Mancano solo più 100 giorni all’inizio dell’avventura olimpica di Londra. A tre mesi dall’evento sportivo più significativo nella vita di un atleta è importante, se non lo si è già fatto, pianificare e prevedere come si vuole vivere quei giorni e quali potrebbero essere gli imprevisti e le situazioni di difficoltà che potrebbero presentarsi. Pianificare le proprie azioni, essere consapevoli di quali sono i pensieri e gli stati d’animo più utili per se stessi, sapere come reagire alle situazioni negative che potrebbero accadere durante le prestazioni sono fattori importanti per fornire quel determinato giorno a quella determinata ora la migliore prestazione di cui si è capaci. Questo approccio viene chiamato “perfezionismo positivo dell’atleta”. A tale riguardo e proprio per comprendere le ragioni degli insuccessi di molti atleti/squadre alle Olimpiadi di Pechino ho analizzato le loro dichiarazioni pubblicate sui quotidiani allo scopo di stabilire cosa si deve evitare in queste situazioni. Lo ripropongo oggi allo scopo di fare conoscere quali sono gli imprevisti e le difficoltà che si potrebbero incontrare e per sottolineare l’utilità di avere un piano, preparato in precedenza e non in momenti di stress agonistico, che guidi l’atleta/la squadra fuori da questi momenti. I problemi emersi dalle interviste agli atleti li ho così classificati: non avere un piano per affrontare le difficoltà, sbagliare le azioni più semplici, l’errore di un anno, lo stress agonistico, impostazione di gara sbagliata, campioni patinati, presunzione e mancanza d’impegno. Leggi l’articolo: http://www.ceiconsulting.it/it/publications/articles/doc008.pdf
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I soldi da investire nello sport da parte dello Stato devono riguardare lo sviluppo del benessere dei giovani e non la costruzione di opere faraoniche. Tre possibilità troppo semplici da attuare per essere applicate:
1. Tenere le scuole aperte il pomeriggio cosicchè si possa fare dell’attività fisica/sportiva non organizzata dagli adulti.
2. Avere dei giardini pubblici e parchi attrezzati in cui si possa giocare e fare sport liberamente.
3. Incrementare lo sport durante i giorni in cui le scuole sono chiuse (Natale, Pasqua e durante le vacanze estive).
Infine, una domanda a cui non ho mai trovato risposta: perchè le società sportive non organizzano il sabato intere giornate di sport anzichè limitarsi a una striminzita garetta o partitina?
Mancano meno di 200 giorni all’inizio delle olimpiadi di Londra. Gli ultimi sei mesi che precedono questo evento sportivo sono spesso vissuti dagli atleti, soprattutto da quelli che aspirano al podio, in un crescendo di emozioni. Un articolo appena uscito sulla rivista della Scuola dello Sport del Coni di Mario Gulinelli, da sempre anima e artefice di questo giornale scientifico, pone l’accento sui rischi che il marketing, gli sponsor e i media possono fare correre nell’accentuare la pressione e le aspettative che si vengono a creare su atleti che non sono abituati a essere sotto questi riflettori, come invece lo sono ad esempio i calciatori, e sulla loro difficoltà a sopportare il peso le aspettative dell’opinione pubblica sul fatto che certamente vinceranno una medaglia. Questi atleti già vivono la pressione connessa al fornire la loro massima prestazione nell’olimpico, che rappresenta l’opportunità di entrare nella storia del sport mondiale. Questa problematica è stata illustrata dallo psicologo dello sport U. Kuhl, sulla rivista tedesca Leistungssport, 2011, 5) in cui ha analizzato le ragioni che hanno portato all’eliminazione ai quarti di finale dell’ultimo campionato del mondo della nazionale di calcio femminile tedesca, dopo avere vinto le due edizioni precedenti e essere considerata la grande favorita anche dell’edizione giocata in Germania nel 2011. La sua spiegazione, basata sulle dichiarazione delle giocatrici, dell’allenatrice e analizzando la loro esposione mediatica, evidenzia come questo torneo si è tramutato per loro in una minaccia anzichè rappresentare l’opportunità che tutti si aspettavano. L’opinione pubblica si aspettava grandi cose e le ragazze in campo anzichè giocare come sapevano, hanno cercato di compiacere questa richiesta cercando di fare qualcosa di speciale, di stupire, senza esserci riuscite. Lo stesso è accaduto ai campionati del mondo di rugby, dove la squadra di casa, gli All Blacks dovevano per forza vincere. In finale hanno sprecato ben tre calci piazzati, hanno vinto di un solo punto e negli ultimi minuti hanno solo cercato di congelare la palla. Questi sono casi in cui la sfida si trasforma in minaccia di una disfatta, dove i fantasmi mentali vengono fuori e paralizzano atleti, che non sono certamente persone ansiose, ma che vivono a causa delle troppe pressioni esterne la paura di non farcela. Possiamo solo sperare che i nostri atleti migliori siano consapevoli di queste problematiche e si preparino a affontare anche questo tipo di avversari, per arrivare sul campo con la mente libera.
Spesso mi viene chiesto a cosa serve lo psicologo a un’atleta che è già forte se non addirittura fra i primi del ranking mondiale. Si possono fornire diverse risposte a questa domanda ma la più significativa è per me riguarda l’aiuto dato al raggiungimento del l’obiettivo della sua gara. Partecipare a una competizione in cui vuole fornire il massimo di cui di cui è capace, confrontandosi con altri avversari che hanno la stessa preparazione, lo stesso livello e la stessa volontà. Quindi non solo devo correre 100metri il più veloce possibile ma devo farlo in competizione con altri che sono bravi quanto me. La situazione è poi ulteriormente resa complessa dal contesto in cui la gara si svolge: la sua importanza della gara, il numero di spettatori (che talvolta sono decine di milioni se non di più), le aspettative che il mio paese ripone su di me la mia popolarità, le aspettative dei finanziatori, degli amici, della famiglia e di tutti i sostenitori. Restiamo però a ciò che avviene sul campo : l’atleta e gli avversari.
Competizione Differenza percentuali nei tempi Differenza percentuali nei tempi
fra primo e quarto posto fra primo e quarto posto
Uomini Donne
Sprints 1.83% 1.70%
Distance 1.09% .98%
Throws 3.07% 5.35%
Jumps 1.98% 3.21%
Fonte: R. Chapman, E-Magazine, 2011, Comitato Olimpico Stati Uniti.
Per quel che mi riguarda l’allenamento della concentrazione deve essere l’obiettivo essenziale dell’allenamento mentale e i dati qui sopra riportati ne sono una conferma. La loro rilevanza è tale che sono stati discussi durante un workshop dell’atletica leggera USA allo scopo di fornire indicazioni su come migliorare le prestazioni dei loro atleti. I temi affrontati hanno riguardato la biomeccanica, la psicologia dello sport e la nutrizione. Il dato evidente è che il 2% di miglioramento in uno sprinter porta al 75% di probabilità di vincere contro tre avversari che hanno le stesse abilità. Lo stesso è valido in senso inverso la riduzione del 2% elimina ogni opportunità di vittoria. La ricerca su questo tema mostra che variazioni dello 0,3%-0,5% incrementano/riducono drasticamente la possibilità di salire sul podio. Quindi cambiamenti molto piccoli nella prestazione hanno un impatto rilevante sul risultato che si ottiene. Gli psicologi americani si sono orientati nel fornire indicazioni su come ridurre le distrazioni e allenare la concentrazione sulla prestazione da effettuare poichè è una abilità allenabile come le abilità fisiche e tecniche. Questo è valido in tutti gli sport. Giovanni Pellielo, nel tiro a volo, non è andato in finale agli europei e ai mondiali perché ho preso solo 122 su 125 piattelli anziché 123 (differenza di 0,8%) e Josefa Idem è arrivata seconda a Pechino per meno di 1cm dal primo.
Anno | Paese | 52 | 56 | 60 | 64 | 68 | 71 | 76 | 80 | 84 | 88 | 92 | 96 | 0 | 4 | Aumn % |
56 | AUS | 22 | 35 | 22 | 18 | 17 | 17 | 5 | 9 | 24 | 14 | 27 | 41 | 58 | 49 | 37 |
60 | ITA | 21 | 25 | 36 | 27 | 16 | 18 | 13 | 15 | 32 | 14 | 19 | 35 | 34 | 32 | 30.55 |
64 | JAP | 9 | 19 | 18 | 29 | 25 | 29 | 25 | - | 32 | 14 | 22 | 14 | 18 | 37 | 37.93 |
68 | MX | 1 | 0 | 1 | 1 | 9 | 1 | 2 | 4 | 6 | 2 | 1 | 1 | 6 | 4 | 88.88 |
72 | GER | - | 26 | 42 | 50 | 26 | 40 | 39 | - | 59 | 40 | 82 | 65 | 56 | 49 | 35.00 |
76 | CAN | 3 | 6 | 1 | 4 | 5 | 5 | 11 | - | 44 | 10 | 18 | 22 | 14 | 12 | 54.54 |
80 | RUS | 71 | 98 | 103 | 96 | 91 | 99 | 125 | 195 | - | 132 | 112 | 63 | 88 | 92 | 35.89 |
84 | USA | 76 | 74 | 71 | 90 | 112 | 94 | 94 | - | 174 | 94 | 108 | 101 | 97 | 102 | 45.97 |
88 | KOR | 2 | 2 | 0 | 3 | 2 | 1 | 6 | 5 | 19 | 33 | 29 | 27 | 28 | 30 | 42.42 |
92 | SPN | 1 | 0 | 0 | 0 | 0 | 1 | 2 | 6 | 5 | 4 | 22 | 17 | 11 | 19 | 81.81 |
96 | USA | 76 | 74 | 71 | 90 | 112 | 94 | 94 | - | 174 | 94 | 108 | 101 | 97 | 102 | -6,93 |
00 | AUS | 22 | 35 | 22 | 18 | 17 | 17 | 5 | 9 | 24 | 14 | 27 | 41 | 58 | 49 | 29 |
04 | GRE | 0 | 1 | 1 | 0 | 1 | 2 | 0 | 3 | 2 | 1 | 2 | 8 | 13 | 16 | 18.75 |
M = | 40.86 |
Il Comitato Olimpico Italiano (Coni) si augura che l’Italia resti fra le prime 10 nazioni nella classifica delle medaglie vinte alle prossime olimpiadi di Londra; a Pechino abbiamo occupato la nona posizione. Colgo questa occasione per fare vedere la tabella del medagliere delle medaglie conquistate dai paesi che hanno organizzato le olimpiadi dal 1954 al 2004, L’ultima colonna a destra riporta la percentuale d’incremento dei podi ottenuti quando l’olimpiade è stata svolta in casa rispetto all’edizione precedente. Si evidenzia un notevole aumentomedio, pari al 40.86%. L’effetto “giocare in casa” è assolutamente bene documentato (con l’unica eccezione degli USA che nel 1996 hanno avuto un decremento, pur restando sempre la nazione con più podi) e certamente giocano un ruolo essenziale i maggiori investimenti economici e le opportunità offerte nella costruzione, formazione e preparazione delle squadre olimpiche.
Un anno alle Olimpiadi del 2012 significa un anno dalla gara della vita, un anno di preparazione e speranza. Per provare a vivere questo stato d’animo si può immaginare il nostro obiettivo più ambizioso pensando che fra un anno saremo chiamati a dimostrare di avere le capacità per raggiungerlo. Forse così avremo avuto un’idea di cosa si pensa e si sente in quei momenti. Questi pensieri entusiamano ma nello stesso tempo mettono paura. L’obiettivo su cui gli atleti lavorano è quello di non soccombere sotto questa pressione e di conviverci, trasformandola in forza. Forza che si manifesta pensando solo alla propria prestazione e non al risultato, così come ha fatto Federica Pellegrini, quando il giorno precedente la finale dei 200m, ha pianificato il ritmo di gara e lo ha seguito con la certezza che l’avrebbe portata a toccare per prima, senza preoccuparsi del ritmo delle avversarie. Così fanno i campioni e così si allenano, perchè anche il lavoro dei prossimi 365 giorni dovrà essere un’esperienza bella e coinvolgente.
Leggete il bellissimo articolo, apparso sul quotidiano Independent, sugli psicologi dello sport che lavorano con gli atleti inglesi per prepararsi a gareggiare alle Olimpiadi di Londra.