Il tennis richiede molto autocontrollo

Conoscendo sempre più il tennis mi sto convincendo che sia uno degli sport più devastanti dal punto di vista mentale. Non è un caso che il concetto “killer instict” sia stato ideato da un allenatore di tennis proprio a sottolineare la necessità di giocare con lo scopo di annientare l’avversario. Non a caso le migliori scuole di tennis, come quella di Nick Bollettieri o di Chris Evert, hanno nello staff anche degli psicologi che si occupano dell’allenamento mentale dei/delle tennisti/e. Le ragioni di questa scelta sono molte e sono così riassumibili:

  1. Il tennis è un gioco in cui al termine di ogni scambio si vince/perde un punto
  2. Essere competitivi/e significa essere capaci di sostenere continuamente il proprio gioco indipendentemente dal risultato
  3. Perdere una serie di punti in modo consecutivo mette alla prova la capacità di reagire a questa frustrazione con rinnovata convizione verso di sè
  4. Bisogna mantenere il proprio tempo di gioco, senza volere chiudere subito lo scambio con un vincente
  5. Bisogna avere una routine efficace tra un game e l’altro che permetta di restare concentrati sull’inizio di quello seguente.
  6. Bisogna essere in grado di avere un dialogo positivo con se stessi durante tutta la partita
  7. Bisogna ricordarsi che in partita si deve giocare al proprio meglio senza volere strafare
  8. Bisogna mettere continuamente in atto le abilità mentali che si è allenato (ripetizione mentale, respirazione, combattività, pensiero tattico)

Sono convinto che se ci si allenasse di più a soddisfare queste esigenze del tennis molti più atleti/e raggiungerebbero la soddisfazione e il successo a cui aspirano.

 

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