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Cosa impariamo da CR7 e Ibrahimovic?

Lo scudetto dei totem, scrive oggi Maurizio Crosetti su Repubblica. Si tratta di CR7 e di Ibrahimovic, rispettivamente 36 e 39 anni, trascinano Juventus e Milan nonostante l’età.

Non sono i soli, Tom Brady ha 43 anni, LeBron James 36, Federer 39 per citarne solo alcuni.

Perchè continuare a parlare di loro, non si è detto già tutto.

Sì sono campioni ma hanno qualcosa da insegnare a tutti e cioè che oltre il loro talento e mentalità vincente ci dicono che il segreto della loro lunga vita sportiva è nella continua ricerca della forma fisica, del prendersi di se stessi a 360 gradi.

Una domanda: Quanti non sportivi, quindi la maggioranza della popolazione, si sono mai fermati a riflettere sul fatto che il benessere personale si fonda in larga parte sulla forma fisica?

 

Perché Ibrahimovic è così importante?

Nel calcio si parla molto dell’importanza di avere giocatori con molta esperienza che possono guidare la squadra. E’ il caso di Ibrahimovic nel Milan e di Vidal nell’Inter. Avere un campione, anche non più giovane, che possa essere il riferimento per la squadra in termini di responsabilità, di presenza sul campo e di esempio per gli altri in ogni tipo di partita.

La rilevanza di questo ruolo di leadership viene anche riconosciuto dalla ricerca. Questa impostazione suggerisce che alcuni ruoli di squadra sono più importanti per la performance del team e chi detiene questo ruolo centrale influenza maggiormente la performance complessiva della squadra.

Questa ipotesi è stata testata da Humphrey, Morgeson e Mannor [2012] sui dati relativi a un periodo di 29 anni riguardanti 778 squadre di baseball della Major League. I risultati dimostrano che anche se livelli elevati di esperienza e le competenze sportive specifiche sono fattori predittivi di grande rilevanza delle prestazioni della squadra, le relazioni tra queste dimensioni e le prestazioni della squadra sono significativamente più incisive quando queste caratteristiche sono possedute dai giocatori che rivestono un ruolo centrale.

Ricoprono questo ruolo strategico coloro che nella squadra incontrano più di frequente le situazioni più significative da superare, hanno una maggiore esposizione ai compiti che il team sta svolgendo e sono più centrali nel flusso di lavoro della squadra.

Ibrahimovic: il Grinta

Cosa vuoi dire di più di quest’uomo? Ibrahimovic è la rappresentazione vivente della grinta. E’ il Grinta, il John Wayne del Milan. I giovani giocatori del Milan possono diventare adulti sotto la sua guida.

Zlatan Ibrahimovic celebrates after scoring the second goal in their away victory over Cagliari.

Ibrahimovic al Milan: guiderà la rinascita?

Zlatan Ibrahimovic giocherà per i prossimi 6 mesi al Milan. Si parla molto delle ragioni che hanno determinato questa scelta da parte del Club: “E’ troppo vecchio (38 anni)?”. “Era in pensione a Los Angeles, come farà ad ambientarsi al campionato italiano?”.

Solo lui può sapere se sarà il Salvatore della patria, prendendosi la leadership di guidare sul campo il Milano con il suo atteggiamento combattivo, svolgendo il ruolo di Capo nello spogliatoio e in partita. Mi sembra che sia questa la sfida che avrebbe accettato, scegliendo di venire a giocare a Milano. Avremo così modo di vedere se le sue celebri affermazioni continuano a rappresentarlo o se anche loro saranno invecchiate:

“Io non accetto di perdere , non lo accetto proprio. L’ho imparato dalla vita. Per me contano la grinta e l’aggressività la determinazione e la concentrazione sui propri obiettivi. Io ho la missione di vincere”.

“Sono il settimo giocatore più forte del mondo. Forse tra dodici anni sarò il sesto”.

Comunque in bocca al lupo! E che possa essere veramente un’esperienza di vita positiva, perché aldilà di ogni considerazione economica, le partite mostrano chi sei e le tue ambizioni personali.

Bravo Conte

Il video di Conte che parla ai giocatori della Juve è stato visto da migliaia di persone (http://video.repubblica.it/sport/il-coach-carica-la-squadra-l-arringa-di-conte-e-un-cult/91946/90339). Bene. Conte in sostanza afferma che bisogna lottare per raggiungere i propri sogni e che non bisogna regalare agli altri delle occasioni che potrebbero essere le nostre. Questo vale per ogni persona, giovane o adulta, e non solo per i campioni. Sacrificio, impegno e rispetto delle regole questo è ciò che ci viene chiesto in questo periodo ma che a badare bene dovrebbe valere sempre, anche nei periodi delle vacche grasse. Quindi che lo guardino in tanti può servire a mettere dei semi positivi nella loro testa, l’importante è che non sia percepito come una semplice manifestazione di machismo maschile, un’eslosione di testosterone che alla prima difficoltà scompare e si ritorna a lamentarsi delle ingiustizie. Un po’ come fa Ibrahimovic quando afferma “Non capisco il perchè del secondo rigore, ma ora capisco perchè Mourinho si arrabbia sempre al Camp Nou”. Sul rigore è legittimo sostenere le proprie opinioni, ma non si può giustificare la propria grigia prestazione accusando gli altri.

Le frustrazioni di Ibra

Ibrahimovic sa che deve imparare a trattenersi e che queste sue reazioni istintive sono sbagliate. Non è la prima volta che un fuoriclasse cade in questa trappola che lui stesso si è teso: la testata di Zidane è la madre di questi gesti inconsulti. La questione pone due domande. La prima riguarda l’atleta: come mai questi fuoriclasse, consapevoli del grande valore che rappresentano per la squadra e altrettanto consci di questo loro punto debole non agiscono per cambiare? Secondo: Come mai i loro club non si muovono per prevenire questi comportamenti? Ciò che è evidente è che le reazioni dei giocatori e del club sono sempre a posteriori, come se non fossero interessati o preparati ad agire diversamente. E’ inutile attribuire allo stress generato dalla pressione su questi giocatori la causa di questi comportamenti sbagliati e non passa tutto con una bella dormita. Bisogna imparare a restare sereni e corretti e forse lo psicologo potrebbe aiutare questi fuoriclasse a cambiare e il club a sostenerli non solo a parole.