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Parlare per sport o di sport

Il lunedì siamo tutti allenatori di calcio e, quindi, al bar o in ufficio parliamo o sparliamo di calciatori, squadre e risultati con il fervore di chi realmente potrebbe risolvere i problemi della squadre. D’altra parte abbiamo ben tre quotidiani di sport, che ogni giorno devono riempire un centinaio di pagine  e sono letti da milioni di persone. Quindi vige la regola secondo cui ogni sospiro di un giocatore o esternazione di un allenatore vengono messe bene in evidenza per dare argomenti ai nostri ragionamenti da bar. Tutto questo parlare andrebbe bene se il principale effetto fosse quello di sviluppare una cultura da bar dello sport che si esaurisce nello spazio di un caffè. Purtroppo la maggior parte di chi partecipa a queste discussioni è anche genitore o nonno di bambini, maschi, che giocano a calcio e che con la stessa facilità con cui esprimono giudizi sugli allenatori delle squadre professionistiche, con ancora più facilità si considerano competenti e in diritto di criticare gli allenatori dei loro figli nonché i figli stessi. E quando si avverte questo diritto, si comincia anche ad attaccare gli arbitri perché sono contro la loro squadra e si urlano consigli su come giocare.

Non c’è un finale felice a questa storia poiché i quotidiani sportivi continueranno a esaltare il calcio in ogni sua forma poiché le persone vogliono esattamente leggere questo tipo di notizie. Per fortuna esisteranno sempre isole in un cui si fa cultura dello sport e del calcio, ma alla maggior parte delle persone interessa sapere ogni sospiro di Icardi o di Eto perchè giocano in “grandi” squadre e di cui, infatti, si parla tutti i giorni e non di come il Sassuolo e l’Empoli riescono nell’impresa di giocare un bel calcio. Non lamentiamoci quindi della diffusione della violenza o delle truffe nel calcio, perché sono il risultato estremo di questa non-cultura sportiva.

La mente sui quotidiani

Da Repubblica di oggi:1° caso – Giro d’Italia e intervista a Rebellin, squalificato per due anni per doping, in cui afferma di essere stato pulito “solo che se lo dico scateno un inferno”. Qual è la psicologia di questo atleta che continua a dirsi innocente pur essendo stato trovato positivo? Rimozione o volontà di continuare a ingannare gli altri dicendosi innocente?
2° caso – Silvia Bellot, 25 anni, è la prima donna arbitro in F1. Le donne avanzano e queste è un altro esempio di come sta cambiando la mentalità anche nello sport.
3° caso – Real Madrid, continua la sceneggiata dei Mourihno e squadra. Quando la presunzione di vincere è superiore a ogni forma di autocritica.
4° caso – Loeb, il rallista che domina questo sport dal 2004, spiega che non farà la fine di Schumacher, “non è mai bello, tornare indietro, ripensarci, rifugiarsi in quello che si sa fare … è umano avere quella tentazione ma sinceramente cercherò di fare di tutto per evitarlo”. Complimenti a questa visione del proprio futuro, che mostra una mente flessibile e disponibile a lasciarsi coinvolgere da altro.
In conclusione 5 pagine di giornale e molti spunti per comprendere come gli atleti vivono la loro esperienza di vita.