. Ai partecipanti è stato anche chiesto di registrare i loro livelli di stress e le prestazioni della memoria, mentre lavoravano.

I ricercatori hanno scoperto che il gruppo di meditazione ha avuto non solo bassi livelli di stress durante i test multitasking , ma anche sono stati in grado di concentrarsi più a lungo senza essere distratti .

Ma per gli altri due gruppi – quelli che hanno ricevuto training di rilassamento-respirazione e quelli che non avevano una formazione iniziale – il livello di stress non è migliorato. Tuttavia, quando il terzo gruppo ha ricevuto una formazione di meditazione dopo otto settimane, il loro stress è diminuito.

Inoltre, coloro che hanno meditato hanno speso più tempo nelle attività, non hanno saltato molto spesso tra i vari lavori  e hanno impiegato meno tempo a concludere il loro lavoro rispetto agli altri partecipanti”.

(di Anita Bruzzese)

La meditazione dei campioni

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Sono ormai molte le star dello sport che si servono della meditazione per ridurre lo stress fra gli altri Kobe Bryant e Lebron James  nel basket, le olimpioniche di beach volley Misty May-Trainor e Kerri Walsh e Andy Murray nel tennis. Concentrarsi per essere in sintonia con se stessi e la propria prestazione. In Italia nella maggior parte dei casi siamo ancora fermi al ben noto concetto di tirare fuori gli attributi maschili per superare lo stress.

Nel tennis è decisivo accettare le sconfitte

Non sono un esperto di statistica del tennis però mi è venuta la curiosità di sapere quante partite si perdono in una carriera comunque vincente. Ho condotto questa ricerca  solo su alcune ragazze, anche se mi auguro che qualcuno abbia fatto studi approfonditi sul rapporto tra partite vinte e perse. I risultati sono stati per me interessanti per comprendere le situazioni che tenniste si trovano a vivere più di frequente e quali possano esserne le implicazioni psicologiche.

tenniste           giocate    vinte   perse   %

Camila Giorgi   322        193    129    59

Karin Knapp    519        314    205    60

F. Schiavone    902        526    376    58

Sara Errani      617        368     249    59

R. Vinci           843         520    323    61

S. Williams      764         650     114    85

M. Sharapova  672         535     137   79

Emerge che fatta eccezione per le prime al mondo e vincitrici di almeno un torneo del Grande Slam, come la Williams e la Sharapova, che perdono in media 2 partite su 10 giocate. Per le altre pur se fra le migliori al mondo la percentuale di partite perse è molto elevata, mediamente ben 4 su 10. Il tennis, forse più di ogni altro sport visto anche l’elevato numero di tornei giocati ogni anno, richiede la capacità di sapere ammortizzare le sconfitte poiché sono un evento frequente e ripetitivo. Solo pochissime atlete al mondo non rientrano in questa categoria poiché hanno una percentuale di successo estremamente elevata, per tutte le altre è necessario risollevarsi immediatamente da una sconfitta altrimenti si rischia di cadere in una serie negativa, data l’alta probabilità di perdere che è sempre presente.

Sulla base di queste considerazioni risulta evidente la necessità da parte delle tenniste di migliorare molto dal punto di vista della reazione mentale agli insuccessi, altrimenti corrono il rischio di entrare in una spirale negativa da cui è più difficile uscire.

Recensione libro: Correre è una filosofia

Correre è una filosofia

Gaia De Pascale

Ponte alle Grazie, 2014, p. 188

www.ponteallegrazie.it

Mi è piaciuto il libro perché è un viaggio attraverso le molte ragioni ed emozioni per cui corriamo che alla fine lascia senza una risposta definitiva, poiché ognuno trova le sue personali motivazioni dentro se stesso. De Pascale illustra bene come questa azione apparentemente senza senso, “corro perché mi piace” è infatti la risposta che i runner forniscono più di frequente quando qualcuno gli chiede “perché corri”, sia invece radicata nel profondo dell’essere umano sino dalle sue origini. Il libro ci porta a spasso dalla mitologia cinese, a quella greca e dei nativi americani mostrando come la corsa svolgesse una funzione culturale importante. Corsa e libertà è un altro tema forte del libro. Un segno di libertà per chi sta in galera, come il campione Henry Rono accusato ingiustamente di rapina che riesce a correre quasi sul posto all’interno della cella, estraniandosi da quella situazione di segregazione. O come Cavallo Blanco, giovane californiano, “malato di corsa” in paesaggi estremi, a cui diedero questo soprannome i Tarahumara, popolazione indiana del Messico in grado di correre decine di chilometri ogni giorno con ai piedi dei sandali con una suola ricavata dalle gomme dei camion. Corsa anche come riscatto è quella di Marco Olmo, il grande ultramaratoneta italiano che ha sbalordito il mondo con le sue imprese podistiche. E corsa come necessità biologica poiché il nostro antenato Homo Sapiens è stato definito in termini di long distance runner, per cacciare e scappare dagli animali. Questo libro parla di queste storie e di molte altre in modo piacevole e documentato, lasciando al lettore la libertà di scegliere la definizione di corridore che per se stesso preferisce.

Programma di mental coaching

L’Allenamento   Mentale

Questo è il programma di mental coaching che propongo a chi voglia realmente migliorare le proprie prestazioni nello sport servendosi di un sistema utilizzato da atleti che hanno vinto 10 medaglie olimpiche. Il programma è suddiviso in 5 aree d’intervento così articolate:

1.     I tuoi obiettivi

  • Come stabilire gli obiettivi
  • Come s’impegna l’atleta tenace
  • L’atteggiamento mentale corretto durante l’allenamento
  • L’attenzione: sulla prestazione e non sul risultato
  • I principali errori degli atleti

 2.     La gestione dello stress agonistico

  • Strategie per ottenere un livello di attivazione pre-gara ottimale
  •  A cosa serve rilassarsi
  • Come imparare a rilassarsi e come raggiungere l’attivazione necessaria
  • Come gestire la tensione psicologica e la fatica durante le gare

 3.     La concentrazione

  • A cosa prestare attenzione nel tuo sport e in gara
  • I tuoi Punti di forza e di debolezza nella concentrazione
  • Il recupero della concentrazione dopo un errore e nelle fasi decisive della gara
  • Esercizi per migliorare l’attenzione in allenamento e in gara

 4.     La tenacia

  • Sei pronto a gareggiare al tuo meglio?
  • Un piano per contrastare la fatica e restare fiduciosi
  • Di cosa sei preoccupato?
  • Come trasformare la paura in un vantaggio competitivo

 5.     La pianificazione della competizione

  • Come restare nella tua zona di attivazione pre-gara ottimale
  • Un’ora prima della gara: che cosa e come fare: al via “Sei pronto?”
  • I tuoi pensieri e stati d’animo prima della e durante la gara
  • Cosa fare durante la giornata di gara
Per ulteriori informazioni scrivere a: info@ceiconsulting.it

Il duro lavoro facilita la prestazione

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Insegnamo a pensare non solo la tecnica

Avere un pensiero alla volta centrato su quello che stiamo per fare è un modo efficace per essere concentrati sul presente. L’impegno di ogni atleta deve essere mirato ad allenare questa abilità mentale. Mentre si gioca una partita o si compete in qualsiasi sport non vi è altro che il susseguirsi di tanti presenti. Diventa quindi necessario avere  in ogni  momento solo il pensiero utile a fare il proprio meglio, bisogna avere la capacità di scegliere un pensiero anziché un altro. In caso contrario dominerà lo stress negativo che porta all’errore o a una prestazione mediocre. Si sente dire troppo spesso che la fregatura nello sport è la testa e che sarebbe meglio non averla. Ovviamente questa frase è solo una testimonianza d’incapacità da parte di chi la esprime, poiché senza la testa non si potrebbero sviluppare i pensieri necessari a fare bene. Quindi ai giovani non insegniamo solo il gesto tecnico ma alleniamoli anche a pensare.