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Video sulla frode dell’Assocalciatori

Il  video di 13 minuti realizzato dall’Assocalciatori in cui un giocatore di spalle racconta la sua esperienza di truffatore è un esempio concreto di quali siano le regole alla base dell’inganno:

  • E’ un’azione intenzionale (soldi da prendere se si pareggiava la partita).
  • Sottrazione di questa informazione al mondo esterno.
  • Rilevanza dell’informazione sottratta (per il truffato: dai tifosi ai giocatori, dirigenti non coinvolti).
  • Fare credere il falso per vero (che si sta giocando una partita regolare).
  • Non è l’azione di un singolo (la mela marcia del gruppo) ma l’azione di un’organizzazione.

http://www.ceiconsulting.it/it/publications/books/

http://video.repubblica.it/dossier/calcioscommesse-2011/la-confessione-del-giocatore-cosi-sono-finito-nel-calcioscommesse/96185/94567

 

 

Ancora sul caso Fiorentina

Ancora sul caso di Delio Rossi che sarebbe più corretto chiamare caso Fiorentina, stimolato dalla lettura sul web e su twitter dei tanti commenti a sostegno dell’allenatore. Si è detto molto, principalmente, che chiunque avrebbe reagito in quel modo se portato all’estremo da calciatori che ormai sono solo bambini viziati a cui è concesso tutto, rappresentati da quello reale che ha provocato Rossi diventando il simbolo negativo di una intera categoria professionale. Ha sbagliato chi ha provocato e altrettanto chi ha reagito, questa semplice verità va ribadita con chiarezza perché in caso contrario ogni forma di convivenza civile viene a meno.
1. Da parte dei calciatori vanno rispettate le regole e le persone, se ciò non avviene la società su indicazione dell’allenatore deve intervenire a punire chi vuole abbandonarle.
2. L’allenatore deve bloccare sin dall’inizio quegli atteggiamenti e comportamenti che prima ancora di disunire la squadra boicottano il suo lavoro.
3. L’applicazione di questo modo di agire è alla base della vita di qualsiasi gruppo: a scuola, a casa o nel lavoro.
4. Utilizzare come giustificazione la chiave interpretativa che addossa solo allo stress prolungato queste reazioni è inutile e fuorviante.
5. Non è esente da responsabilità neanche la società sportiva che non si accorta di quanto avveniva o forse ha deciso di lasciare solo l’allenatore.
Questa è a mio avviso la riflessione da fare, senza scendere invece nel moralismo di prendere le difese di qualcuno. La questione è che tutti: società, allenatore e giocatori hanno sbagliato, si pongano piuttosto la domanda riguardante come evitare che situazioni di questo tipo si ripropongano.

I pregiudizi dei giornalisti

Nei giorni passati ho letto un articolo su  http://www.repubblica.it/sport/calcio/esteri/2012/04/05/news/top_players_intelligenti-32811905/index.html?ref=search    in cui si ironizzava sui risultati di una ricerca condotta da Torbjörn Vestberg e colleghi (Università di Stoccolma, Executive Functions Predict the Success of Top-Soccer Players http://www.plosone.org/article/info%3Adoi%2F10.1371%2Fjournal.pone.0034731) sulle abilità cognitive e decisionali dei calciatori che da questo studio sono risultate essere superiori rispetto a quelle di persone non-atleti. Ci si chiedeva come fossero credibili dati di questo tipo se li associamo a calciatori quali Balotelli o altri che con i loro comportamenti spesso dimostrano il contrario. In tal modo, l’effetto prodotto da questo articolo penalizza grandemente il significato della ricerca psicologica. La questione è stata posta in modo sbagliato, perchè si vuole semplificare il ragionamento, introducendo il principio che se una persona è dotata di livelli elevati di intelligenza debba di conseguenza agire in modo altrettanto intelligente. Questo è un mito della psicologia che si basa sul senso comune ed è falsa. E’ invece  assolutamente possibile che i calciatori (così come i giocatori di altri sport di squadra) mostrino ai test una migliore capacità di trattare più informazioni nello stesso tempo, una memoria di lavoro pù efficace o che sappiano adattarsi più rapidamente all’evoluzione delle situazioni. Questa indagine ha mostrato che i calciatori studiati hanno queste abilità non solo in riferimento al gioco del calcio ma che i loro processi cognitivi sono migliori anche quando le prove propongono situazioni diverse da quelle sportive. Di conseguenza i ricercatori suggeriscono che l’identificazione di queste caratteristiche in giovani (uomini o donne) che non sono ancora ffermati potrebbe essere considerato come un valido predittore del successo futuro negli sport di squadra. Ciò detto (e che magari verrà disconfermato in futuro ma solo da altre ricerche e non dal senso comune dei giornalisti) non vi è nessuna relazione tra la presenza di queste competenze e la capacità di saperle applicare nei comportamenti sociali della vita quotidiana, perchè in questo caso sono da prendere in considerazione molte altre competenze psicosociali come, ad esempio, l’abilità a condividere, gli streotipi sessuali, il senso di responsabilità sociale, la capacità di stabilire relazioni stabili e così via. Suggerirei di documentarsi prima di scrivere articoli che vogliono essere non solo sono un resoconto dei dati della ricerca ma anche espressione del proprio punto di vista puramente soggettivo.

Idee sul prossimo campionato di calcio

Il campionato di calcio dovrebbe iniziare domenica e da psicologo consiglierei ai presidenti di controllare il loro protagonismo narcisistico e di mantenere la calma perduta, ai calciatori di dimostrare il loro valore in campo e non altrove, agli allenatori di valorizzare il loro staff, di non pensare di avere sempre ragione  e di non circondarsi solo di “yes man”, agli arbitri di non subire le tensioni del campo ma di ridurle e gestirle. Suggerirei a ognuno di scrivere un bel tema partendo da questi titoli, potrebbero scoprire cose nuove  su se stessi e prevenire alcuni errori.

Calciatori e non limoni da spremere

Inutile questa Coppa America di calcio dove si vedono calciatori che sono l’ombra di se stessi e valori in campo ribaltati. Tutti lo sanno che non si può giocare dopo campionati e coppe faticose ma si continua. I tifosi protestano e fischiano. I calciatori nonostante i loro soldi non contano niente, nessuno che abbia protestato neanche chi potrebbe permetterselo, meno male che preferiscono giocare male piuttosto che giocare bene grazie a qualche aiuto farmacologico.

Il disagio dei calciatori è profondo

Lo scandalo del sesso dei calciatori è solo una delle forme di disagio di sui sembra affetta questa categoria professionale. Si aggiunge alla depressione che ha colpito nomi famosi in attività, al mettersi in condizione di farsi truffare ingenti somme per incapacità nella scelta delle persone di fiducia a cui affidare i propri soldi, al drammatico problema della fine carriera e del conseguente passaggio a una vita totalmente diversa a cui non si è stati preparati. L’isolamento sociale nel quale vivono i calciatori li predispone a essere preda di un disagio psicologico che nessuno ha ancora voluto comprendere. E’ la gabbia dorata in cui vivono che genera i problemi, per cui è meglio comprarsi il sesso, perchè l’amore non sai mai se è certo o se nasce dall’interesse. E poi quando si è ricchi si vive in modo sfrontato se non si è sviluppata una cultura personale basata sui sentimenti e non solo sulla ricerca del piacere immediato.