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Il dialogo con se stessi nel calcio

Gli errori continui nel campionato di calcio  mettono in luce che molti calciatori probabilmente non hanno un dialogo con se stessi che gli fornisce istruzioni su come giocare in determinati momenti e che sostenga la loro tenacia nel continuare a impegnarsi al meglio delle loro capacità. Si tratta di errori gravi che incrinano qualsiasi idea tattica di una squadra e della cui importanza non credo che le squadre e gli allenatori siano pienamente consapevoli e agiscano per cambiareli. Di seguito alcuni dati scientific che ne dimostrano l’importanza nel calcio.

Il self-talk può influenzare le prestazioni sportive. C’è una correlazione positiva tra il miglioramento delle prestazioni, il self-talk positivo (che aumenta la fiducia e la convinzione nelle proprie capacità) e il self-talk istruttivo (che devia l’attenzione su alcuni elementi di un movimento per aumentare il focus attentino, aiutando così l’esecuzione).

Daftari, Fauzee e Akbari (2010) hanno esaminato gli effetti positivi e negativi percepiti del self-talk sulle prestazioni calcistiche su giocatori di calcio iraniani di élite (membri della squadra nazionale). I partecipanti a questo studio erano 25 calciatori professionisti maschi iraniani (età media 27 anni). I risultati hanno dimostrato che gli effetti percepiti del self-talk neicalciatori professionisti in contesti di prestazioni reali possono essere classificati in due categorie principali: positivi e negativi.

Gli effetti positivi comprendono più dell’80% degli effetti percepiti del self-talk, mentre gli effetti negativi comprendono meno del 20% delle risposte. I tre effetti positivi più citati del self-talk sono stati:

  • “Migliora la coordinazione con i compagni di squadra (15,6%)
  • “Migliora la concentrazione e l’attenzione (12,5%)
  • “Promuove la capacità di prendere decisioni (11,4%)”.

I risultati indicano che gli effetti percepiti del self-talk tra questi partecipanti erano:

  • Aumentare la coordinazione dei giocatori attraverso la ripetizione mentale di situazioni critiche
  • Migliorare la concentrazione degli atleti e affinare la precisione dei loro movimenti
  • Aumentare la loro capacità di prendere decisioni corrette con precisione nel minor tempo possibile
(Fonte: Farina e Cei, 2019)

L’importanza del dialogo con se stessi

Van Raalte, Vincent e Brewer (2016) hanno fornito una definizione che sottolinea le caratteristiche linguistiche del self-talk. Secondo loro, il self-talk è “l’articolazione sintatticamente riconoscibile di una posizione interna che può essere espressa interiormente o ad alta voce, dove il mittente del messaggio è anche il destinatario” (p. 141). L’aggiunta del termine “sintatticamente riconoscibile” è di particolare importanza perché distingue il linguaggio del sé da altre verbalizzazioni (come le grida di frustrazione come aaahhhh!), dalle dichiarazioni di sé fatte attraverso i gesti e dalle dichiarazioni di sé fatte al di fuori del contesto del linguaggio formale. Definire il self-talk come “articolazione di una posizione interiore” contribuisce inoltre ad ancorarne il significato all’interno dell’individuo e a collocare l’origine del self-talk nella coscienza e nell’elaborazione delle informazioni.

Il discorso su di sé ha molte applicazioni potenziali, tra cui la rottura delle cattive abitudini e il sostegno agli sforzi per l’acquisizione di nuove abilità, ed è normalmente classificato in tre tipi: positivo, istruttivo e negativo.

Il linguaggio positivo si concentra sull’aumento dell’energia e degli sforzi, ma non porta con sé alcun indizio legato al compito (ad esempio, “posso farcela”). Il discorso positivo su di sé modella la nostra mente con pensieri che ci permettono di gestire meglio le situazioni difficili e lo stress. Aumenta anche la motivazione ed è quindi essenziale per gli atleti per ottenere prestazioni consistenti e ottimali (Blumenstein & Lidor, 2007).

Il self-talk istruttivo aiuta gli atleti a comprendere i requisiti del compito, facilitando la loro attenzione nei confronti degli spunti rilevanti per il compito, che aiutano la concentrazione dei giovani durante l’esecuzione del compito. Si può quindi affermare che il linguaggio istruttivo aiuta gli atleti a concentrarsi sugli aspetti tecnici della prestazione e a migliorare le loro abilità motorie (Hardy, Begley, & Blanchfield, 2015).

Il self-talk negativo è critico e ostacola il raggiungimento degli obiettivi. Il self-talk negativo interferisce quindi con una mentalità positiva, crea una mentalità di fallimento, sgonfia la fiducia in se stessi, riduce la motivazione, genera ansia e interrompe l’eccitazione ottimale (Burton & Raedeke 2008).

Sfortunatamente, gli allenatori di molte accademie calcistiche mostrano una notevole mancanza di conoscenze sull’allenamento delle abilità mentali dei giocatori (Harwood & Anderson 2015). Questa cruciale mancanza di conoscenze ha determinato una sottovalutazione del contributo della concentrazione e del dialogo con se stessi alle prestazioni calcistiche d’élite.

Fonte: Farina, M. and Cei, A. (2019). Concentration and self-talk in football. In Konter, E., J. Beckmann and T.M. Loughead (Eds.), Football psychology. New York: Routledge.

La concentrazione nel calcio

I calciatori devono essere in grado di ampliare o restringere il campo della loro attenzione in modo rapido e appropriato in risposta a specifiche situazioni di partita.

In condizioni di intensa pressione psicologica i calciatori hanno poco tempo da dedicare all’analisi razionale di una situazione (ad esempio, passare la palla piuttosto che tirare). Questo perché la velocità del gioco richiede loro di agire velocemente, formulando pensieri in pochi millisecondi.

Le condizioni di gioco sotto pressione devono essere praticate durante l’allenamento fino a quando le risposte del giocatore a tali situazioni diventano completamente automatizzate. Questo è strumentale per permettere ai giocatori di concentrarsi sul gioco senza la necessità di valutare costantemente ciò che è meglio in una situazione specifica.

Una decisione e quindi un comportamento devono essere presi e attuati mentre la palla è in movimento ed è in questo tipo di situazioni che le differenze tra dilettanti ed esperti sono evidenti. Mentre , l’esperto è tipicamente più

Diversi studi hanno messo a confronto le prestazioni dei principianti con quelle degli esperti. I giocatori esperti:

  1. sono orientati ad osservare gli altri giocatori senza palla mentre i calciatori meno esperti concentrano la loro attenzione sulla palla e sui compagni di squadra a cui potrebbero passarla.
  2. analizzano solo alcuni elementi rilevanti del gioco per una durata più lunga rispetto ai dilettanti, che invece cercano di elaborare una grande quantità di informazioni in un periodo di tempo limitato. Quindi, sembra che non sia solo la quantità di attenzione o di concentrazione che è importante per ottenere il massimo delle prestazioni (precise e veloci), ma piuttosto il fatto che la concentrazione deve essere completata dall’abilità di individuare e selezionare il focus ambientale appropriato.
  3. sono più orientati verso le componenti tattiche delle sue azioni mentre il dilettante si concentra tipicamente sull’esecuzione tecnica del compito. Il motivo è che anni di allenamento hanno preparato il calciatore a questa situazione e il giocatore ha padroneggiato la tecnica che è diventata completamente automatizzata.Nel calcio, questo comporta la capacità di concentrarsi selettivamente (il più rapidamente possibile) sui segnali ambientali più significativi; quelli che permettono al giocatore di ‘leggere il gioco’, cioè di anticipare le azioni degli avversari.

Abilità psicologiche di base

Le abilità psicologiche di base possono essere insegnate a qualsiasi età e indipendentemente dalle competenze motorie e sportive delle persone.

Quando è motivante un dialogo negativo con se stessi

A 35 anni Tommy Haas è il più vecchio tennista del US Open. Come riesce un giocatore di questa età a mantenere un approccio mentale efficace tanto da essere ancora 13 al mondo? Un video del 2007 durante i quarti di finale all’Australian Open, ci apre una finestra sui suoi pensieri in un momento di difficoltà. Infatti il video mostra il dialogo con se stesso di Tommy Haas   durante una pausa di gioco, Dialogo prevalentemente negativo e offensivo verso se stesso ma che contiene qualche affermazione positiva quasi esclusivamente centrata sul risultato da ottenere  (non andare a rete, puoi vincere, vincerai la partita, non puoi perderla, lotta). In questo caso, il sistema che Haas ha usato con se stesso è stato utile poichè vinse quella partita. Spesso noi psicologi dello sport sottolineiamo l’importanza di avere un dialogo positivo con se stessi, centrato non sul risultato da ottenere ma sulle azioni da svolgere. Nonostante sia importante insegnare questo approccio positivo ai giovani,  nel mio lavoro ho incontrato molte situazioni in cui il dialogo negativo è servito da spinta motivazionale a fornire la prestazione migliore di cui si era capaci. Ho incontrato atleti che nella pausa tra diverse prove passavano lunghi minuti a insultarsi come Haas e poi a un certo punto chiedevano “Dimmi qualcosa di positivo” e alcune volte ho parlato dei sacrifici che avevavno fatto per arrivare a quel punto e altre volte degli ostacoli e delle gare che avevano vinto per essere lì, a quel punto cambiavano atteggiamento e dicevano “Adesso vado e lo faccio” piuttosto che “Ok darò il massimo”.  Quasi sempre sono stati di parola.