Archivio mensile per dicembre, 2015

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Kobe Briant annuncia il ritiro con un poema di amore per il basket

Internet è andato in tilt  quando la superstar NBA Kobe Bryant ha annunciato che si sarebbe ritirato dai Los Angeles Lakers alla fine di questa stagione. L’annuncio è stato pubblicato dal The Players’ Tribune, blog di giornalismo sportivo fondato da Derek Jeter, e il sito si è schiantato più volte subito dopo questo annuncio.
La cosa più notevole del post di Kobe Bryant intitolato “Dear Basketball” è l’essere stato scritto in forma poetica. Eccone riportati alcuni brani.

Dear Basketball,

 

From the moment
I started rolling my dad’s tube socks
And shooting imaginary
Game-winning shots
In the Great Western Forum
I knew one thing was real:

I fell in love with you.

A love so deep I gave you my all —
From my mind & body
To my spirit & soul.

You gave a six-year-old boy his Laker dream
And I’ll always love you for it.
But I can’t love you obsessively for much longer.
This season is all I have left to give.
My heart can take the pounding
My mind can handle the grind
But my body knows it’s time to say goodbye.

Love you always,
Kobe

(The Players’ Tribune)

Il circolo virtuoso dell’apprendimento

L’apprendimento avviene quando si determina un circolo virtuoso che parte dallo sviluppo delle abilità motorie, sportive, sociali e psicologiche: questo è lo scopo di ogni ciclo di allenamento.

Le altre variabili relative al giovane e all’allenatore ne influenzano lo sviluppo.

Il riscaldamento deve predisporre a fare il proprio meglio

Il riscaldamento è

l’ultima sequenza di azioni motorie e mentali

per prepararsi a fare

quello che sei capace di fare

e nulla di più

 

Frasi per crescere

Growth Mindset Phrases to use

Tuo figlio ha le caratteristiche per una carriera d’atleta?

Leggo oggi su Repubblica un’intervista alla giovane nazionale di pallavolo Valentina Diouf che alla domanda su quanto è importante la famiglia per uno sportivo risponde:

“E’ fondamentale. Bisogna capire se un figlio ha le caratteristiche per una carriera nello sport, sennò lo rovini”.

Condivido totalmente questa risposta e ritengo che la famiglia non possa sottrarsi a svolgere questa funzione educativa. Purtroppo molti genitori vivono, invece, nella speranza che il loro figlio/a diventi un campione e questo avviene non solo in quegli sport in cui il successo si associa alla ricchezza economica che si potrebbe raggiungere ma in qualsiasi sport che sia il tiro al piattello o la pallavolo. Questi ragazzi vivono in situazioni familiari in cui i genitori realizzano i loro sogni di successo attraverso quello dei figli. Oggi rispetto al passato è possibile ipotizzare una carriera sportiva per un giovane adolescente ma questa deve conciliarsi con l’altro impegno fondamentale, la scuola. Il tennis è uno degli sport in cui è più scandaloso questo approccio al successo, che per il 90% dei tennisti non avverrà. Raramente le famiglie si rendono conto che i loro figli non diventeranno mai tennisti di alto livello, perché è più facile per tutti sperare nel prossimo torneo o cambiare allenatore. E’ frequente che questi ragazzi/e abbiamo avuto un percorso scolastico facilitato, per cui l’idea di continuare gli studi è una scelta molto difficile perché non hanno acquisito le competenze per sapere come studiare e  ciò si accompagna spesso alla mancanza di altri interessi oltre il tennis. Per loro spesso l’unica possibilità è diventare insegnanti e in un futuro maestri di tennis. Lavoro bello e interessante ma come farlo, se non si possiede la cultura scientifica e sportiva necessaria. Come insegnare qualcosa in cui si è falliti come giocatori senza avere un percorso personale di sviluppo individuale?

Naturalmente di questi aspetti nessuno se ne occupa, poiché ai Circoli di tennis e alla Federazione interessano solo coloro che giocano mentre gli altri sono un peso da nascondere e da evitare. In tal senso i genitori sono anche soli in questo loro impegno educativo e non è prevista nessuna forma sistematica di sostegno e magari anche di educazione rivolta a loro stessi.

Lo sviluppo dell’atleta è un processo a lungo termine

Di corsa a 104 anni