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Il ruolo dell’esperienza nello sport

Come insegnare a imparare dalle esperienze

Un insegnante può svolgere un ruolo fondamentale nell’insegnare ai suoi allievi come imparare dalle esperienze e dagli errori. Ecco alcune strategie che un insegnante può adottare:

  1. Costruire un ambiente accogliente - Gli studenti devono sentirsi al sicuro nel fare errori e nell’esplorare nuove idee. Un insegnante dovrebbe promuovere un ambiente in cui gli studenti non temano il giudizio o la punizione per gli errori.
  2. Incentiva la riflessione - Invita gli studenti a riflettere sulle loro esperienze e sui loro errori. Domande come “Cosa hai imparato da questa esperienza?” e “Cosa avresti potuto fare diversamente?” possono aiutarli a sviluppare la consapevolezza dei propri errori e dei modi per migliorare.
  3. Promuovi la mentalità di crescita - Insegna loro che l’errore non è un ostacolo, ma una parte normale del processo di apprendimento. La mentalità di crescita insegna che il miglioramento avviene attraverso il duro lavoro e la dedizione, e che i fallimenti sono opportunità per crescere.
  4. Fornisci feedback costruttivo - Offri feedback che siano specifici, obiettivi e orientati al miglioramento. Aiuta gli studenti a comprendere quali sono gli aspetti che devono migliorare e come farlo.
  5. Incoraggia l’esperimento - Invita gli studenti a sperimentare, a esplorare nuove idee e a prendere rischi calcolati. Questo promuove la creatività e l’apprendimento attraverso l’esperienza.
  6. Integra le storie di successo e insuccesso - Racconta storie di persone di successo che hanno affrontato sfide e fallimenti. Questo può ispirare gli studenti a perseverare e ad apprendere dalle loro esperienze.
  7. Insegna le strategie di risoluzione dei problemi: Fornisci strumenti e strategie ai tuoi studenti per affrontare i problemi e superare gli ostacoli. Questo può includere l’apprendimento di metodi per analizzare i problemi, pianificare soluzioni e valutare i risultati.
  8. Promuovi la responsabilità personale - Insegna loro che sono responsabili del proprio apprendimento e del loro sviluppo personale. La responsabilità personale li motiverà a imparare dagli errori e a cercare modi per migliorare.
  9. Coltiva la pazienza e la perseveranza - Aiuta gli studenti a sviluppare la pazienza e la perseveranza, incoraggiandoli a non arrendersi di fronte a ostacoli o errori, ma a perseverare nel loro impegno.
  10. Sostieni lo sviluppo dell’autostima - Aiuta gli studenti a sviluppare la loro autostima e benessere, in modo che si sentano abbastanza sicuri da sperimentare, fallire e imparare senza temere il giudizio degli altri.

Insegnare agli studenti a imparare dalle esperienze e dagli errori è un processo continuo che richiede pazienza e incoraggiamento costante da parte dell’insegnante. Tuttavia, queste abilità sono preziose per la crescita personale e l’apprendimento a lungo termine.

E’ vero che s’impara dall’esperienza? (1)

Ogni persona ha ascoltato migliaia di volte i propri insegnanti sostenere che s’impara a fare le scelte giuste con l’esperienza ma questa affermazione è sin troppo generica; può essere analoga all’affermare che si cresce perché ci si nutre o che si è vivi perché si respira o, più cinicamente, si mette nel conto che chi non impara a nuotare annega e avanti un altro.

Sapere che viviamo immersi nella nostra esperienza quotidiana, in quella degli altri e in un contesto ambientale in continuo cambiamento non è certamente molto più di aiuto. Ogni istante della vita di una persona è parte delle esperienze che sta compiendo piccole o grandi che siano, si fanno esperienze sino dal momento della nascita, per esempio si è imparato a camminare perché da piccoli si voleva testardamente acquisire autonomia e per fare ciò è necessario spostarsi. Pertanto tutti i bambini s’impegnano con regolarità e continuità per raggiungere la posizione eretta e muoversi speditamente. Ma non finisce in tenera età questo sforzo verso il cambiamento, continua a ogni età.

Un dirigente di un’azienda mi raccontò che i suoi problemi cominciarono quando venne a leader di un gruppo, prima doveva solo pensare a se stesso e a vendere e questo aveva imparato a farlo bene, fino a diventare il migliore. A quel punto era a capo di una squadra che sotto la sua guida avrebbe dovuto moltiplicare i risultati, invece inizialmente fu un disastro perché lui terrorizzava i suoi collaboratori dicendogli che erano dei buoni a nulla. Giunto a questo punto fu costretto a cambiare e a imparare a gestire la squadra pena il fallimento del suo business.

Questa storia, abbastanza comune a molte altre che avvengono quotidianamente ovunque, evidenzia come non sia di alcuna utilità parlare in termini generali di esperienze, è essenziale capire quali sono le richieste delle situazioni che determinano cambiamenti significativi nella vita professionale di una persona.

Talento e esperienza

Imparare dall’esperienza

Allenatore: solo l’esperienza non basta

Queste considerazioni sono tratte dalle idee di Henry Mintzberg raccolte nel libro “Managers not MBAs” (2004) e si applicano bene non solo ai manager ma anche agli allenatori.

La chiave decisiva nella formazione di un allenatore consiste nell’imparare dalle esperienze quotidiane. Ogni allenatore dovrebbe scoprire da se stesso cosa funziona  e cosa non va nel suo lavoro con gli atleti e nelle diverse situazioni.

Questo non significa che le teorie siano inutili. Anzi le persone imparerebbero molto poco dalle loro esperienze se non avessero un modo per analizzarle e classificarle.

Così i modelli teorici consentono all’allenatore di valutare le sue esperienze.

John Keynes, il grande economista, ha detto “Gli uomini pratici, che credono di essere esenti da qualsiasi influenza intellettuale, di solito sono schiavi di qualche economista defunto”. In altre parole, ci si serve sempre di una teoria anche se in modo inconsapevole. La scelta dell’allenatore non deve essere quindi tra pratica e teoria ma fra differenti teorie che sono di supporto a un tipo di attività piuttosto che a un’altra.

 

Abilità psicologiche di base

Le abilità psicologiche di base possono essere insegnate a qualsiasi età e indipendentemente dalle competenze motorie e sportive delle persone.

Coesione e esperienza

Si sente sempre più di frequente dire che i fuoriclasse del calcio non vengono più a giocare in Italia. Questa spiegazione viene spesso usata per spiegare brutte prestazioni e per giustificare lo scarso rendimento agonistico dei calciatori. Personalmente penso che le squadre messe sotto accusa in queste prime partite dalla Roma al Milan o al Palermo hanno sbagliato anche per scarsa coesione e ridotto uso da parte dei giocatori della loro esperienza. La tattica o la presenza di campioni in una squadra non sono tutto, conta pure il comune sentire che si è uniti e che ognuno è portatore della propria esperienza professionale. Sono questi due aspetti che permettono di uscire da fasi di gioco difficili, dai problemi di qualcuno che vengono mitigati dall’iniziativa di qualcun’altro. Se mancano questi due ingredienti la squadra non ha un’anima e i giocatori vivono nell’attesa di possedere la tattica che gli permetterà di vincere. Non è così, sapere cosa fare è utile ma lo è altrettanto sentirsi responsabili degli errori di un reparto o di un compagno altrimenti si è solo dei mercenari che quando le cose si mettono male scappano.

Imparare dall’esperienza

Pensiero del giorno. David Seabury, psicologo americano, ha scritto nel 1937 “Siamo capaci di far tesoro dell’esperienza più o meno come un tarlo è capace di danzare sulle punte?”

Esperienza vs gioventù

In Inghilterra nella Premier League il numero dei calciatori over-30 è aumentato di molto rispetto a pochi anni fa. Non giocheranno ogni partita e certamente non per 90 minuti, ma i club della Premier League stanno riconoscendo il valore dell’esperienza sull’esuberanza giovanile. Dal punto di vista della coesione di squadra questa scelta sembra confermare l’esigenza di avere gruppi basati non solo sul talento e sulla maggiore disponibilità atletica dei giovani ma anche su calciatori esperti e non più giovani in grado di mantenere sul campo la squadra unita nei momenti di maggiore pressione e di assumere un ruolo positivo anche nello spogliatoio. Una sorta di mentori per i più giovani. Ricordo una risposta di Liedholm quando un giornalista gli chiese quale fosse stato il ruolo di Superchi, secondo portiere della Roma, che non aveva giocato in quel campionato. Disse: “Sa raccontare bene le barzellette.” Nell’umorismo filosofico di Liedholm credo che questa spiegazione nascesse dalla stessa convinzione  che, a distanza di anni, ha spinto le squadre inglesi in questa direzione.