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Il ruolo dei club nel sostenere i calciatori con problemi personali

L’emergere nel calcio delle problematiche personali di alcuni calciatori che hanno sviluppato una dipendenza dalle scommesse, con tutte le conseguenze negative che sono emerse, ha messo in evidenza il ruolo che dovrebbero svolgere le società sportive insieme alle famiglie di questi giovani.

La ricerca nell’ambito della coesione dei gruppi può dare un contributo significativo a questo impegno per indirizzare scelte e azioni che sarebbero utili per combattere questa problematica, così devastante per i giovani che cadono in questa trappola.

Di seguito alcune strategie da intraprendere qualora si volesse uscire dal generico “faremo di tutto per stare vicini al ragazzo”.

  1. enfatizzare l’importanza dell’orgoglio individuale e l’unicità del contributo personale;
  2. migliorare il senso di responsabilità di ognuno nei confronti della squadra e viceversa;
  3. aumentare le interazioni di gruppo, l’impegno al compito e il livello di coesione;
  4. rendere le attività coinvolgenti, dando agli atleti rinforzi per lavorare insieme, in tal modo si potrà sviluppare l’orgoglio e l’identità di squadra;
  5. incrementare l’identificabilità della prestazione individuale come parte del processo di squadra;
  6. dividere la squadra in piccole unità;
  7. impiegare un programma sistematico di goal setting, definendo specifici obiettivi individuali e collettivi e fornendo regolari feedback sul loro raggiungimento;
  8. condurre riunioni collettive e incontri individuali per comprendere e risolvere eventuali cadute motivazionali e problematiche personali. Rapporti interpersonali diretti e supportivi possono servire a stimolare la motivazione e a capire le ragioni per cui alcuni atleti non mantengono nel tempo lo stesso livello d’impegno;
  9. attribuire a ognuno un ruolo specifico, da tutti identificabile e percepito in termini positivi e necessari sia al singolo sia al gruppo;
  10. permettere agli atleti di esprimersi in modo creativo e di sentirsi appoggiati nella loro capacità di assumersi dei rischi.

Il disagio giovanile riguarda anche lo sport

Quando oggi si parla di giovani si accosta sempre il termine disagio, a dimostrazione che i giovani rappresentano un problema. E’ certamente un’interpretazione limitata del mondo dei giovani italiani. Ciò non toglie che per molti il disagio esiste e si manifesta anche nell’aumento del consumo di droghe tra gli adolescenti. Infatti,  ’ultima relazione al Parlamento sulle dipendenze ha fotografato ancora una volta l’aumento del consumo di droghe tra i 15 e i 19 anni. La percentuale di liceali è passata, in modo preoccupante, dal 18,7% al 27,9% nel giro di un solo anno. Solo la cannabis coinvolge 580mila adolescenti (24%) da Nps, nuove sostanze psicoattive (10%): cannabinoidi sintetici (K2, Yucatan Fire, Spice), oppioidi sintetici (codeina, morfina, fentanyl), ketamina, catinoni (anfetamine, ecstasy), che spesso si consumano insieme all’alcool.  Ci si droga per moda, ribellione, ricerca del piacere, allontanamento del dolore, normalizzazione, “è la luna di miele di chi non ha ancora pagato il prezzo dell’abuso», afferma Massimo Barra, fondatore della comunità Villa Maraini, che continua così: «Quando li incontri, questi ragazzini sembrano orfani, orfani della famiglia, di entusiasmo, di rapporti significativi, di cose positive, cani perduti senza collare che hanno bisogno di parlare, di fare, di persone non patologiche».

Forse questi giovani non fanno sport perché è possibile che gli effetti delle droghe assunte non glielo permettano. Non dobbiamo però pensare che la pratica sportiva renda immuni da problematiche psicologiche negative. Lo scandalo del calcio appena iniziato ci mostra come giovani adulti che hanno raggiunto il loro obiettivo di diventare un calciatore professionista con un conto in banca con molti zeri, non sono affatto felici e cadono nella trappola del gioco, della ludopatia. Sono giovani che vivono un dramma personale che trova le sue basi in personalità poco coscienziose, poco socialmente responsabili e con un limitato autocontrollo. Vuol dire non essere stati educati contro questi tranelli della vita ma anche avere intorno un ambiente sociale che non è stato in grado di guidarli nelle scelte.

D’altra parte il mondo degli adulti che si occupa di sport non è immune da gravi carenze nello svolgere questo ruolo formativo.  Un esempio  grave di questa mancanza, la si trova ad esempio nella sentenza della allenatrice della ginnastica, che ha giustificato gli insulti gravi alle ragazze come eccesso di amore. Questa sentenza dimostra la totale misconoscenza di chi l’ha redatta delle conoscenze scientifiche e culturali sul ruolo di adulti che guidano giovani. E’ un precedente che sarà utilizzato certamente in futuro da chi usa questi metodi sadici per allenare.

Un altro fatto inquietante riguarda la scarsa partecipazione dei giovani con disabilità allo sport. E’ un problema generale che riguarda tutti i giovani ma per questi ragazzi è ancora più evidente la gravità della mancanza di opportunità. Non è dato di sapere quanti siano in Italia i giovani con disabilità coinvolti nello sport e i sedentari. Solo nel Lazio sono circa 22.000 i giovani con disabilità iscritti alla scuola dell’obbligo, personalmente non credo che i praticanti siano più del 20%.

Non ci sono ragioni per sperare che questi situazioni migliorino, non ci sono infatti progetti nazionali che propongano modi diversi per affrontare queste problematiche.

Calciatori schiacciati tra etica e scommesse illegali

I calciatori sanno che per loro scommettere è illegale ma quello che sembra emergere da questa nuova indagine  è che la conoscenza delle regole sembrerebbe  non essere stata sufficiente per evitare questi comportamenti. Come viene ricordato oggi sui media, quello delle scommesse è un tema ricorrente nel calcio. Le cause che lo determinano riguardano varie ragioni. I calciatori potrebbero essere influenzati da amici, coetanei o colleghi che scommettono regolarmente. Questa pressione dei pari può spingere a unirsi a loro per evitare di sentirsi emarginati o per cercare l’approvazione sociale. I calciatori potrebbero anche subire pressioni o minacce da parte di individui o gruppi che cercano di costringerli a scommettere su determinate partite. Questa coercizione può derivare da associazioni criminali o da persone che cercano di manipolare il risultato di eventi sportivi.  Inoltre, in alcune regioni o ambienti sociali, il gioco d’azzardo può essere fortemente radicato nella cultura. Questo potrebbe influenzare i calciatori a iniziare a scommettere, anche se è illegale.

Queste situazioni rappresentano le occasioni che possono condurre a scommettere ma la questione da spiegare è cosa determina la scelta di scommettere. Il primo fattore riguarda la motivazione. Motivazione a manifestare un comportamento illegale per guadagnare dei soldi facili, per il piacere di correre un rischio, per un senso d’impunità, per le pressioni dell’ambiente, per appartenere a un gruppo. Il secondo fattore riguarda la presenza sul mercato di aziende che regolamentano l’accesso alle scommesse nel calcio, azione legale e consentita ma, ovviamente, non ai calciatori. Quindi questi giovani utilizzano una condizione ammessa ma a loro vietata. Il terzo fattore si riferisce alla decisione di mettere in atto un comportamento illegale e così si entra nella dimensione etica e dei valori individuali.  La costruzione di questa dimensione riguarda la formazione della personalità avvenuta all’interno del più ampio contesto sociale nel quale sono cresciuti: famiglia, scuola, società sportive e amici.

Ciò detto è importante notare che la pressione per scommettere illegalmente non giustifica tali azioni, che non possono essere spiegate solo da eventuali carenze nel loro processo formativo. È fondamentale volere resistere a tali pressioni e affrontare i propri limiti in modo etico e conforme alle leggi e alle regole sportive.

Video sulla frode dell’Assocalciatori

Il  video di 13 minuti realizzato dall’Assocalciatori in cui un giocatore di spalle racconta la sua esperienza di truffatore è un esempio concreto di quali siano le regole alla base dell’inganno:

  • E’ un’azione intenzionale (soldi da prendere se si pareggiava la partita).
  • Sottrazione di questa informazione al mondo esterno.
  • Rilevanza dell’informazione sottratta (per il truffato: dai tifosi ai giocatori, dirigenti non coinvolti).
  • Fare credere il falso per vero (che si sta giocando una partita regolare).
  • Non è l’azione di un singolo (la mela marcia del gruppo) ma l’azione di un’organizzazione.

http://www.ceiconsulting.it/it/publications/books/

http://video.repubblica.it/dossier/calcioscommesse-2011/la-confessione-del-giocatore-cosi-sono-finito-nel-calcioscommesse/96185/94567