Archivio mensile per agosto, 2017

Lo sport per tutti è una guerra persa?

Secondo un’indagine di Public Health England (PHE)

  1. 6.3 milioni di adulti di 40-60 anni del Regno Unito non camminano a passo spedito 10 minuti consecutivi nel corso di un mese.
  2. Nel Regno Unito il 20% è meno attivo rispetto agli anni ’60.
  3. Si cammina 15 miglia in meno rispetto a 20 anni fa.
  4. La natura sedentaria della vita attuale rende difficile trovare il tempo per svolgere esercizio fisico.
  5. PHE chiede a tutti di camminare ogni giorno almeno 10 minuti a passo spedito
  6. E’ stata sviluppata una app ‘Active 10’ per mostrare a ognuno quanto cammina in modo spedito e come incorporarla nella propria vita quotidiana.
  7. Camminare in modo spedito almeno una volta al giorno riduce del 15% il rischio di morte precoce.
  8. Raggiungendo 150 minuti di camminata per settimana si riducono  il diabete di tipo 2 (del 40%), i problemi cardio-circolatori (35%), la demenza (30%) e alcune forme di cancro (20).
  9. La gravità di questa inattività fisica fra gli adulti, in UK, contribuisce a 1 morte su 6 e costa al servizio sanitario 0,9 miliardi di sterline.

 

Calcio e autismo: inizia una nuova stagione

Inizia la terza stagione del progetto “Calcio Insieme” dedicato ai bambine/i di 6-12 anni con difficoltà intellettive che vogliono giocare a calcio con AS Roma e l’Accademia di Calcio Integrato.

 

Capire la solitudine degli atleti

Ricomincia una nuova stagione agonistica, che vuole dire nuove sfide. In questo lavoro c’è poco spazio per la routine per lo svolgimento di attività consolidate che si ripetono di anno in anno. Lavorare con atleti e allenatori, anche loro impegnati nel chiedere il massimo a se stessi, rappresenta sempre una novità e come nelle gare il risultato finale non è mai certo. L’aspetto che più mi colpisce è che nonostante s’insegnino abilità importanti per migliorare la concentrazione o la gestione degli stress, l’apprendimento che considero più importante per un atleta riguarda l’accettazione della sua solitudine di fronte alla quotidianità del suo lavoro e il sapersi guidare in quei momenti unici che sono le competizioni.

Quindi auguro a tutti d’imparare ad accettare questi momenti, vivendoli come aspetti significativi della vita e non come momenti di debolezza da nascondere o eliminare e agli psicologi di sapere entrare in contatto con questa parte della vita degli atleti e di essere in grado di aiutarli a viverla con consapevolezza e in modo costruttivo