Archivio mensile per gennaio, 2020

Unire esperienze, pensiero e azione

Harvard Business Review ha pubblicato un articolo intitolato “To handle increased stress, build your resilience“.

Gli autori identificano alcuni fattori che potrebbero aiutare le persone a far fronte allo stress e a costruire la resilienza. Come si può vedere nella breve sintesi che segue, le azioni proposte sono le stesse utilizzate nello sviluppo delle capacità mentali degli atleti.

Circostanze difficili come opportunità di apprendimento piuttosto che come momento di chiusura. Quando ci chiediamo “Cosa posso imparare da questo?” invece di “Perché io?” possiamo modellare la sfida a nostro vantaggio.

Cominciate ad annotare tre possibili modi in cui potreste essere in grado di imparare qualcosa dallo stress che state vivendo.

Potrebbe essere qualcosa legato all’identificazione o alla gestione delle proprie emozioni, o a nuove capacità interpersonali o tecniche. Riflettere in questo modo vi aiuterà a evitare di andare a caccia di correzioni o “opzioni” che possono temporaneamente alleviare il vostro disagio, ma non affrontano le cause alla radice.

L’analisi da sola non è sufficiente. I ricercatori sottolineano che l’analisi senza azione porta alla ruminazione e all’ansia. Identificando le azioni che potete intraprendere potrete sperimentare soluzioni e nuovi comportamenti e scoprire modi produttivi per gestire le sfide e lo stress.

Facendo scelte consapevoli che ci aiutano a costruire queste capacità, saremo meglio attrezzati per trasformare il nostro stress e le sfide in opportunità.

Con una maggiore resilienza interna, potremo poi essere proattivi e intenzionali su come utilizzare la tecnologia e altri strumenti esterni per migliorare la qualità della nostra vita e del nostro lavoro e trovare soluzioni alle pressioni aziendali, sociali e globali che dobbiamo affrontare. Quando si tratta di gestire lo stress, iniziate da voi stessi: siamo la nostra risorsa più efficace e potente“.

Gli ultra runner non sono mai stati così numerosi

Pochi giorni fa RunRepeat ha pubblicato uno studio, per esplorare le tendenze dell’ultra running negli ultimi 23 anni, analizzando 5.010.730 risultati di 15.451 eventi di ultra running, rendendo questo il più grande studio mai fatto su questo sport.

Risultati chiave

  • Gli ultra runner donna sono più veloci degli ultra runner uomini in distanze superiori a 195 miglia. Più lunga è la distanza, minore è il divario di ritmo. Nei 5 km gli uomini corrono il 17,9% più velocemente delle donne, alla distanza della maratona la differenza è solo dell’11,1%, nelle gare di 100 miglia la differenza si riduce ad appena lo 0,25%, e al di sopra delle 195 miglia le donne sono in realtà lo 0,6% più veloci degli uomini.
  • La partecipazione è aumentata del 1676% negli ultimi 23 anni da 34.401 a 611.098 partecipazioni annuali e del 345% negli ultimi 10 anni da 137.234 a 611.098. Non ci sono mai stati così tanti ultra runner.
  • Sono sempre più numerosi gli ultra runner che partecipano a più eventi all’anno. Nel 1996, solo il 14% dei corridori partecipava a più gare all’anno, ora il 41% dei partecipanti partecipa a più di una manifestazione all’anno. C’è anche un aumento significativo della % di persone che corre 2 gare all’anno, il 17,2% (dal 7,7% al 24,9%) e 3 gare, il 6,7% (dal 2,8% al 9,5%).
  • Non ci sono mai state così tante donne nell’ultrarunning. Il 23% dei partecipanti sono donne, contro il 14% di 23 anni fa.
  • Gli ultra runner sono oggi più lenti che nel passato per distanza. Il ritmo medio nel 1996 era di 11:35 min/miglio, attualmente è di 13:16 min/miglio. Il podista medio ha aggiunto 1:41 min/miglio al suo ritmo medio, che è un rallentamento del 15% dal 1996. Non crediamo che i singoli atletisiano diventati più lenti, ma che queste distanze stiano attirando ora i meno preparati perché lo sport è più trendy.
  • I podisti migliorano il loro ritmo nelle prime 20 gare e poi il loro ritmo si stabilizza. Dalla prima alla seconda corsa i corridori migliorano in media di 0:17 min/miglio (2%). Ma alla loro 20esima corsa migliorano di 1:45 min/miglio (12,3%).
  • Le nazioni più veloci sono il Sudafrica (passo medio 10:36 min/miglio), la Svezia (11:56 min/miglio) e la Germania (12:01 min/miglio).
  • Un numero record di persone si reca all’estero per eventi ultra podistici. Il 10,3% delle persone per correre un’ultra, per le 5 km questa percentuale è solo dello 0,2%.
  • I corridori che percorrono le distanze più lunghe hanno un ritmo migliore rispetto ai corridori che percorrono le distanze più brevi per ogni fascia d’età.
  • Tutte le fasce d’età hanno un ritmo simile, circa 14:40 min/miglio. Il che è insolito rispetto al passato e ad altre distanze.
  • L’età media degli ultra runner è diminuita di un anno negli ultimi 10 anni. È passata da 43,3 anni a 42,3 anni.

 

15° semifinale per Roger Federer a Melbourne

Roger Federer c’insegna quanta strada c’è da fare

tra giocare un match point e vincere la partita

Le spiegazioni di Sarri non convincono dopo la sconfitta con il Napoli

Maurizio Sarri, allenatore della Juventus, dopo la sconfitta con il Napoli, ha così commentato:

“Abbiamo fatto una partita blanda dal punto di vista mentale e quindi anche la fase offensiva ne ha risentito. Gara di scarsa energia mentale e blanda anche a livello difensivo. Abbiamo perso giustamente perché abbiamo giocato una brutta gara; ci abbiamo messo tanto del nostro”.

  • Umiltà, sudore e sacrificio sono da sempre le caratteristiche della Juventus, che da Trapattoni a Lippi ad Allegri ha sempre avuto allenatori che hanno preso molto sul serio questo atteggiamento. Il fatto che ora in questo campionato abbia spesso avuto delle pause mentali di questo tipo, mi sembra sia un campanello d’allarme, che va oltre il dato oggettivo di continuare a essere in testa al campionato e che dovrebbe essere preso maggiormente in considerazione da Sarri.

“Quando la situazione è quella che abbiamo mostrato noi stasera, è difficile cambiare un reparto o un singolo giocatore. Mentalmente aveva poche energie. Nel finale ho visto che i nostri esterni non stavano giocando bene ed abbiamo provato con Douglas”.

  • Mostrare poca energia in partite importanti per le capacità dell’avversario e per ottenere un ulteriore vantaggio sulle avversarie dovrebbero essere motivazioni sufficienti per motivare la Juventus. Il ruolo dei giocatori chiave dovrebbe essere un fattore determinante nel sostenere un approccio propositivo alla partita, ma sembra che ciò non sia accaduto. E forse Sarri è più concentrato sull’ottenere il gioco che gli piace piuttosto che stimolare un approccio determinato e convincente in campo. Direi che queste caratteristiche vengono prima di ogni forma di tattica. In altre parole, le idee senza il cuore valgono poco.

“Non è una tendenza. Sono partite in cui bisogna commentare poco con i giocatori. C’è da trovare grande motivazione, cosa non semplice per chi ha vinto tanto. Queste partite ci possono aiutare a farlo. La difficoltà è nel mantenere il giusto livello di mentalità per lunghi periodi di tempo”.

  • Risposta un po’ debole, per un allenatore che vuole essere vincente, quella di dire che questo approccio “non è una tendenza”. La questione è che da questi professionisti si dovrebbe pretendere un’altra qualità nella conduzione della partita. Intensità, rapidità e precisione sono tre fattori che una squadra che vuole competere con le big del calcio europeo dovrebbe sempre dimostrare. Consiglio a Sarri, invece, di parlare con i giocatori per trovare come uscire da questi momenti negativi, che con il Napoli hanno riguardato tutta la partita ma si sono già presentati per minor tempo anche in molte altre.
  • Questa impostazione spiega perché a un allenatore non basta essere solo un bravo tecnico ma deve essere anche un condottiero, che insegna alla squadra a gareggiare per vincere; a entrare in campo con la disposizione a lottare per imporre agli avversari la propria mentalità.

 

LeBron James, Kobe Bryant

 

Seminario: come migliorare la prestazione sportiva con la respirazione

La respirazione è stata per troppo tempo considerata solo come un evento naturale che l’individuo compie in modo meccanico per garantirsi la sopravvivenza. Oggi lo sport riconosce al respiro un’importanza diversa, per favorire il rilassamento, per recuperare dallo stress durante la gara, per incrementare la concentrazione e l’attivazione dell’atleta nelle più diverse situazioni della sua attività. Dall’allenamento alla competizione, dalla preparazione fisica a quella tecnica e psicologica, la respirazione profonda e quella spontanea sono utili per migliorare l’efficacia dell’impegno dell’atleta. Pertanto, in funzione delle richieste dei diversi sport è possibile intervenire per inserire modalità di allenamento della respirazione. Questo workshop teorico-pratico ha lo scopo di avvicinare esperti delle diverse aree delle scienze dello sport e gli atleti nell’introdurre questa modalità di pratica all’interno delle abituali attività di allenamento e nelle routine di gara.

Il seminario sarà tenuto da Alberto Cei e Mike Maric, il 19 febbraio, presso il Centro di Preparazione Olimpica Giulio Onesti, Largo G.Onesti 1, Roma. Programma della giornata e iscrizione

Kobe era una leggenda

“Kobe was a legend on the court and just getting started in what would have been just as meaningful a second act.”

Barak Obama

“Most people will remember Kobe as the magnificent athlete who inspired a whole generation of basketball players.“But I will always remember him as a man who was much more than an athlete.”

Kareem Abdul-Jabbar

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La preparazione psicologica nella canoa

Svolto un seminario sul tema sul tema “Lo sviluppo delle competenze psicologiche nei giovani atleti della canoa”.

Questi alcuni dei temi trattati.

Come gestire gli stereotipi soggettivi

Le principali interferenze soggettive che un allenatore può commettere nel valutare un suo atleta o squadra
  • Stereotipi. Gli stereotipi sono pregiudizi di gruppo che tendono a confermare determinare caratteristiche di un gruppo: Le squadre italiane giocano bene solo in casa, mentre all’estero subiscono le avversarie.
  • Influenza dei sentimenti personali. Simpatia e antipatia sono variabili che devono essere controllate da parte dell’allenatore: Quando quel giocatore mi chiede qualcosa non so mai dirgli di no.
  • Equazione personale. Tendenza a valutare gli altri nel modo in cui valutiamo noi stessi, e conseguente tendenza a esaminare positivamente chi ha le nostre stesse caratteristiche e negativamente chi ha caratteristiche diverse: In lui mi rivedo io da giovane.
  • Prima impressione. ”La prima impressione è quella che conta” è una frase che si sente spesso dire: E’ inutile, sin dalla prima volta non mi era piaciuto.
  • Effetto alone. Consiste nell’attribuire un valore ad un individuo sulla base di un solo criterio o di una singola competenza: Ci tiene così tanto a quello che fa, che non mi aspettavo che facesse questi errori.
  • Effetto di contrasto. Quando in una squadra o in gruppo sportivo composto da atleti di medio livello, arriva un giovane anche solo leggermente di livello superiore, la sua valutazione rischia di diventare eccessivamente positiva e ridurre la coesione del gruppo: quel ragazzo è sicuramente superiore, è sprecato con noi; per le capacità che mostra dovrebbe giocare a un altro livello.

Auguri a Chris Froome

Auguri a Chris Froome che sta recuperando dopo il terribile incidente dell’anno scorso e che tornerà a gareggiare il prossimo mese al Tour UAE.