Archivio mensile per settembre, 2021

I riflettori dello sport sulle periferie: le iniziative Uisp

Redattore Sociale torna sulla visita del Dipartimento Sport all’impianto Fulvio Bernardini Uisp Roma, con un’ intervista a Tiziano Pesce, presidente nazionale Uisp. Quest’ultimo ha sottolineato l’importanza “politica” di questo incontro, che ha spostato i riflettori sulle periferie e sui problemi profondi che stanno vivendo le società sportive di base e di quartiere. Lo sport per tutti, che si gioca sui territori spesso periferici e dimenticati da tutti, rappresenta un baluardo di inclusione e riscatto sociale ma oggi vive un momento di transizione e di crisi.

“Lo sport va in periferia, e anche la politica sportiva. È questo lo scarto in avanti che l’Uisp chiede ai decisori pubblici e alla politica in ambito sportivo: consolidare l’idea che lo sport sia un diritto di tutti i cittadini, che sia un aspetto importante della promozione della salute e dell’educazione, che sia vettore di coesione sociale attraverso i valori dell’inclusione e della socialità”, ha commentato Tiziano Pesce. “Come Uisp continueremo ad impegnarci per cercare di orientare le politiche pubbliche dello sport a sostegno dello sport sociale e per tutti, quindi delle associazioni e delle società sportive dilettantistiche del territorio – aggiunge Tiziano Pesce – chiedendo un riequilibrio delle risorse pubbliche destinate allo sport“. Infatti, quelle destinate allo sport per tutti sono largamente insufficienti, meno del 4% del totale. Inoltre, proprio la pandemia ha acuito queste disuguaglianze e oggi associazioni e società sportive faticano a riprendere l’attività. “C’è stato un allontanamento dei giovani e delle famiglie dai corsi di sport, una serie di norme hanno compresso l’attività di base”, sostiene il presidente Uisp.

La richiesta è quella di interventi straordinari a sostegno dell’associazionismo sportivo del territorio. “Ci auguriamo che nei prossimi giorni vengano attenuate le norme restrittive sui distanziamenti e si possa tornare ad una attività che coinvolga un numero maggiore di praticanti, sia in palestra sia in piscina, quest’ultimo un ambito tra quelli che hanno maggiormente sofferto in termini di restrizioni e quindi sotto l’aspetto economico-finanziario, pur nel rispetto delle norme anticovid che l’Uisp ha sempre favorito con protocolli rispondenti ai Dpcm e ai decreti che si sono susseguiti”, conclude Tiziano Pesce.

Presente all’incontro anche Michele Scicioli, capo dipartimento Sport, che si è detto consapevole sia del valore sia delle fatiche che il mondo sportivo sta affrontando: “Sappiamo che i problemi del mondo sportivo sono ricaduti sul tessuto sociale. La settimana europea dello Sport è nata nel 2015 per promuovere e quei valori positivi che la Uisp e le persone che vivono questo centro conoscono bene: valori di inclusione, integrazione, lotta alle discriminazioni ecc. Sappiamo quanto lo sport di base abbia sofferto nell’ultimo anno e mezzo. La scelta di questo luogo non è casuale”.  Presente anche Simone Menichetti, presidente di Uisp Roma, che ha parlato del grande valore dello sport per tutti e della fatica di sopravvivere per molte delle società che ne portano avanti questa missione sui territori: “Un’indagine tra le nostre società affiliate ha svelato che oltre il 30% ha interrotto le attività, mentre più del 25% ha addirittura chiuso, lasciando un grande vuoto, perché lo sport è un fenomeno sociale e aggregativo. Questo impianto è in un quartiere periferico, popolare: nato oltre 30 anni fa, è diventato uno degli impianti più utilizzati della zona, ma ora vive grandi difficoltà, dopo un anno e mezzo di pandemia e le conseguenti chiusure. Dobbiamo recuperare il terreno che la pandemia ci ha fatto perdere. E che ha fatto perdere allo sport di base, più che allo sport delle grandi federazioni”.

L’allarme lanciato dagli enti di promozione sportiva sulla chiusura di moltissime attività è stato rilanciato in un articolo de La Gazzetta dello Sport dedicato al fine settimana BeActive, firmato da Valerio Piccioni. Si è parlato delle difficoltà dello sport di base; dell’incontro di venerdì al Foro Italico tra il Dipartimento Sport e tre enti di promozione sportiva tra cui l’Uisp; di “Pillole di movimento”, il progetto per incentivare l’attività sportiva illustrato da Tiziano Pesce, presidente Uisp. “Si prova a reagire alle difficoltà in tutti i modi. Proprio in occasione della manifestazione del Foro Italico, l’Uisp ha lanciato “Pillole di movimento”, sostenuto dal Dipartimento Sport. Da gennaio saranno distribuite 480mila confezioni in 32 città italiane, una specie di “farmaco del movimento” già sperimentato nella provincia di Bologna. Dentro la scatoletta, si potrà trovare uno speciale “bugiardino” dove ci sarà una sorta di decalogo dell’importanza dell’attività sportiva e di corretti stili di vita. Ma la confezione sarà in qualche modo personalizzata città per città, perché ci sarà anche un’indicazione di alcuni indirizzi dove poter praticare lo sport con la possibilità di una prova gratuita di un mese di iscrizione al centro prescelto”, si legge nell’articolo. Dalla Settimana Europea dello Sport, le voci di Tiziano Pesce (Uisp), Vittorio Bosio (Csi) e Antonino Viti (Acsi): “Siamo a meno 50 per cento di attività, le famiglie sono ancora impaurite, non si sentono tranquille. Torneremo, torneranno, dobbiamo farcela, proprio la pandemia ci ha dimostrato l’importanza dello sport. Ma adesso fatichiamo tanto”.

(Fonte: UISP)

Certificazione di psicologo dello sport

La certificazione delle proprio ruolo di psicologo dello sport è un aspetto importante da acquisire per un professionista.

L’International Society of Sport Psychology propone un processo di certificazione,’ISSP-Registry (ISSP-R), che mira a rispondere all’alta mobilità internazionale sia dei clienti che dei consulenti sportivi e ad aumentare la visibilità e la credibilità della professione a livello internazionale. Inoltre, mira ad aumentare gli standard professionali del campo con particolare attenzione a sostenere quei paesi in cui la psicologia dello sport applicata è in una fase di sviluppo.

Visita il sito web per leggere il percorso del praticante emergente per ISSP-R. Questo percorso è per i professionisti all’inizio della carriera che cercano di dimostrare la loro competenza educativa e pratica nel campo. Oltre ai requisiti minimi accademici (cioè, BSc/BA, MSc) e di esperienza supervisionata, ai candidati sarà richiesto di impegnarsi e superare con successo tre brevi moduli specifici dell’ISSP incentrati sulla competenza culturale, l’etica e la salute mentale.

ISSP e la Società di Psicologia dello Sport e dell’Esercizio di Taiwan (SSEPT) ospiteranno i tre moduli ISSP-R per i partecipanti di psicologia dello sport interessati a prenderli. Abbiamo invitato tre relatori principali per il programma dei moduli ISSP-R, tra cui Robert Schinke (attuale presidente dell’ISSP e professore alla Laurentian University), Gangyan Si (ex presidente dell’ISSP e psicologo dello sport all’Hong Kong Sports Institute) e Chris Harwood (attuale presidente di accreditamento dell’ISSP e professore alla Loughborough University).

La concentrazione di Vlahovic prima di un rigore

La Fiorentina conferma il suo valore in trasferta. Contro Atalanta, Genoa e oggi Udinese: nove punti su nove conquistati anche grazie ai gol di Dusan Vlahovic, sempre l’uomo per i viola, soprattutto quando si presenta dal dischetto.

Sta diventando un’abitudine, positiva per il centravanti. Dagli 11 metri, fino a questo momento, è stato infallibile. Da quando gioca in Serie A ha calciato 10 rigori e in 10 occasioni la palla è terminata in rete.

C’è un gesto ricorrente che accompagna Vlahovic in ogni esecuzione dal dischetto. Una pratica che gli è tornata particolarmente utile a Udine, dove l’assegnazione del penalty è stata piuttosto laboriosa. Tra il contatto fischiato da Ghersini e la decisione di effettuare una on-field review è trascorso un minuto, fino alla battuta di Vlahovic ne sono passati quasi due. Un lasso di tempo che carica di pressione l’attesa di chi si troverà a tirare dal dischetto e che in alcuni casi può giocare brutti scherzi, tra le proteste dell’altra squadra e i tentativi di distrazione da parte dei tifosi avversari.

Vlahovic, in questo tipo di contesto, è stato bravo a isolarsi come è solito fare anche in altre occasioni, applicando una sorta di training autogeno mediante il controllo della respirazione. Una tecnica che vanta esponenti eccellenti nel calcio mondiale (Cristiano Ronaldo si isola così prima di ogni rigore) che consente di mantenere i nervi saldi in un momento potenzialmente decisivo. Come è stato, a tutti gli effetti, il rigore che ha sancito la vittoria della Fiorentina sull’Udinese.

(Fonte: www.fanpage.it)

Confucio e gli errori

Oggi ricorre l’anniversario di Confucio che secondo la tradizione nacque il 28 settembre del 551 a.c. Uno dei maestri del pensiero cinese ma anche dello sviluppo del pensiero umano fondato su una concezione etica che mette sottolinea la necessità di costruire l’armonia fra gli individui, sviluppando la collaborazione fra gli esseri umani e le variazioni della natura.

Per quanto riguarda il tema della gestione degli errori nello sport (e non solo), Confucio ha detto: “Sbagliare e non correggersi, questo si chiama sbagliare“.

Riflettiamo.

Di questo e di altro parleremo durante l’Open Day dedicato alla gestione degli errori, mercoledì 29 settembre dalle 19 alle 20.30.

La gestione degli errori: perchè è così difficile

In molte culture sono presenti modi di dire che ricordano quanto sia importante imparare a reagire alle situazioni negative e agli errori. Si dice, ad esempio: “Quando si chiude una porta, si apre un portone” mentre gli americani amano ripetere: “Non importa quante volte cadi, ma quanto in fretta ti rialzi” e i giapponesi affermano: “Cadere sette volte, rialzarsi l’ottava”. Queste affermazioni mettono in evidenza che per avere successo si deve sviluppare una piena consapevolezza di quanto sia frequente commettere degli errori e di quanto sia altrettanto rilevante reagire in modo costruttivo.

Non ci sono scorciatoie, poiché gli errori non possono essere eliminati; bisogna per forza sbagliare, come durante un percorso a ostacoli in cui si è consci in ogni momento che è possibile commettere errori, rallentare, fare una grande fatica per superare un ostacolo anche se si è ben preparati e si conosce il percorso. Allora se questa è la strada da percorrere, bisogna impedire che gli errori diventino alibi utilizzati per confermare a se stessi l’impossibilità di superare i propri limiti attuali, con l’effetto di determinare una riduzione dell’impegno, poiché  “Tanto non c’è niente da fare” oppure “Sì, ci sarebbe tanto da fare, ma non ho abbastanza talento o sono sfortunato”. Bisogna quindi costruire, attraverso l’attività quotidiana, una cultura del lavoro che consideri l’errore come parte integrante del processo di miglioramento.

D’altra parte lo sport è un contesto in cui la presenza di errori è una costante di ogni prestazione, molto spesso anche di quelle vincenti. Nel tiro al piattello, il record del mondo, colpire 125 su 125 è stato realizzato 12 volte negli ultimi 25 anni. In ogni altra occasione, i tiratori hanno sempre commesso degli errori. Negli sport di coordinamento del corpo nello spazio sono molto rare le volte in cui un atleta, maschio o femmina, ha ottenuto il massimo punteggio.

Nel basket, Michael Jordan ha detto: “Nella mia vita ho sbagliato più di novemila tiri, ho perso quasi trecento partite, ventisei volte i miei compagni mi hanno affidato il tiro decisivo e l’ho sbagliato. Ho fallito molte volte. Ed è per questo che alla fine ho vinto tutto”. Sempre nel basket, in EuroLeague solo l’8,5% dei giocatori ha realizzato il 90% dei tiri liberi, il 35% ne ha messo a segno l’80%, il 32% il 70% dei tentativi e il 24% ne ha realizzati meno del 70% (Cei 2018). Nel calcio, tutti sbagliano i rigori da Roberto Baggio nella finale di calcio dei mondiali del ’94 agli ultimi sbagliati da Messi, Modric e Ronaldo a questi Mondiali in Russia.

Nonostante questi dati, molti atleti non accettano la possibilità di commettere errori, anzi talvolta ne rimangono addirittura stupiti: “Perchè tutto stava andando così bene” o “Perchè mi sentivo così in forma che pensavo che non avrei mai potuto sbagliare” mentre altre volte la difficoltà ad accettarli emerge quando l’atleta si trova nella situazione opposta, per cui pensa: “Peggio di così non poteva andare, quell’errore mi ha colto all’improvviso e non ho saputo reagire, mi sono confuso pensando a cosa fare di diverso e da lì è stata una rovina”. Ambedue queste situazioni, una positiva e la seconda negativa, riportate dagli atleti abbastanza di frequente, evidenziano la difficoltà ad accettare l’errore e il non avere pianificato in precedenza un modo per affrontare ciò che avrebbe potuto influire negativamente sulla prestazione.

Di questo e di altro parleremo durante l’Open Day dedicato alla gestione degli errori, mercoledì 29 settembre dalle 19 alle 20.30.

Il movimento come espressione dell’intelligenza

L’intelligenza corporeo-cinestesica si manifesta attraverso l’abilità a controllare i propri movimenti con maestria e a servirsi di attrezzi con perizia. Questi ultimi variano enormemente a seconda dell’attività a cui ci riferiamo. Può essere il classico pallone dei giochi sportivi o il bisturi del chirurgo, gli sci o l’ago del sarto, le clavette nella ginnastica o il bastone di cui si serviva Charlot. La competenza nell’attività fisica è costituita dall’uso di un numero abbastanza ampio di abilità, quali ad esempio la forza, la resistenza, l’equilibrio, la destrezza, l’espressività, la coordinazione. E’ molto importante riuscire a svolgere dei programmi di attività fisica che sviluppino tutte queste abilità. La cultura orientale rispetto alla nostra è stata tradizionalmente più  propensa a seguire questi percorsi e, fra le molte forme di espressività che ha prodotto, le arti marziali rappresentano un esempio di sviluppo integrato di queste diverse abilità. Nella nostra cultura occidentale è stata invece posta maggior attenzione allo sviluppo di abilità quali la forza e la resistenza e meno a quello di altre abilità. 

Valuta la tua intelligenza cinestesica

  •  Pratico almeno uno sport o faccio attività fisica in maniera regolare
  • Trovo difficoltoso stare seduto per molto tempo
  • Mi piace impegnarmi in attività manuali
  • Le idee migliori mi vengono quando cammino, corro o comunque pratico qualche  attività fisica
  • Spendo la maggior parte del mio tempo in attività all’aria aperta
  • Quando parlo con le altre persone gesticolo molto
  • Per apprezzare un oggetto devo toccarlo
  • Mi sento una persona che si muove in modo coordinato
  • Mi piacciono le esperienze che mi danno delle sensazioni fisiche intense
  • Sopporto bene la stanchezza fisica

Somma tutte le risposte affermative:

  • sino a quattro – hai molta strada davanti a te per incrementare la tua intelligenza cinestesica;
  • tra cinque e sei – ti stai impegnando ma puoi fare di più, non mollare;
  • tra sette e otto – stai mostrando ottime capacità cinestesiche, continua a crederci e soprattutto ad esercitarle;
  • tra nove e dieci – non ti montare la testa; sei bravo.

Gli errori: come gestirli

Gli errori sono il contenuto principale dei whatsapp che gli atleti mandano. Le prestazioni agonistiche girano intorno a questo tema: come sbagliare meno?

E’ un tema caldo negli sport dove, in teoria, si ricerca la perfezione del gesto, dagli sport di tiro alla ginnastica artistica e ai tuffi ai salti e ai lanci in atletica. Lo stesso vale però anche per sport di opposizione come il tennis o la scherma dove si vince per pochi punti in più, talvolta anche solo 1 o 2. Che dire degli sport in cui si fanno molti punti come il volley e il basket ma anche il calcio, in cui il goal è un fatto raro, quindi, può bastarne 1 in 90 minuti.

Gli errori si commettono e non si possono evitare ma possono essere fatali.

Le prestazioni sportive sono date da quello che l’atleta/squadra ha fatto di positivo meno gli errori.

Come mai atleti e allenatori non si mettono l’anima in pace, partendo dalla consapevolezza che tanto sbaglieranno?

Di questo parleremo durante il webinar gratuito dedicato alla gestione degli errori, mercoledì 29 settembre dalle 19 alle 20.30.

Sport e lettura: un’accoppiata vincente per gli atleti

  • Il premio Nobel per l’Economia James Heckman ha mostrato che i figli dei disoccupati alla scuola materna possedevano un vocabolario di 500 parole, quelli di di genitori poco qualificati 700 parole mentre i figli dei laureati arrivavano a 1100 parole. Purtroppo queste differenze permangono anche nelle età successive permettendo di prevedere con largo anticipo la carriera lavorativa, il reddito, la stabilità familiare e la condizione di salute. Pertanto servono investimenti educativi tali da sviluppare le abilità cognitive e sociali nei bambini da 0 a 5 anni e nelle età successive.
  • Novak Diokovic nel suo libro scrive: “Jelena mi faceva ascoltare musica classica e leggere poesie per calmarmi e imparare a concentrarmi (Puskin era il suo poeta preferito). I miei genitori, invece, mi spronavano a studiare le lingue, così ho imparato l’inglese, il tedesco e l’italiano. Le lezioni di tennis e le lezioni di vita erano una cosa sola, e ogni giorno non vedevo l’ora di scendere in campo con Jelena e imparare sempre di più sullo sport, su me stesso e sul mondo”. (p.5)
Non è difficile capire da questi dati e testimonianze cosa si dovrebbe fare per educare i giovani e che anche lo sport trarrebbe vantaggi da un’educazione centrata sullo sviluppo della lettura. Sono convinto che la poco diffusa cultura dello sport derivi proprio dall’ignoranza che domina in Italia e di cui molti giovani ne fanno le spese, rovinando la loro vita ben prima dell’età adulta.
  • Avere genitori lettori incoraggia la lettura: leggono libri il 77,4% dei ragazzi tra i 6 e i 14 anni con entrambi i genitori lettori, contro il 39,7% di quelli i cui genitori non leggono.
  • In Italia, anche chi legge, legge poco: tra i lettori il 46% ha letto al massimo tre libri in 12 mesi, mentre i “lettori forti”, con 12 o più libri letti nello stesso lasso di tempo, sono soltanto il 14,5% del totale.
  • Una famiglia su dieci (10,2%) non possiede alcun libro in casa, il 63,6% ne ha al massimo 100.

La gestione degli errori

“Ogni atleta commette errori. Ci si allena duramente per ridurli ma ancora troppo spesso gli atleti dopo un insuccesso guardano da un’altra parte per proteggere la fiducia in se stessi e così rinunciano a imparare. Continuano così a perseverare in abitudini e comportamenti sbagliati a causa della paura dei rischi in cui si potrebbe incorrere decidendo di cambiare. E’ certamente meno impegnativo lasciarsi dominare dalla voglia di lamentarsi: “Lo sapevo che sarebbe andata a finire in questo modo”, dando la colpa all’avversario che era troppo forte o alla sfortuna che si è accanita contro di noi. 

Obiettivo di questo webinar è di fornire indicazioni concrete su come orientare il ragionamento e le azioni degli atleti e degli allenatori verso l’idea che l’unico modo per migliorare è di accettare gli errori, che vanno compiuti per migliorare e avere successo. 

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