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Nadal-Ferrer: quando la mente comanda

La partita tra Nadal e Ferrer terminata a favore del primo per 7/6, 6/0 è l’esempio di come un match si vinca e si perda a causa della mente. Nel primo set Ferrer è sempre stato in vantaggio, anche se di poco, giungendo sino al tie break e poi ha perso facendo 48 punti contro i 50 di Nadal. A questo punto la reazione sarebbe dovuta essere, “Ho perso di pochissimo, gioco alla pari anche il secondo set.” La storia è stata nei fatti esattamente l’opposto: 6/0 per il vincitore. Non si può attribuire questo risultato disastroso a una caduta nel fisico. Sarà stato anche stanco, ma è apparso mentalmente esaurito, un giocatore così forte non può accettare di essere umiliato sul campo. Non sappiamo cosa abbia pensato in quei momenti, ma una partita persa in questo modo lascerà un segno profondo in Ferrer. Perdere fa male, ma perdere in questo modo, senza essere mai stati competitivi nel secondo set, crea delle crepe nella fiducia che non è facile eliminare. I giocatori lo sanno, puoi cercare di mascherarlo agli altri ma sai che hai ceduto, che non hai reagito, questo è il ora il suo problema. Dovrà darsi da fare per liberarsene.

Tennis e mente

Ho iniziato una collaborazione con www.tennisworlditalia.com

Si comincia con il decalogo del tennista:

Non insultarti quando sbagli e non fare il tifo contro te stesso.
Sostieni in maniera sempre positiva il tuo impegno, anche quando la palla fa fuori o stai sotto.

Non urlarti addosso, giocherai peggio.
Gioca con gioia, liberamente e fai le scelte che vuoi fare.

Non criticare come giocano gli altri solo per fare intendere che capisci di tennis.
Sostieni gli amici meno bravi del Circolo, fa sentire loro il tuo sostegno.

Ricordati che la tensione eccessiva è dannosa, non stai giocando la finale di Wimbledon.
Divertiti, usa l’umorismo per ridurre il timore di fare brutte figure.

Alla fine della partita non dirti che sei profondamente deluso e che smetterai di giocare.
Accetta le sconfitte, anche quelle che bruciano di più.

Non dare sempre la colpa alla racchetta, al tempo, alla sfortuna.
Ricordati che è la tua mente a comandare la tecnica e la tattica e non viceversa.

Non dimostrare con il tuo comportamento mancanza di rispetto per gli altri, siano essi compagni o avversari.
Dimostra a loro il rispetto in ogni tuo comportamento sul campo.

Non sono mai gli altri a farti sbagliare.
Sei tu che non hai saputo rispondere al un colpo o non ti sei adattato a quel tipo di gioco.

Non fare sempre lo stesso errore, non insistere su un colpo che non ti entra.
Quando sbagli fai qualcosa di diverso e cambia modo di giocare.

Non giocare per chiudere il prima possibile i game.
Prenditi il tempo necessario per costruire il punto e ragiona.

Le parole per dire “mente”

Le parole del calcio per dire quanto la mente è decisiva:
Mazzarri (Napoli): “Quando siamo favoriti avvertiamo troppo la pressione”.
Jovetic (Fiorentina) ai tifosi: “Se ci abbandonate siamo rovinati”.
Sannino (Siena): “Conteranno le motivazioni e la capacità di soffrire”.
Donadoni (Parma): “Ci vuole più ferocia e sudore”.
Tesser (Novara): “Salvezza difficile ma dobbiamo crederci”.
Queste sono solo le parole dette ieri che mettono in luce l’estrema rilevanza della mente nel calcio, senza citare Conte, Allegri o Ranieri che sono maestri in queste espressioni o Massimo Mauro che domenica ha detto che Vucinic trarrebbe giovamento da un Motivatore che potrebbe aiutarlo a dare continuità al suo gioco. E allora perchè non dare spazio a chi professionalmente si occupa di queste problematiche, perchè lo psicologo non può essere il consulente dell’allenatore nell’aiutarlo a realizzare con maggiore efficacia quanto affermano?

Juve: è finita la benzina mentale?

Professor Cei, lei non crede alla teoria dei giocatori spremuti dal gioco di Conte?
“Non c’è dubbio sul fatto che la Juventus sia una squadra con un ‘eccesso’ di agonismo. Il problema è come questo viene gestito. Mi spiego: quasi tutti i giocatori, esclusi i Buffon o i Pirlo, non sono abituati a questa intensità e a questa pressione. Mi riferisco a quella del campo di gioco, ma anche a quella che viene esercitata durante la settimana su chi lotta per lo scudetto”

Insomma, ora che il gioco si fa duro… Ibra segna una tripletta, mentre la Juventus pareggia.
“Partiamo da un presupposto: è sempre la testa che guida il corpo. E Conte è un maestro nello stimolare i suoi prima delle grandi partite, dove l’aspetto mentale permette di superare le altre sensazioni, come la stanchezza…”

Però se si gioca contro Siena o Chievo…
“Con le cosiddette ‘piccole’, invece, bisogna alternare fasi di grande agonismo e fasi di recupero. Non puoi correre sempre per 90’ come un matto…”

Alternare le fasi: concretamente come si fa?
“Chiamiamolo ‘gioco a fisarmonica’: fasi di agonismo a cui seguono fasi in cui si tiene la palla, la si fa girare, si cerca di addormentare un po’ il gioco… Una grande squadra sa dare il ritmo che vuole alla partita”

Ma così non si snatura la Juventus targata Conte?
“Attenzione: imparare a gestire l’intensità della gara non significa rinunciare totalmente a quella aggressività che ha caratterizzato la Juventus fino a oggi. Vuol dire usarla in modo intelligente. Ogni squadra ha dei minuti di partita ‘preferiti’, ad esempio. Ci sono quelle che danno il massimo dopo l’intervallo e quelle fortissime nei primi minuti o nel finale. Se sai individuare i tuoi, hai già iniziato a lavorare sulle fasi”

Conte dice che la sua squadra “sta sempre a tavoletta”
“E questi pareggi sono la spia che indica che qualcosa si è inceppato. I giocatori hanno bisogno di recuperare anche a livello di testa. Anche la ‘benzina mentale’, prima o poi, si esaurisce”
Da: http://sport.sky.it/sport/calcio_italiano/2012/03/06/juventus_pareggi_intervista_alberto_cei_psicologo.html

Allenatori e arbitri

Fra allenatori e arbitri è sempre una bella lotta fra personalità che vogliono imporre gli uni agli altri il loro punto di vista. Sui media non vi è dialogo, è guerra aperta a difesa della propria squadra contro l’altra, che per definizione ha torto. Chi ha ragione? Dipende per chi si voglia propendere. Il tono da avere con gli arbitri (tranne ovviamente per gli allenatori che si astengono da questa rissa verbale) è sempre accusatorio, quando commettono un errore la spiegazione può variare tra due scelte: è un incapace perchè non ha visto oppure ha visto ma volutamente non ha fischiato. Non è previsto dire: ha sbagliato perchè tutti commettiamo errori. D’altra parte gli arbitri e i loro capi si trincerano sempre dietro “siamo bravi, va bene così.” Non commettono errori perchè sono stressati o perchè non sono concentrati e, quindi, non si allenano per sopperire a questi limiti. L’unico loro impegno è la preparazione fisica, come si preparano mentalmente non è importante perchè impareranno con l’esperienza. Peccato si potrebbe fare molto ma … dimenticavo non ci sono i soldi.

Il calcio non allena la mente

Il calcio italiano non allena la mente: La psicologia è ancora un tabù. In questa intervista a Repubblica.it denuncio l’arretratezza delle nostre società sportive: Solo qualche richiesta dagli atleti che praticano sport individuali. Non serve terapia, ma training per la mente durante il percorso di allenamento. Leggi su: http://www.repubblica.it/rubriche/lastoria/2012/01/30/news/calcio_e_psicologo_dello_sport-28056538/

 

Nuvole e vento per essere bravi

In questi giorni lavoro con atlete/i che si lamentano di avere pensieri/emozioni che li ostacolano nelle loro prestazioni anche in allenamento e ciò accade proprio ora che si sentono in forma e che devono a breve affrontare appuntamenti agonistici per loro molto importanti. La difficoltà loro è quella di capire che è a causa del loro elevato livello di forma e della rilevanza delle gare che stanno per fare che si sentono in questo modo. Mi sono aiutato con la metafora delle nuvole, che non sappiamo quando vengono ma che un colpo di vento può allontanare. Quindi il loro impegno deve essere rivolto non tanto contro se stessi, accusandosi così di essere incapaci di non avere questi pensieri quanto piuttosto a attivare il loro vento interiore, che gli permetterà di esprimersi come sanno quali che siano le difficoltà che dovranno incontrare. Questo lavoro su se stessi è un pezzo fondamentale dell’allenamento mentale.

Tecnica, psiche e tattica

Nel gioco del calcio per prima viene la tecnica, cioè bisogna sapere giocare. Poi viene la mente, determinazione e voglia di vincere. Infine per terza arriva la tattica, che dice a calciatori dotati di tecnica individuale e di una mente pronta come è meglio giocare. L’opposto non può funzionare, se domina la tattica nell’insegnamento, non è detto che i giocatori ci mettano la testa per capire (come probabilmente ha fatto Gasperini). Se ciò ha una probabilità di essere vero, stasera l’Inter giocherà un’ottima partita, perchè ha tecnica e testa e Ranieri avrà fatto un buon lavoro da allenatore-psicologo. Lo stesso vale per il Napoli, non deve farsi prendere dalla sindrome di dovere dimostrare che merita la Champions, deve solo giocare come sa fare sfruttando la tecnica e la testa: gestire le emozioni della matricola questo è il compito della squadra e del suo leader.

100km dell Passatore

Si è appena corsa la la 39° edizione della 100km del Passatore (www.100kmdelpassatore.it/) e per la prima volta mi sono cimentato su questa lunghezza. Alla partenza tutti i partecipanti appaiono rilassati, si chiacchiera in attesa del via, probabilmente perchè per la maggior parte di noi non vi è il problema del tempo da realizzare. Si parte e subito dopo comincia la salita che porta a Fiesole e che continuerà per 48km con una decina di km di discesa nel mezzo. La corsa viene affrontata in modi diversi, c’è chi corre sempre, chi alterna la corsa alla camminata veloce. Inoltre vi sono molti in bicicletta che accompagnano i podisti. E’ uno spettacolo che è diverso anche perchè dal 35km vi sono le auto che seguono i corridori, che dal quel momento possono seguirli fino alla fine. E’ un aiuto psicologico e ovviamente pratico, ci si può cambiare. E’ una specie di carovana da corsa ciclistica, che insieme ai punti di ristoro non ti fa sentire da solo. La compagnia degli amici in questo lungo viaggio è essenziale, corrono conte anche dei lunghi tratti e questo ti permette di mantenere il tuo ritmo, di scambiare qualche parola, di correre quando viene notte e la strada è veramente buia con un’altra luce accanto a te. Durante la corsa se il fisico è abbastanza allenato, è come sempre decisiva la mente, non tanto per pensare qualcosa di particolare ma per evitare i pensieri negativi che nascono dalle sensazioni che provi e capire l’andatura che devi mantenere nelle diverse parti della gara. Gli ultimi 25km mi sono concentrato solo sulla luce riflessa sull’asfalto della mia lampadina senza preoccuparmi di null’altro neanche del percorso e in questo stato mentale sono giunto alla fine. E’ stata una bellissima esperienza di 13h5m.

La mente sui quotidiani

Da Repubblica di oggi:1° caso – Giro d’Italia e intervista a Rebellin, squalificato per due anni per doping, in cui afferma di essere stato pulito “solo che se lo dico scateno un inferno”. Qual è la psicologia di questo atleta che continua a dirsi innocente pur essendo stato trovato positivo? Rimozione o volontà di continuare a ingannare gli altri dicendosi innocente?
2° caso – Silvia Bellot, 25 anni, è la prima donna arbitro in F1. Le donne avanzano e queste è un altro esempio di come sta cambiando la mentalità anche nello sport.
3° caso – Real Madrid, continua la sceneggiata dei Mourihno e squadra. Quando la presunzione di vincere è superiore a ogni forma di autocritica.
4° caso – Loeb, il rallista che domina questo sport dal 2004, spiega che non farà la fine di Schumacher, “non è mai bello, tornare indietro, ripensarci, rifugiarsi in quello che si sa fare … è umano avere quella tentazione ma sinceramente cercherò di fare di tutto per evitarlo”. Complimenti a questa visione del proprio futuro, che mostra una mente flessibile e disponibile a lasciarsi coinvolgere da altro.
In conclusione 5 pagine di giornale e molti spunti per comprendere come gli atleti vivono la loro esperienza di vita.