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Progetto “Dopo di noi” nello sport per giovani con disabilità intellettiva: dal gioco alla formazione-lavoro

Il lavoro è una parte fondamentale della vita adulta: non solo garantisce l’indipendenza economica, ma permette anche di scegliere come vivere il proprio tempo, partecipare alla società e sentirsi parte di una comunità. Questo vale per tutti, ma per le persone con disabilità ha un significato ancora più profondo. Avere un’occupazione significa essere riconosciuti per le proprie capacità, costruire relazioni più solide con familiari e amici, prendere parte ad attività ricreative e poter contare su un supporto, sia da parte dei servizi che della rete familiare e sociale.

Purtroppo, i dati mostrano quanto sia difficile per le persone con disabilità accedere a un lavoro dignitoso. Nel caso delle persone con sindrome di Down, solo il 31,4% degli over 24 lavora. E anche tra chi ha un impiego, la maggioranza non ha un contratto standard: oltre il 60% è inserito in cooperative sociali senza una vera tutela lavorativa. Ancora più preoccupante è il fatto che nel 70% dei casi non percepiscono alcun compenso o ricevono una retribuzione simbolica, ben al di sotto del valore del lavoro svolto. La situazione è ancora più critica per le persone autistiche: tra gli over 20, solo il 10% ha un’occupazione.

Questa precarietà pesa non solo sulle persone con disabilità, ma anche sulle loro famiglie. Come evidenziato già anni fa dal Censis, molte famiglie si sentono sempre più sole nel progettare il futuro dei propri figli. Se il 30-40% dei genitori di bambini e ragazzi con sindrome di Down fino ai 15 anni immagina per loro una vita autonoma o semi-autonoma, questa percentuale scende drasticamente al 12% quando i figli diventano maggiorenni. La stessa dinamica si riscontra tra le famiglie con figli autistici: il 23% spera in un futuro di autonomia per loro, ma questa fiducia crolla al 5% dopo i 21 anni.

Per provare a cambiare questa realtà, in Italia è nato un progetto innovativo: per la prima volta, una società sportiva, l’Accademia di Calcio Integrato, ha avviato un percorso di formazione professionale per sei giovani con disabilità intellettiva. Il progetto, finanziato con i fondi dell’8×1000 della Chiesa Valdese, ha permesso ai partecipanti di seguire un corso online della Federazione Italiana Paralimpica degli Intellettivo Relazionali, ottenendo la qualifica di assistente istruttore. Grazie al supporto di due tutor – una psicologa dello sport e un’istruttrice laureata in scienze motorie – questi giovani hanno completato la formazione di 16 ore e ora stanno iniziando un tirocinio retribuito di cinque mesi.

Si tratta di un modello di inclusione che potrebbe aprire nuove strade. Fino a oggi, i progetti di inserimento lavorativo per persone con disabilità intellettiva si sono concentrati soprattutto sulla ristorazione e l’accoglienza turistica. Ma lo sport, per molti di loro, è già uno spazio di socializzazione e crescita, un luogo dove hanno costruito legami con coetanei e familiari. Perché, allora, non trasformarlo in un’opportunità professionale? Con la giusta formazione, questi giovani potrebbero diventare assistenti allenatori nel calcio, nel basket e in altre discipline, contribuendo attivamente alla vita delle società sportive.

In Italia ci sono migliaia di realtà sportive, alcune piccole, altre molto strutturate, che potrebbero cogliere questa opportunità offerta dalla Fisdir per dare un futuro lavorativo a tanti ragazzi e ragazze con disabilità intellettiva appassionati di sport. Il progetto dell’Accademia di Calcio Integrato dimostra che è possibile: ora serve che altre realtà seguano questo esempio, trasformando la passione in un vero percorso professionale.

Il lavoro nello sport per i giovani adulti con disabilità intellettiva

L’Accademia di Calcio Integrato sta realizzando un progetto, finanziato dal bando 8 X Mille Chiesa Valdese, con il partenariato di Virtus Roma 1960 Petriana Calcio che si svolge in questo anno sportivo 2024-25.

È un progetto che ha lo scopo di sviluppare competenze professionali in giovani adulti, over18, con autismo nell’ambito sportivo, così da potere se lo vorranno intraprendere un percorso lavorativo nello sport con la qualifica di Assistente Multidisciplinare, titolo istituito dalla Federazione Italiana Sport Paralitici degli Intellettivo Relazionali (FISDIR).

6 giovani che già giocano a calcio con l’Accademia di Calcio Integrato sono stati scelti dopo un attento colloquio con loro e le  famiglie per sottoporgli il programma, comprendere le loro motivazioni e prendere una decisione.

Hanno seguito un Corso di 36 ore di cui 16 ore online di teoria con esame finale e 20 ore di tirocinio con il supporto di un tutor dell’Accademia Calcio Integrato durante il corso Calcio & Basket Insieme. In seguito, avranno un contratto per 5 mesi per svolgere l’attività con un regolare contratto di tecnico iscritto nel RAS di Sport e Salute. La loro attività si svolgerà presso l’Accademia di Calcio Integrato, la Petriana Calcio e la Virtus Roma 1960

Questo progetto rappresenta un percorso di formazione-lavoro per ragazzi con disabilità intellettiva. L’occupazione lavorativa è un momento fondante la vita di ogni essere umano che gli permette di essere inserito in un contesto sociale in cui si forma e gli vengono riconosciute delle competenze specifiche. Per i giovani adulti (over18) con disabilità intellettiva il lavoro gli permette inoltre di avviarsi verso una vita più autonoma e indipendente dalla famiglia. Per i genitori e i fratelli/sorelle rappresenta la risposta positiva ai loro timori di isolamento sociale e di dipendenza totale con le ricadute negative sulla salute e il benessere di questi giovani.

L’entusiasmo e l’impegno che questi giovani dimostrano durante questa attività di formazione che stanno svolgendo rappresenta un’ulteriore prova del valore che a questo progetto attribuiscono, anche tenendo in considerazione che attualmente in Italia vi è solo una persona con disabilità intellettiva che ricopre questo ruolo di assistente sportivo multidisciplinare istituito dalla Federazione Italiana Sport Paralimpici degli Intellettivo Relazionali (FISDIR).

Come mai non si trovano le risorse per allenare 1.000 giovani con disabilità intellettiva?

La difficoltà nel reperire fondi per progetti che coinvolgono giovani con disabilità intellettiva può essere attribuita a diverse ragioni, tra cui:

1. Priorità nelle risorse pubbliche e private

  • Fondi pubblici limitati: Gli enti pubblici spesso hanno budget ristretti, con molteplici esigenze da affrontare, come sanità, istruzione e infrastrutture. Progetti specifici come l’allenamento di giovani con disabilità possono non essere una priorità immediata.
  • Concorrenza per i finanziamenti privati: Molte organizzazioni competono per ottenere donazioni da parte di fondazioni, aziende o individui. Questo può ridurre la possibilità di ricevere i fondi necessari.

2. Scarsa sensibilizzazione

  • Mancanza di visibilità: Se il progetto non è ben comunicato o non raggiunge l’attenzione del pubblico e dei decisori, può essere difficile generare il supporto necessario.
  • Stereotipi e pregiudizi: Purtroppo, i progetti che coinvolgono persone con disabilità intellettive potrebbero non essere percepiti come “redditizi” o prioritari rispetto ad altre iniziative sociali.

3. Difficoltà nella raccolta fondi

  • Strategie di raccolta inadeguate: Se non ci sono piani strutturati per ottenere finanziamenti, come campagne di crowdfunding, partnership con aziende o eventi di beneficenza, diventa complicato attrarre i fondi.
  • Costi di gestione: Organizzare raccolte fondi richiede risorse, personale e competenze specifiche, che non sempre sono disponibili.

4. Mancanza di alleanze strategiche

  • Collaborazioni insufficienti: Coinvolgere aziende, fondazioni o enti locali potrebbe ampliare le opportunità di finanziamento. Tuttavia, tali partnership richiedono tempo e impegno per essere costruite.

Soluzioni Possibili

  1. Promuovere la sensibilizzazione: Una campagna ben progettata che racconti le storie di questi giovani e i benefici dell’allenamento potrebbe attirare più donatori.
  2. Crowdfunding: Piattaforme online possono essere utili per raccogliere fondi, coinvolgendo la comunità.
  3. Partnership aziendali: Le aziende potrebbero contribuire in cambio di visibilità o per migliorare la loro responsabilità sociale.
  4. Accesso a fondi europei o internazionali: Esistono programmi specifici che finanziano l’inclusione sociale e progetti per persone con disabilità.
  5. Coinvolgimento dei media: Dare risalto alla questione potrebbe attrarre l’attenzione di donatori pubblici e privati.

 

 

8 anni di Calcio Insieme per giovani con disabilità intellettiva

Si sta concludendo l’ottavo anno di attività del progetto “Calcio Insieme”. E’ un progetto complesso rivolto ai giovani con disabilità intellettiva, con particolare riferimento ai giovani con autismo. E’ un periodo di tempo lungo in cui molti dei partecipanti sono passati dall’essere degli adolescenti con autismo a giovani adulti.

E’ un progetto della AS Roma in collaborazione con l’Accademia di Calcio Integrato, che ha l’obiettivo di promuovere una metodologia innovativa di allenamento del calcio fra questi giovani, partendo dall’età della scuola calcio 6-12 anni per arrivare all’attività più centrata sul gioco delle partite nelle età successive dai 13 anni e oltre.

474 sono stati i giovani coinvolti in 8 anni - Ogni anno il numero di giovani con disabilità intellettiva è aumentato. Inizialmente il progetto ha riguardato le fasce di età della scuola calcio, andando avanti si è arricchito della fascia di età superiore da noi chiamata “Lupetti crescono”, che ora comprende anche giovani che hanno raggiunto la maggiore età.

80 sono i giovani con autismo coinvolti nell’attività 2022-23 - Attualmente i giovani sono divisi in tre gruppi in base all’età e alle loro competenze motorie e psicologiche. Il gruppo composto da giovani con un livello grave di autismo sono seguiti ognuno da un singolo professionista (istruttore o psicologo). Il gruppo dei giovani più piccoli (6-9) anni e con un livello di funzionamento medio svolgono attività in gruppo e giochi con la palla. Il gruppo di adolescenti over14 di medio-alto funzionamento seguono un programma di allenamento di calcio e giocano partite di calcio5 fra di loro, in modo integrato con giocatori della scuola calcio della AS Roma e partecipano a eventi organizzati da altre società o FIGC.

30 sono stati i giovani con autismo nel primo anno - Calcio Insieme è iniziato a settembre 2015 con la collaborazione di alcune scuole di Roma che hanno promosso tra le famiglie degli alunni con disabilità intellettiva la conoscenza di questa iniziativa, organizzato incontri informativi con lo staff di Calcio Insieme per iniziare a costruire una Community sul territorio in cui scuola, famiglia, soggetti sportivi promotori, e staff potessero sentirsi parte di un progetto comune al cui centro vi sono i bambini con disabilità intellettiva e in particolare quelli con disturbo dello spettro autistico (ASD).

28 sono state le ore di formazione dello staff - Nel 2015 lo staff ha partecipato, prima dell’inizio dell’attività a un Corso di formazione della durata di 28 ore a cura di “Calcio Insieme” che ha avuto come docenti esperti nei vari ambiti della disabilità intellettiva e interventi di genitori, operatori della scuola e società sportive. All’inizio di ogni anno lo staff è coinvolto in un’attività di aggiornamento.

24 sono i professionisti - Lo staff è composto da 10 istruttori di calcio, 6 psicologi dello sport, 1logopedista, 3 medici, 1 responsabile dei rapporti con la scuola e i genitori,1responsabile dell’area tecnica, 1responsabile scientifico e 1 responsabile dei rapporti istituzionali.

20 sono le scuole coinvolte - I giovani con disabilità intellettiva coinvolti provengono da 20 scuole del territorio romano. Con ognuna di queste scuole è stato stabilito un rapporto di collaborazione tramite la preside, l’insegnante di sostegno e le famiglie.

9 sono i video per parlare di Calcio Insieme - Sono stati realizzati 6 brevi video didattici della durata ognuno di pochi minuti, finanziati dalla presidenza della Regione Lazio. Sono stati realizzati altri 3 video per presentare l’attività svolta e i risultati raggiunti.

7 sono i contributi scientifici pubblicati - 3 sono gli articoli scientifici pubblicati su riviste internazionali. E’ stato pubblicato un numero speciale della rivista “Movimento” e un articolo sulla rivista della Scuola dello Sport. Durante il Covid l’attività svolta online con questi giovani ha prodotto un libro tecnico di esercizi da svolgere a casa. L’attività è stata presentata al convegno nazionale della società italiana di disprassia, a un seminario svolto all’Istituto di neuropsichiatria dell’Università Sapienza di Roma ed è parte integrante del Corso di IV Livello per allenatori organizzato dalla Scuola dello Sport di Roma.

3 sono i campus estivi - Sono stati realizzati campi estivi per: rispondere ai bisogni espressi dalle famiglie con figli con disabilità intellettiva, offrendo settimane di campo estivo, gratuito; creare un modello di campus estivo e di giornata tipo, basato sul movimento, declinato nelle diverse espressioni ludico-motorie e sportive; costituire un concreto modello d’integrazione grazie alla presenza al campo estivo anche dei fratelli e sorelle o compagni di classe, loro coetanei con sviluppo tipico. Ogni settimana di camp era distribuita su 5 giornate per un totale di 25 ore settimanali.

3 sono i giovani che hanno svolto il ruolo di assistenti istruttori - Questi giovani hanno compiuto 18 anni e sono con noi da alcuni anni, la loro passione per il calcio è a tutto tondo.  Hanno svolto il ruolo di assistente istruttore durante le settimane dei campi estivi. In futuro potrebbero mettere a frutto le competenze sportive acquisite e fare dello sport il loro ambito lavorativo, ma la loro disabilità intellettiva risulta un ostacolo. L’obiettivo è di  abbattere questo ostacolo e costruire un percorso formativo per rendere accessibile a queste ragazze e ragazzi il calcio anche come possibile ambito lavorativo.

2 sono le aree indagate: motoria-sportiva e psico-sociale - Sono state proposte e sperimentate differenti prove motorie-sportive prima di giungere a quella finale che si avvale di una descrizione comportamentale su 5 livelli delle competenze motorie di base, ripetuta due volte l’anno, all’inizio del percorso didattico e al suo termine. Durante i colloqui con i genitori è stato chiesto loro di compilare schede informative sui comportamenti, a inizio e fine anno, per valutare la loro percezione di miglioramento sulle aree psicologiche e sociali indagate. Analoghe valutazioni psicologiche hanno condotto gli psicologi di questi giovani, esaminando  nei giovani più gravi anche la durata del loro impegno attivo durante ogni seduta di allenamento.

10 ragioni per cui i giovani con disabilità intellettiva traggono beneficio dal gioco del calcio

  1. Il calcio è lo sport più amato dai giovani di tutto il mondo: si può giocare ovunque, al chiuso e all’aperto, ogni luogo si può trasformare in un campo di calcio e chiunque indipendentemente dalle sue capacità può giocare una partita.
  2. Il pallone è un strumento sportivo senza rivali: lo puoi calciare con i piedi o con le mani e colpire con ogni parte del corpo; tutti possono passare la palla, tirare in porta o provare a parare un tiro. Dai un pallone a un gruppo di bambini e non si stancheranno di rincorrerlo.
  3. Il calcio favorisce l’inclusione di tutti, ogni ragazzo o ragazza può correre dietro una palla, toglierla a un altro, tirare, passare e parare.
  4. I giovani con disabilità intellettiva sono di solito esclusi dal gioco del calcio, perché sono rare le opportunità che gli vengono offerte.
  5. Giocare a calcio e con il pallone gli permette di stare con i compagni di classe, con i loro amici e di conoscerne di nuovi.
  6. Calcio è stare all’aria aperta, vedere le stagioni anche se si vive in città e imparare a muoversi con gli altri quando fa freddo o caldo o quando tira vento.
  7. Calcio è partecipare a un allenamento centrato su apprendimenti nuovi che determinano il miglioramento delle abilità motorie di base, coordinazione, abilità tecnico- tattiche, abilità di comunicazione, collaborazione e cognitivo-affettive.
  8. Calcio è stare in gruppo insieme durante l’allenamento, condividere gli stessi spazi, esercitandosi da soli ma anche con un altro compagno o in piccoli gruppi.
  9. Calcio è vestire la divisa della propria squadra, la Roma, andare allo stadio insieme a tutto il gruppo a vedere le partite e andare a scuola con questa uniforme, essere riconosciuti dai compagni come allievi della scuola calcio della Roma.
  10. Calcio è integrazione, allenandosi e partecipando a tornei e giocando partite di calcio integrato 5vs5 composte da tre giovani con disabilità intellettiva e due giovani della AS Roma.

 

Camp estivo con giovani disabilità intellettiva

E’ difficile parlare di un campo estivo per giovani con disabilità intellettiva con con disturbi medio-gravi come quelli che abbiamo terminato dopo tre settimane di attività. la difficoltà risiede principalmente dal fatto che l’attività è stata svolta con una relazione 1 a 1, che sta a significare che ogni giovane è stato seguito da un operatore, che poteva essere psicologo o allenatore. Per loro, come per quelli con un livello di funzionamento migliore, l’attività sportiva è stata alternata con quella espressiva per una durata complessiva di 5 ore consecutive.

L’attività sportiva si è svolta all’interni di un campo di calcio-5 strutturato con una sequenza di stazioni motorie così che tutti fossero attivi nello stesso momento senza momenti di attesa. Ciò ha permesso a ogni bambino di potere svolgere l’attività seguendo il proprio ritmo, permettendogli così di fare delle pause in funzione della stanchezza e della loro motivazione a continuare.

L’avere molto più tempo a disposizione per svolgere l’attività, rispetto alla durata abituale dell’allenamento di 60 minuti, ha consentito a ognuno di fare anche delle pause piuttosto lunghe di 15/20 minuti pur continuando a stare sul campo per poi riprenderla avendo a disposizione un tempo di 5 ore. Questo aspetto ha avuto un effetto positivo anche sugli allenatori che hanno lavorato nella consapevolezza di non dovere sollecitare il giovane a svolgere l’attività, come può succedere durante quando il tempo di allenamento è per appunto molto più ridotto.

Va detto anche che ogni settimana i partecipanti sono stati attivi per 5 ore al giorno per un totale di 25 ore, che in termini quantitativi equivalgono 3 mesi di allenamento per due ore settimanali. Inoltre questi ragazzi/e di più limitato funzionamento difficilmente vengono ogni allenamento, per cui non è difficile immaginare che per molti questo numero settimanale può avere equivalso a 4 mesi di allenamento.

Non dovrebbe quindi stupire che alcuni di loro siano di molto migliorati anche solo in una settimana, che per loro ha rappresentato un’esperienza di vita del tutto nuova, con un coinvolgimento personale sconosciuto. Questo risultato è stato spesso ribadito dai genitori che avrebbero voluto continuare per altre settimane questo tipo di attività. Il camp è stato anche allargato ai loro fratelli e sorelle. Ciò ha permesso non solo alla famiglia di sollevarsi del problema del loro collocamento durante questo periodo in altre capi estivi ma i giochi svolti insieme hanno migliorato la loro consapevolezza sul fatto che anche altre famiglie hanno bambini come i loro fratelli/sorelle con disabilità. Hanno scoperto che ci sono delle attività che si possono fare insieme, che i loro fratelli migliorano se svolgono un’attività organizzata con altri della loro età. In altre parole si diffonde fra di loro un’idea di normalità quotidiana che può esistere se si sta in un contesto non escludente ma in cui s’interagisce.

Gli ambienti che di solito frequentano non sono organizzati in questo modo ma il nostro campo estivo dimostra come sia possibile favorire l’integrazione, senza che diventi un’attività pietosa o di finta inclusione, in cui l’unico elemento che unisce è la condizione dello stesso ambiente fisico ma che rea esclusione per i contenuti praticati.

“Estate Insieme”: calcio per giovani con disabilità intellettiva

E’ iniziato il campo “Estate Insieme” promosso da Roma Cares in collaborazione con Accademia Calcio Integrato con giovani dai 6 ai 18 anni con disabilità intellettiva che giocano a calcio. Seconda giornata, i ragazzi/e arrivano al campo e iniziano a giocare nel campo grande. Ambiente sereno, tirano in porta. Questo avviene in attesa che arrivino gli altri compagni. Poi al completo ascoltiamo e cantiamo l’inno d’Italia tutti insieme.

Inizia l’allenamento con esercizi di coordinazione conduzione della palla, divisi in due gruppi da 5. Ci sono 3 allenatori della Roma che li seguono, fornendo istruzioni tecniche e incoraggiandoli a mantenere un ritmo continuo di esercitazione.

Tiri in porta di diversa grandezza su postazioni, si ruota ogni tot minuti.

Sono giovani che si allenano con noi da molto tempo, alcuni da 6 anni altri da quattro. Il campo estivo è di 5 ore su 5 giorni per settimana (il gruppo in totale è di 90 giovani per 3 settimane) . Il gruppo di 10 di cui sto parlando è composto da giovani con disabilità intellettiva con un buon funzionamento motorio anche se qualcuno ha difficoltà a correre, altri prevalentemente camminerebbero e corrono per pochi passi, altri invece sono molto rapidi. Alcuni hanno più bisogno di altri di alternare minuti di attività con una fase di pausa (in ogni caso fa molto caldo qui a Roma).

Per questi ultimi avere molte ore a disposizione per allenarsi è importante, poiché in questo modo hanno modo di allenarsi comunque per un periodo di tempo complessivamente lungo mentre durante le sedute di allenamento settimanali fermarsi 20 minuti significa perdere quasi il 40% del tempo di allenamento che è di 50 minuti.

Naturalmente vi sono anche momenti di tensione, qualche ragazzo si mostra irrequieto, qualcun altro litiga con un compagno, qualcuno risponde in modo impulsivo o si offende perché non gli passano la palla, altri si stancano e tendono a isolarsi.

Queste difficoltà si risolvono con la pazienza dei Mister che capiscono queste problematiche ma soprattutto grazie anche al fatto che il gioco continua e questi episodi non disturbano quelli che giocano. In tal senso la continuità dell’attività è da stimolo a quelli che si allontanano per ritornare a giocare. Questo perchè in ogni caso, l’obiettivo è mantenere un clima sereno e piacevole che alla fine sovrasta ogni difficoltà che s’incontra.

Con un’immagine si può dire che il fiume scorre, quando un ragazzo/a vive un momento più critico, il suo scorrere aiuta a risolvere i problemi individuali perché il collettivo continua l’attività, quindi tutto scorre e poi si arriva al mare dove tutto finisce.

Gli allenatori svolgono il ruolo ruolo di guida con comprensione e vicinanza ma in modo fermo. Questo loro atteggiamento costituisce il cardine essenziale per cui tutto scorre, nonostante si stia allenando giovani con disabilità intellettiva.

Si lavora molto per dare valore all’allenamento. Ecco quindi la ragione per cui ascoltare e cantare insieme l’inno d’Italia e prima della partita finale quello della Champions League sono momenti che precedono momenti significativi dell’allenamento. E’ ovvio, infine, che vestire la divisa della AS Roma è un altro fattore che unisce, un modo per questi giovani atleti di sentirsi orgogliosi e parte di qualcosa che nella loro percezione è immenso.

Nei prossimi giorni racconterò l’esperienza di altri giovani che partecipano al “Estate Insieme”.

Calcio Insieme per giovani con disabilità motorie e intellettive

Calcio Insieme riprende per il 6° anno il suo programma di insegnamento del calcio ai bambini e adolescenti, ragazze e ragazzi, con disturbi intellettivi. 80 giovani si alleneranno due volte la settimana seguiti da uno staff composta da allenatori, psicologi dello sport, logopedista e medici. Oggi iniziamo con l’aggiornamento della formazione degli allenatori stasera online e domani sul campo.

Autismo e calcio

Questo semplice twitter di ieri ha avuto 2353 visualizzazione. E’ la foto di una riunione del nostro staff che discute il nuovo programma di allenamento per i bambini con disabilità intellettiva e in larga parte con autismo, per migliorarne gli apprendimenti motori e insegnare il calcio.

L’interesse che ha suscitato dimostra come il tema della pratica sportiva per questi bambini (6-13 anni) è di attualità, sono pochi quelli che sono coinvolti con regolarità nello sport, non sappiamo in realtà quanti siano, con che frequenza e quali attività svolgano. I dati delle ricerche dimostrano che, in generale, questi bambini praticano sport individuali, in prevalenza corsa e nuoto. Sono estremamente rari i programmi che li vedono coinvolti nelle scuole calcio, poiché richiedono la presenza di allenatori e psicologi competenti. Spesso il calcio è sconsigliato in quanto questi bambini vengono inseriti in gruppi con giovani con sviluppo tipico e con allenatori che non hanno tempo e competenze per potersi dedicare a loro.

Roma Cares, la Roma e l’Accademia di calcio integrato da 5 anni hanno ideato e realizzato il progetto “Calcio Insieme” che attualmente coinvolge 7o bambini con disabilità  intellettiva. Coinvolge uno staff composto da 10 allenatori, 5 psicologi dello sport, 1 logopedista, 1 medico, 1 responsabile dei rapporti con le famiglie e scuole, 1 responsabile tecnico e 1 responsabile scientifico. E’ un progetto complesso che vede i bambini coinvolti da ottobre a giugno per due volte alla settimana. I risultati ottenuti e pubblicati su riviste scientifiche hanno dimostrato miglioramenti significativi nelle aree motorie e in quelle dell’area psicosociale.

La qualità deve essere alla base dei programmi sportivi per persone con disabilità intellettiva

Si sta diffondendo sempre più l’idea che lo sport sia un’attività fondamentale per sviluppare le capacità motorie e psicosociali delle persone con disabilità intellettive e che sia importante iniziare praticarlo sin dall’infanzia. Inoltre, il coinvolgimento sportivo dovrebbe favorire l’integrazione fra giovani con disabilità intellettiva e coetanei con sviluppo tipico, migliorare il benessere globale delle persone e permettere alle famiglie di vivere esperienze positive e di sentirsi parte di una comunità, quella sportiva, che valorizza i loro figli indipendentemente dalle loro difficoltà.

Realizzare questi obiettivi richiede:

  • Una società sportiva che s’impegni a definire un programma sportivo specifico e documentabile
  • Il coinvolgimento  delle scuole del territorio e le ASL del sistema sanitario nazionale nel reclutamento dei partecipanti a questi programmi, e nel fornire il servizio della visita d’idoneità sportiva
  • La presentazione alle famiglie del programma sportivo e delle sue finalità
  • La scelta di professionisti che lavorino sul campo nella realizzazione del progetto, che siano laureati in scienze motorie, psicologi dello sport, logopedisti e medici dello sport e che a sua volta siano formati per lavorare con giovani con disabilità intellettive
  • La predisposizione e attuazione di test motori, interviste con le famiglie e sistemi di valutazione psicologica del comportamento dei giovani in allenamento che consentano di identificare e documentare i miglioramenti prodotti dall’attività sportiva durante la stagione sportiva
  • L’organizzazione di momenti pubblici con i genitori e le scuole coinvolte per illustrare i progressi ottenuti nonché i metodi di cui ci si serviti per ottenerli
In sintesi, bisogna uscire dal concetto di “fare del bene” ed entrare nella mentalità di “farlo bene”.  Bisogna essere consapevoli che attribuire a problemi esterni la difficoltà a “fare bene”  (mancanza di risorse economiche, scarsa preparazione degli operatori, assumere come idea di base che fare qualcosa è comunque meglio che fare niente) è solo un alibi per nascondere le proprie difficoltà a realizzare un servizio efficace.
Al contrario, alcune regole indirizzano la qualità di un progetto:
  • Fare bene sin dall’inizio
  • Ognuno deve essere consapevole che da lui/lei quale che sia il suo ruolo dipende la qualità del servizio
  • Prevenire i problemi prima che insorgano
  • Siamo una squadra, lavoriamo in gruppo
  • Misurare, valutare e fare sapere a tutti
  • Ogni anno stabilire nuovi obiettivi perseguendo un processo di continuo miglioramento