I pregiudizi dei giornalisti

Nei giorni passati ho letto un articolo su  http://www.repubblica.it/sport/calcio/esteri/2012/04/05/news/top_players_intelligenti-32811905/index.html?ref=search    in cui si ironizzava sui risultati di una ricerca condotta da Torbjörn Vestberg e colleghi (Università di Stoccolma, Executive Functions Predict the Success of Top-Soccer Players http://www.plosone.org/article/info%3Adoi%2F10.1371%2Fjournal.pone.0034731) sulle abilità cognitive e decisionali dei calciatori che da questo studio sono risultate essere superiori rispetto a quelle di persone non-atleti. Ci si chiedeva come fossero credibili dati di questo tipo se li associamo a calciatori quali Balotelli o altri che con i loro comportamenti spesso dimostrano il contrario. In tal modo, l’effetto prodotto da questo articolo penalizza grandemente il significato della ricerca psicologica. La questione è stata posta in modo sbagliato, perchè si vuole semplificare il ragionamento, introducendo il principio che se una persona è dotata di livelli elevati di intelligenza debba di conseguenza agire in modo altrettanto intelligente. Questo è un mito della psicologia che si basa sul senso comune ed è falsa. E’ invece  assolutamente possibile che i calciatori (così come i giocatori di altri sport di squadra) mostrino ai test una migliore capacità di trattare più informazioni nello stesso tempo, una memoria di lavoro pù efficace o che sappiano adattarsi più rapidamente all’evoluzione delle situazioni. Questa indagine ha mostrato che i calciatori studiati hanno queste abilità non solo in riferimento al gioco del calcio ma che i loro processi cognitivi sono migliori anche quando le prove propongono situazioni diverse da quelle sportive. Di conseguenza i ricercatori suggeriscono che l’identificazione di queste caratteristiche in giovani (uomini o donne) che non sono ancora ffermati potrebbe essere considerato come un valido predittore del successo futuro negli sport di squadra. Ciò detto (e che magari verrà disconfermato in futuro ma solo da altre ricerche e non dal senso comune dei giornalisti) non vi è nessuna relazione tra la presenza di queste competenze e la capacità di saperle applicare nei comportamenti sociali della vita quotidiana, perchè in questo caso sono da prendere in considerazione molte altre competenze psicosociali come, ad esempio, l’abilità a condividere, gli streotipi sessuali, il senso di responsabilità sociale, la capacità di stabilire relazioni stabili e così via. Suggerirei di documentarsi prima di scrivere articoli che vogliono essere non solo sono un resoconto dei dati della ricerca ma anche espressione del proprio punto di vista puramente soggettivo.

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