Archivio mensile per febbraio, 2021

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La sedentarietà sta aumentando

Vedere persone che in questo periodo fanno sport può illudere che sia aumentata la percentuale di chi sceglie uno stile di vita fisicamente attivo. Purtroppo è un errore

Una ricerca condotta da Sport England ha scoperto che i livelli complessivi di attività sono scesi drasticamente sia per gli adulti che per i bambini.

Nel Regno Unito, in cui si fa molto più sport che in Italia, il 40% è così sedentario da rischiare la propria salute a lungo termine. Circa il 25% è quasi completamente inattivo, significa che si esercita per meno di 30 minuti a settimana. Per i bambini la situazione è ancora peggiore, quasi l’80% non non è attivo per almeno un’ora al giorno.

In tempi non-Covid, la sedentarietà  determina uno smorto ogni sei decessi, circa 100.000 all’anno e circa 5 milioni a livello globale. Se un ventenne vive tra una sedia da ufficio e un divano, potrebbero passare diversi decenni prima che si manifestino disturbi associati come malattie cardiache, diabete di tipo 2 o cancro.

 

 

La vita eccezionale di Tom Brady

Tom Brady: 43 anni per un giocatore della Nfl sono davvero un’infinità e ha  conquistato il diritto a disputare il decimo Super bowl della sua vita alla sua età, in una squadra nuova che prima di lui aveva ottenuto più delusioni che successi, in un nuovo ambiente dopo vent’anni di vittorie in New England.

Ma come fa?

Filosofia:”L’unica strada è quella davanti. Se non la  percorro, non potrò mai sapere cos’avrei potuto realizzare. Voler fare qualcosa è molto diverso dal farlo. Se mi trovassi ai piedi di una montagna e mi dicessi che potrei arrivare fino in cima, senza poi effettivamente provarci, quale sarebbe il senso di tutto ciò?”

Mindset: “Sto provando a realizzare cose mai realizzate nel mio sport. Per me è tutto molto divertente, in quanto so che sono in grado farle. Quando una squadra ti dà l’opportunità di realizzare cose del genere con loro… se non con loro, con chi allora?”.

Psicologia: “A un certo punto devi gettare anima e corpo in ciò che stai facendo. Devi dire: andiamo, vediamo cosa sono in grado di fare. Voglio mostrare a chiunque cosa sono in grado di fare”.

Meno sport, più disagio giovanile

In questo periodo si parla molto del ruolo positivo dello sport per i giovani e delle gravi problematiche che questa pandemia ha esercitato sul suo svolgimento, sostanzialmente impedendo la pratica sportiva nelle palestrenelle piscine, a scuola e in tutti gli sport di contatto.

Difatti è stata quasi del tutto impedita l’attività giovanile, che non sia d’interesse nazionale, ed è stata bloccata l’attività di migliaia di società sportive. Questo è un fatto grave di cui nessuno si è preoccupato e per il quale non ci si è interessati a trovare soluzioni. Di questo ho già scritto più volte e non ho letto dichiarazioni che sottolineano un senso di comunità con chi lavora all’interno delle scuole e nello sport ma solo affermazioni categoriche, in cui si dice che le palestre non saranno più disponibili per far praticare sport. Dal punto di vista sociale la mancanza di sport così come la didattica a distanza ha incrementato il disagio dei giovani e aumentato la frequenza di stati di ansia, di depressione e di conflitti all’interno delle famiglie.

Questa situazione drammatica e i suoi esiti negativi sulla salute dei giovani s’inserisce in un contesto italiano fortemente carente per quanto riguarda le opportunità di fare sport per i giovani. Infatti, nel nostro paese solo il 50% dei giovani di 15-17 anni pratica sport in modo continuativo e solo il 41% delle scuole è fornita di una palestra (con il picco max in Friuli Venezia Giulia dove le palestre sono nel  57% delle scuole: quindi un dato sempre basso).

Quindi, la pandemia ha allargato a dismisura un problema già grave. Sarebbero state necessarie soluzioni pragmatiche invece si è sono cercate soluzioni servendosi degli stessi spazi (le classi) che ovviamente erano in contraddizione con il distanziamento fisico. Lo stesso vale per lo sport, si sarebbe potuto pensare a forme di collaborazione tra società sportive e la scuola per portare gli alunni i spazi esterni a fare attività fisica. Un paese meno burocratico e attento ai giovani avrebbe trovato delle soluzioni.

 

Nuovo ebook: La pandemia nello sport


Il 2020 se ne sta andando e sarà ricordato come l’anno peggiore degli ultimi 75 anni, per avere coinvolto il mondo intero in una crisi inizialmente sanitaria, diventata una pandemia planetaria che ha sconvolto la vita di ogni persona, provocando milioni di vittime, distruggendo parte significativa dell’economia mondiale e cambiando radicalmente il nostro modo di lavorare e d’interagire con gli altri. Sono psicologo e mi occupo di sport e del benessere di coloro che lo praticano siano essi campioni e professionisti o individui che svolgono questa attività come stile di vita. La pandemia ci ha obbligati a restare a casa, al distanziamento fisico e a eliminare l’attività sportiva per come la conoscevamo. La gestione del movimento e dell’attività sportiva sono diventate una fonte di stress aggiuntivo che ha prodotto effetti psicologici negativi sulle persone che svolgono anche solo un’attività ricreativa, fra gli atleti che praticano sport a livello professionale e le persone con disabilità che traggono giovamenti così evidenti dall’impegno sportivo svolto in maniera continuativa.

Partendo da queste considerazioni, ho iniziato a parlare di questa situazione sul mio blog, per capire meglio gli effetti della pandemia sulle persone e per fornire indicazioni su come poter praticare sport, rispettando le regole per fronteggiare e ridurre le possibilità di contagio. Il libro rappresenta un tragitto partito all’inizio di marzo, che mi ha portato a parlare di questo tema sino ad oggi che ci avviciniamo all’inizio del nuovo anno. Si parla della mentalità di chi non rispetta le regole, di come si può affrontare l’angoscia determinata da questo cambiamento radicale della vita quotidiana, di come si può allenarsi stando a casa e delle ragioni per cui è bene essere attivi e non subire questa situazione. Inoltre, vengono fornite indicazioni agli allenatori per non rinunciare al loro ruolo di guida e agli atleti per allenarsi in assenza delle gare. Infine, presento suggerimenti pratici e modi di pensare e di vivere questo periodo unico e totalmente imprevisto.

 

La perseveranza porta al successo

Uno dei segreti delle prestazioni di successo è nella continuità o perseveranza (come detto nell’ultimo blog). Questo è particolarmente evidente negli sport di situazione come quelli di squadra ma anche in quelli individuali nel tennis, tennis tavolo, scherma. In realtà, la necessità di essere perseveranti è presente in ogni attività umana e molti detti popolari come ad esempio: “Non fare domani quello puoi fare oggi” sono un’esortazione ad agire in questo modo nella vita quotidiana.

E’ mia percezione che spesso gli atleti che hanno successo, rispetto agli avversari, mostrano una maggiore perseveranza/continuità nel gioco. Non mi riferisco ad aspetti tecnico-tattici ma all’atteggiamento mostrato in campo, prevalentemente costante senza evidenti sbalzi d’umore. A mio avviso, prevalgono in virtù di questo atteggiamento che valorizza il loro gioco. Al contrario, troppo spesso gli avversari manifestano reazioni emotive eccessive nei momenti di difficoltà e visibili dal punto di vista comportamentale che li danneggiano.

Come migliorare? A mio parere gli atleti dovrebbero prima di tutto essere consapevoli del valore della perseveranza in campo mentre spesso danno delle spiegazioni esclusivamente tecnico-tattiche delle loro prestazioni insoddisfacenti.

Ricorda che non importa quanto alleni, ma quanto la tua mente è presente quando ti alleni” (Kobe Bryant). Si potrebbe partire da questa affermazione per valutare quali sono e quando si manifestano questi momenti di black-out in allenamento e in partita. Successivamente si dovrebbe giungere a prevenirli servendosi di tecniche di respirazione e di concentrazione adatte alle situazioni del proprio sport.