Se l’unica cosa costante della vita è il cambiamento, non dobbiamo affezionarci troppo alle nostre abitudini, che prima dovremmo abbandonare.
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Se l’unica cosa costante della vita è il cambiamento, non dobbiamo affezionarci troppo alle nostre abitudini, che prima dovremmo abbandonare.
Per mentalità s’intende il modo di concepire, intendere, giudicare avvenimenti individuali e sociali. La partita di calcio è una tipica situazione di confronto sociale fra due squadre, ognuna delle quali vuole imporre il proprio modo di giocare attraverso le azioni svolte dai calciatori durante l’arco dei 90 minuti.
Conoscere la mentalità di una squadra permette di prevedere come reagirà di fronte a situazioni emotivamente intense, come ad esempio subire un goal decisivo negli ultimi minuti di una partita. Permette inoltre di sapere quali sono i giocatori che reagiranno meglio o peggio in situazioni imprevedibili.
La mentalità di una squadra è determinata da un insieme di fattori tra loro interagenti che comprendono:
Diagramma della mentalità (modificato da Dweck, 2009)
Mentalità statica |
Mentalità orientata alla crescita |
Intelligenza statica | Intelligenza può essere sviluppata |
Evita le sfide | Affronta le sfide |
Reagisce agli ostacoli in modo difensivo o rinuncia | Persiste di fronte alle difficoltà e agli insuccessi |
L’impegno è poco considerato | L’impegno è percepito come il mezzo per padroneggiare |
Ignora le valutazioni negative costruttive | Impara dalle valutazioni negative costruttive |
E’ spaventato dai successi degli altri | Impara dai successi degli altri |
Raggiunge rapidamente uno standard prestativo ma è inferiore al suo potenziale | Raggiunge elevati livelli di successo |
Spesso ci si chiede quali siano le caratteristiche mentali dei campioni e s’immagina che abbiano personalità speciali. Non è vero.
I dati qui sotto riportati dimostrano che sono essenziali competenze che chiunque potrebbe allenare e perfezionare. La question è che pochi sono disposti ad allenarsi seguendo questi obiettivi, che richiedono una spesa quotidiana di energia e di disposizione a lavorare per obiettivi non solo di tipo atletico e tecnico-tattico ma anche di tipo psicologico.
Una difficoltà che incontrano gli atleti, e in misura più rilevante quelli più giovani, è relativa al parlare dei propri punti di forza, mentre sono molto più centrati sul parlare dei loro errori.
Certamente non è sbagliato avere consapevolezza dei propri errori e impegnarsi a superarli con l’allenamento.
In gara è valido l’opposto. E’ più utile concentrasi su cosa fare per gareggiare al meglio e questo avviene solo mettendo in atto le proprie competenze migliori.
A questo riguardo spesso gli atleti dicono: “Sono molto concentrato a correggermi e penso poco a quello che so fare”.
L’obiettivo dovrebbe essere duplice: allenarsi per migliorare ma essere anche consapevoli delle proprie abilità (fisiche, tecnico-tattiche e mentali).
Si può ad esempio partire dagli obiettivi di prestazione e e stimolare gli atleti a identificare le competenze che servono per raggiungerli, in altre parole, stimoliamoli a riflettere e a scrivere quali sono i loro punti forti, cosa fanno quando gareggiamo al meglio, così da mettere nel loro desktop mentale le abilità di cui servirsi in gara e soprattutto quelle che vogliono utilizzare maggiormentenei momenti decisivi e di maggior pressione agonistica.
Ancora 200 giorni per prepararsi mentalmente per le prossime Olimpiadi, un periodo di 6 mesi di allenamento mentale è sufficiente per perfezionare la propria forza psicologica per affrontare con successo la sfida olimpica.
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Durante le partite accadeva che il Grande Torino sembrava addormentarsi, probabilmente perché tutti si sentivano troppo forti rispetti agli avversari. In quei momenti quando anche il pubblico li fischiava, uno tra loro, Oreste Bolmida, capostazione di Porta Nuova, capiva che era venuto di suonare la carica e allora con la sua tromba si metteva a suonare. In quel momento, Valentino Mazzola sul campo da gioco si aggiustava i capelli e si rimboccava le maniche della maglia granata e dava inizia al quarto d’ora granata, in cui la squadra diventava irresistibile per gli avversari. Come quella allo Stadio Nazionale contro la Roma che fissò il risultato sullo 0 – 7, sei gol in 14 minuti. A Torino, in casa al Filadelfia, succedeva in questo modo. Mazzola e i suoi compagni nel primo tempo si riposavano e poi, nella seconda parte della partita il capitano tirava su le maniche della divisa e il Toro diventava travolgente.
Giovanni Arpino, molti anni dopo, nel 1972, usò la parola tremendismo, per spiegare questo approccio alla partita:
“Ma che cos’è il << tremendismo >>, tanto nominato quest’anno a proposito dei granata? Parafrasando Petrolini, si potrebbe dire: << Tremendismo è quella cosa / che divampa in stadii e piazze / piace tanto alle ragazze / perché è rossa e mai va giù … >> … Può indicare anche solo un quarto d’ora, in una partita, ma in quel quarto d’ora scarica tutta la sua forza trascinante”[1].
Il tremendismo è quello mostrato dal Manchester United di Ferguson:
“Se dovessi riassumere che cosa significa essere l’allenatore del Manchester United, direi che bisogna guardare gli ultimi 15 minuti: a volte è abbastanza misterioso, sembra che la palla venga risucchiata nella rete. Spesso i giocatori sembrano sapere che sarebbe successo, che avrebbero segnato; non succedeva sempre, ma la squadra non smetteva mai di crederci. Era un’ottima qualità, questa.
Ho sempre accettato il rischio. Il mio piano era: non preoccuparti e non perdere la pazienza fino all’ultimo quarto d’ora, poi attacca a testa bassa”[2].
[1]“Torino ‘72” [editoria – 40], edito a supplemento della rivista “Piemonte sport e club” nel 1972, a cura di Giorgio Gandolfi e Bruno Perucca. https://toro.myblog.it/2009/04/19/il-tremendismo/
[2] Alex Ferguson (2014). La mia vita. Milano Bompiani, p.58.
L’allenatore capo dei Clemson Tigers, Dabo Swinney, è uno dei migliori motivatori del football. E’ costantemente teso a scoprire nuovi modi per fare esaltare la sua squadra. Nel video qui sotto, vedremo l’ultimo suo speech pre-partita.
Ha detto:
“They can prepare for a month for what we do, but they cannot prepare for who I know we are.”
“Everybody understand that? So you be who we are. Let’s played the best four quarters we’ve played all year tonight. Everybody got that? … This is just the next step and you’ve got to walk it out. … Get that eye of the tiger and you put that heart of a championon full display tonight.”